Anche Ubitennis tifa per Valentino Rossi con Flavia Pennetta e Fabio Fognini

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Anche Ubitennis tifa per Valentino Rossi con Flavia Pennetta e Fabio Fognini

La corsa del moto GP di Valencia oggi viene considerata la corsa del secolo. Ecco perchè ne parlano e ne scrivono anche persone che non lo avevano mai fatto. Ubaldo Scanagatta ne aveva scritto in un libro “Mezzo Secolo di Campioni”, dedicandogli un profilo insieme ad altri 109 campioni italiani di tutti gli sport

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Questo ritratto di Valentino Rossi lo si può trovare nel libro “Mezzo Secolo di Campioni, 50 anni di Credito Sportivo” scritto da Ubaldo Scanagatta. Chi fosse interessato ad acquistare il libro contatti direttaubitennis@gmail.com con oggetto “Mezzo Secolo di Campioni”.

VALENTINO ROSSI
URBINO (Pesaro) 16 febbraio 1979
Il “DOTTORE”

La natura gli ha donato il talento, al resto ha pensato lui diventando un mito vivente. Risultati pazzeschi, da super-super-super-campione, personalità straripante, comunicatore straordinario per spontaneità, creatività, allegria, simpatia. Qualità tutte vincenti che gli hanno consentito di uscire dai confini dei circuiti e di arrivare molto più in là del solito traguardo dove tanti primi della classe sono passati ma non hanno saputo lasciare il segno.
Valentino ha vinto il suo primo GP a 17 anni, il suo primo titolo mondiale a 18 e il suo primo MotoGP a 22 e a 23 anni aveva già realizzato un exploit unico ed inarrivato collezionando un titolo mondiale per ciascuna delle classi 125, 250, 500 MotoGP, con i motori a due tempi e con quelli a quattri, ma se non avesse anche “bucato lo schermo”, affascinato gli appassionati di moto e anche tantissima gente che una corsa di moto non l’ha mai vista, non avrebbe conquistato una popolarità da rock-star perfino superiore a quella vissuta a suo tempo da Giacomo Agostini, lo straordinario campione fregiatosi di 15 titoli mondiali che fu anche lui grandissimo personaggio da copertina, un “latin-lover con il casco” sempre circondato da belle donne e capace di incuriosire perfino un grande regista del cinema, Pietro Germi, che non riusci però a farne un Brad Pitt.

 

Più Forte di Qualunque Moto

Da bambino, si legge nella sua autobiografia edita da Mondadori e scritta da Enrico Borghi, Valentino voleva diventare solo il più veloce di tutti in sella ad una moto, sognava di vincere un campionato del mondo, senza immaginare che avrebbe fatto molto di più, che si sarebbe dimostrato perfino superiore alle marche delle sue moto, si chiamassero Aprilia, Honda oppure Yamaha. Solo con la Ducati, ma forse anche per l’incalzare dell’età, la stella di Valentino si sarebbe appannata un tantino.
A scuola Valentino non brillava. La testa l’aveva sempre sulle moto, non sui libri. “Un giorno la professoressa di Storia dell’Arte mi disse a bruciapelo:

“Ma tu pensi che ad andare in giro a fare lo stupido con le moto un giorno ti pagherai da vivere?”

“Quella frase oggi fa sorridere…ma allora mi sembrò una terribile minaccia. Ci ho pensato diverse volte nelle varie fasi della mia carriera…a guadagnarmi da vivere ci sono riuscito!”
Per anni Valentino è stato capace di tenere incollati ai televisori milioni e milioni di telespettatori in tutto il mondo che oltre a vederlo vincere aspettavano di vedere che cosa si sarebbe inventato per celebrare il suo trionfo.
E sempre, come scrive Sandro Picchi nel libro edito da Olimpia, “Il campione e il suo doppio”, “il campione trionfava e il ragazzino giocava. C’era il primo posto e immancabile seguiva la trovata sbarazzina. Circondato dal suo clan di amici e mattacchioni (la tribù dei Chihuahua) che invadeva la pista a fine gara Rossi sembrava gareggiare esclusivamente per legittimare quel che avrebbe combinato poi in caso di successo. Lui non deludeva mai le attese, concedendosi di tutto nel giro d’onore”.
Gli “scherzi” di Valentino sono infiniti e geniali. La bambola gonfiabile di Claudia Schiffer sulla moto, per prendere in giro Biaggi cui era stata attribuita una love-story con Naomi Campbell, anche se Valentino poi negherà che quello fosse l’obiettivo: “A Tavullia al bar quando correvano le moto e i piloti vincenti sfilavano sempre e soltanto con la bandiera del proprio Paese…_ commentavamo tutti insieme _ che palle sempre la solita cosa!”. La maglietta con su scritto “Polleria Osvaldo”, sponsor naturalmente inesistente, oppure con la scritta in inglese maccheronico “vord cienpion”. E quell’altra “Che spettacolo!”. E infine quello che Rossi stesso considera la sua “creazione” più divertente: il suo stop nel gabinetto, un bagno chimico, piazzato vicino al traguardo di Jerez, subito dopo la vittoria. “Quel gabinetto lì mi sembrava stonasse con l’insieme…vedevo la collina, dove sapevo si sarebbe riunito il pubblico “della curva” e il bagno non stava bene per niente…e mi sono detto ‘Se domenica vinco e tutta la gente urla, vado dentro quel bagno’…ma non l’ho detto a nessuno…ho vinto, sono arrivato lì, mi sono fermato e ho appoggiato la moto. La gente urlava, urlava fortissimo, pensava che stessi per andare alle reti come fanno i calciatori quando raggiungono la curva..ma ho cambiato traiettoria, sono andato verso il bagno e la gente continuava ad urlare perché non aveva ancora capito. Sono entrato lì dentro e all’improvviso non si è sentito più niente. La folla ha smesso di urlare…è stato un momento impagabile”
In questo episodio c’è tutta la vena fanciullesca di Valentino Gian Burrasca. Non si era mai assistito ad un simile modo di comunicare. Ecco perchè la laurea honoris causa attribuitagli nel maggio del 2005 dalla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Urbino non deve sorprendere né tantomeno scandalizzare: con quel modo di agire e comunicare, Valentino Rossi ha oltrepassato i confini del proprio sport.

Schiaffi e pugni con il rivale Max Biaggi

Non si era mai visto neppure, per la verità, che due rivali, si prendessero a schiaffi e pugni come è invece successo nel 2001 a Barcellona fra Valentino Rossi e Max Biaggi. Altre celebrate rivalità Coppi e Bartali, Moser e Saronni, Nuvolari e Varzi, non erano mai arrivate a tanto. Bartali e Coppi potevano non rivolgersi la parola, Moser e Saronni potevano rifiutarsi di star davanti a “tirare” e le frecciate attraverso i giornali non se le sono risparmiate, come del resto Mazzola e Rivera, come Pietrangeli e Gardini, come tanti altri, ma mai più di quelle. Solo Benvenuti e Mazzinghi hanno fatto a pugni, ma sul ring. Non fuori.
A Barcellona la corsa l’aveva vinta Rossi che era partito malissimo ma poi si era ripreso e aveva rimontato Biaggi. Max, raggiunto e superato una prima volta, era riuscito a tornargli davanti, ma non fino al traguardo perché poco prima di tagliarlo Valentino gli era passato davanti in tromba per la seconda volta.
Euforici i tifosi di Valentino, e lui stesso, avevano fatto una festa esagerata. Nell’approccio al podio per la premiazione, in mezzo a tanta confusione, c’erano state spinte e gomitate fra Biaggi e il manager di Rossi “Gibo” Badioli . Questo almeno ha sempre sostenuto Rossi. Quelle spinte sfociarono in un vero e proprio scontro al quale si sarebbe felicemente aggregato anche Valentino. Max e Valentino furono divisi a fatica e invitati a ricomporsi per salire sul podio. Lì i due duellanti si dettero ben altro contegno. Ma non sfuggì a nessuno che Max Biaggi aveva uno zigomo arrossato. Di chi era stato il cazzotto galeotto? Ma di nessuno naturalmente! Il colpevole era stato un insetto capace di praticare punture micidiali. Ufficialmente fu riappacificazione. In realtà i due che non s’erano mai potuti soffrire, attaccabrighe e sfacciato Valentino il romagnolo cuor contento, permaloso, suscettibile e un tantino ombroso il romano Max, troppo diversi anche per motivi anagrafici _ Max è di 8 anni più anziano _ non si riconciliarono mai.
Era anche già successo prima di allora che a Suzuka i due rivali si erano anche pericolosamente toccati in pista, mentre filavano a 220 km l’ora. Rossi ha sempre sostenuto che Biaggi gli aveva mollato una gomitata, e dopo averlo guardato in tralice, quasi volesse mirarlo bene, o addirittura minacciarlo. Biaggi ovviamente ha sempre negato.
La popolarità di Rossi è stata tale che anche la Ferrari è stata spesso tentata di fargli mollare le due ruote perchè passasse alle quattro. Rossi sulle Rosse avrebbe potuto essere un’accoppiata formidabile e anche Valentino, che a cinque anni già correva sui kart prima di salire sulla sua prima vera moto a 13 anni, la Cagiva 125, ha spesso flirtato con Luca di Montezemolo su quell’ipotesi. E a provare le Ferrari a Maranello Valentino c’è stato più d’una volta, facendo registrare subito tempi interessanti.
Ma di abbandonare le moto, lui, nove volte campione del mondo (l’ultimo nel 2009 con la Yamaha) che detiene il record del numero di Gran Premi disputati consecutivamente, 228, alla fine non se l’è sentita. Così come non ha mai voluto abbandonare il n.46, sebbene da campione del mondo in carica avrebbe potuto utilizzare invece il n.1. Ma il n.46 era il numero con il quale correva suo padre Graziano.

Il Guaio delle Tasse e 35 Milioni all’Agenzia delle Entrate

Nel 2006 e nel 2007, dopo che era passato alla Yamaha, cessò l’imbattibilità quinquennale di Valentino: arrivò una volta secondo dietro Hayden e un’altra terzo dietro Stoner e Pedrosa. Ma il 2007 è l’anno nero per Valentino perché scoppia anche il caso tasse. L’ufficio di Pesaro dell’Agenzia delle Entrate il 3 agosto 2007 gli contesta compensi non dichiarati per oltre 58 milioni di euro e un’evasione fiscale presunta di 43,7 milioni. Sbianca in volto perfino lo sfacciato Valentino. Sono 112 milioni di euro. Valentino sostente di aver pagato le imposte in Inghilterra dove risiedeva, ma alla fine, dopo qualche passo falso televisivo che gli aliena qualche simpatia, Valentino patteggia e accetta di pagare 35 milioni di euro. Gli viene concessa la non iscrizione nel casellario giudiziario, ma si è trattato comunque di una parentesi nera nella vita ricca, fortunata e spensierata del biondino riccioluto di Tavullia. “Fortunato io? Sì, la fortuna c’è sempre stata e deve esserci, ma in molti casi devi saperla stimolare facendo le scelte giuste, e io le ho quasi sempre fatte giuste”. Anche quando ha lasciato la Yamaha per la Ducati?

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Roland Garros, il programma di giovedì 1° giugno: Zeppieri alla prova Ruud. Monfils nel serale sfida Rune, Sinner alle prese con Altmaier

Swiatek con Liu. Cocciaretto, Vavassori e Paolini sognano il terzo turno. In campo anche Mirra Andreeva

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Esterno Court Suzanne Lenglen - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

Quinto giorno di incontri e prosegue il programma del Roland Garros 2023 con gli incontri di secondo turno dei singolari maschili e femminili.

Philippe Chatrier

Il programma sul Campo Centrale ha inizio alle 11:45 con Giulio Zeppieri opposto alla testa di serie numero 4 Casper Ruud. Il ventunenne romano, dopo aver superato al primo turno il kazako Bublik tenta l’assalto al finalista della scorsa edizione.

A seguire ritorna in campo la numero uno del mondo Iga Swiatek, che incrocia nel suo incontro di secondo turno l’americana Liu. Centouno posizioni separano le due atlete per un pronostico abbastanza segnato. Il programma diurno dello stadio principale si concluderà con la francese Oceane Dodin alle prese con una Ons Jabeur rinfrancata dal successo con Lucia Bronzetti.

 

Per la sessione serale non prima delle 20:15 ritroviamo Gael Monfils che dopo l’impresa nel primo turno con Sebastian Baez tenta di recuperare le forze per sfidare uno dei favoriti per il titolo, il danese Holger Rune.

Suzanne Lenglen

Alle ore 11 il sipario si apre su Rybakina-Noskova. La tennista ceca ha appena raggiunto il suo best ranking a quota 48 ma l’impresa appare ben difficile. A seguire Jannik Sinner gioca per il terzo turno con Daniel Altmaier: un solo precedente allo scorso US Open vinto dall’italiano 6-1 al quinto. Chiudono il programma Gauff-Grabher e Fritz-Rinderknech.

Simonne Mathieu

Si parte alle 11 con lo scontro a stelle e strisce tra Madison Keys e Kayla Day. Il secondo match vede sulla scena due giovanissime: la francese Diane Parry, classe 2002 lodata da Henri Leconte per il suo rovescio monomane, fronteggia Mirra Andreeva, russa classe 2007 di cui tutti parlano.

Frances Tiafoe aspetta la fine del match per cominciare la sua contesa con Aslan Karatsev.  Non prima delle 17 Alexander Zverev sarà opposto, come ultimo incontro, ad Alex Molcan.

Altri incontri

Sul court numero 6 come terzo incontro ecco Jasmine Paolini contro la serba Olga Danilovic, mentre sul campo 9, Elisabetta Cocciaretto aspetta la fine di un doppio per giocare il suo secondo turno con l’elvetica Waltert. Campo numero tredici e terzo incontro del programma per Andrea Vavassori, opposto all’argentino Olivieri.

Qui il programma completo:

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Roland Garros: Kokkinakis vince la maratona con Wawrinka, Tsitsipas avanza sul velluto [VIDEO]

Una splendida partita tra l’australiano e l’elvetico vede Thanasi vittorioso dopo oltre 4 ore e mezza. Serve molto meno a Stefanos Tsitsipas per travolgere Carballes Baena

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Stefanos Tsitsipas - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

T. Kokkinakis b. S. Wawrinka 3-6 7-5 6-3 6-7(4) 6-3

Il cuore non basta. Stan Wawrinka perde un’emozionante maratona con Thanasi Kokkinakis (4 ore e 38 minuti), in una partita che avrebbe potuto significare per lui terzo turno, ma uno start disastroso di quinto set, dopo aver dato prova di una condizione fisica per certi versi inaspettata nei parziali precedenti, gli è costata la pelle. Per l’australiano, invece, finalmente un duello vinto alla distanza, pur con un gran “braccino” nel finale, dopo la beffa nello Slam di casa contro Andy Murray, e l’opportunità di giocarsi un ulteriore step in avanti con Khachanov o Albot.

 

L’equilibrio è il tratto distintivo dei primi giochi dell’incontro. Entrambi apprezzano scambiare da fondo e il match attraversa dunque una fase iniziale di studio. L’elvetico pare molto centrato e sembra aver recuperato dalle fatiche del debutto contro Ramos, limitando al minimo gli errori gratuiti e spostandosi agilmente sul rosso del Simonne-Mathieu. La partita scivola così sul sottile filo dell’equilibrio fino al 3-3, con i due tennisti attenti a non concedere nulla in battuta, ma è proprio negli ultimi tre giochi che Stan opera lo strappo decisivo. Tre games di fila e un break ottenuto grazie a un sanguinoso doppio fallo finale di Kokkinakis.

Ringalluzzito e forte del vantaggio di un set, Wawrinka comincia con il piede giusto anche nel secondo. Avrebbe infatti una palla break per mettere subito il naso avanti e, pur non sfruttandola, ha un’altra chance nel quinto game, quella buona per trovarsi avanti di un parziale e di un break, complice un altro doppio fallo decisivo del rivale. Sotto 4-2, Kokkinakis però reagisce, anche approfittando di un piccolo passaggio a vuoto dello svizzero e recupera il break di margine. Rimonta completata nel dodicesimo gioco quando, con un altro break, Thanasi evita addirittura il tie-break, non sbagliando più una palla e pareggiando i conti. 7-5 per lui e un set pari.

L’inerzia pare essersi spostata dalla parte di campo del n° 108 al mondo, che nel terzo sale subito sul 3-0 pesante – nonostante il singolo break – e non lascia più nulla al caso. Quello stesso break verrà infatti condotto fino in fondo dall’originario di Adelaide (6-3), per un vantaggio meritato di due set a uno a mettere spalle al muro il campione del Roland Garros 2015. Quest’ultimo, tuttavia, sembra avere ancora qualcosa da offrire – anche fisicamente – e combatte punto a punto nei primi games del quarto. Il problema vero per lui è la mancanza di concretezza nei punti chiave, come quando non capitalizza ben 5 palle break nel secondo game e altre quattro nel sesto. Si procede dunque senza scossoni fino al tie-break, e qui Kokkinakis inciampa a più riprese, commettendo tre errori gratuiti nei primi tre punti e non riprendendosi più (7-4 finale). Per la resa dei conti, serve dunque il quinto set.

I decibel del tifo pendono, e lo si percepisce dalle esultanze, decisamente dalla parte di Wawrinka, ma quest’ultimo, a differenza per esempio di quanto accaduto ieri sera a Monfils, non approfitta al massimo dell’ulteriore spinta del pubblico, incappando in un primo game di servizio disastroso, ceduto ai vantaggi e condito da due doppi falli. Un macigno nella testa di Stan, incapace per qualche minuto di riprendersi dal 3-0 iniziale e falloso come mai prima nel match. Un altro break, addirittura a -0, metterà una pesante pietra sulle sue speranze di approdare al terzo turno, per la gioia di Kokkinakis che, senza strafare e, anzi, lasciando per strada uno dei due break, conquista sfinito il terzo turno al quinto match point, con annessa esultanza gettandosi a terra.

S. Ofner b. [24] S. Korda 6-3 7-6(1) 6-4

Fabio Fognini conosce il suo avversario di terzo turno. Sarà l’austriaco Sebastian Ofner, uscito vittorioso da un match dominato contro la testa di serie n° 24, ovvero Sebastian Korda. Sembrava che quest’ultimo avesse ritrovato delle buone sensazioni essendosi sbarazzato all’esordio di McDonald, e invece si era trattato di un fuoco di paglia. Lo statunitense, dopo aver perso il primo set per 6-3, ha tenuto testa al rivale solo nel secondo, ma nel tie-break che ne è scaturito è stato dominato dall’avversario, racimolando solo un punto (7-1). Korda non aveva comunque concretizzato, suo malgrado, la chance di servire per il parziale sul 5-4. Nel terzo, invece, un solo break, nel nono game, ha definitivamente indirizzato l’incontro verso il più in basso in classifica dei due Sebastian, che eguaglia così il suo migliore risultato in uno Slam, ovvero il terzo turno di Wimbledon 2017, quando fu estromesso da Zverev.

D. Schwartzman b. N. Borges 7-6(3) 6-4 6-3

El Peque approda al terzo turno del Roland Garros, e non era così scontato visti i suoi recenti (non) risultati. Ma la rimonta al primo turno ai danni di Zapata Miralles potrebbe avergli ridato l’ispirazione, anche se serviranno altri match per constatarlo. Intanto, però, l’argentino si è aggiudicato piuttosto agevolmente il match con Nuno Borges, e per avanzare ancora dovrà però battere la testa di serie n° 5 Stefanos Tsitsipas.

[5] S. Tsitsipas b. R. Carballes Baena 6-3 7-6(4) 6-2 (Emmanuel Marian)

È bastata una prestazione perlopiù altalenante a Stefanos Tsitsipas per staccare il pass utile a garantirgli il viaggio al terzo turno del Roland Garros. In fase di analisi pre-match la questione era subito apparsa piuttosto chiara: Roberto Carballes Baena, il trentenne terraiolo canario avversario odierno del quinto favorito in gara, non sembrava avere armi nella propria faretra per metterlo in difficoltà. Troppo evidente la differenza di cilindrata; troppo più pesanti i colpi del greco; troppo leggero il servizio dello spagnolo, che in effetti mai è riuscito a prendere in mano il gioco perlomeno con i colpi d’inizio scambio. E in effetti è finita tre a zero in due ore e venti minuti, ma il tempo utile a portare a casa l’obbligatorio successo sarebbe potuto, ma anche dovuto, essere inferiore alle due ore, se Tsitsipas non fosse incappato in una di quelle orette horror che tante energie preziose gli hanno sottratto negli anni, specialmente negli esigenti Major.

Vinto con relativo agio il primo set grazie a due break al terzo e al nono game, entrambi sigillati da altrettanti erroracci con il dritto dello spagnolo, e salvata l’unica situazione di pericolo al servizio nel quarto gioco per merito di un passantone di rovescio, Tsitsipas si è ingarbugliato in una seconda frazione colma di sbavature, che pure si era più volte messa bene. Il finalista dell’edizione 2021 ha preso a litigare con il dritto (cinque non forzati con il fondamentale nei soli primi tre giochi del set) ridando speranze a un avversario sin lì sballottato alquanto. Per due volte avanti con i break ottenuti nel quarto e nel sesto game, Stefanos si è fatto riprendere altrettante volte. Simbolico per delineare lo stato di concentrazione del greco il gioco numero cinque, dal 15-30 con Tsitsi in battuta: lob difensivo di Carballes Baena in atterraggio nei pressi della riga; Tsitsipas passeggia all’indietro con l’atteggiamento di chi ritiene che la palla uscirà di cinque metri; palla che invece pizzica la riga. Il favoritissimo la chiama fuori, ostentando la sicurezza tipica di chi non è affatto convinto delle proprie ragioni, ma Louise Hengzell, giudice di sedia convenuta sul posto, conferma la chiamata. 15-40, quota per il doppio fallo successivo stracciata in lavagna: contro break. Nel nono gioco, per scialacquare il successivo vantaggio subito guadagnato, il greco ha preso a sparacchiare dalla parte destra, rimettendo dentro la partita Carballes, attore non protagonista sostanzialmente inerte.

Nel tie break, per sua fortuna, Tsitsipas ha cambiato passo e ritrovato il senno, comandando con piglio finalmente adeguato alla situazione e prolungando l’inerzia sino in fondo al set successivo, il terzo, dominato senza angosce. Pur gravato da una mole evitabile di errori marchiani, il greco ha finito per non rischiare granché, ma dovrà lustrare l’arsenale, se vorrà far strada al Bois-de-Boulogne. Carballes era sprovvisto di antidoto, ma già Vesely al primo turno aveva scoperchiato il vaso. Il prossimo round, contro Diego Schwartzman o Nuno Borges, potrebbe rivelarsi un’altra tappa di passaggio, ma nel corso della seconda settimana qualcuno, e molto presto, andrà a vedere le carte.

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ATP

Roland Garros, Fognini si gode la vittoria: “Il mio tennis gira bene. Obiettivo seconda settimana” [VIDEO]

Dopo il successo su Kubler il tabellone offre una grande opportunità a Fabio che però non vuole sottovalutare Ofner: “A questo punto chiunque affronti, gioca bene”

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Fabio Fognini - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

Sono passati meno di due mesi dall’infortunio accusato da Fabio Fognini nel match contro Cecchinato nel 250 dell’Estoril. Tutto sembrava andare male al ligure che si apprestava a lasciare la top 100 per la prima volta in quattordici anni. La stagione sul rosso, quella che lo ha portato a vincere un Masters 1000 e a raggiungere i quarti in uno Slam, era appesa a un filo pronto a spezzarsi definitivamente quando Fabio ha iniziato ad allenarsi al Foro italico: il suo fisico non dava risposte positive e l’azzurro era sul punto di rinunciare alla wild card riservatagli. Quando, però, nello sport si combinano talento e forza di volontà, le cose possono cambiare molto rapidamente e così oggi Fabio è al terzo turno del Roland Garros senza aver perso nemmeno un set (cosa che gli era successa solo altre quattro volte) e il tabellone lo ha ripagato con un abbinamento tutt’altro che sfavorevole. Sarà infatti il qualificato Ofner (n. 118) il suo prossimo avversario.

 “Lo conosco poco, arriva dai Challenger – ha detto Fabio ai microfoni di Eurosport – so che è stato nei primi 100 ma poi si è fatto male. A questo punto chiunque affronti, gioca bene. Ora voglio semplicemente godermi la vittoria oggi e recuperare l’energia. Da domani penseremo all’austriaco”. Vietato sottovalutare un giocatore che ha già vinto cinque match (l’ultimo con la 24esima testa di serie Korda) tra qualificazioni e tabellone principale, ma è chiaro che l’occasione è ghiotta. L’ultimo ottavo di finale di Fabio al Roland Garros è infatti datato 2019: “Sto bene, il tennis gira bene. Sono di nuovo al terzo turno a Parigi. L’obiettivo è andare nella seconda settimana del mio Slam preferito”. Quando lo ha fatto, il ligure ha sempre regalato spettacolo: nel 2011 l’indimenticabile ed epico match contro Montanes vinto 11-9 al quinto set, nel 2018 un’altra maratona – questa persa – con Cilic e poi nel 2019 un’ottima prestazione contro Zverev. Quest’anno potrebbe essere sfida con Tstitsipas, ma meglio non correre troppo.

Nel frattempo, scenderà sui campi dello Slam parigino anche Flavia Pennetta che insieme a Francesca Schiavone cercherà di difendere il titolo nel doppio delle leggende: “Lei soffre molto a vedermi giocare da casa – ha scherzato Fabio –  La prima cosa è sperare che non si faccia male, visto che non gioca da tempo. Poi l’obiettivo suo e di Francesca è semplicemente quello di divertirsi”.

 

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