Chissà se è davvero così entusiasmante avere una figlia campionessa. E chissà se invece, dietro la banalità del padre padrone non ci sia qualcosa di più complesso, di meno scontato, che solo chi passa dalle difficoltà della paternità può conoscere. E chissà, infine, se nel complicato rapporto tra padre e figlia sia sempre il primo il tiranno.
Chiacchierare con Sergio Giorgi ha il pregio della piacevolezza. Il capellone che si agita in tribuna, il funambolico personaggio che attrae le telecamere quasi quanto il campo in cui gioca la figlia, l’accigliato papà che in sala stampa sta bene attento alle domande che fanno questi strani personaggi occhialuti e con il taccuino e che interviene per tradurre qualche passaggio che magari Camila ha semplicemente non sentito, esaurito il lavoro di “papàdicampionessacheperòancoranonloè” si ferma di buon grado, forse attratto dalla promessa, falsa ovviamente, di perdere solo un quarto d’ora. Se vi aspettate un funambolo spara-giudizi rivedete i vostri pregiudizi. Sergio Giorgi, avviluppato dalla chiacchiera dell’intervistatore, ha opinioni salde ma spesso si ferma a cercare di focalizzare meglio quello che vuole dire. Sergio è sì ciarliero, ma con giudizio. Quello che è venuto fuori è il ritratto di un uomo che non vive solo per sua figlia e che un po’, come confesserà, la teme.
“Mi sono trasferito a Macerata dove mia moglie insegnava. Ho cominciato a lavorare in amministrazione, ma sono un uomo di sport, difficile rimanere fermo. E non ne avevo neanche tanta voglia. La guerra alle Malvinas l’ho fatta davvero, sono stato soltanto fortunato ad uscirne vivo. Quando Camila venne da me dicendo che voleva fare tennis l’ho tenuta sul campo nonostante le mani infreddolite e indolenzite. Aveva sei anni. Non si è lamentata un momento.
“Mi piaceva il tennis, avrei voluto far parte di quell’ambiente. Evidentemente credevo potesse essere migliore. Ma è del tutto impossibile farsi qualche amico, pensano solo ai soldi. Tutti che cercano di spillarti soldi. Si avvicinano solo per quello e se mai dovessi trovarti ad aver bisogno di qualcosa non li troverai mai.
“Io ho studiato medicina, non mi serve qualcuno che mi dica come allenare Camila. Che poi li ho provati alcuni di questi preparatori atletici, tecnici. Hanno delle idee stereotipate, non c’è verso di spiegargli che le loro nozioni vanno interpretate a seconda della giocatrice che si trovano ad allenare. Semplicemente non sono interessati. Guardavano Camila giocare dentro al campo e sentenziavano ‘non vincerà qui, non vincerà lì’. Sarò stato sfortunato, ma davvero non ne ho mai trovato uno. Può sembrare strano ma solo Bollettieri l’ha lasciata fare. O forse non è strano, forse è per quello che è Bollettieri.
“Del resto il risultato di questi allenatori lo vedi no? Giocano tutte uguale, c’è qualcuna che ti piace come gioca? A me no, non piace nessuna. Per carità bravissime ragazze, fortissime, ma ti divertono? I metodi di allenamento di Camila arrivano da vari sport, dalla boxe soprattutto, ma mi piace molto anche Bielsa. El loco? Dai, non caderci anche tu. Bielsa dice che la fase difensiva serve solo per recuperare il pallone ma poi devi attaccare, è quello che è divertente. Io andavo pazzo per Oscar de la Hoya, che si difendeva per attaccare. Camila non si difende? Camila attacca. Anche fuori dal campo…
“La famiglia non è importante: è l’unica cosa che conti davvero. Mia moglie, i miei figli, a me non serve altro. Io forse sono un idealista, ma mi piacerebbe fossimo tutti come una famiglia. Quando mi ero avvicinato al tennis avevo una visione idealizzata di questo mondo. Non hai idea della delusione, a nessuno frega niente di nessuno, sono tutti attaccati ai soldi. Ah, te l’ho già detto? Il contrasto tra le aspettative e la realtà non poteva essere più stridente. Tutti quelli che si avvicinano è perché vogliono fare dei soldi, vogliono fare gli agenti di Camila… Se poi hai bisogno di loro ovviamente spariscono tutti. Sì mi ripeto, ma questa è stata davvero una sorpresa.
“Di una cosa sono non so se orgoglioso o contento, cerca tu le parole: nessuno è in grado di dirmi niente in faccia solo di dietro, quando non sento. Prendi Binaghi: è un poveraccio, mi telefona e fa tutto il gentile poi dice quelle cose. Che mi frega? Se è gentile perché devo litigare poi sono problemi suoi. Certo che non finisce qui, ho il mio avvocato che sta lavorando, ma la verità è che possono dire tutto quello che vogliono su di me, non me ne frega niente. Ma che non provino a toccare Camila. A te non ti conosco, sembri simpatico ma chi può dirlo? I tuoi colleghi… sono dei poveracci, ma in senso diverso da Binaghi: li hai letti gli articoli? Ah no? Leggili. Uno ci difendeva? Non lo conosco. Ma io non ce l’ho con loro, li capisco, devono lavorare. Ah preferisci non scrivere i nomi? Per me puoi fare come vuoi. Forse meglio di no, ti capisco. Pietrangeli? Dai vabbè che vuoi che facciano, sono lì per quello…
“Come mai non c’è mia moglie? Il glamour di Wimbledon? A mia moglie non gliene frega niente, è rimasta a casa. Hai visto com’è brava con i vestiti? Era bellissimo quello di oggi, ma anche gli altri.
“Una volta volevano Camila per non so quale pubblicità. Mi dicono ‘diamo 2.000 € a Pennetta, 1.000 a Errani’. Bene, se volete Camila me ne dovete dare 15.000.
“[la partita con Muguruza] l’ha persa perché viene da un infortunio, alla fine non riusciva più a giocare. Quella vera è quella del secondo set, la vincitrice del Roland Garros, che giocava benissimo, non sapeva che fare.
“Sono un apolitico, per me sono tutti uguali, gente che non ha un lavoro, che non si interessa di nulla. In Argentina sono cresciuto quando c’erano i desaparecidos ma secondo te adesso in sudamerica è tanto meglio? Hai idea di quanta gente sparisca senza che se ne sappia nulla?
“Cosa succederà quando Camila avrà trentanni? E cosa ne so, tu lo sai? Io non vedo l’ora che si sposi, che faccia la sua vita. Stiamo bene insieme, poi si vedrà, magari mi lascerà libero… Ogni tanto le dico di staccare ma lei quasi si arrabbiava, meglio non contrariarla. Certo c’è il tennis, ma il tennis è un pezzettino di vita, la vita è di più, anche se a volte non sembra. Timida Camila? Come no, nel dubbio meglio non contrariarla…
Durante la chiacchierata nei divanetti dell’All England Club è passata Camila. “Sì stasera andiamo, insieme a tuo fratello. Va bene, finisco”. Il lampo negli occhi di Camila era “non starai dicendo sciocchezze eh?”. Chi era il tiranno?