Anche Ubitennis tifa per Valentino Rossi con Flavia Pennetta e Fabio Fognini

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Anche Ubitennis tifa per Valentino Rossi con Flavia Pennetta e Fabio Fognini

La corsa del moto GP di Valencia oggi viene considerata la corsa del secolo. Ecco perchè ne parlano e ne scrivono anche persone che non lo avevano mai fatto. Ubaldo Scanagatta ne aveva scritto in un libro “Mezzo Secolo di Campioni”, dedicandogli un profilo insieme ad altri 109 campioni italiani di tutti gli sport

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Questo ritratto di Valentino Rossi lo si può trovare nel libro “Mezzo Secolo di Campioni, 50 anni di Credito Sportivo” scritto da Ubaldo Scanagatta. Chi fosse interessato ad acquistare il libro contatti direttaubitennis@gmail.com con oggetto “Mezzo Secolo di Campioni”.

VALENTINO ROSSI
URBINO (Pesaro) 16 febbraio 1979
Il “DOTTORE”

La natura gli ha donato il talento, al resto ha pensato lui diventando un mito vivente. Risultati pazzeschi, da super-super-super-campione, personalità straripante, comunicatore straordinario per spontaneità, creatività, allegria, simpatia. Qualità tutte vincenti che gli hanno consentito di uscire dai confini dei circuiti e di arrivare molto più in là del solito traguardo dove tanti primi della classe sono passati ma non hanno saputo lasciare il segno.
Valentino ha vinto il suo primo GP a 17 anni, il suo primo titolo mondiale a 18 e il suo primo MotoGP a 22 e a 23 anni aveva già realizzato un exploit unico ed inarrivato collezionando un titolo mondiale per ciascuna delle classi 125, 250, 500 MotoGP, con i motori a due tempi e con quelli a quattri, ma se non avesse anche “bucato lo schermo”, affascinato gli appassionati di moto e anche tantissima gente che una corsa di moto non l’ha mai vista, non avrebbe conquistato una popolarità da rock-star perfino superiore a quella vissuta a suo tempo da Giacomo Agostini, lo straordinario campione fregiatosi di 15 titoli mondiali che fu anche lui grandissimo personaggio da copertina, un “latin-lover con il casco” sempre circondato da belle donne e capace di incuriosire perfino un grande regista del cinema, Pietro Germi, che non riusci però a farne un Brad Pitt.

Più Forte di Qualunque Moto

Da bambino, si legge nella sua autobiografia edita da Mondadori e scritta da Enrico Borghi, Valentino voleva diventare solo il più veloce di tutti in sella ad una moto, sognava di vincere un campionato del mondo, senza immaginare che avrebbe fatto molto di più, che si sarebbe dimostrato perfino superiore alle marche delle sue moto, si chiamassero Aprilia, Honda oppure Yamaha. Solo con la Ducati, ma forse anche per l’incalzare dell’età, la stella di Valentino si sarebbe appannata un tantino.
A scuola Valentino non brillava. La testa l’aveva sempre sulle moto, non sui libri. “Un giorno la professoressa di Storia dell’Arte mi disse a bruciapelo:

“Ma tu pensi che ad andare in giro a fare lo stupido con le moto un giorno ti pagherai da vivere?”

“Quella frase oggi fa sorridere…ma allora mi sembrò una terribile minaccia. Ci ho pensato diverse volte nelle varie fasi della mia carriera…a guadagnarmi da vivere ci sono riuscito!”
Per anni Valentino è stato capace di tenere incollati ai televisori milioni e milioni di telespettatori in tutto il mondo che oltre a vederlo vincere aspettavano di vedere che cosa si sarebbe inventato per celebrare il suo trionfo.
E sempre, come scrive Sandro Picchi nel libro edito da Olimpia, “Il campione e il suo doppio”, “il campione trionfava e il ragazzino giocava. C’era il primo posto e immancabile seguiva la trovata sbarazzina. Circondato dal suo clan di amici e mattacchioni (la tribù dei Chihuahua) che invadeva la pista a fine gara Rossi sembrava gareggiare esclusivamente per legittimare quel che avrebbe combinato poi in caso di successo. Lui non deludeva mai le attese, concedendosi di tutto nel giro d’onore”.
Gli “scherzi” di Valentino sono infiniti e geniali. La bambola gonfiabile di Claudia Schiffer sulla moto, per prendere in giro Biaggi cui era stata attribuita una love-story con Naomi Campbell, anche se Valentino poi negherà che quello fosse l’obiettivo: “A Tavullia al bar quando correvano le moto e i piloti vincenti sfilavano sempre e soltanto con la bandiera del proprio Paese…_ commentavamo tutti insieme _ che palle sempre la solita cosa!”. La maglietta con su scritto “Polleria Osvaldo”, sponsor naturalmente inesistente, oppure con la scritta in inglese maccheronico “vord cienpion”. E quell’altra “Che spettacolo!”. E infine quello che Rossi stesso considera la sua “creazione” più divertente: il suo stop nel gabinetto, un bagno chimico, piazzato vicino al traguardo di Jerez, subito dopo la vittoria. “Quel gabinetto lì mi sembrava stonasse con l’insieme…vedevo la collina, dove sapevo si sarebbe riunito il pubblico “della curva” e il bagno non stava bene per niente…e mi sono detto ‘Se domenica vinco e tutta la gente urla, vado dentro quel bagno’…ma non l’ho detto a nessuno…ho vinto, sono arrivato lì, mi sono fermato e ho appoggiato la moto. La gente urlava, urlava fortissimo, pensava che stessi per andare alle reti come fanno i calciatori quando raggiungono la curva..ma ho cambiato traiettoria, sono andato verso il bagno e la gente continuava ad urlare perché non aveva ancora capito. Sono entrato lì dentro e all’improvviso non si è sentito più niente. La folla ha smesso di urlare…è stato un momento impagabile”
In questo episodio c’è tutta la vena fanciullesca di Valentino Gian Burrasca. Non si era mai assistito ad un simile modo di comunicare. Ecco perchè la laurea honoris causa attribuitagli nel maggio del 2005 dalla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Urbino non deve sorprendere né tantomeno scandalizzare: con quel modo di agire e comunicare, Valentino Rossi ha oltrepassato i confini del proprio sport.

Schiaffi e pugni con il rivale Max Biaggi

Non si era mai visto neppure, per la verità, che due rivali, si prendessero a schiaffi e pugni come è invece successo nel 2001 a Barcellona fra Valentino Rossi e Max Biaggi. Altre celebrate rivalità Coppi e Bartali, Moser e Saronni, Nuvolari e Varzi, non erano mai arrivate a tanto. Bartali e Coppi potevano non rivolgersi la parola, Moser e Saronni potevano rifiutarsi di star davanti a “tirare” e le frecciate attraverso i giornali non se le sono risparmiate, come del resto Mazzola e Rivera, come Pietrangeli e Gardini, come tanti altri, ma mai più di quelle. Solo Benvenuti e Mazzinghi hanno fatto a pugni, ma sul ring. Non fuori.
A Barcellona la corsa l’aveva vinta Rossi che era partito malissimo ma poi si era ripreso e aveva rimontato Biaggi. Max, raggiunto e superato una prima volta, era riuscito a tornargli davanti, ma non fino al traguardo perché poco prima di tagliarlo Valentino gli era passato davanti in tromba per la seconda volta.
Euforici i tifosi di Valentino, e lui stesso, avevano fatto una festa esagerata. Nell’approccio al podio per la premiazione, in mezzo a tanta confusione, c’erano state spinte e gomitate fra Biaggi e il manager di Rossi “Gibo” Badioli . Questo almeno ha sempre sostenuto Rossi. Quelle spinte sfociarono in un vero e proprio scontro al quale si sarebbe felicemente aggregato anche Valentino. Max e Valentino furono divisi a fatica e invitati a ricomporsi per salire sul podio. Lì i due duellanti si dettero ben altro contegno. Ma non sfuggì a nessuno che Max Biaggi aveva uno zigomo arrossato. Di chi era stato il cazzotto galeotto? Ma di nessuno naturalmente! Il colpevole era stato un insetto capace di praticare punture micidiali. Ufficialmente fu riappacificazione. In realtà i due che non s’erano mai potuti soffrire, attaccabrighe e sfacciato Valentino il romagnolo cuor contento, permaloso, suscettibile e un tantino ombroso il romano Max, troppo diversi anche per motivi anagrafici _ Max è di 8 anni più anziano _ non si riconciliarono mai.
Era anche già successo prima di allora che a Suzuka i due rivali si erano anche pericolosamente toccati in pista, mentre filavano a 220 km l’ora. Rossi ha sempre sostenuto che Biaggi gli aveva mollato una gomitata, e dopo averlo guardato in tralice, quasi volesse mirarlo bene, o addirittura minacciarlo. Biaggi ovviamente ha sempre negato.
La popolarità di Rossi è stata tale che anche la Ferrari è stata spesso tentata di fargli mollare le due ruote perchè passasse alle quattro. Rossi sulle Rosse avrebbe potuto essere un’accoppiata formidabile e anche Valentino, che a cinque anni già correva sui kart prima di salire sulla sua prima vera moto a 13 anni, la Cagiva 125, ha spesso flirtato con Luca di Montezemolo su quell’ipotesi. E a provare le Ferrari a Maranello Valentino c’è stato più d’una volta, facendo registrare subito tempi interessanti.
Ma di abbandonare le moto, lui, nove volte campione del mondo (l’ultimo nel 2009 con la Yamaha) che detiene il record del numero di Gran Premi disputati consecutivamente, 228, alla fine non se l’è sentita. Così come non ha mai voluto abbandonare il n.46, sebbene da campione del mondo in carica avrebbe potuto utilizzare invece il n.1. Ma il n.46 era il numero con il quale correva suo padre Graziano.

Il Guaio delle Tasse e 35 Milioni all’Agenzia delle Entrate

Nel 2006 e nel 2007, dopo che era passato alla Yamaha, cessò l’imbattibilità quinquennale di Valentino: arrivò una volta secondo dietro Hayden e un’altra terzo dietro Stoner e Pedrosa. Ma il 2007 è l’anno nero per Valentino perché scoppia anche il caso tasse. L’ufficio di Pesaro dell’Agenzia delle Entrate il 3 agosto 2007 gli contesta compensi non dichiarati per oltre 58 milioni di euro e un’evasione fiscale presunta di 43,7 milioni. Sbianca in volto perfino lo sfacciato Valentino. Sono 112 milioni di euro. Valentino sostente di aver pagato le imposte in Inghilterra dove risiedeva, ma alla fine, dopo qualche passo falso televisivo che gli aliena qualche simpatia, Valentino patteggia e accetta di pagare 35 milioni di euro. Gli viene concessa la non iscrizione nel casellario giudiziario, ma si è trattato comunque di una parentesi nera nella vita ricca, fortunata e spensierata del biondino riccioluto di Tavullia. “Fortunato io? Sì, la fortuna c’è sempre stata e deve esserci, ma in molti casi devi saperla stimolare facendo le scelte giuste, e io le ho quasi sempre fatte giuste”. Anche quando ha lasciato la Yamaha per la Ducati?

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