(S)punti tecnici: Wimbledon 2016, come si può battere Djokovic?

(S)punti Tecnici

(S)punti tecnici: Wimbledon 2016, come si può battere Djokovic?

A pochi giorni dall’inizio del torneo più antico e affascinante del mondo, proviamo a capire dal punto di vista tecnico come si presentano al via i migliori giocatori del tabellone maschile. C’è qualcuno che potrebbe fermare Novak Djokovic?

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Novak Djokovic è il favorito su tutti, senza se e senza ma. Poche volte nella storia dello sport in generale, non solo del tennis, abbiamo avuto un caso tanto clamoroso di superiorità sulla concorrenza. Ma l’erba, per quanto rallentata e regolarizzata nel contesto generale della deleteria omologazione delle superfici, rimane il terreno di gioco più veloce e complesso da gestire anche e soprattutto per quanto riguarda la tecnica degli spostamenti e il footwork. In particolare, oltre alla necessità di stare sempre bassissimi, e di eseguire il maggior numero possibile di baby-step (passetti brevi e rapidi in ricerca della palla) con leggerezza e precisione, gli allunghi in scivolata sono molto difficili da controllare con successo, e il rischio di finire a gambe all’aria è in agguato a ogni affondo buttato giù con eccessiva potenza e insufficiente centralità dell’asse di equilibrio. In breve, si deve giocare “sulle uova” per essere efficaci.

Proprio questo fatto (la limitata possibilità di andare in allungo/spaccata laterale) potrebbe togliere a Novak una piccola percentuale di vantaggio nella capacità di difendere e coprire il campo. Il serbo è impressionante in questo specifico tipo di gesto atletico, caratteristico della terra battuta, che riesce a eseguire incredibilmente anche sul cemento, e che gli è valso, in tempi ben precedenti al soprannome “Robonole”, il simpatico apellativo di “Tiramolla”. Sull’erba andare in scivolata è come detto pericolosissimo, sulla palla o ci arrivi preciso e in equilibrio con i passi, e veramente basso di baricentro, o il trasferimento del peso sul colpo risulta impossibile.
Non servirà certamente ricordare i risultati recenti del numero uno del mondo per valutare l’evidente margine che Djokovic può vantare nei riguardi di chi lo segue in classifica, e quindi l’unico tipo di analisi tecnica che abbia un senso in questo tipo di situazione è proprio cercare di rispondere alla domanda del titolo: c’è qualcuno che potrebbe battere Novak, e impedirgli un clamoroso quinto titolo Slam consecutivo? E come potrebbe riuscirci?

Andy Murray, punti ATP alla mano, è quello attualmente più vicino (o meglio, meno lontano) dal “cannibale” che sta lasciando le briciole al resto del circuito. Il grosso problema dello scozzese, però, è il cosiddetto “match-up”: il numero due del mondo gioca in modo estremamente simile al serbo, però non così bene, e in questi casi (Roma a parte, ma è stato un episodio) il risultato è spesso scontato. Il “fattore erba” potrebbe però dare una mano a Murray, che a livello di tecnica pura degli spostamenti su questa superficie è lievemente superiore a Djokovic. Il campione del 2013 è più rapido e meno elastico con le gambe rispetto a Nole, e nei pressi della rete se la cava decisamente meglio. Entrambi questi “mini-vantaggi” non hanno praticamente peso su terra e duro, ma su erba qualche difficoltà al Djoker potrebbero crearla, sempre che Andy giochi al suo meglio. Kei Nishikori è più o meno nella situazione di Murray, gioco simile ma livello leggermente inferiore, con l’aggravante però di trovarsi poco a suo agio verso la rete e del non avere nella rotazione in slice un punto di forza.

Roger Federer è il miglior interprete del tennis su erba attualmente vincente, ovvero non il serve&volley puro ma un mix di variazioni, anticipi e pressione in verticale sempre a partire da fondocampo o dal grandissimo servizio. La leggerezza e la precisione degli spostamenti dello svizzero è esemplare, e non ci sono comparti tecnici in cui Roger non sia eccellente. Ma Federer si presenta a Londra dopo una prima parte di stagione non certo positiva, condita da guai fisici assortiti e sconfitte evitabili anche sulla stessa superficie prediletta del fuoriclasse di Basilea. Nei confronti di Djokovic, Roger potrebbe far pesare il suo grandissimo slice aggressivo di rovescio, e ancor più di Murray la migliore tecnica e tattica del gioco a rete. Ammesso e non concesso che Federer si presenti al via in buona condizione e in fiducia, quello che lui e Murray potrebbero cercare di fare nell’eventualità di uno scontro con Novak sarà portarlo il più possibile fuori dalla sua “comfort zone”, cioè tirarlo avanti verso la rete con i tagli sotto la palla e i drop-shot, per poi approfittare delle incertezze del serbo nei tocchi al volo e negli smash. Certamente è una faccenda rischiosa, perchè Novak al volo e con le palle sopra la testa potrà anche palesare tutti i problemi che vogliamo, ma in recupero verticale su palla corta, grazie alla rapidità dello scatto in avanti, riesce spesso a giocare ottimi contro-drop specialmente di rovescio.

Oltre che da un gran tennis su erba di Murray e di (forse) Federer, le uniche difficoltà per un fenomeno come Djokovic potrebbero arrivare dalla classica “giornata di grazia” di un outsider capace di sfondare il serbo con la potenza, come fece Stan Wawrinka a Parigi 2015. Il buon vecchio “Stan the Man” però su erba non si è quasi mai espresso alla grandissima, a causa dell’ampiezza delle aperture di cui necessita per sparare i suoi missili da fondocampo. Il principale indiziato per una ipotetica impresa simile potrebbe essere Nick Kyrgios, che ha già dimostrato di saper essere letale anche su questi campi, oppure Milos Raonic, sull’imprescindibile base di grandissime percentuali al servizio. Stesso discorso (ma ancor meno possibilità) per Jo-Wilfried Tsonga, Tomas Berdych o uno come Kevin Anderson. Purtroppo per loro, i grandi bombardieri vengono spesso imbrigliati e neutralizzati dalle grandissime risposte di Djokovic, e se si entra nello scambio alla pari il serbo se li mangia a colazione, su qualsiasi superficie. Il discorso vale ancor di più per i “big-server” puri come Ivo Karlovic e John Isner, prima o poi un paio di palle in risposta tornano, ed è finita lì.

I “giovani rampanti” Alexander Zverev e Dominic Thiem stanno venendo fuori bene anche sull’erba, ma a mio avviso hanno ancora un po’ di strada da fare prima di arrivare a rappresentare un pericolo per Nole. Su questi campi forse meglio Zverev, che ha saputo compattare molto efficacemente le aperture soprattutto di dritto, mentre Dominic si trova a dover gestire preparazioni e backswing molto ampi e a volte non abbastanza rapidi, stesso limite di Wawrinka. Richard Gasquet e David Goffin, per quanto molto bravi e adattabili a questi campi, sono semplicemente troppo leggeri come velocità di palla per pressare il serbo con la continuità e l’efficacia necessarie. Marin Cilic e David Ferrer sull’erba eviterebbero di giocare se potessero, il croato per i limiti e le difficoltà degli spostamenti che non sono il suo forte, e i due quarti di finale degli ultimi due anni sono stati un’impresa visto il tipo di giocatore, lo spagnolo perchè non ha le armi tecniche adatte a far male sulle superfici davvero veloci.

Rimangono i pochi, veri specialisti dell’erba, gente come Nicolas Mahut, Feliciano Lopez, Dustin Brown, Radek Stepanek e Sergiy Stakhowsky per esempio, che però sono una categoria sotto a Djokovic praticamente in ogni comparto tecnico meno il gioco a rete, e dovrebbero piazzare la prestazione leggendaria solo per fare partita pari. Allo stesso modo, i talentuosi e imprevedibili Florian Mayer e Alexandr Dolgopolov, capaci di inventarsi numeri da circo a tutto campo e in ogni modo possibile, così come l’ottimo Philipp Kohlschreiber o eventualmente Bernard Tomic, dovrebbero magicamente unire una caterva di vincenti a percentuali di realizzazione più che positive, eliminando o quasi gli errori gratuiti, e va da sè che l’impresa sarebbe ai limiti dell’incredibile.

In conclusione, non è certamente impossibile battere Novak Djokovic sull’erba, e ci sono diversi giocatori che potenzialmente potrebbero farcela, il problema è che si devono verificare contemporaneamente due condizioni molto rare: la proverbiale “partita della vita” di uno di loro, insieme a una “giornata storta” del serbo. Spesso e volentieri, sulle altre superfici, non è sufficiente nemmeno questo, ma se c’è una possibilità che sia una di avere la sorpresa dell’anno, credo che si possa verificare solo su questi campi. Buon Wimbledon a tutti!

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