Wimbledon, il più antico degli Slam, è noto anche per la particolarità del suo dress code: chi vuole giocare si deve vestire di bianco, dalla testa alle suole delle scarpe (Federer se lo ricorda bene, visto che proprio quelle, arancioni, gli costarono una multa). Stavolta però, a torneo neppure iniziato, è emerso un problema di abbigliamento di differente natura.
Durante le qualificazioni femminili in campo a Roehampton, più di una giocatrice si è lamentata della scarsa copertura fornita dai candidi vestitini firmati Nike. Troppo trasparenti e svolazzanti e dalla lunghezza troppo ridotta: bocciati senza appello. “Ti senti nuda” ha dichiarato la diciannovenne britannica Katie Boulter, “peccato perché è un vestito molto bello, ma mentre giochi sale fin troppo, e non è certamente la situazione ideale, durante un incontro, nel quale serve stare concentrate sul gioco, senza pensare a quello che si potrebbe vedere”. E dire che il rigido All England Club li aveva approvati…
La Boulter ha ovviato al problema trasformando una bandana bianca in cintura, mentre la ceca Lucie Hradecka ha preferito direttamente indossare sotto un paio di leggings.
The Nike design used as Lucie Hradecka's shirt at Roehampton is going to be Genie Bouchard's dress at #Wimbledon: pic.twitter.com/r3YI8bVhNw
— Ben Rothenberg (@BenRothenberg) June 21, 2016
L’azienda americana ha spedito alle giocatrici una e-mail in cui chiedeva di riportare i vestiti indietro per sottoporli ad alcune modifiche. Venti atlete, tra cui Eugenie Bouchard e le nostre Sara Errani e Roberta Vinci, avrebbero dovuto indossarli. Si salverà invece Serena Williams, il cui completo per i Championships è di un modello differente, disegnato appositamente per lei, che non presenta lo stesso tipo di problemi.