Kerber mi ricorda Nadal. Pliskova prendeva più rischi ma sbagliava

Editoriali del Direttore

Kerber mi ricorda Nadal. Pliskova prendeva più rischi ma sbagliava

Nel grande tennis, come nel grande calcio, spesso chi difende meglio finisce per vincere. La Kerber, meno brillante, non ha fatto regali…

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Ha vinto ancora, il secondo Slam dell’anno, la ragazza tedesca di papà (e residenza) polacca, Angelique Kerber, che quando battè Flavia Pennetta cinque anni fa nei quarti di finale non era una della prime 90 tenniste del mondo e noi tutti parlammo di occasione perduta per Flavia.

Allora Angelique aveva 23 anni. Oggi, a 28 anni, è la più anziana n.1 delle 22 che sono state in testa al ranking WTA.

Non solo le italiane, dunque, “vengono alla ribalta” tardivamente.

Anche se Angelique ha appena finito di ringraziare, con le lacrime agli occhi, il pubblico e il suo sostegno, in realtà gran parte degli americani – che non erano davvero i 23.000 “spacciati” dagli annunciatori USTA…almeno un quinto erano rimasti a casa, delusi dalla mancata presenza di Serena Williams – hanno tifato per la sua avversaria, la ceca di ghiaccio Karolina Pliskova, n.11 del mondo (da lunedì sarà n.6) perchè ha giocato un tennis molto più coraggioso e spettacolare.

La Kerber invece ha fatto la …Nadal, ha ributtato di là tutto quel che ha potuto, sbagliando pochissimo. Correndo, correndo e correndo, alzando moonballs mancine quando le era necessario per spezzare il ritmo alla ceca, per riprendere posizione in mezzo al campo se ne era stata buttata fuori e sospinta sul telone di fondo.

La tedesca che qui aveva sofferto per tutto il primo set con Roberta Vinci ma che non aveva perso un set in tutto il torneo, si è difesa con una grinta inesauribile e senza mai cedere, di testa e di gambe, neppure quando la Pliskova è stata avanti 3-1 nel terzo e dopo aver vinto il secondo 6-4 avrebbe dovuto essere in una condizione psicologica superfavorevole.

Tre errori soltanto addirittura nel primo set, 30 meno della sua avversaria a fine match (17 invece di 47! Sono 30 punti di differenza che…hanno fatto la differenza).

Ovvio che il saldo dei punti vincenti fosse invece favorevole alla Pliskova, ma non di 30 punti: 40 a 21 fa infatti un +19. Non abbastanza.

Conta poi, nel tennis e so che dirlo è banale, quando questi punti li si fanno. E otto punti persi di fila negli ultimi due games, sul 4 pari al terzo, con 4 o forse anche 5 che sono risultati errori non forzati, dicono chiaramente che la Pliskova -che non era mai andata oltre al terzo turno di uno Slam -abbia pagato lo scotto dell’inesperienza.

Apparentemente fredda, impassibile quando faceva grandi punti o grandi errori, la Pliskova aveva rivelato già nel primo game, esordendo con un doppio fallo e subendo il break, di non avere i nervi freddi come gli occhi.

Il suo tennis è fluido, elegante, tanto quanto può sembrare sgraziato a volte quello della Kerber che si inginocchia per ribattere con il rovescio a due mani quando ha bisogno di contrastare i colpi più possenti dell’avversaria, che arrota a volte in modo quasi irritante i suoi dritti incrociati.

Vedendoli mi è venuto in mente quanti ne ha fatti così nella sua carriera Rafa Nadal sul rovescio di Roger Federer che, diversamente dalla Pliskova, con il rovescio ad un mano era costretto a giocare quel colpo sopra la spalla, senza poterlo schiacciare come ogni tanto ha potuto fare invece la Pliskova.

kerber nadal

Chi prende rischi e cerca le righe ad ogni colpo non può permettersi un millesimo di secondo di ritardo, un errore di 3 centimetri. Chi gioca alla Kerber e alla Nadal (la similitudine mi è venuta in mente non solo perchè sono mancini) invece deve soprattutto essere sempre presente lì con la testa, non sgomentarsi se l’avversario dà la sensazione di prenderti a pallate, prende righe a destra a sinistra, azzecca vincenti a ripetizione.

E poi al momento giusto, se l’avversario scopre il fianco sinistro, affondare con il dritto lungolinea vincente, come faceva sempre il miglior Nadal, come fa spesso la miglior Kerber.

Devi stare lì e non mollare, sapendo che quando arriveranno i momenti più delicati, forse arriverà anche qualche regalino, qualche rigore sbagliato.

La Pliskova, come tante volte Roger -ricordate i due matchpoint di dritt che sbagliò nella finale di Roma contro Nadal poi persa 7-6 al quinto? – ha sbagliato quando sembrava che non potesse più sbagliare, quando si credeva che avesse la partita in pugno.

E’ giovane, lei, e magari con il tempo acquisterà più esperienza, più freddezza, più controllo. Ma oggi la n.1 del mondo è Angelique Kerber, come lo è stato per tante settimane anche Rafa Nadal, perchè se nel calcio gli scudetti quasi sempre li vincono le squadre con la miglior difesa (più che con il grande attaccante, chiedere ai tifosi del Napoli e di Higuain…), anche nel tennis i risultati di Nadal, ma anche di Djokovic e Murray, prima straordinari difensori che grandi attaccanti, dicono che chi difende meglio è il vincitore più probabile dei grandi tornei (ora che perfino a Wimbledon non si gioca più sull’erba rapidissima).

Oggi si vedrà, però, se quel formidabile difensore con il corpo elasticizzato, Novak Djokovic, riuscirà a contenere le sassate che, soprattutto con il rovescio ma anche con servizio e dritto, gli rovescerà addosso (la scelta del verbo non è casuale) Stan Wawrinka che a me è sembrato il tennista più in forma del torneo in quest ultimi giorni (cosa che però non lo aveva messo al riparo da una quasi sconfitta con l’inglese Evans).

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