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Rassegna stampa

La terra fa bene a Nadal (Semeraro). Avanti Nadal e Federer, senza Djoko tutti favoriti (Clerici). Follia Paire e Murray ringrazia (Crivelli). Muguruza: “L’Italia è più esperta, ma non basta” (Ricci). L’ITF conferma: “La Sharapova verrà ascoltata” (Gazzetta dello Sport).

Last updated: 15/04/2016 9:35
By Alessia Gentile Published 15/04/2016
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15 Min Read

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La terra fa bene a Nadal (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Chi si rivede: Rafa Nadal. Quello vero, che a Monte-Carlo ha dominato per otto anni filati, fra il 2005 e il 2013, prima del golpe di Djokovic. L’anno scorso, il vecchio Rafa, al rientro da un lungo infortunio, era finito fra i dispersi: “appena” tre tornei di terza fascia vinti e tantie dubbi nella testa. E’ riapparso ieri – a tratti – sul Centrale dei suoi tanti trionfi, nell’ottavo vinto per 7-5 6-3 contro Dominic Thiem, il 22enne austriaco numero 14 del mondo, che un paio di mesi fa a Buenos Aires lo aveva sconfitto in semifinale. Dominic gioca un tennis frizzante, condito da un rovescio spettacolare, tra i migliori al momento nel circuito. È allenato da Gunther Bresnik, l’ex coach di Boris Becker e Henri Leconte, davanti ha un futuro radioso e già nel presente se la cava mica male, considerato che quest’anno solo Novak Djokovic ha vinto più partite di lui. Ogni tanto però va fuori giri, pretende troppo dal suo tennis raffinato, e sciupa occasioni. Come gli è capitato due settimane fa a Miami contro Nole e ieri contro Nadal, soprattutto in un primo set aggrovigliato e feroce, farcito di scambi prolungati. «È frustante – ha ammesso – ma spero che giocare partite così contro i più forti mi regali un po’ di esperienza». Ceduto il primo set per 7-5, nel secondo l’austriaco – che complessivamente nel match ha avuto sulla racchetta 17 palle break ma ne ha trasformate solo 2 – si è come sgonfiato; ha retto fino al 4-3 poi si è fatto divorare da un Nadal di nuovo in modalità Cannibale. Questa in fondo, al di là del risultato, è la notizia che conta. In campo si è rivisto un Nadal determinato, capace di fiondare qualche diritto dei suoi e soprattutto non più in balia delle paure di dentro. Se poi si tratti di un risveglio provvisorio, agevolato dalla involontaria generosità di Thiem, o dell’inizio di una autentica rinascita lo si capirà meglio oggi, nel quarto di finale “pesante” contro Stan Wawrinka: guarda caso il campione in carica del Roland Garros (dove Rafa, ricordiamolo, ha festeggiato nove volte) e vincitore a Montecarlo nel 2014 in una finale tutta svizzera con Federer. Stan è avversario altrettanto brillante ma di pasta più consistente di Dominic, con tanta esperienza in più, e ieri lo ha dimostrato frantumando in due set senza storia Gilles Simon. Se Rafa riuscirà a confermare i progressi visti ieri anche contro il numero 4 del mondo (il bilancio è 14-3 per lui ma Stan ha vinto l’ultimo scontro nei quarti di Roma l’anno scorso) le prospettive della sua stagione potrebbero cambiare. Senza Djokovic in tabellone, la “nona” nel Principato diventa un traguardo meno scosceso e a quel punto anche la strada per Parigi potrebbe illuminarsi di luce diversa. Se, se, se… «Thiem ha giocato una grande partita», ha puntualizzato il Niño, oggi n. 5 del mondo e che a giugno compirà i fatidici 30 anni. «E non ha perso per inesperienza. Io sono stato più bravo nei punti decisivi, ma lui ha giocato colpi fantastici. Con Wawrinka, un altro che può tirare vincenti da qualsiasi punto del campo, sarà durissima». Ma Rafa ci spera. Eccome se ci spera.

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Avanti Nadal e Federer, senza Djoko tutti favoriti (Gianni Clerici, La Repubblica)

In uno dei miei straccetti — termine con il quale mi è consentito di denominare le righe che riguardano il tennis — preparatori alla stagione del Tour sulla terra rossa, proponevo il ritorno al Challenge Round. Challenge Round era il termine autorevolmente tradotto non da me, ma dal mio amico Giorgio Bassani, per meglio definire in italiano la Sfida al Campione, antico retaggio dei Tornei cavallereschi, che l’avvento della democrazia — anche sportiva — aveva contraddetto creando la competizione paritetica, quella in cui era obbligatorio, anche per il vincitore dell’anno precedente, superare quattro o cinque turni per raggiungere il successo. Quel che volevo suggerire – cioè una vicenda in cui Djokovic affrontasse il vincitore della finale del Torneo di tutti gli altri scritti – si è rivelato vana proposta, per l’inattesa, improvvisa, imprevista eliminazione del Numero Uno Nole. Tennista che non perdeva più, tennista troppo superiore per esser messo a livello degli altri poveri mortali. Increduli, anch’essi, a quanto è avvenuto, gli abituali secondi si stanno battendo con insolita animosità per divenire, almeno una volta, primi. Quelli che potrebbero vincere, ora, sono un bel gruppetto, che cito nell’ordine in cui li elenca un tabellone per solito avvezzo a definire chi avrebbe potuto essere il secondo arrivato, nella scia di Djoko. Monfils b. Vesely 6/1, 6/2, Vesely non doveva ancora essersi ripreso dalle emozioni della vittoria su Djokovic. Qualcuno ha pensato a festeggiamenti eccessivi, qualcun altro al fatto che un suo tifoso avesse giocato su di lui riscuotendo il 2700 per cento, e non ritenesse di concedergli una percentuale. Granollers b. Goffin, 7-6, 6-4. Federer b. Bautista Agut 6-2, 6-4. Federer avrà perduto il menisco, ma è ancora in possesso dei colpi fondamentali. Tsonga b Pouille 6-4, 6-4. Nadal b Thiem 7-5, 6-3. Nadal è parso, contro un futuro campione, quasi simile al Nadal di una volta. Wawrinka b. Simon 6-1,6-2. Allenamento agonistico simile alla vittoria di Waw al Roland Garros dell’anno scorso. Raonic b. Dzumhur 6-3 4-6 7-6. Un altro tiebreak dal pivot grazie alla battuta. Murray b. Paire 2-6 7-5 7-5. L’inglese è stato aiutato dalla mamma in tribuna. Il francese scoraggiato dall’assenza del suo psichiatra.

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Follia Paire e Murray ringrazia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Proviamo a fare questa domanda: cosa vi ha lasciato questa partita? Andy Murray, vincitore: «Un grande successo. Grandissimo. Perché quando vieni a capo di un match così giocando piuttosto male, senti che i tuoi sforzi sono andati nella giusta direzione». Benoit Paire, lo sconfitto: «Un’opportunità come questa ti capita una volta su 200. Dovevo vincere, ci ero vicinissimo. Credo che la ferita per questa sconfitta me la porterò dietro a lungo». Nelle risposte c’è tutta l’essenza di una sfida schizofrenica, che cambia padrone più e più volte, fino a premiare il favorito perché alla fine la differenza tra il campione e il buon giocatore la fa sostanzialmente la capacità di non tremare sotto pressione. Se ne accorge anche Shy’m, la bella fidanzata di Paire, cantante di successo in Francia, che esce dal campo con le mani tra i capelli. Lo scozzese, a un certo punto del match, era più che sul baratro, sotto 6-2 3-0 con due break, un punteggio meritato per l’insipienza con cui provava ad opporsi alle bordate del numero 22 del mondo, il classico giocatore senza mezze misure, che tira ogni colpo a tutto braccio e va sempre all’attacco e quindi molto legato agli umori del momento. Andy è troppo passivo, gioca alcune palle corte che sembrano soltanto il tentativo di arrivare prima sotto la doccia, ma quando l’avversario finalmente gli concede una chance, appunto nel 4 game del secondo set, la sfida gira totalmente: «Lì ho capito – ammette il numero 2 del mondo – che non era finita e ho cominciato a prendermi le mie opportunità». Aiutato dalla follia di Paire, che quando serve per il match sul 5-4 ed è 40 pari affossa un rovescio in rete e commette un doppio fallo; analogo errore verrà ripetuto nel terzo set sul match point per Murray: «Dovevo solo buttare di là la pallina – sussurra sconfortato il francese – me ne vado a casa con troppi rimpianti». E quando gli ricapiterà?

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Muguruza: “L’Italia è più esperta, ma non basta” (Filippo Maria Ricci, La Gazzetta dello Sport)

Sorridenti, combattive e preparate, le ragazze spagnole hanno una gran voglia di scambiarsi il posto con le italiane nel Gruppo Mondiale di Fed Cup: loro su, noi giù. La sfida in programma domani e domenica a Lleida si preannuncia spettacolare con in campo 4 ragazze attualmente tra le top 20. A guidare la Spagna Garbiñe Muguruza, 22 anni, n 4 del ranking e in singolare ancora imbattuta con la maglia spagnola: 4 vittorie su 4.

E’ uno spareggio, ma potrebbe essere benissimo una finale.

«Una sfida durissima e spettacolare. La Fed Cup con l’attuale formato e solo 8 posti nel primo gruppo fa sì che sia duro restare nell’élite. Basta guardare all’Italia che ha 4 vittorie e una finale negli ultimi 10 anni e domenica potrebbe ritrovarsi nel secondo gruppo. Io penso solo una cosa: se vuoi stare con le migliori devi battere le migliori. E quello che proveremo a fare. Giochiamo in casa e abbiamo una bella squadra: è una grande opportunità per noi».

Come ha trovato il campo?

«Ottimo. Migliora giorno dopo giorno, domani sarà in perfette condizioni».

Con la Errani ha 2 sconfitte e 2 vittorie, ha perso con la Schiavone e non ha mai giocato con la Vinci.

«Con Sara sono sempre state partite complicate, di alto livello. Mi pare che non ci siamo mai affrontate sulla terra. Con la Schiavone fu una bella partita a Roma, contro Roberta ho giocato solo in doppio, lei era con Sara. Vediamo se giocheranno insieme qui a Lleida. Penso di sì visto che sono fortissime, ma Italia ha tante opzioni».

Lei ha 22 anni, l’età media delle Italiane è 31.

«La differenza può stare nella capacità e nell’abitudine a giocare questo tipo di eliminatorie dove c’è parecchia pressione. Però in realtà io sono di quelle che pensano che alla fine è solo una partita e vince chi gioca meglio, che si abbiano 34 o 18 anni. L’esperienza aiuta sempre, ma conta relativamente».

Lei è nata in Venezuela da padre basco, e ha scelto la Spagna. Noi abbiamo avuto il caso Giorgi, italo-argentina. Lei è qui, Camila no.

«Non conosco le ragioni dell’assenza della Giorgi. Per quanto mi riguarda posso dire che quella della nazionale è una scelta molto delicata perché determina la tua carriera e per questo ci ho pensato a lungo, però non ho avuto dubbi: in Spagna sono cresciuta come tennista e praticamente ho sempre vissuto qui. Porto il Venezuela nel cuore, ma sono contentissima della decisione presa. Ho giocato due volte fuori casa, è il mio debutto in Spagna e non vedo l’ora. Ci sarà un grande ambiente».

Questo 2016 fino ad ora è stato altalenante.

«E’ un anno difficile: il 2015 è stato positivo e le aspettative sono cresciute, come la pressione. Sto imparando a gestire la cosa. Ci sono tanti tornei, bisogna solo trovare continuità. Magari a partire da domani».

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L’ITF conferma: “La Sharapova verrà ascoltata” (Gazzetta dello Sport)

La Federazione internazionale ha deciso di ascoltare Maria Sharapova. In una nota l’ITF chiarisce che «non intende fare ulteriori dichiarazioni fino al completamento di questo processo». Questo chiarimento arriva dopo l’apertura della Wada a un’amnistia per gli atleti positivi al Meldonium prima del 1° marzo (se sarà stabilito che l’atleta fermato presentava nel proprio organismo concentrazioni di prodotto comprese tra 1 e 15 microgrammi per millilitro). Ma sul caso è intervenuto anche Vladimir Putin. «Quando questo è stato inserito nella lista non si avevano dati affidabili su quanto velocemente questo farmaco venisse espulso dall’organismo — ha spiegato —. Ora la Wada ha fatto delle correzioni alla sua decisione». Alla luce di queste valutazioni alcune positività sono sospese. E’ il caso del sollevatore bielorusso Rybakov, argento olimpico negli 85 kg nel 2004 e 2008. La federazione di atletica rumena ha comunicato la positività di Elena Mirela Lavric dopo un controllo ai Campionati Mondiali indoor di Portland. Anche l’ucraina Anastasia Mokhnyuk è stata sospesa dopo la sua positività nel mese scorso. Intanto 4 atleti della nazionale bielorussa di kayak sono risultati positivi al Meldonium a un controllo a fine marzo in Francia e la polizia avrebbe sequestrato farmaci tra cui il Meldonium.


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