Roland Garros interviste, Muguruza: "Il mio tennis è stato dominante"

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Roland Garros interviste, Muguruza: “Il mio tennis è stato dominante”

Roland Garros interviste, finale: G. Muguruza b. S. Williams 7-5 6-4. L’intervista del dopo partita a Garbine Muguruza

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A quante domande hai già risposto alle quali non avevi pensato di rispondere?
Sono ancora un po’ shockata ed eccitata per quello che è appena successo. Penso che avevo bisogno di prendermi del tempo per festeggiare, perché con i giocatori di tennis va tutto così veloce. Devi immediatamente pensare ad un altro torneo. Ora voglio godermelo, non voglio pensare a nessuna domanda.

Quando hai avuto quei 4 match point e poi sei andata al servizio, cosa ti passava per la testa? Sembravi così composta.
Sì, è davvero difficile quando hai 4 match point e non la chiudi, ma è una finale e non c’è spazio per essere delusi o per le scuse. Avevo ancora la possibilità di servire e anche successivamente chissà. Io ho solo provato a rimanere calma e pensare a cosa dovevo fare ad ogni punto.

Puoi provare a descriverci le tue sensazioni durante quel lob? Ti ci è voluto un secondo per capire che avevi vinto.
È stato molto strano. Serena era davanti alla palla quindi io non sapevo se era dentro o fuori. Ho guardato all’arbitro e lui non ha voluto dire niente, il giudice di linea non ha voluto dire niente. Io ho fatto tipo: “Ho vinto il Roland Garros? Cosa è successo?” Quando ha detto “Game, set and match”, io ho reagito con una specie di “wow, incredibile, ho vinto”. È stato fantastico.

Ho visto che hai ricevuto un tweet da Rafa. Quando lo vedevi vincere tutti quei titoli, pensavi che un giorno ci saresti stata tu?
Sai cosa pensavo? Come può vincerne nove? Proprio ora io penso: è impossibile farlo di nuovo (sorride). Ma comunque, leggere quel tweet di Rafa è straordinario per noi. Questo è il torneo per gli spagnoli. Quando ti alleni da piccolo sulla terra desideri sempre di vincere il Roland Garros. Oggi è un grande giorno.

Congratulazioni. Come ti spieghi che il tuo primo titolo sulla terra sia il Roland Garros?
Beh, sicuramente non è male. Gli anni scorsi qui mi sentivo a mio agio, ho raggiunto due volte i quarti quindi non ero lontana. Insomma, è impossibile iniziare la stagione sul rosso meglio di così.

Come sei riuscita a non piangere?
No, stavo piangendo, ma stavo mettendo le mie lacrime da qualche altra parte. Ora continuo a pensare: incredibile che abbia vinto. Io ho pianto (sorride). Ma devo dire che ho cercato di rimanere composta. Quando ho iniziato il torneo, il mio obiettivo era di non essere molto emotiva e di provare ad ogni match. Non importa quale turno fosse, dovevo restare calma. Io non sapevo cosa fare onestamente, saltare, buttarmi per terra. In quel momento ho avuto quasi un attacco di cuore.

Sei sorpresa di te stessa per come hai affrontato la finale?
Beh, in ogni match che ho giocato per raggiungere la finale sono migliorata un poco. Oggi c’era solo questa sfida, affrontare la miglior giocatrice, e sai, bisogna fare una buona prestazione. Se giochi male, le chance di vincere sono davvero basse. Io lo sapevo. “Vai Garbine, questa è la tua opportunità, prendila, e respira” Più o meno ho fatto così (sorride).

Cosa hai imparato dall’altra finale Slam giocata contro Serena e sei stata capace di metterlo in pratica nel match odierno?
Sì, sicuramente, ma non soltanto da quel match, da tutti quelli giocato contro di lei. Ho la sensazione di aver sempre avuto delle chance e penso che a Wimbledon sia stata troppo nervosa e non riuscivo a controllare la cosa. È difficile dirsi di non essere nervosi. Oggi sono riuscita a mettere questa cosa da parte, mi dicevo di dimenticarmi dei nervi anche se non è facile. Quindi oggi avevo solo una impostazione mentale differente.

Pensi che la tua vittoria possa essere una ispirazione per le persone in Venezuela, anche se tu ti identifichi come una?
Beh, lo spero. Quando sei di ispirazione per le persone, quello è il meglio. Quando qualcuno ti dice: vorrei giocare come te, penso sia bellissimo da sentire, soprattutto dai bambini. Quindi spero di sì. Il Venezuela lo porto sempre nel cuore, anche se c’è una bandiera spagnola sotto il mio nome. Da lì ho un grande supporto, simile agli spagnoli, il che è fantastico. Io gioco per entrambe.

Quali consigli ti ha dato il tuo coach Sam Sumyk?
Io dico sempre che Sam è un gran professionista perché lui è stato ai massimi livelli, e non è facile trovare persone così. Io penso sia l’esperienza, la voce dell’esperienza a parlarmi alcune volte. Quando mi dice di fare una cosa perché è meglio così, è bello sentirlo perché c’è una ragione dietro e io mi dico di provarci. Quindi è l’esperienza.

Sembra che tu piaccia al pubblico di qui. Credi perché il tuo coach è francese o…
Oh no, spero non sia questo il motivo (sorride). Onestamente non lo so. Durante le due settimane ho sentito un grande supporto, forse vogliono solo che una tennista spagnola vinca il titolo. Penseranno: andiamo, sempre Nadal, cosa ne dite di una donna spagnola? Sono molto sorpresa del pubblico.

Come pensi di aver giocato oggi?
Considerando le circostanze, penso di aver giocato bene. È stato difficile entrare nel match perché siamo entrambe giocatrici molto potenti, quindi era difficile avere un punto con tre tiri. Era tutto incentrato sul servizio e la risposta, i primi due colpi. Penso che avrei potuto servire meglio, ma tutto sommato sono felice della mia performance.

Sei già stata numero 3 al mondo ad Ottobre lo scorso anno. Com’è possibile che tu abbia vinto solo tre tornei in vita tua? Quale credi sia stata la chiave tecnica oggi? Potrebbe essere che Serena non stava servendo molto bene e tu prendevi l’iniziativa?
La prima domanda, io credo che i tornei impostanti siano quelli durante i quali tu debba giocare bene, quelli che contano davvero, quelli che ti portano ai massimi livelli. Alla fine dello scorso anno mi sono detta: beh, ho fatto la finale in uno Slam e ho vinto quel torneo. Ma sono importanti e questo significa molti punti e dunque si raggiunge il top. Riguardo alla chiave? Io ho solo avuto un gioco molto aggressivo, ho tentato i miei colpi senza rimpianti. Non credo di aver fatto niente di speciale oggi, ci sono state solo molte coincidenze. Come posso spiegarlo?

Guardare Kerber vincere a Melbourne ti ha dato un po’ più di fiducia per questa finale?
Sì, ci ho pensato ieri. Quando vedi persone con facce nuove vincere ti fa pensare che tu potresti essere una di loro. Se Kerber ci riesce, o chiunque sia, posso farcela anche io. Sicuramente aiuta vedere facce nuove.

È pesante?
Sì, lo è. Ma questo non è quello che mi porterò a casa, me ne daranno uno più piccolo. È incredibile, è fantastico, il mio nome sarà su questa coppa, ora sono parte della storia del tennis.

Parlando del match, Mouratoglou ha detto che era nelle mani di Serena, tu hai dimostrato il contrario.
Sì, è vero. Prima ho sentito quel commento, ma lui è il coach di Serena, quello è il suo lavoro. Ma sai, io non faccio attenzione a questo, non lo condivido. Il mio tennis è stato dominante oggi e ne abbiamo avuto la prova.

Suppongo ora andrai a Maiorca a giocare sulla terra; è importante per le donne e per le tenniste avere una campionessa.
Sì, sono molto felice di giocare sull’erba in Spagna, sarà un po’ speciale. Ma credo sarà fantastico se io potessi giocare e le persone potessero venire a vedermi. Non mi resta molto tempo, ma dopo questa vittoria tornerò in Spagna.

Traduzione a cura di Paolo Di Lorito

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