L’editoriale di Ubaldo Scanagatta sulla questione del tetto del Roland Garros
La prima giornata interamente cancellata al Roland Garros dal 2000 (curiosamente anche all’epoca accadde il 30 maggio) ha mandato nello sconforto i giocatori che saranno costretti ad un tour de force e soprattutto gli spettatori che avevano comprato i costosi biglietti per la sessione del lunedì, tradizionalmente dedicata agli ottavi di finale. Non saranno di certo soddisfatti dell’integrale rimborso del biglietto da parte della FFT, ma almeno questo è un segno di rispetto da parte dell’organizzazione.
Guy Forget, chiamato a gestire l’imbarazzante situazione, con un tetto annunciato da quindici anni e che non sarà pronto prima del 2020 ,è stato molto in gamba, indicendo subito una conferenza stampa nel corso della quale non si è sottratto ad alcuna domanda sulla questione.
“ I giocatori mi hanno ringraziato per averli rimandati in hotel senza aspettare la fine del pomeriggio, qualcuno mi ha anche preso in giro dicendo che non sono fortunato” ha provato a scherzare il direttore del torneo. ” Se dovesse piovere anche domani non sarà una tragedia, sono cose che succedono anche negli altri slam, a New York hanno giocato la finale di lunedì più di una volta. Magari qualcuno dovrà giocare due giorni di fila, ma mi pare siano preparati per questo e comunque la programmazione la farò io non di certo i giocatori”.
Di certo non sarà felice Novak Djokovic che già l’altra sera è andato su tutte le furie quando il suo match contro Bedene ha rischiato la sospensione per l’oscurità, ma probabilmente no sarà il solo a dover giocare due giorni di fila. Per le donne tutto sommato non è un gran danno, in quanto nel circuito Wta sono abituate a giocare più o meno tutti i giorni al meglio dei due set su tre. Ma per gli uomini due giorni di fila al meglio dei cinque set possono avere ripercussioni anche sull’esito finale del torneo. In fondo sono in molti a pensare che il set finale della semifinale dello scorso anno, giocato da Djokovic contro Murray di sabato, sia risultato decisivo, sia sotto l’aspetto fisico sia sotto quello mentale, ai fini della sua sconfitta in finale contro Wawrinka.
Ma se i giocatori hanno diritto di lamentarsi, cosa devono dire gli spettatori, soprattutto quelli provenienti da lontano che hanno organizzato un viaggio di chilometri e chilometri sostenendo spese di ogni tipo, dai biglietti, all’albergo ai voli, per poi rimanere con un pugno di mosche in mano? Foget su questo è stato molto signorile, almeno a parole. Quando il direttore gli ha chiesto a quanto ammontano i danni per l’annullamento della giornata odierna, l’ex numero 4 del mondo ha preferito glissare (anche se più tardi ha parlato di circa 2 milioni di perdite tra rimborso dei biglietti, diritti televisivi e altro) precisando che la prima preoccupazione per il torneo sono gli spettatori.
E da questo punto di vista chiare e dirette sono state le frecciate lanciate a chi si oppone alla costruzione del tetto ad ai lavori di ampliamento del Roland Garros. “In Francia per rendersi conto dei problemi, bisogna che accada qualcosa di grave. Bisogna che tutti capiscano l’importanza di questo progetto, purtroppo tanti detrattori hanno fatto sentire la loro voce, rallentando tutto. Il Roland Garros deve essere un orgoglio per tutto il paese, non è un interesse solo tennistico, ci può consentire di avvicinare tanti bambini allo sport ma soprattutto può dare una spinta in più per la candidatura olimpica di Parigi 2024”.
In fondo sono problemi molto simili a quelli che vive Roma, con le dovute differenze tra uno Slam e…quello che qualche simpatica voce filofederale continua a chiamare quinto slam. Il tetto del centrale del Foro Italico è oramai oggetto di proclami ogni anno e sulla candidatura di Roma 2024 l’Italia come sempre è spaccata a metà. Parigi e Roma, così lontane e così vicine.