Andy Murray: tre finali vinte a Wimbledon, inclusa quella olimpica, e zero set perduti (video con Gianni Clerici)

Editoriali del Direttore

Andy Murray: tre finali vinte a Wimbledon, inclusa quella olimpica, e zero set perduti (video con Gianni Clerici)

La vera sorpresa non è la vittoria, pronosticata dai più. Ma l’aver servito meglio di Raonic. Oltre ad aver risposto da fenomeno: il canadese ha fatto solo 8 aces

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WIMBLEDON – Un Andy Murray praticamente irresistibile. Formidabile come sempre alla risposta, ma assolutamente straordinario anche al servizio. Quasi di più direi, se non fosse che Raonic su certe seconde palle avrebbe potuto rispondere meglio e quello è il suo limite. Andy ha mostrato una solidità nervosa a prova di bomba (le bombe di Raonic) quando rispondeva, ma la continuità con cui ha tenuto il servizio lungo tutto il match per me è stata ancora più impressionante. O quantomeno più inattesa.

Tralasciamo pure il fatto che durante il torneo lui – peraltro favorito dal fatto che i due avversari più temibili, Djokovic e Federer, glieli hanno tolti di mezzo Querrey e Raonic – è stato almeno una spanna (forse due) superiore a tutti quelli che ha incontrato. Infatti salvo i due set di black-out con Tsonga – ma, attenzione, occorsi quando lui era in vantaggio per due set a zero…e poi gli ha comunque affibbiato un 6-1 senza storia nel quinto- non ha mai perso un set, ha dominato tutti gli avversari della prima settimana. Ok, non erano straordinari, Broady, Lu e Millman… poi però ha dovuto fronteggiare anche il temibile (seppur nell’occasione deludente) Nick Kyrgios, colui cui tanti pronosticano un futuro da n.1 o top 5. Quindi, dopo il mezzo passo incerto con Tsonga, ecco tre set a zero e triplice, periodico 6-3 a Berdych, il primo dei secondi. Poi altri 3 set a zero, 6-4, 7-6 (3), 7-6 (2) a Raonic senza mai cedere un solo servizio, ma tenendoli tutti con facilità impressionante salvo quello nel quale – ma soltanto dopo 2 h e 12 minuti di finale quando nessuno avrebbe scommesso un copeco sulla rimonta del canadese – ha concesso le sole due palle break del match.

Approfitto per ricordare che l’ultimo campione di Wimbledon capace di rimontare in finale 2 set di handicap fu Henri Cochet nel 1927, dopo aver rimontato da 0-2 sia nei quarti sia in semifinale! Insomma, non è cosa che accada tutti i giorni, mi pare.

Andy non ha tremato nemmeno in quelle sole due occasioni in cui avrebbe potuto farlo: le ha annullate con una prima di servizio esterna e con un’altra “prima” a cui ha fatto seguire un palleggio sostenuto fin quando Raonic ha sbagliato il rovescio. Tutto qui. Per il resto un match assolutamente perfetto al servizio. Eppure come non ricordare che agli inizi di carriera si criticava di Murray proprio la debolezza del secondo servizio. Imputandogli scarsa personalità, poco coraggio. Soprattutto dopo le tre finali perse in Australia senza vincere un set la stampa britannica lo crocifisse. Era quando ricordavano sempre che era scozzese. Prima che… diventasse britannico, con la conquista dell’oro olimpico prima (2012) con il primo trionfo a Wimbledon nel 2013, 76 anni dopo Fred Perry.

Eppoi come ha giocato i tiebreaks! Non ha sbagliato una palla, mentre Raonic ha patito l’esordio in una grande finale. Tutti oggi erano curiosi di constatare se nel confronto fra la miglior battuta (o quasi con Karlovic e Isner) e la miglior risposta (o quasi, con Djokovic…) del circuito, avrebbe avuto la meglio l’uno oppure l’altro. Insomma, fra le incertezze di ogni vigilia, oggi si credeva che il match avrebbe anche potuto essere deciso, in ultima ipotesi, dal servizio di Raonic. E ciò pur dando per scontata la maggior completezza dello scozzese. Proprio nessuno si sarebbe aspettato che Murray sarebbe stato superiore…

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