Wimbledon interviste, Murray: "Sono più felice oggi di tre anni fa"

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Wimbledon interviste, Murray: “Sono più felice oggi di tre anni fa”

Wimbledon interviste, finale. A. Murray b. M. Raonic 6-3 7-6(3) 7-6(2). L’intervista del dopo partita ad Andy Murray

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Sono passate due d’ore da quando sei uscito dal campo. Puoi dirci le differenze di questi momenti rispetto a quando hai vinto nel 2013?
Sì, insomma, la cosa è diversa. Questa volta sono più felice e considero questa vittoria più per me stesso e per il mio team. Tutti noi abbiamo lavorato duramente per raggiungere questo risultato. L’altra volta è stato solamente puro sollievo e non mi ero goduto molto quel momento. Ero stato trascinato in ogni direzione mentre ora voglio solo rimanere con la mia famiglia i miei amici più cari. Voglio restare tra loro e assicurarmi di passare molto tempo in loro compagnia nei prossimi giorni.

Oggi hai giocato un match superbo. Credi che aver giocato tutte quelle finali con Novak e Roger ti sia servito da lezione?
Onestamente non stavo a pensare molto ai match precedenti. Vedevo semplicemente la cosa come un’opportunità per vincere un altro titolo a Wimbledon. Penso di essere stato nervoso tanto quanto lo sono stato nelle altre finali Slam, ma oggi ho sfruttato il mio piano di gioco molto bene e non stavo a pensare alle precedenti esperienze.

Oggi pensi di aver servito incredibilmente bene?
Oggi ho servito abbastanza bene e sapevo di doverlo fare. L’inizio è stato un po’ complicato perché il sole arrivava dritto su di te, ma la cosa valeva per entrambi e all’inizio del match non ho servito molto bene. Però con il passare del tempo ho ottenuto molti punti gratuiti grazie alla battuta. La mia seconda di servizio nelle ultime settimane ha funzionato bene.

Riuscendo a vincere Wimbledon una seconda volta pensi di aver raggiunto una nuova élite?
Onestamente non so cosa significhi in senso generale. Non ho avuto tempo per pensarci, sono semplicemente orgoglioso di essere riuscito a farlo di nuovo. Sai, negli ultimi anni ho avuto molte sconfitte dure nelle parti finali degli Slam e sono anche consapevole di quanto sia difficile vincere queste competizioni una sola volta. Fare il bis qui considerando tutta la pressione che c’è su di me, ne sono orgoglioso.

Dicci cosa farai a proposito della Coppa Davis la prossima settimana.
Domani ne parlerò con Leon. Fisicamente sto bene in questo momento, il che è normale dopo un match del genere. Mi sento come se potessi giocare altri cinque match, ma quando mi sveglierò domani mattina la cosa sarà differente. Domani ne parlerò con il mio team.

Vincere dopo essere diventato papà rende la cosa più speciale?
Sì, ho già parlato di queste cose molte volte nei mesi scorsi, questo ti cambia la vita. Avere un bambino ti da una prospettiva diversa e mi ha anche dato una motivazione in più, mi ha spinto a lavorare duramente per mettermi nella posizione di vincere questi eventi. Molte persone lo hanno detto, come Roger che quando ha avuto i bambini ha iniziato a giocare il suo miglior tennis. E Novak la stessa cosa. In questo momento mi sento più motivato che mai.

Hai detto che questa volta la vittoria è per te stesso. Quanto è difficile vincere per se stessi quando hai delle persone che ti dicono che devi vincere per il paese, per la Regina, per chiunque altro?
Guarda, io ovviamente voglio vincere per rendere felici tutti i fan. Non voglio dire che la vittoria è solamente mia, so che questo è qualcosa di molto più grande. Ma l’ultima volta è stato qualcosa di enorme, avere un britannico che vince Wimbledon. Era passato così tanto tempo e io mi sono sentito sollevato nel farlo. Era qualcosa che mi era stato domandato così tante volte durante la mia carriera ed inizi a metterti molta pressione. Ovviamente il mio lavoro nelle ultime settimane è stato quello di bloccare tutto ciò che mi sta intorno e ascoltare semplicemente il mio team.

Quanto è stata lunga la strada dall’operazione alla schiena fino a questo punto?
L’operazione alla schiena è stata dura per un anno. Negli ultimi due anni ho giocato bene negli Slam e fino a questo momento ho giocato le ultime tre finali, dunque sono buoni risultati. Ma comunque, considerando dove mi trovavo alla fine dell’anno scorso dopo l’operazione, è stata una lunga, lunga strada per rientrare. Non è facile recuperare da una cosa del genere proprio nel bel mezzo della tua carriera.

Per te quali sono state le chiavi per vincere il match di oggi?
Penso ovviamente di aver servito bene. Ogni volta che iniziamo uno scambio colpivo la palla in maniera pulita da fondocampo, dunque non permettevo che la palla restasse corta per fargli dettare i punti. Appena ero in controllo dello scambio cercavo di spostare la palla. Oggi penso di aver anche risposto bene per la maggior parte del tempo e cercavo di aumentare la pressione in questo senso, mettendo in campo più risposte possibili. La cosa ha pagato nei tie-break.

Come fai a leggere i suoi servizi così bene? Ha fatto solo 8 ace. Come facevi ad anticiparlo così vistosamente?
Mi sono allenato molto, ho allenato la mia risposta parecchio. La cosa non è casuale. Ci ho lavorato su e ho passato molto tempo. Il mio gioco parte da qui. Quando avevo 15, 16 anni e mi sono trasferito in Spagna non avevo allenato molto le mie risposte, ma quando sono entrato nel tour è qualcosa sulla quale ci ho dedicato molto tempo. Ora ci passo 30 minuti ogni giorno e non sono molti i giocatori che lo fanno; spesso si provano i servizi e le risposte alla fine della sessione ma questi sono i colpi più importanti in questo gioco e dunque bisogna allenarli molto.

Parlando di tutte le dure sconfitte che hai avuto, hai mai pensato che non saresti riuscito a tornare a questo livello?
Beh, no. Ne ho già parlato all’inizio del torneo, per me non è un problema cadere. Cadere e dimostrare che hai dato il meglio di te non è un problema. Io cerco di mettermi in una posizione dove posso vincere tutti questi eventi, ovviamente non vinco sempre ma le cose vanno così. Non bisogna aver paura di perdere e io ho imparato da tutte le mie sconfitte.

Il tuo gioco con gli anni è diventato più divertente. Hai constatato la cosa attraverso il pubblico oppure ti concentri sul risultato?
Beh, ora mi godo questi momenti molto di più rispetto a quando ero giovane. Mi metto molta pressione addosso in questi mesi, e ho la sensazione di essere in grado di giocare in maniera più aggressiva quando sono in queste situazioni. Mentre quando ero giovane ero molto preoccupato su quello che sarebbe successo e pensavo solo a vincere il match. Adesso sono in grado di giocare ogni punto molto meglio e il mio gioco forse è diventato più eccitante. Cerco delle soluzioni diverse che in passato non avrei tentato.

C’è stato un momento in cui hai pensato che non fosse normale che tu non avessi vinto più uno Slam?
Ovviamente mi sarebbe piaciuto vincere altri. Come ho già detto, i ragazzi con i quali ho giocato ne hanno vinti parecchi. Molte persone hanno detto che sono potenzialmente i 3 giocatori più forti di sempre. Io ho vinto qualche match contro di loro ma ne ho anche persi diversi. Se voglio vincere più di tre Slam devo trovare un modo di batterli. È raro vincere uno Slam senza giocare contro Novak, Roger o Rafa, ma io penso che il mio miglior tennis si trovi davanti a me e avrò altre opportunità per vincere. Ogni persona raggiunge il suo meglio in diverse fasi, alcuni prima dei vent’anni altri intorno ai venticinque. Spero che il mio debba ancora arrivare.

Cosa ha aggiunto Ivan al tuo team che non c’era?
Io penso che lui sia un leader, questo è importante. Io ho fiducia in noi e in quello che dice, soprattutto per via dei risultati che abbiamo avuto l’ultima volta che abbiamo lavorato insieme. Sotto la sua guida ho giocato il mio miglior tennis e lui ha sempre cercato di farmi giocare in maniera più aggressiva. L’ho fatto e ho ottenuto i risultati. Io penso che abbiamo una fiducia reciproca, lui è molto onesto con me e dice esattamente quello che pensa. Non mi piace sempre ascoltarlo ma spesso e ciò di cui ho bisogno.

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