ATP Finals: il lustro immobile, la situazione cristallizzata del tennis maschile

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ATP Finals: il lustro immobile, la situazione cristallizzata del tennis maschile

Nel tennis maschile si fa fatica ad intravedere il famoso e atteso ricambio generazionale. Fa quasi impressione come 6 degli 8 qualificati al Masters di Londra siano gli stessi di 5 anni fa con i due giocatori sostituiti che non sono scesi in classifica ma hanno semplicemente interrotto l’attività. Una specie di paradosso temporale che mostra tutti i limiti della “new generation”

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La stagione del tennis maschile sta per andare in archivio. Resta solo da assegnare il Masters di Londra che scatta domenica prossima.
Quando si arriva a fine stagione di solito è tempi di bilanci ed è diventato quasi stucchevole parlare del dominio incontrastato e incontrastabile di Novak Djokovic capace di vincere quasi tutto quello che si poteva vincere. Tuttavia la vera delusione stagionale per gli appassionati è stata forse quella di constatare che un vero ricambio generazionale che di fatto continua a farsi attendere.

Niente fotografa al meglio questo problema quanto lo scorrere della classifica mondiale e di conseguenza i nomi degli 8 qualificati al Gran Galà di fine anno londinese. Basta fare un salto indietro nel tempo di 5 anni, alla vigilia delle Finals di Londra 2010, per capire la situazione. Questi sono gli 8 giocatori qualificati di allora:

  1. Rafael Nadal
  2. Roger Federer
  3. Novak Djokovic
  4. Robin Soderling (Stan Wawrinka)
  5. Andy Murray
  6. Tomas Berdych
  7. David Ferrer
  8. Andy Roddick (Kei Nishikori)

Abbiamo evidenziato 6 nomi perché sono quelli dei giocatori che saranno in campo all’O2 Arena anche 5 anni dopo nel Novembre 2015 seppur con un ordine di classifica diverso. Cambiano solamente il N.4 e il N.8 anche perché sono gli unici due giocatori di quel gruppo ad aver interrotto presto l’attività agonistica (anche se Soderling non ha mai ufficializzato il ritiro).

Certo i rapporti di forza si sono modificati parecchio tra i primissimi: Djokovic che nel 2010 era ben lontano dalla coppia Nadal-Federer è diventato il dominatore assoluto, fatto anche in parte spiegabile col fattore anagrafico e di usura. Murray è diventato un campione vero vincendo 2 Slam e salendo indubbiamente di livello. Federer ha limitato i danni se si pensa che le primavere sono ormai 34 ma ovviamente non ha più le stesse qualità fisiche/atletiche. Nadal invece è N.5, come il Murray di allora, grande protagonista solo finché non incontra uno dei primi 4 del ranking. Assolutamente identico il rendimento di Berdych e Ferrer quasi come se il tempo si fosse fermato per loro.

Wawrinka, 2 volte campione Slam, è certamente un upgrade rispetto allo svedese Soderling, comunque anche lui capace di grandi exploit sulla terra battuta del Roland Garros. Però lo svizzero non è certamente considerabile come una nuova leva dato che è già arrivato a quota 30 sulla carta d’identità, più vecchio di Djokovic, Murray e Nadal.

Stagioni comparabili quelle di Nishikori e Roddick privi di grandi acuti ma comunque sufficientemente solide. La differenza però tra le fasi delle rispettive carriere è assolutamente rilevante: Roddick aveva già abbondantemente raggiunto il suo picco e si avviava a un sereno tramonto dopo anni al vertice nel circuito. Nishikori invece è il più giovane del gruppo 2015 e da lui ci si aspettava un ulteriore salto di qualità dopo l’esplosione 2014. Ancora una volta le sue condizioni fisiche precarie ne hanno limitato la crescita e gli hanno fatto perdere continuità. Però almeno lui c’è stato, si è in qualche modo confermato. Tutti i giocatori nati dal 1990 in poi non sono mai stati protagonisti nei tornei che contano e anche Milos Raonic che sembrava il più solido tra loro non è mai pervenuto.

E allora c’è chi a ragione rimpiange amaramente quel Juan Martin Del Potro che ormai da qualche anno non è più presente sulla scena ma che quando era in salute riusciva a giocare alla pari con i Fab Four. Ma attenzione anche Del Potro non è più un ragazzino essendo classe 1988 e anche la sua presenza oggi non basterebbe a risolvere il problema “svecchiamento” del tennis. Certo servirebbe a dare maggiore pepe e imprevedibilità ai grandi tornei.

Le “seconde file” del 2010 raramente sono state capaci di vincere qualcosa di importante e allora, pur complimentandosi per la loro costanza e professionalità, giusto porsi il quesito del perché i ragazzi di oggi non sono in grado di prendere il loro posto. Un impoverimento tecnico nella costruzione dei giovani? Troppe distrazioni? Poca personalità?

Sono tutte possibilità che hanno un fondamento così come molte altre ma di certo è un quesito che l’ATP stessa dovrebbe porsi perché quando sarà passato un altro lustro, nel 2020, non ci saranno più Federer, Djokovic, Murray e Nadal a offuscare il problema e a rimandarlo. Il tennis semplicemente non può permettersi di sbiadire insieme a loro.

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