Una normale follia da appassionati: la coda di Wimbledon

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Una normale follia da appassionati: la coda di Wimbledon

Racconto di un’esperienza da fare almeno una volta nella vita: amare il tennis e non andare a Wimbledon significa non aver compreso fino in fondo il “gioco del diavolo”

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Sapevo a cosa andavo incontro quando quattro ragazzi di un circolo tennis mi hanno chiesto di accompagnarli a Wimbledon. La mia prima Queue londinese risaliva all’ormai lontano 2004. Quando però la coda si faceva ancora direttamente nei marciapiedi di Church Road. Allora una sveglia, per la verità non certo impossibile, alle 5 del mattino, era stata sufficiente per ottenere un lasciapassare per il court numero uno, quello in cui giocava Roger Federer. Un‘esperienza bellissima, a cui fecero seguito altre molto più fortunate – l’esito positivo del sorteggio nel ballottaggio, il tocco magico all’ora “X” per l’acquisto in internet di un single ticket, a soli due giorni dalla partenza. Non ero quindi ancora dovuto ricorrere al dormire in tenda, per poter vedere un match di tennis. “Non sarà poi la fine del mondo”, mi sono detto accettando così l’invito dei miei giovani amici.

Dopo qualche prova di montaggio tenda, assolutamente necessario, qualche giorno prima della partenza, eccoci arrivati al sospirato venerdì sera. Dopo una normale giornata lavorativa si parte tutti ben equipaggiati, pronti a tutto, considerato soprattutto i primi giorni del torneo, in cui la pioggia l’ha fatta da grande protagonista. All’aeroporto di Venezia fa molto caldo e dopo circa un ‘ora e mezza di volo siamo sopra la Manica. Si riesce a vedere nitida la costa inglese e altrettanto nitidamente, solo un po’ più in là, anche un numero imprecisato di nuvole, più o meno minacciose. Detto fatto, a Gatwick piove, ma non ci scoraggiamo. E dopo un viaggio quasi più lungo del nostro volo, ospiti della ferrovia inglese (alla modica cifra di 16 sterline), passando per Clapham Junction, arriviamo a Southfields. La fermata del metro, prima di Wimbledon Park, che certo sarebbe la più vicina a Church road, se non fosse che il parco di comunicazione viene chiuso durante il torneo, proprio per accogliere i pellegrini del tennis, le loro tende, le loro borse, i loro viveri. È così che ci sentiamo quando alle 23.20 arriviamo all’ingresso del grande parco, accolti dagli stewards, oltre che da un cielo clamorosamente stellato, con un venticello alquanto gelido a darci il benvenuto.

Ci indicano il nostro piccolo spazio per piantare le tende, all’inizio della fila numero 6. Mentre siamo, con tanto di pila, intenti a costruire il nostro albergo, ci viene consegnata la tanto agognata Queue Card. Numero 1934. Qui si vince un ingresso solo sui campi laterali. 500 sono infatti i tickets riservati al centrale, dove giocherà Andy Murray, altri 500 sul numero uno, con protagonista Djokovic nel prosieguo del match con Querrey, altri 500 andranno infine al court numero 2, con Kerber, Kvitova,Bouchard, Cibulkova ed il match Tsonga-Isner. Si arriva a 1500, 434 posti di distanza dal nostro 1934. Ma tant’è, la nostra preoccupazione è ora quella di finire di sistemarci. Impresa riuscita. Fa un freddo notevole, sugli 8 gradi, con un terreno umido nella migliore delle ipotesi, in alcune zone il prato si è però trasformato in vera fanghiglia. Ottimo per le nostre schiene, quasi al pari di un soggiorno in un centro termale. Le prime due ore passano in qualche modo vista la stanchezza fin qui cumulata, poi decido di fare un giretto ricognitivo. Ma tempo 5 minuti cambio immediatamente idea. Ho i brividi da quanto fa freddo. Continua a tirare un’aria davvero gelida. L’accampamento, che appare quasi infinito da quanto è grande, è per lo più tutto in silenzio, in attesa dell’indomani.

Wimbledon 2016 (foto Roberto Dell'Olivo)

Wimbledon 2016 (© Roberto Dell’Olivo)

Poco più tardi iniziano però ad arrivare altri numerosissimi ospiti. Tutti senza tenda. Una bella copertina, da distendere sul prato, è per loro sufficiente e per riscaldarsi decidono di parlare a lungo. Sono le tre del mattino, ed alle sei ci è stato detto di doverci assolutamente alzare e disfare l’accampamento. Ma in queste condizioni, alle 5, siamo ormai tutti altro che svegli. Pronti ad ammirare un’alba mozzafiato e salutare i veri guardiani; una ventina di papere passeggiano attorno le nostre tende vicine al loro laghetto, da cui si può scorgere il tetto del campo centrale di Wimbledon.

Wimbledon 2016 (foto Roberto Dell'Olivo)

Wimbledon 2016 (© Roberto Dell’Olivo)

C’è il tempo per una colazione molto English (bacon, salsiccia, uova strapazzate) ideale a queste ore del mattino. Preferisco accontentarmi di una cioccolata calda, dopo aver lasciato alla consegna bagagli tutto il possibile, salvo la mia macchina fotografica. Siamo finalmente pronti per incamminarci verso il tempio del tennis, quando alcuni steward si avvicinano con dei braccialetti in mano. Incredibile. Non ci volevamo credere. Molti pellegrini non si sono incamminati con noi, hanno solo spostato di posto la loro tenda, rimettendosi nuovamente in coda. Sono decisamente molto più pazzi di noi. Resteranno a dormire anche sabato e pure domenica pur di assicurarsi il posto sul campo centrale e vedere giocare Roger Federer il lunedì. Ma siamo loro eternamente grati, grazie infatti al loro sacrificio, noi otteniamo la possibilità di comprare, al modico prezzo di 60 sterline, l’ingresso al court numero 2. Diversi bei giocatori oggi sono protagonisti sui laterali, ma è sempre meglio avere un posto numerato e poi cercare di vedere anche i vari Gasquet, del Potro, Dimitrov. Quando esci solo per una pausa fisiologia da un laterale, poi devi rifare l’ennesima coda di giornata per rientrarci. Insomma questo biglietto sul campo numero 2 vale davvero quanto l’oro. Ed ora ancor di più con la svalutazione della sterlina per l’uscita della Gran Bretagna dalla zona Euro. Per di più c’è il sole, la giornata si sta mettendo decisamente per il meglio.

Lungo il percorso vediamo un insegna alquanto familiare: “Lavazza”, the coffee of Wimbledon. Una foto è d’obbligo, ancora di più bere un ottimo cappuccino offerto a tutti i frequentatori della coda notturna. Si incomincia a ragionare.

Wimbledon 2016 (foto Roberto Dell'Olivo)

Wimbledon 2016 (© Roberto Dell’Olivo)

Solo qualche metro più in là riconosciamo Tim Henman e la mamma di Andy Murray palleggiare con le palline di spugna proprio con alcuni ragazzi. Insomma qui tutto è organizzato perché la coda possa essere un divertimento, per dimenticare la notte all’addiaccio. L’entrata a Wimbledon, di lì a poco, farà dimenticare tutte le fatiche delle ultime ore. E non importa che poi a singhiozzo pioverà ancora un po’ nel corso della giornata. Alle ore 21.30 siamo ancora all’interno dei cancelli di Church road a seguire il tie break del terzo set di Tsonga contro Isner, dopo aver visto tra gli altri anche i nostri italiani Seppi, Fognini e Vinci impegnati in doppio. C’è chi si è pure innamorato della tennista slovacca Cepelova, preferendola addirittura alla Bouchard. Personalmente sono soddisfatto di aver rivisto in campo Juan Martin del Potro, dopo tutti i suoi problemi ai due polsi. Insomma tutti hanno un motivo per essere soddisfatti, anche Elisa che, pur non incontrando il suo “Roger Federer”, è riuscita ad entrare nel Centrale dopo un’altra estenuante coda. Un campo dove è bello esserci, chiunque stia giocando in quel momento. È così che stanchi e contenti ce ne ritorniamo a prendere le nostre valigie, con destinazione un vero albergo. Finalmente si potrà dormire sul serio qualche ora. Con la convinzione che ne è valsa davvero la pena. Wimbledon resta pur sempre Wimbledon.

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