Wimbledon, uomini: Berdych non si distrae, Vesely cede alla ripresa

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Wimbledon, uomini: Berdych non si distrae, Vesely cede alla ripresa

Dopo i quattro set giocati ieri e l’interruzione per oscurità, Tomas Berdych ottiene due break nel parziale decisivo per superare Jiri Vesely. Al prossimo turno lo attende il sorprendente Lucas Pouille

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[10] T. Berdych b. J. Vesely 4-6 6-3 7-6(8) 6-7(9) 6-3 (Tommaso Voto)

Il nervosismo per le occasioni mancate (un break di vantaggio e 5 match point) non ha inciso su Berdych, che si aggiudica al quinto set il derby contro Vesely e centra i quarti di finale di Wimbledon, dove affronterà Lucas Pouille – nessun precedente tra i due.

Non è mai facile riprendere il giorno dopo una partita che vale un piazzamento importante in un torneo dello slam ed è ancora più difficile farlo quando ti trovi in vantaggio e poi, complice qualche svarione o errore banale, tutto torna in discussione. Il quinto set ha avuto un andamento speculare all’intera partita, con Berdych avanti e poi ripreso dal connazionale. L’epilogo stavolta è stato diverso, perché Vesely (dal 40-0) si è fatto controbrekkare commettendo un doppio fallo clamoroso. Ma l’attitudine complessiva di Jiri è stata negativa, con molti gratuiti e con un rendimento al servizio al di sotto delle sue possibilità. Dal 3-3 Berdych mette la freccia e chiude definitivamente all’ottavo match point, ma contro il francese Pouille dovrà evitare i cali di tensione, altrimenti per Tomas tutto sarà molto complicato.

Riavvolgiamo la pellicola del “film” ceco e torniamo alle emozioni di ieri sera, in cui Berdych ha mancato molte chance, ma è stato costretto dal coriaceo Vesely a dover giocare il quinto set. C’è da dire che il Manic Monday del taballone maschile è stato tutto sommato noioso e condizionato dai ritiri di Nishikori e Gasquet, che hanno lasciato strada ai loro avversari (Cilic e Tsonga) praticamente senza affanni.

Il derby ceco tra Vesely e Berdych ha movimentato il crepuscolo di Church Road, che hanno giocato uno dei tie-break più emozionanti degli ultimi anni. Il n.10 del seeding ha molto da recriminare, in quanto è stato avanti di un break e nel dodicesimo game ha avuto ben tre match point consecutivi, che Jiri ha annullato con autorità.

Si arriva al tie-break e tutto si infiamma, perché Berdych si lamenta con l’arbitro per l’oscurità, mentre Vesely trova nuovamente le energie perdute e si invola sul 6-1. Tomas annulla tutti e 5 i set point di Jiri ed addirittura si procura altri due match point, uno sul 7-6 ed un altro sul 9-8.

Il secondo ha poi una dinamica incredibile, perché Vesely trova la riga di fondo, ma il giudice di linea chiama la palla out. A fermare la gioia del top ten ceco è il giudice di sedia Lahyani che fa over-rule. Siccome c’è buio non è possibile chiedere il supporto tecnologico Hawk-Eye, quindi il punto si rigioca ed ovviamente a vincerlo è Jiri. Poi lo spilungone ceco con un meraviglioso dropshot chiude sul definitivo 11-9 e porta il derby al quinto. Le polemiche però non si arrestano, in quando Berdych chiede insistentemente di spostare il match sul centrale, che è dotato di tetto e di illuminazione. Del resto Tomas è consapevole che Vesely è ormai molto stanco ed al limite della resistenza fisica.

Le lamentele di Berdych non convincono Lars Graff e tutto viene rinviato al giorno successivo. C’è da dire che esiste anche un precedente dello scorso anno, quando, al terzo turno, Monfils-Simon furono spostati sul centrale per concludere il loro match, ma quella volta c’era di mezzo il Middle Sunday (la domenica di pausa a Londra che è quasi sempre rispettata), che avrebbe imposto al vincitore di giocare, poi, due match il lunedì.

Prima di questo condensato di emozioni e polemiche, il derby ceco è stato abbastanza monotono, con Berdych capace di salire di livello, dopo una partenza lenta, mentre Vesely ha dimostrato di essere un giocatore in netta ascesa, ma ancora non pronto dal punto di vista atletico. Jiri è un battitore efficace (prima di questa partita Jiri ha numeri al servizio eccezionali, 46 game di battuta vinti su 47 e 13 palle break salvate su 14), ma nello stesso tempo si muove con agilità, pur essendo un gigante di quasi due metri. Berdych è più legnoso negli spostamenti laterali, ma da fondo è in grado di trovare il vincente praticamente da ogni angolazione.

Il finalista del 2010 (perse da Rafa Nadal in tre set) è un tennista che sta vivendo una fase delicata della sua carriera, perché, nell’ultimo periodo, sono arrivate sconfitte evitabili e prestazioni sottotono. Il ceco è da anni stabilmente nella top ten, ma con l’arrivo delle nuove leve la sua permanenza nell’élite del tennis mondiale sembra decisamente in pericolo. Il momento più basso è certamente la sconfitta subita a Roma da Goffin con un duplice 6-0, debacle che ha poi portato al divorzio con l’allenatore Vallverdu, in modo da aprire nuove strade e nuovi orizzonti tecnici.

Queste sconfitte hanno sicuramente influito sulla psiche, già molto labile, del top ten ceco, che sembra smarrire le sue certezze quando è sotto pressione. Diversa è la situazione di Vesely, che dopo la vittoria contro Djokovic a Monte Carlo sembra aver raggiunto una maggior consapevolezza nei propri mezzi e combatte su ogni palla.

Subito il break in apertura di primo set, Berdych ci mette un po’ prima di riuscire a leggere il servizio del suo avversario, che quando mette la prima in campo fa praticamente sempre punto. Vesely controlla le operazioni con estrema tranquillità e passa a condurre 6-4. Tomas inizia a prendere campo, anche se non mette praticamente mai in crisi l’avversario in risposta. La situazione cambia sul 4-3 del secondo set, perché arriva l’impensabile, ovvero Jiri perde per la prima volta nel torneo il servizio e questo galvanizza, e non poco, il finalista del 2010. Tomas stavolta non si lascia intimorire, domina la tensione e chiude sul 6-3 e ristabilisce la parità. Il terzo set è molto equilibrato e si risolve al tie-break, in cui Berdych conquista il punto decisivo dopo vari capovolgimenti di fronte nel punteggio. La storia del quarto set è presto detta, perché Berdych ha fallito troppe occasioni, ma ha pagato soprattutto la sua fragilità caratteriale. Alla fine è dovuto uscire dal campo furioso, ma non solo per la questione dell’oscurità ma soprattutto per i suoi svarioni.

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