Il tempo è galantuomo, ma Federer lo è stato di più

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Il tempo è galantuomo, ma Federer lo è stato di più

“Tornerò nel 2017” sembra una promessa da marinaio che Roger Federer potrebbe non mantenere, almeno nelle paure dei suoi tifosi. Ma arriverà un momento in cui davvero il Re dirà basta, e tutti noi dovremo essere pronti

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Abbiamo paura di lasciare la strada vecchia per quella nuova. Di buttarci in nuove esperienze, di riempire uno zaino e salire sul primo treno. Siamo spaventati dall’abbandonare le nostre certezze, le nostre comodità, i nostri punti di riferimento. E quando ci abituiamo alle attenzioni di chi ci circonda, agli affetti e agli usi quotidiani, facciamo ancora più fatica a tagliare i ponti con quello che diventa il nostro habitat naturale. Figuriamoci se poi dovessimo essere costretti ad abbandonare il comfort, a dover cambiare costumi e routine. Il nuovo, per natura, spaventa l’animo umano, perché il passato sarà sempre una garanzia rispetto al futuro ignoto: scegliere di voltare pagina è una responsabilità, un salto nel vuoto che necessita di enorme coraggio. Ci sono casi in cui il cambiamento è fisiologico, ovvio, inevitabile, e forse proprio per questo, paradossalmente, ancora più duro da affrontare. Ma non per questo insormontabile.

Perché sarà così, domani o tra un paio d’anni, quelli che Federer stesso ha dichiarato sui social di voler ancora disputare nel circuito. Arriverà il giorno in cui non ci sarà nessuno ad indossare polo RF in campo. Non ci sarà più una mano che aggiusta il ciuffo ribelle dietro la fascia griffata, né eleganti polsini ad asciugare il sudore dopo un pugno silenziosamente stretto in esultanza. Non ci saranno più Kommietz! dopo passanti o volèe impensabili, nessun dritto inside out e nessuno che potrà banalmente copiare il termine frustata liquida. Niente più “Mister Federer is challenging the call”, niente più Rolex al polso mentre si solleva il trofeo, niente più rincorse ai record che mancano. Niente più “Roma è uno dei pochi tornei che non ha vinto, nonostante i matchpoint sprecati con Nadal nel 2006”. Mancheranno i calcoli su quanto il suo tabellone in uno Slam sia più o meno facile di quello degli altri big, le sortite sul suo sito internet per controllarne la programmazione, le indiscrezioni su questa o quella esibizione. Non sentiremo più che “Federer è il tennis, cioè”.

Dovremo comprendere che l’inevitabile è così e basta, che il tempo tira più forte e più profondo di qualsiasi dritto o rovescio, che il fisico, per quanto divinamente integro per vent’anni, arriva a dire game, set and match al posto tuo. Che a Wimbledon ci andrà solo in giacca e cravatta con la spilla sul petto e il posto riservato nel royal box, e verrà inquadrato quando batterà le mani con un sorriso un po’ ebete al matchpoint del nuovo fenomeno che riscriverà la storia e supererà il suo record di vittorie ai Championships. Perché capiterà. Dovremo accontentarci davvero dei video su YouTube e delle registrazioni che manderanno durante le giornate di pioggia nei Major, dei racconti di chi negli anni 2004-2007, quelli dell’avvento della spietata ma elegante pantera, era abbastanza cresciuto da potersi godere l’inimmaginabile e iniziare a pensare che forse Sampras e Agassi sì, ma questo è Federer.

Probabilmente, la cosa più difficile sarà accettare che potrà arrivare qualcuno a prendere il suo posto, qualcuno che possa ripetere e migliorare i suoi numeri, i suoi risultati. Difficilmente il suo appeal e il suo magnetismo verso il pubblico, ma non si sa mai. Sarà dura ammettere che un ragazzino della Next Next (ma davvero Next) Generation potrà effettivamente essere il nuovo re indiscusso, il nuovo idolo di brand e tifosi, il nuovo volto del tennis mondiale. Sarà deprimente riconoscere che Federer aveva un gran servizio, ma questo nuovo la colpisce più pesante e con più variazioni. Oppure sì, Roger che tocco e che classe, ma hai visto questo giovane come si muove bene, pur essendo così potente? La novità e i rimpiazzi fanno la storia, banalmente, nulla e nessuno possono durare più di quanto la natura non dia loro la possibilità. Elaborare la fine di un’era di amore e passione verso un giocatore, che con il suo amore e la sua passione verso il tennis lo ha elevato a vette mai raggiunte prima sarà una piccola impresa per ogni appassionato. Forse il tempo, per quanto gentleman, non lo sarà mai abbastanza, mai quanto Federer lo è stato in campo e fuori.

Comunque non ha ancora detto che si ritira, pensare positivo no?

 

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