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Stefanos Tsitsipas, il numero uno juniores va di fretta: “Uno Slam entro tre anni”
Il greco, dopo il Bonfiglio, ha infilato il terzo Futures del 2016 ed è pronto per il Roland Garros. A Lecco lo abbiamo seguito tutta la settimana: vi raccontiamo le peculiarità di un potenziale straordinario

A diciassette anni e nove mesi, giocare a tennis meglio di così è francamente difficile. Eppure, i margini di crescita sono enormi.
Le due considerazioni sono pensieri spontanei nella testa di chi osserva Stefanos Tsitsipas con la racchetta in mano. Il giovanissimo greco, dopo il Trofeo Bonfiglio che l’ha catapultato agli onori delle cronache, ha compiuto qualcosa di ancora più significativo: ha vinto il terzo Futures ITF in poco più di un mese, imponendosi nell’Italy F12 di Lecco senza perdere un set.
Proprio sui campi dello splendido circolo ai piedi del Resegone – dove, per livello e organizzazione, si è svolto un torneo molto più simile a un Challenger – Ubitennis ha avuto modo di seguire Tsitsipas tutta la settimana, per offrire ai lettori una fotografia del suo valore attuale, e soprattutto del potenziale futuro.
Il ragazzo colpisce subito per l’eleganza del suo gioco: splendido rovescio a una mano, continue discese a rete, aggressività innata, buon tocco a rete e sul dropshot. Un repertorio già molto vasto, per un tennista che ancora deve compiere i diciotto. L’aspetto che però più convince, e che diventa valore aggiunto, riguarda la testa: Tsitsipas appare molto più maturo dei suoi coetanei, dentro e fuori dal campo, nella gestione del match e nell’atteggiamento.
La sensazione nitida è che il ragazzino vittorioso in tre settimane al Futures F10 di Santa Margherita di Pula, al Trofeo Bonfiglio e successivamente al Futures Itf Italy F12 di Lecco, appartenga a un livello tennistico superiore. Le classifiche non mentono: è salito al n° 1 Juniores, ha fatto irruzione nei 400 ATP. Alla sua età non è niente male, e c’è da scommettere che salirà nel ranking in poco tempo.
Gli elementi per affermare che Stefanos sia già “giocatore vero” sono numerosi. Proviamo a snocciolarli.
Durante il Futures lecchese, mentre sul Centrale infuriava una battaglia dei quarti di finale, Tsitsipas palleggiava sul campo a fianco, in allenamento, con il giovane uzbeko Jurabek Karimov (altro da seguire, seppur bizzoso): l’intensità, la pesantezza dei colpi, la facilità di gioco, erano nettamente superiori rispetto al match vero che si stava disputando a venti metri di distanza. Una differenza impossibile da ignorare.
Altro aneddoto che “fotografa” il ragazzo. Giorno della semifinale, prevista alle 17; alle 16.55 Tsitsipas è ancora sul Centrale ad allenarsi (non scaldarsi, allenarsi!) con il papà-coach Apostolos, e quando entrano i raccattapalle e gli addetti per livellare la terra, lui cosa fa? Si sposta sul campo a fianco. Vorrai mica interrompere le ripetute sullo slice di rovescio?
Questi dettagli, dicono i vecchi saggi, possono fare la differenza tra un normale sportivo e un campione. Tsitsipas ha vinto il Bonfiglio, è ora sulla bocca di tutti, ha un suo staff, è atteso al grande salto; ma gestisce la situazione come fosse affermato da anni, mantenendo un atteggiamento – in campo e fuori – da agonista esemplare.
Il ragazzo appare già molto centrato, e – a conferma di quanto visto – gli addetti ai lavori assicurano che la testa sia tarata soltanto sul tennis. La riprova è non averlo mai sentito lamentarsi in partita, se non in finale, dove ha protestato in maniera civile per un paio di decisioni arbitrali, accettando la decisione con serenità e tornando subito a pensare al gioco. A 17 anni non è affatto banale saper gestire il lato emozionale su un campo da tennis.
Anche le parole di Tsitsipas nelle interviste, e nei colloqui avuti durante la settimana, sono confortanti. “Sto giocando bene, sono in fiducia – ha spiegato il greco – È stato un mese ottimo, con la vittoria a Santa Margherita di Pula, al Trofeo Bonfiglio e ora a Lecco. Sono molto soddisfatto del mio torneo, vincere era l’obiettivo. Ho voglia di giocare tanti match anche se sento un po’ la stanchezza di questa lunga striscia positiva: 16 partite di fila”.
Dietro l’angolo c’è il Roland Garros Juniores al via lunedì, in cui sarà testa di serie numero uno. “Voglio farmi trovare pronto, non nascondo di puntare ad alzare anche quel trofeo, Lecco è stata un buon viatico”. Giova ricordare che nel 2015 il Futures lo vinse Tommy Paul, poi campione a Parigi…
Tsitsipas sa di poter arrivare in alto, e fissa traguardi ambiziosi, seppur graduali: “L’obiettivo entro la fine di questa stagione è l’ingresso nei primi 200 al mondo – commenta – ma punto a vincere uno Slam entro tre anni. Quale? Mi piacerebbe Wimbledon più degli altri”. Fiducia nei propri mezzi, dunque, ma anche predisposizione al sacrificio, per un mix necessario a compiere il definitivo salto di qualità.
La risposta data da Tsitsipas alla domanda “In cosa devi migliorare?” è la fotocopia di quello che si può pensare vedendolo giocare: “Mi sento assolutamente a mio agio con i colpi, ma mi manca qualcosa a livello fisico, e anche sotto il profilo della rapidità e della resistenza”.
Tutto vero. Stefanos ha un rovescio naturale, stilisticamente bellissimo, e un dritto che fa male, anche se perfettibile quando deve colpire ad altezza delle spalle; è molto aggressivo, “una precisa scelta tattica, non sono mai stato un difensore”, confida, e il tocco delicato si vede, sia che debba giocare la volée sia che debba variare effetto. Gli manca qualche chilo, in termini di potenza, e una rapidità che migliori il timing sulla palla. Deve salire di cilindrata, seppure sappia giocare, a 17 anni, un tennis “percentuale”, riuscendo a limitare i gratuiti per tenere sempre la palla in campo. Forse è proprio questo, più della bellezza del suo tennis, a colpire i suoi osservatori: la maturità tattica.
I paragoni, entro poco tempo, si sprecheranno, ma lui sa bene a quale “santo” votarsi: “Il mio idolo è Roger Federer, sia come persona che come giocatore. È una continua fonte di ispirazione, da quando avevo otto anni”.
Una prima somiglianza con lo svizzero c’è: il pubblico italiano tifa per il greco e applaude ogni suo colpo quasi come fosse l’eroe di casa. Potenza dell’amore per il tennis.
Flash
Varvara Gracheva cambia nazionalità: ora è ufficialmente una tennista francese
Dopo le indiscrezioni di un paio di mesi fa adesso è anche ufficiale: Varvara Gracheva abbandona i colori russi. Che il suo caso funga da apripista?

La notizia, per quanto la si volesse far passare in sordina, era nell’aria da qualche tempo. Vi avevamo già parlato un paio di mesi fa della volontà di Varvara Gracheva di cambiare nazionalità, desiderio finalmente (quasi) esaudito. Tennisticamente cresciuta in Francia – dove peraltro risiede da cinque anni – la classe 2000 nata a Mosca si sta consacrando nel corso di questa stagione. Ha iniziato l’anno da n°100 del mondo e, pochi mesi più tardi, ha raggiunto il suo best ranking al n°41 WTA. Tra gli highlights del suo 2023 ci sono le vittorie su Daria Kasatkina al primo turno dell’Australian Open (dove ha raggiunto il terzo turno), gli ottavi ad Indian Wells e Miami e la finale ad Austin, dove si è arresa soltanto all’ucraina Marta Kostyuk scatenando diverse polemiche.
Polemiche che ancor di più oggi sono estremamente attuali, come testimoniato dal botta e risposta in conferenza stampa tra Elina Svitolina e Aryna Sabalenka, dopo che la bielorussa ha strappato il pass per le semifinali. Tornando alla questione Gracheva, è il quotidiano francese L’Équipe a dare la notizia del suo cambio di nazionalità. Lunedì 5 giugno, infatti, Varvara ha ricevuto la conferma di essere stata ufficialmente naturalizzata francese lo scorso 25 maggio, anche se tecnicamente non può ancora competere difendendo il tricolore transalpino.
Potrà farlo soltanto quando sarà in possesso del passaporto che, come riferito sempre da L’Équipe, potrebbe tardare ancora qualche settimana prima di arrivare. Solo allora potrà tornare ad avere una bandiera di fianco al suo nome nel tabellone di un torneo WTA, visto che come sappiamo i giocatori e le giocatrici russi e bielorussi gareggiano da diverso tempo senza bandiera.
Che quello di Gracheva funga da caso-apripista? Per quanto quest’anno i tennisti russi e bielorussi non abbiano più restrizioni per competere – come invece accaduto l’anno scorso in Regno Unito – i problemi non sembrano essere finiti. Qualche settimana fa, in una storia su Instagram, la stessa Sabalenka dichiarò di non aver ancora ricevuto il visto per entrare in Gran Bretagna. Anche l’astro nascente Mirra Andreeva, in una conferenza stampa di un paio di giorni fa, ha fatto sapere di essere ancora in attesa del visto per sapere se potrà o meno entrare sul suolo inglese per partecipare al torneo di Wimbledon.
Sicuramente rappresentare la Russia o la Bielorussia non è semplice per un atleta che, magari, è anche in forte opposizione rispetto alle idee politiche del proprio paese. E chissà che questa non possa essere l’occasione giusta per andare a rispolverare l’albero genealogico.
ATP
Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale
Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.
Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.
Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic
Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.
Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic
L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.
Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza
Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.
Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria
Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari. Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.
Con la collaborazione di Andrea Binotto
Flash
Roland Garros: Sabalenka troppo potente, Svitolina si arrende in due set [VIDEO]
Aryna Sabalenka raggiunge la sua prima semifinale al Roland Garros battendo Elina Svitolina con un doppio 6-4. Muchova rimane ora l’ultima avversaria da sconfiggere prima della finale

[2] A. Sabalenka b. E. Svitolina 6-4 6-4
Aryna Sabalenka è la seconda semifinalista del Roland Garros 2023 ed è per lei il primo approdo tra le quattro migliori giocatrici dello Slam di Bois de Boulogne. Un successo piuttosto netto – almeno stando al punteggio, che recita 6-4 6-4 in un’ora e 38 minuti – quello maturato contro Elina Svitolina, di nuovo competitiva in un Major dopo la maternità (non raggiungeva un quarto di finale dallo Us Open 2021) ma incapace di difendersi troppo a lungo alle continue bordate da fondo della bielorussa (30 vincenti contro 7 complessivi), brava a disputare al meglio tutti i punti importanti.
Un incontro – al termine del quale, come da pronostico per ormai noti motivi extra-campo, le contendenti non si sono strette la mano prendendosi i fischi del pubblico – che ha mostrato una volta di più la crescita della n° 2 al mondo sul rosso, anche se a fine partita quest’ultima, intervistata da Alex Corretja, avrebbe comunque dichiarato di essersi allenata da più giovane sulla terra e quindi di non capire come mai sia spesso considerata una pura tennista da campi veloci. Fatto sta che la sua tattica, ovvero spingere su ogni palla alla prima occasione utile per sfiancare la continuità da dietro della rivale, si è rivelata proficua e non ha dato in effetti alcuna chance a Elina di avere margini di reazione o di controllo degli scambi. Per raggiungere la sua prima finale a Parigi, Sabalenka sarà ora opposta all’ostacolo Muchova. Svitolina tornerà invece tra le prime 100 e sarà n° 73 WTA lunedì prossimo.
Primo set: l’equilibrio fino al 4-4 si spezza in favore di Sabalenka, potente e implacabile alla conquista del parziale
Svitolina ha impostato la partita con un piano ben chiaro in testa. Contro una giocatrice così potente come Sabalenka, è necessario essere perfetti in difesa e, perlomeno sul proprio servizio, prendere l’iniziativa quando possibile. La condizione fisica invidiabile evidenziata nei primi giochi permette alla tennista ucraina di far funzionare la tattica preparata per contrastare l’esuberanza di Aryna, imperterrita nel mettere i piedi in campo alla prima chance utile e a martellare laddove trovi uno spiraglio. Due stili e due idee contrapposte che paiono inizialmente funzionare entrambe, senza che alcuna delle due riesca a racimolare una palla break.
Nemmeno il settimo gioco, quello classicamente mortifero per chi è alla battuta, è quello buono per la bielorussa per strappare il servizio ad Elina, salvatasi ai vantaggi con qualche clemente aiutino da fondo dell’avversaria. Si prosegue così sull’onda dell’equilibrio e della rapidità – soli 31 minuti per 8 game e pochissimi scambi prolungati – ma sul 4-4 il sottile filo si spezza. Era nell’aria il break in favore della n° 2 al mondo, che pian piano comincia a sfondare il muro avversario, e la sensazione è confermata nel nono gioco. Un turno in cui Svitolina abbassa leggermente l’intensità difensiva e al servizio e in cui l’aggressione immediata di Sabalenka paga, come sul punto del 30-40, con una risposta di rovescio vincente. Aryna non ha alcun patema a chiudere il set con un turno a -15 al cambio campo – a dimostrazione di una grande padronanza persino del suo fondamentale meno sicuro, ovvero la seconda solitamente ballerina, gestita invece con padronanza – e a sedersi a un solo parziale di distanza dalla semifinale.
Secondo set: più lotta ma stesso esito, sia nella tattica che nel punteggio
Ripresa la partita dopo una breve pausa, Sabalenka sembra poter subito prendere il largo con una palla break a disposizione, ma un attacco centrale di rovescio di Aryna punito da uno splendido passante incrociato di Svitolina sono i fattori che fermano lo slancio della bielorussa. Quest’ultima subisce addirittura il primo break della sua partita nel gioco successivo – anche in conseguenza di un doppio fallo sul 30-30 – ma rientra subito sul 2-1. Insomma, un inizio di secondo set decisamente più altalenante e meno decifrabile del primo.
L’impressione è però sempre la stessa: la difesa strenua e la regolarità di Svitolina poco possono, alla lunga, sulla potenza e la spinta costante di Sabalenka che, se limita gli errori, prende sempre il sopravvento. Presupposti tattici, questi, con i quali la bielorussa mette di nuovo il naso avanti. Break e 3-2 in suo favore, con l’attuale n° 192 WTA che si aggrappa ai suoi game di battuta ma che nulla può in risposta. Il gap costruito dalla testa di serie n° 2 viene abilmente condotto fino al traguardo, nonostante una leggera tremarella nel momento di servire per il match (0-30 iniziale). Ma i punti importanti sono stati tutti ben gestiti da Aryna, che approda dunque in semifinale con un doppio 6-4 alla seconda palla match utile.