Fabio non basta, Argentina 2-1. La difesa di Barazzutti: "È stato un gran match" (Crivelli). Italia, rimonta e poi beffa. Ora c'è l'emergenza Seppi (Strocchi). Aggrappati ad un Fognini infinito (Semeraro). Il tuttofare Fognini non salva il doppio, con l'Argentina diventa durissima (Clerici). Coppa Davis, Fognini non basta: l'Italia ko (Frasca)

Rassegna stampa

Fabio non basta, Argentina 2-1. La difesa di Barazzutti: “È stato un gran match” (Crivelli). Italia, rimonta e poi beffa. Ora c’è l’emergenza Seppi (Strocchi). Aggrappati ad un Fognini infinito (Semeraro). Il tuttofare Fognini non salva il doppio, con l’Argentina diventa durissima (Clerici). Coppa Davis, Fognini non basta: l’Italia ko (Frasca)

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Fabio non basta, Argentina 2-1 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un miracolo a metà, quell’urlo strozzato in gola e il quarto di finale che diventa d’improvviso una difficile e temeraria scalata al cielo, adesso bianco e azzurro come i colori dell’Argentina sorridente dietro gli abbracci e le lacrime di Del Potro e Pella, doppio improvvisato (mai lo avevano giocato in Coppa, nemmeno con altri compagni) capace di non tremare, quando Fognini e Lorenzi, duo azzurro per cause di forza maggiore (Seppi ha qualche problema fisico), risale di cuore e coraggio, fermandosi però a un passo dal sogno. Siamo sotto 2-1 e ci aspetta una domenica di fuoco, non soltanto per il solleone rispuntato dal mare: Fabio oggi tornerà in campo per primo (e al caldo del mezzogiorno) contro Delbonis dopo aver giocato 5 ore e 28 minuti ieri, mentre Seppi soffre per un polso malandato che lo ha costretto a una risonanza magnetica, seppur capitan Barazzutti professi fiducia: «Intanto speriamo di pareggiare, e poi nell’eventualità Andreas sarebbe quasi sicuramente disponibile». BRUTTO INIZIO Questa è la Davis, con le emozioni mai scontate e il carico d’umore che può mutare in minuti, se non attimi. Con ancora negli occhi la straordinaria esibizione di Fogna contro Monaco, dominato ben oltre il punteggio grazie a due set magistrali (alla fine, 24 vincenti a 7 e una lezione con il dritto), l’inizio del doppio è una spada nel cuore: Lorenzi perde i primi due servizi, Del Potro fa il totem e si limita a ridurre gli errori, lasciando a un disinvolto Pella il compito di cannoneggiare. Il primo set dura appena 33 minuti, il secondo è di nuovo sofferenza ogni volta che batte Paolino e l’unico brivido è la scaramuccia senza conseguenze tra Fognini e Delpo perché l’argentino ferma uno scambio per una pallina persa da una ball girl. E quando i gauchos mettono in casa pure il tie break del secondo set, pare che solo la torcida albiceleste avrà una serata di musica e ovazioni. LA RIMONTA Eppure non è finita, non lo è mai quando il destino di un match dipende dalle sensazioni, dai momenti, da una palla fuori o dentro per centimetri. Fognini annulla un break point nel primo game del 3 set, delicatissimo. E d’improvviso la musica cambia, Fabio chiede e ottiene di invertire le posizioni (adesso è lui a sinistra per giocare i vantaggi) mentre Pella si imbrocchisce d’acchitto e offre gratuiti come se piovesse, specialmente con il dritto. Dopo un’ora e 59′ arriva il 1 break italiano (3-1 terzo set), poi anche il parziale, e altri due break nel 4° che permettono di completare la rimonta, esaltata da una fenomenale voleé di rovescio del numero uno azzurro. E chi ci ferma più, esulta la gente di Pesaro. E invece le 3 palle break non sfruttate per salire 4-3 e servizio nel quinto ci tarpano le ali, spengono Fognini e tornano ad esaltare Pella, che non sbaglierà più e non soffrirà di braccino quando gli tocca chiudere la contesa, nonostante nel game precedente gli argentini avessero già avuto un match point. Game over, è tempo di rimpianti: «Analizzata a freddo – ammette Lorenzi con la faccia scura – almeno un paio di quelle palle break potevamo giocarle con meno timidezza, ma è andata così. Dopo un brutto primo set, abbiamo avuto il merito di crederci lo stesso, peccato essere arrivati così vicini all’impresa senza assaporare il successo». E Fogna, trasportato per tutto il giorno dal tifo della moglie Flavia, capoclaque con tanto di tricolore sulle guance, rilancia: «Secondo me, per come abbiamo giocato dopo i primi due set, meritavamo un po’ di più, ma dobbiamo accettarlo. Perdere così fa male, se avessi avuto la sfera di cristallo e fossi stato sicuro della sconfitta, avrei preferito fosse arrivata in 3 set, almeno avrei risparmiato tanta fatica». STANCHEZZA L’eroe è stanco, ma la patria chiama. Per attraversare il deserto e tentare di ribaltare la sfida in un pomeriggio, lasciando che sia l’ultimo incrocio a decidere, non si può prescindere dal talento e dall’attaccamento di Fabio: «Deve pensare a giocare la sua partita tranquillo – lo sprona il commissario tecnico – sarà sicuramente stanco, ma darà tutto». La risposta all’appello è quella di un cavaliere fedele: «Sicuramente adesso sento un po’ la fatica -ammette Fogna – ma devo ripartire da queste due partite e secondo me, nonostante la delusione del doppio, il bicchiere è mezzo pieno. Perché contro Monaco ho giocato due set perfetti, ritrovando completamente il mio miglior tennis e nel doppio è uscito il carattere. Forse sarebbe stato meglio cominciare il mio primo singolare già venerdì, ma il passato non conta. Devo solo recuperare bene, dormire bene e poi metterci tutto quello che mi è rimasto». Ancora una volta a guidare l’esercito, anche se capitan Corrado Barazzutti per una volta biasima la sorte: «Fabio ha giocato otto set in un giorno e più di cinque ore e nonostante il suo straordinario sforzo abbiamo un punto in meno. Ma il discorso non è chiuso». Silenzio. Ora parla Fabio

 

La difesa di Barazzutti:” E’ stato un gran match” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Da fuori si soffre, si palpita, si esulta e si impreca. Simone Bolelli, titolarissimo del doppio azzurro adesso fermo fino al 2017 per l’operazione al tendine del ginocchio sinistro, nel box tricolore freme e, nei momenti più caldi, vorrebbe addirittura saltare in campo e giocarsela lui. Alla fine, nonostante la delusione, ha solo zucchero per i compagni: «Hanno iniziato male, non era facile risalire ma loro hanno avuto la forza e l’orgoglio di crederci fino in fondo, la partita è girata attorno a qualche punto». Del resto, Fognini e Lorenzi avevano giocato insieme a Montecarlo, ma il senese non era mai stato titolare in doppio in Davis: «Capisco Paolo – lo giustifica Bole – la Coppa è sempre una bestia difficile da domare. E’ partito lento, ma poi è salito, secondo me alla fine ha giocato bene. Quanto a Fabio, lui può giocare il doppio con chiunque. Piuttosto, mi ha sorpreso Del Potro, sappiamo che è formidabile, ma in doppio non lo conoscevamo, è stato molto forte e paziente. E comunque meglio stare in campo che soffrire da fuori». SCELTE Lui, Delpo, tornato in nazionale dopo il lungo infortunio ma soprattutto dopo anni di tensioni con la federazione (e qualche compagno), rimira soddisfatto l’impresa: «Sono contento di aver dato il meglio del mio tennis proprio nel momento decisivo. E’ molto importante essere davanti 2-1. Pronto per il singolare? Se verremo chiamati, Guido (Pella, ndr) e io ci faremo trovare pronti». Senza volerlo, dalle sue parole traspare netta la bocciatura per Monaco travolto da Fognini, fermo restando che il 5° match dipende dalle sorti dell’incrocio tra Fabio e Delbonis. Cui si aggrappa Barazzutti: «Spero di arrivarci e spero giochi di nuovo Monaco, se è quello che abbiamo visto… Sinceramente, dovesse diventare necessario l’ultimo singolare, come spero, non saprei chi potrebbe scegliere il loro capitano. Intanto voglio fare i complimenti e Fabio e Paolo, hanno giocato un gran match nonostante il k.o. E l’Italia non si arrende».

 

Italia, rimonta e poi beffa. Ora c’è l’emergenza Seppi (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Dalla gioia per una lezione dl tennis rifilata all’avversario al rammarico per una sconfitta in 5 set mancando di un soffio la rimonta. E il concentrato di emozioni vissute in poche ore dall’Italtennis: non riesce il tentativo di ribaltare lo svantaggio iniziale, la squadra azzurra di Coppa Davis chiude sotto per 2-1 anche la seconda giornata del quarto di finale con l’Argentina, sulla terra battuta del Tennis Club Baratoff, e ora si ritrova con le spalle al muro in vista dei due singolari conclusivi odierni. Non basta un Fabio Fognini versione de luxe, davvero ingiocabile (almeno per due set), contro Juan Monaco. Sotto gli occhi della moglie Flavia Pennetta, in versione ultra con tricolore disegnato sul viso, il ligure domina fin dalle prime battute, impedendo al 32enne di Tandil di entrare in partita: 6-1 6-1 i primi due set in poco più di 40′, davvero una rarità in Davis, su questa superficie. II sudamericano prova a resistere, nel terzo da 1-3 sotto risale 4-3, complice un po’ di nervosismo del giocatore di Arma di Taggia, il quale ritrova lucidità e colpi per chiudere 7-5 firmando il prezioso pareggio italiano. II CAMBO Un paio d’ore e Fognini è dl nuovo in campo, però non al fianco di Andreas Seppi, fermato da un dolore alla mano destra in fase di riscaldamento: la risonanza magnetica esclude lesioni e parla di infiammazione, ma la presenza del 32enne di Caldano nell’eventuale quinto incontro sarà da valutare fino all’ultimo. Barazzutti per il doppio contro Del Potro-Pella opta per Paolo Lorenzi, al debutto in questa veste in Davis dove ha disputato 5 singolari. E la tensione in avvio blocca proprio il senese, costretto a incassare un doppio break che consegna il 6-1 ai rivali. Gli azzurri non riescono a procurarsi occasioni quando servono gli avversari, ma con le unghie portano il secondo set al tie-break, perdendolo però 7 a 4. La mossa di riportare Fognini in risposta a sinistra (posizione che tiene quando gioca con Simone Bolelli) infonde maggiore solidità alla coppia azzurra, che vola 4-1 con 10 punti consecutivi e allunga la sfida alla quarta partita. Un passaggio a vuoto di Pella, il meno esperto dei quattro, agevola il recupero dei due italiani, che con un altro 6-3 si guadagnano il 5° set dove, in un’altalena di emozioni, i nostri se la cavano da un paio di situazioni delicate, poi sul 3-3 non sfruttano tre chance per il break sul mancino Pella e invece cedono il servizio con Lorenzi. Del Potro, proprio l’uomo più temuto alla vigilia, sale in cattedra nel momento chiave e consente al team albíceleste e ai suoi tifosi calienti di fare festa «Sono dispiaciuto peri ragazzi, hanno disputato un grande incontro, dopo aver iniziato male – il commento di capitan Barazzutti -. E’ mancato pochissimo, peccato, perché Fognini ha giocato otto set in un giorno solo e nonostante questo sforzo siamo sotto 2-1. Il discorso però non è chiuso».

 

Aggrappati ad un Fognini infinito (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Vogliono cambiaria, addomesticarla, mutilarla ma la Coppa Davis è bella cosa, una gara fossile ma capace di emozionarti, stravolgerti, mescolando talento e orgoglio, di farti impazzire, nel bene e nel male. E ieri, per l’Italia, è stato soprattutto male. Prima l’illusione, poi la grande delusione di ritrovarsi sotto 2-1 nel quarto di finale contro l’Argentina al Baratoff di Pesaro. Una giornata prima entusiasmante, poi amara, dominata da Fabio Fognini, in campo dalle 11 di mattina alle 7 di sera con appena due ore di intervallo fra il singolare (rinviato venerdì per pioggia) vinto in tre set contro Juan Monaco, che ha dato il punto del provvisorio 1-1 agli azzurri, e il doppio perso in cinque, dopo 3 ore e 50 di battaglia scorticanervi, a fianco (sorpresa) di Paolo Lorenzi contro il duo gaucho, anch’esso inedito, Del Potro-Pella. Il protagonista è stato lui, il Fogna versione Davis, un trascinatore che incanta per le magie che gli escono dalle corde, ma alla fine a ridere è l’Argentina, che oggi si ritrova in tasca due match-point per guadagnarsi la semifinale di Coppa contro la vincente fra Serbia e Inghilterra. Il programma prevede, a partire dalle 12.30, prima lo scontro fra i numeri 1 Fognini e Delbonis, poi l’eventuale quinto match-spareggio fra Seppi e Monaco, ma bisognerà vedere se Seppi, che non è sceso in campo in doppio per un problema al polso, riuscirà a recuperare – in caso contrario sono pronti Checchinato o Lorenzi – e se il capitano argentino Daniel Orsanic deciderà (prevedibilmente) di mandare in campo Del Potro anche in singolare. TIFOSI. Davanti a sua moglie Flavia Pennetta, scatenata in versione tifosa sulle tribune con tanto di tricolore dipinto sulle guance, Fognini nel singolare di apertura ha letteralmente cancellato dal campo, quasi scherzato “Pico” Monaco, oggi sceso al n. 94 dell’Atp, ll 13esimo successo in 14 singolari giocati in Davis, la riprova che in Coppa Fabio si trasforma, diventa quasi imbattibile (perse solo all’esordio con Gulbis). Anche in doppio ha dovuto recitare da guida, da trascinatore. Con Seppi messo ko dal mal di schiena e da un dolore al polso, capitan Barazzutti ha deciso di schierargli a fianco il veterano Lorenzi, che mai aveva giocato in doppio in Davis. Del resto era inedita anche la coppia formata da Del Potro e Pella, anche loro a secco di esperienze in coppa nella specialità. Nei primi due set ad accusare più il trac dell’esordio è stato Lorenzi, balbettante e inspiegabilmente schierato a sinistra, il lato di solito riservato ai mancini o al giocatore più forte ed esperto della coppia. Dopo il tie-break perso nel secondo set per Paolo si è spostato a destra, e lì è cambiata la musica per l’Italia. In un’ora il match si è trasformato, Lorenzi è cresciuto, soprattutto sotto rete, mentre il calo di Pella a fianco del martello Del Potro è costato ai gauchos soprattutto il quarto set. Nel quinto gli azzurri parevano più freschi e hanno avuto tre palle-break per scattare avanti 4-2 sul servizio di Pella: ma le hanno sciupate in malo modo, si sono innervositi e hanno perso male il turno dibattuta di Fognini. E stata l’ultima svolta di un match incertissima. Sul 5-3 Fognini e Lorenzi sono stati bravi a salvare un primo match-point sul servizio di Lorenzi, nel game seguente però Pella ha tenuto a bada i nervi e una volée di Del Potro ha chiuso i conti STANCHEZZA. E ora bisogna vedere, dopo il doppio turno di lavoro, quanto sarà in grado di reggere Fognini, che di nuovo oggi avrà il compito di rimettere in corsa l’talia «Mi dispiace per i ragazzi», dice Barazzutti. «Dopo un brutto primo set sono restati attaccati al match, peccato per quelle tre palle-break sprecate nel quinto. Il discorso però non è chiuso, domani d sono altri due incontri. Fabio sarà un po’ stanco, ma come al solito darà tutto. Deve pensare solo a giocare tranquillo la sua partita». Il compito di un vero davisman: mai credere che sia finita.

 

Il tuttofare Fognini non salva il doppio, con l’Argentina diventa durissima (Gianni Clerici, La Repubblica)

Rimanendo in campo per 5 ore e 28, un eroico Fognini ha dapprima riportato in pareggio l’Italia dominando Monaco, ma non è riuscito a trainare un volenteroso gregario disavvezzo al doppio, Paolo Lorenzi, oltre le ammirevoli 4 ore di partita. Proprio l’ assenza dell’abituale partner di doppio, Bolelli, e un’improvviso acciacco di Seppi, han fatto sì che un mio collega argentino stia suggerendo un titolo non del tutto incauto: Argentina b. Fognini. Mi par giusto infatti ricordare che un pur buon tennista, ritornato ai suoi migliori livelli, tipo il match contro la Gran Bretagna, non può da solo opporsi ad un’ottima squadra di quattro giocatori in condizioni felici, come il recuperato Del Potro e Delbonis, e accettabili, quali Monaco e Pella. Mi par giusto anche parlare del doppio, specialità ormai desueta, che sarebbe onesto abolire se le tv e i bilanci non governassero ormai l’amato tennis. L’assenza di Bolelli, convalescente, e quella di un Seppi malconcio, ha fatto sì che il povero Barazzutti fosse costretto a trasformare in doppista un singolarista insolito quale Lorenzi. Il caso Lorenzi è particolare. A 34 anni, andando verso i 35, questa molto amabile persona ha trascinato i suoi studi di fuoricorso di medicina oltre i massimi, via via che la passione per il gioco gli consentiva, insieme, tardi miglioramenti tecnici e sicuri guadagni. Giunto tra i primi 50 in singolare, ora n.48, la sua attuale classifica in doppio è il (negativamente) clamoroso n.163. Forse aveva ragione Neuro Canè, in visita alla sala stampa, a suggerire ironicamente la pur tarda candidatura di Diego Nargiso. Non posso dire adesso che l’ ammirevole fuori corso sia stata la causa della sconfitta, ma la sua eroica opposizione a due tipi come il Del Potro quasi risanato, e il Pella che ha ricordato a tratti l’efficienza del Primo ministro dallo stesso nome, non poteva andar oltre una ammirevole buona volontà. Gli scambi dal fondo, ora abituali quanto un tempo le voleè, hanno visto spesso prevalere nei due team il felicissimo Fognini, che era parso quasi allenarsi nel singolare mattutino contro Monaco, e il ritrovato Del Potro che avevo ammirato pochi giorni fa nella vittoria contro Wawrinka. Il medico per ora non laureato, quindi, non poteva onestamente far di meglio, finché la rimonta italiana del terzo e quarto set, Pella involontariamente adiuvante, non si è spenta con un negativo break proprio a Lorenzi, nel 7 game del set finale. Il singolare del mattino ci aveva confortati con uno splendido Fognini, capace di sommergere con un doppio 6-1 un ex-first ten come Monaco, terminando il primo e il secondo con due parziali di 30 a 12 e 24 a 13. E, quando i fanatici tifosi argentini, ancor più rumorosi dei nostri, avevano ripreso qualche speranza nel terzo, Fabio avrebbe terminato il long set con una successione di 12 punti a 2. Aveva certo ragione Flavia Pennetta, che nell’istante per me più emozionante di questa Davis mi avrebbe sfiorato una guancia con le sue invidiabili labbra, per domandarmi: «L’ho allenato bene?».

 

Coppa Davis, Fognini non basta: l’Italia ko (Guido Frasca, Il Messaggero)

Aggrappati a Fabio Fognini. II 29enne ligure è sempre più il leader dell’Italia di Coppa Davis. Suo il punto che mantiene in vita l’Italia a Pesaro nel quarto di finale contro l’Argentina. Un sabato di straordinari per Fabio: ha travolto Juan Monaco per 6-1 6-1 7-5 nel singolare rinviato due giorni fa per la pioggia. Ci ha provato nel doppio, ma è andata male. Non c’era il suo compagno di sempre, Simone Bolelli, fermo dopo l’intervento al ginocchio al quale si è sottoposto una decina di giorni fa. E mancava anche Andreas Seppi, sconfitto venerdì nel primo singolare da Federico Delbonis (7-6 3-6 6-3 7-6) e non utilizzato da capitan Barazzutti per un risentimento al polso destro. In campo è sceso Paolo Lorenzi e l’inedita coppia azzurra ha sfiorato l’impresa rimontando due set a Juan Martin Del Potro e Guido Pella: 6-1 7-6 (4) 3-6 3-6 6-4 per i sudamericani, con gli azzurri che sul 3-3 del quinto parziale hanno sprecato tre palle break. Fognini già nel 2014 fu il protagonista della vittoria a Mar del Plata contro l’Argentina. Quando indossa la maglia azzurra si trasforma in un trascinatore, riduce gli alti e bassi, esalta il pubblico e diventa implacabile. TESTA, BRACCIO E GAMBE Testa, braccio e gambe vanno all’unisono e il peso della responsabilità finisce per diventare una spinta. Così può accadere di vederlo ridicolizzare un ex top ten come Monaco e di prendersi sulle spalle il compagno in doppio. Oggi si comincia alle 12.30 (diretta su SuperTennis e RaiSport2) con Fognini-Delbonis. Se Fabio vince, diventa decisivo il singolare di chiusura, ma Seppi è in dubbio. Sono pronti Lorenzi o Cecchinato.

 

 

 

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