180 secondi con il Direttore: Nadal, Federer, Serena, dai e dai la corda si spezza. Che tristezza

Editoriali del Direttore

180 secondi con il Direttore: Nadal, Federer, Serena, dai e dai la corda si spezza. Che tristezza

E se non fosse per Andy Murray, mi sa che anche Novak Djokovic andrebbe volentieri in vacanza. Meno male l’Australian Open comincia a gennaio

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A furia di tirar la corda… i tennisti si spezzano. Rafa Nadal che annuncia la ripresa dell’attività agonistica per il prossimo anno a gennaio si aggiunge a Roger Federer che lo stesso annuncio aveva fatto dopo Wimbledon e prima ancora di Rio de Janeiro. Idem con patatine Serena Williams. Mentre Nick Kyrgios viene mandato in riposo forzato. Mi aspetto che da un giorno all’altro qualche altra top-star ci riservi la stessa brutta sorpresa. E penso anche che se Andy Murray non si fosse sempre più pericolosamente avvicinato a spingerlo giù dal trono del tennis, anche Novak Djokovic, sempre meno motivato ultimamente, sarebbe stato fortemente tentato di salutare tutti quanti con un sentito arrivederci al 2017. Sono tutti giocatori, Federer, Nadal, Serena, ma anche Djokovic, che hanno dato tanto al tennis negli ultimi due o tre lustri. Non si può chieder loro di… sfinirsi per noi che li vorremmo sempre in campo, settimana dopo settimana. Così come i direttori dei tornei che non vorrebbero mai rinunciare ad avere qualcuno di loro nel cast dei protagonisti. Sono ricchi come nababbi, hanno vinto probabilmente più di quanto loro sognavano di vincere. Lo hanno sempre detto tutti e credo fossero sinceri.

Da anni i giocatori più forti e più ricchi chiedevano di accorciare la stagione agonistica. Quelli meno forti e meno ricchi invece giocherebbero, per necessità di sopravvivenza, anche a Natale e Capodanno. Sono stati sempre stati contrastanti i desiderata delle star e dei comprimari. I direttori dei tornei vogliono le star e così i montepremi sono sempre molto sbilanciati. Chi è fuori dai top 120 arranca. Nel calcio guadagnano sopra i 100.000 euro l’anno 8.000 calciatori nel mondo, nel tennis il n.200 ATP i 100.000 euro invece se li sogna. Il circuito ATP ha avuto anche molti più tornei di oggi, la stagione è stata accorciata. Così i big della racchetta mollano i tornei dove è d’obbligo cercare di vincere – se non ti chiami Kyrgios – e, sospinti anche dai loro manager, sono improvvisamente infortunati per le gare vere ma non per le lucrose esibizioni. Il tennis come immagine non ne esce bene, diciamo la verità. D’altra parte i tennisti sono professionisti, come professionisti sono i loro manager. Quindi gli uni e gli altri fanno quello che vogliono, in barba alle associazioni di cui fanno parte. E di cui i vari Federer e Nadal sono o sono stati spesso parte dirigente. Ma alla fine prevalgono gli egoismi e gli interessi dei singoli… come in fondo è abbastanza normale che sia per uno sport individuale. Per emergere non c’è stato bisogno di avere spirito di squadra. E se quello spirito non lo si coltiva fin da piccoli, non si sviluppa certo da grandi. Tantomeno quando si diventa delle star.

In pratica dalla fine dell’US Open in poi, con quattro Slam alle spalle, per i giocatori più importanti, la stagione è finita, quel che è stato è stato. I top-player misurano il successo o l’insuccesso della loro stagione dai loro risultati nei quattro Slam. I Masters 1000 non sono prove di consolazione, ma i tennisti per primi dopo qualche anno nemmeno si ricordano quanti ne hanno vinti. Gli Slam vinti invece se li ricordano tutti. Perfino le finali mondiali ATP, il vecchio Masters come avremmo tutti continuato a chiamarlo se non ci fossero stati problemi di copyright e brevetto su quel nome, e possibili azioni legali, contano e non contano. Roger Federer ha snobbato una finale perché la settimana dopo c’era la finale di Coppa Davis, gara che non aveva mai vinto. Andy Murray un anno fa non le avrebbe mai giocate – sempre per via dell’imminente finale di Coppa Davis: anche lui non l’aveva mai vinta – se non si fossero disputate a Londra e lui non fosse stato il principale motivo d’attrazione alla 02 Arena. Non le avesse giocate tanti spettatori avrebbero preteso la resa dei biglietti.

Quindi gli ultimi tre mesi dell’anno, con buona pace del circuito asiatico e degli ultimi due Masters 1000 di Shanghai e Parigi Bercy, contano poco o niente agli occhi dei big. Da quando seguo il tennis sento dire che il calendario è fatto male, ma nella lotta fra le sigle che dominano il tennis, ATP, WTA e ITF, nessuna è mai riuscita a prevalere. Da sempre a fine anno ci sono tanti, troppi, infortunati, anche giovanissimi come Coric. È uno sport usurante. Ogni anno di più. E chi supera la trentina non può non risparmiarsi quando gli acciacchi si moltiplicano. E se i soldi non bastano mai… è molto più facile e meno stressante farli con le esibizioni, a volte perfino con semi-pagliacciate che a me procurano infinita tristezza. E a questo punto dobbiamo soltanto ringraziare l’ostinazione degli organizzatori australiani che si sono sempre rifiutati di posticipare a marzo la data del loro Slam, nonostante tante pressioni. Hanno sempre detto no perché a gennaio le scuole sono chiuse, e anche molte aziende. Così a Melbourne è molto più facile sia avere più spettatori sia reclutare raccattapalle, giudici di linea, autisti fra migliaia di volontari. Se l’Australian Open fosse slittato a marzo, invece dei tre mesi autunnali di black out per le star ormai adagiatesi sugli allori, avremmo dovuto sopportare cinque o sei mesi di gare disertate dai migliori. E quindi, tutto sommato, consoliamoci: poteva andare ancor peggio.

Se andasse in vacanza anche Ubitennis che ne direste? Io sarei molto tentato, dopo 8 anni senza un giorno di sosta.

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