Interviste
Claudio Mezzadri: “Federer ha la voglia di un ragazzino. Wawrinka non guarirà mai”
BASILEA – Esclusiva Ubitennis. “Roger ha la voglia di un teenager, dobbiamo solo vedere come risponderà il suo corpo. Tennis svizzero in difficoltà, Wawrinka soffre la pressione. Zverev il miglior prospetto”

Prima di tutto una panoramica sul torneo, cosa ne pensi?
Io sono arrivato un po’ tardi, solo al sabato. Questo è il torneo più importante in Svizzera, sempre un grande successo, un grande evento sempre organizzato molto bene. Mancava Federer, gli organizzatori ovviamente speravano che Wawrinka arrivasse in finale, ma secondo me abbiamo visto bellissime partite. Zverev ha fatto vedere un tennis d’altri tempi, divertente, vario e intelligente, manca al circuito questo stile. Ripeto mancava Federer, ormai molti tornei si reggono sulle sue spalle, specialmente Basilea, lui abitava proprio dietro l’angolo a Munchenstein.
A proposito della presenza-assenza di Federer, Wawrinka ha dato l’impressione di sentire la pressione di essere il numero uno di Svizzera, magari senza esserlo per i tifosi. Ha giocato solo partite al terzo set, perdendo in quarti da favorito contro Zverev.
Questa è una cosa storica per Stan, quando gioca in casa fa fatica a trovare le sensazioni giuste, addirittura a divertirsi. Come se fosse un meccanismo suo che non riesce a combattere: non è tanto il fatto di essere favorito o meno, numero uno, è proprio una sua questione interiore che lo fa soffrire. Anche quest’anno a Basilea, tutte partite al terzo, qualitativamente mediocri o non al suo livello. A trent’anni è ancora così, non credo potrà cambiare.
Al primo turno Wawrinka ha vinto soffrendo il derby contro Chiudinelli. Abbiamo visto Bossel in doppio, Laaksonen in singolare, ma il futuro del tennis svizzero sembra davvero poco roseo.
Anche in passato si diceva così, poi in un modo o nell’altro viene fuori qualcuno. Negli ultimi quindici anni la Svizzera è stata abbastanza viziata, Federer e Wawrinka, la Hingis, Lasek, Rosset, mi ci metto pure io. Il movimento giovanile non sembra prospettare rimpiazzi, nemmeno al livello di top 20: si lavora comunque molto bene come Federazione, i programmi sono molto validi, i giovani giocano. Ma da lì a diventare dei campioni ne passa. Ripeto però, sembra non ci sia nessuno poi magari all’improvviso esplode qualcuno.
Argomento giovani: Sascha Zverev è in top 20, ma per arrivare davvero al top serve uno step importante specialmente a livello mentale. Si parla spesso di Kyrgios, che sembra essere ad un passo dall’esplosione definitiva e poi magare esplode nel senso negativo del termine. Tu cosa pensi? Se rifletti sul tuo approccio da junior, quali sono gli ostacoli maggiori, quali i nuovi per i giovani di adesso?
Ti dirò, gli ostacoli sono sempre gli stessi. Il tennis si è evoluto per tecnica, materiali, campi, ma i requisiti per il salto di qualità non sono variati: talento certo, ma è una questione di personalità. Gli scalini da superare si devono affrontare con consapevolezza, costanza, intelligenza. Zverev è il miglior prospetto, ma deve proseguire affrontando step dopo step, dimostrando di avere il carattere. Lui è un ragazzo molto positivo, un vincente, ma quando poi inizi ad andare in campo da favorito cambierà già il suo approccio.
Pensi che l’elemento familiare possa incidere sul successo di un giovane? Kyrgios non sembra avere la solidità della famiglia di Federer, la rigidità di Judy Murray o Toni Nadal.
Importantissima, assolutamente. Il talento deve essere supportato da una stabilità educativa che costruisca la personalità di un ragazzo. il DNA incide ovviamente, ma poi l’educazione tiene in riga, ti abitua. Io ho giocato contro il padre di Zverev, in Davis nel 1987: era ancora membro della URSS. Si vedeva che tipo di rigidità vivesse, ed è stato bravo a trasmetterla ai suoi figli. Certo è stato fortunato che si siano appassionati al tennis entrambi.
L’ultima domanda, banale ma magari tu puoi darci un punto di vista nuovo: Federer ha chiuso in anticipo la sua stagione, parteciperà alla IPTL e ripartirà nel 2017. Tu come pensi tornerà?
Roger ha ancora la voglia di un ragazzino, è incredibile. Togliergli i tornei, le partite, lo devasta. Lui è nato per competere, per confrontarsi con gli altri. Ha una voglia matta di continuare, e sembra assurda come cosa considerando quante partite ha già giocato. L’unica incognita è il suo fisico, dobbiamo solo aspettare di vederlo in tornei veri per vedere come il suo corpo risponderà.
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Roland Garros, Zverev: “Se dovessi scommettere dei soldi per la finale non li giocherei su Ruud”
“Non voglio togliere meriti ad un grande giocatore come Casper, ma non ero al 100%” ha ammesso Zverev, che ha anche annunciato il forfait da Stoccarda

Le due semifinali maschili del Roland Garros, per un motivo o per l’altro, hanno deluso le aspettative. Chi si aspettava due partite molto combattute è rimasto con l’acquolina in bocca, visto che alla fine soltanto quattro set in due partite si sono giocati davvero. Non si può dire altrettanto del terzo e quarto parziale del match tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz, con quest’ultimo evidentemente condizionato dai crampi, così come della terza frazione tra Casper Ruud ed Alexander Zverev, che il tedesco ha lasciato andare senza riuscire ad opporre resistenza. “Si può perdere, ma non così. Sono molto deluso per questa sconfitta” – ha ammesso il tedesco nella sua conferenza stampa post partita.
Ha dato poi anche una notizia importante, ovvero che per “prendersi cura del mio corpo” – come da lui stesso dichiarato – non giocherà il torneo di Stoccarda. Il BOSS Open vede al via, tra gli altri, anche Lorenzo Musetti, Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego, insieme ad altri giocatori di rilievo come Tsitsipas, Fritz, Tiafoe, Hurkacz, Kyrgios e Struff. Sascha rinuncerà dunque alla wild card che gli era stata omaggiata, liberando uno spot che verrà riempito nelle prossime ore. “Non voglio togliere nulla a Ruud, però sì, avevo qualche problema“ – ha specificato Zverev in conferenza, spiegando come al termine dell’allenamento di giovedì si fosse procurato un piccolo strappo alla coscia. Di seguito un estratto della sua conferenza stampa.
D: È stato un periodo molto duro per te, dovendo rientrare da un infortunio. Qual è stata la parte più difficile in questi mesi? È più fisica o mentale?
Alexander Zverev: “Quando ricominci a giocare e inizi a perdere molto più spesso di quanto non fossi abituato, uscendo molto prima dai tornei, è molto difficile. È vero che ero infortunato e che dietro le sconfitte c’è un motivo, ma in un certo senso non vuoi comunque accettarlo. Quella è stata la parte più dura, spero d’ora in poi di essermela lasciata alle spalle. Fino alla semifinale credo di aver giocato un gran tennis, sicuramente ho qualcosa su cui costruire. Nelle ultime due settimane penso di aver giocato esattamente come l’anno scorso, anche se oggi è stata indubbiamente una partita complicata. Le prime 5, tuttavia, credo siano state molto buone”.
D: Tu hai già vinto contro Djokovic, credi che Ruud possa batterlo in finale?
Alexander Zverev: “Casper è arrivato in finale di uno Slam per un motivo. Se sei un finalista Slam hai sicuramente le tue chance perché sei un grande giocatore. Djokovic è il favorito? Certo, senza dubbio. Sa come si fa, però Ruud sta giocando molto bene. Se dovessi scommettere dei soldi, forse non ne giocherei troppi su Casper (sorride, ndr). Però sicuramente merita di essere in finale e avrà le sue possibilità”
D: Djokovic cercherà il suo 23esimo titolo Slam, sarebbe storico. Potrebbe esserci uno scenario peggiore per Casper?
Alexander Zverev: “Credo che non potrebbe essercene uno migliore. Novak è uno dei migliori al mondo, ma quando stai per scrivere la storia inevitabilmente hai un po’ di pressione extra. La finale dello US Open contro Medvedev (quando nel 2021 era ad una sola vittoria dal Grande Slam, ndr) ne è un esempio. Siamo tutti umani, anche Nole“.
D: I tifosi parigini ti adorano, sono state due grandi settimane. Quale credi che sia la più grande sfida a questo punto della tua carriera? Quanto sei motivato a portare il tuo tennis al livello successivo?
Alexander Zverev: “Sono molto motivato, sto facendo il possibile per riuscirci. È difficile parlarne dopo questa sconfitta, perché oggi me le sono prese di santa ragione. Non ho giocato come volevo, però sono contento di essere tornato dove sono adesso dopo l’infortunio. Di solito ci va di più, ho appena giocato una semifinale Slam. Questo per me è molto positivo: ho mancato un’opportunità, ma fa parte della vita. Si va avanti”
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Roland Garros, Djokovic: “Un privilegio poter fare la storia di questo sport” [VIDEO-COMMENTO]
In vista della finale contro Casper Ruud, Nole Djokovic afferma: “L’esperienza sarà dalla mia parte, ma essa non vince le partite”

Novak Djokovic è ad un passo dall’ennesimo record della sua epopea tennistica, il 23° Slam dista solo una partita. Un trionfo, che sarebbe il terzo personale sigillo al Roland Garros, che lo lancerebbe ancora una volta alla scalata dell’Everest: quel Grande Slam che è riuscito solamente a Rod Laver e Don Budge.
Nell’ultimo atto di domenica a contendere la corona al serbo ci sarà, per il secondo anno di fila in finale a Porte d’Auteuil, il norvegese Casper Ruud. L’esperienza sarà tutta dalla parte di Nole.
D. Carlos poco fa ci ha detto che le sue problematiche fisiche siano dipese dall’essersi completamente fatto sopraffare dallo stress e dalla tensione emotiva scaturite dal doverti affrontare in questo grande palcoscenico. Ero curioso di sapere se avessi mai provato qualcosa del genere, uno stato d’animo simile, subendo come conseguenze le medesime reazioni fisiche quando eri più giovane e ti trovavi ad inizio carriera a fronteggiare momenti estremamente stressanti dinanzi ai grandi giocatori dell’epoca e come eventualmente sei riuscito a superarli.
Novak Djokovic: “Sì, mi è capitato di vivere situazioni del genere. Le ho sperimentate diverse volte. All’inizio della mia carriera ho dovuto lottare tanto con il mio fisico. Quindi posso capire perfettamente le emozioni e le circostanze che hanno influenzano sia mentalmente sia emotivamente Carlos. Poi ovviamente non ha aiutato il fatto che il tutto avvenisse in uno dei più grandi tornei del mondo, e dove forse per la prima volta nella sua carriera ci si aspettava che vincesse il titolo. In questo caso non era più colui che inseguiva il titolo provando a battere il favorito, ma probabilmente l’esatto contrario. Perciò è presumibilmente che questo scenario lo ha abbia influenzato. Ma lui è ancora molto giovane, fa tutto parte della sua curva di apprendimento nel Tour. E’ un percorso fisiologico verso l’accumulazione di esperienza. Ha solo 20 anni, ha un sacco di tempo dinanzi a sé da compiere. Ciononostante ha già mostrato tanta maturità negli ultimi due anni. Poiché non è semplice gestire la realtà quando appari sulla scena mondiale, e in un periodo relativamente breve riesci a vincere il primo titolo per poi a distanza di un solo anno vincere anche il primo Slam e diventare il numero 1 del mondo. Proprio per questo io provo nei suoi confronti [per Alcaraz, ndr] un enorme senso di rispetto. Inoltre è stato in grado di realizzare già tutto quello di cui è stato capace, anche perché ha al suo fianco un grande allenatore e un’intera squadra di persone preparatissime che lo seguono. La sua carriera è nelle sue mani, e molto del suo successo dipenderà da suo grado fisico e da quando sarà abile nel mantenersi in salute, perché il gioco sta tutto lì“.
D. Sei stato fischiato dal pubblico diverse volte, anche quando hai vinto il secondo game contro Carlos nel terzo set. Come reagisci a tutto questo?
Novak Djokovic: “Non mi dispiace affatto. (sorridendo). Non è il primo che ho ricevuto in carriera e probabilmente non sarà l’ultimo. Tuttavia continuerò a vincere“.
D. Sono sicuro che non vorrai entrare nei dettagli, ma sembrava che anche tu stessi lottando con qualche parte del tuo corpo. Sei certo di poterti presentare al 100% per la finale, o durante questa partita hai avvertito qualcosa di nuovo a livello fisico e che ti preoccupa in vista di domenica?
Novak Djokovic: “L’intensità del match è stata estremamente alta per l’intera durata dei primi due set, quindi entrambi inevitabilmente l’abbiamo accusata nelle gambe. Tutti e due abbiamo avvertito chiaramente in campo come i nostri livelli di energia non fossero più così alti. Ovviamente poi, l’inizio del terzo set credo sia stato la chiave di volta dove prima io ho saputo resistere e poi è successo qualcosa di inaspettato, d’imprevisto. Penso che nessuno si sarebbe mai davvero aspettato che qualcuno di noi due fosse colpito dai crampi, da quel momento naturalmente è stata una partita totalmente diversa. Per quanto mi riguarda, da lì in poi, ho soltanto cercato di rimanere lì con la testa, sul pezzo, concentrato e attento in campo per provare a farlo giocare il più possibile. Lui infatti non riusciva più a muoversi così come aveva fatto brillantemente per i primi due set, ovvio che però non sia stato un bello spettacolo per il pubblico vivere un match del genere. Anche perché l’incontro a quel punto si è sviluppato in maniera opposta a quella che avevano ammirato nei primi due set, ma così è stato e non si può fare nulla per cambiarlo“.
D. Quindi nei primi due set è stata una battaglia molto fisica. Dopodiché, è accaduto l’infortunio e il pubblico inevitabilmente è stato travolto dalla situazione. Tu però potevi contare sull’esperienza. In che modo ciò ha rivestito un ruolo nella tua mente, e se è stato decisivo in tal senso? Inoltre puoi descrivere cosa hai provato tu personalmente quando nell’altra metà campo è accaduto quello sappiamo, essendo consapevole del fatto che ci fosse la storia in gioco.
Novak Djokovic: “Sinceramente non credo che l’esperienza possa essere un fattore decisivo in partite che si sviluppano come questa. Può sicuramente aiutarti a gestire le emozioni o il dispendio energetico, ma non ti permetterà mai effettivamente di vincere una partita. Quello che invece devi realmente fare, è scendere in campo con un piano di gioco chiaro ed eseguirlo alla perfezione. Ed è quello che ho cercato di fare e penso che infatti la qualità del mio tennis oggi ne abbia beneficiato dimostrandosi davvero alta, probabilmente la mia migliore partita nel torneo è arrivata al momento giusto. Inoltre questo mi anche concesso nuovamente la possibilità di mettermi in condizione di lottare per un altro trofeo del Grande Slam. Sono stato molto fortunato negli ultimi anni visto che nella maggior parte delle partite e dei tornei che ho affrontato, ho avuto la possibilità di fare la storia in campo. Mi piace questa sensazione. È un enorme privilegio, un privilegio incredibile quello di poter fare la storia di uno sport che ami veramente molto e che ti ha dato così tanto. Ti fa anche crescere sensibilmente la motivazione, che già di per sé è estremamente alta come puoi immaginare. Ora c’è ancora un ultimo passo da compiere, e spero vivamente di mettere le mani sul trofeo“.
D. Hai molta esperienza a questo livello. Senti la battaglia agonistica, la riconosci. Puoi avvertire come il tuo avversario adatti il suo gioco alle tue caratteristiche. A questo proposito dunque ti chiedo se hai percepito prima che effettivamente si concretizzasse, l’arrivo di problemi fisici per Carlos alla fine del secondo set? Lui ci ha detto che proprio in quel frangente ha iniziato ad accusare i crampi al braccio. Te ne sei accorto, o eri solamente concentrato al 100% nella tua bolla?
Novak Djokovic: “Non ho avvertito nulla in merito, onestamente. Normalmente guardi dall’altra parte della rete, e osservi cosa accade. Io ero un po a corto sul piano fisico verso la fine del secondo set e difatti poi ho giocato un brutto game al servizio sul 6-5 in suo favore. Tuttavia, in precedenza, avevo avuto anche le mie possibilità sul 5-5. Ma nel complesso ritengo comunque di aver disputato una buona gara. Lui però si è fatto bastare la prima volta in cui è riuscito a strapparmi il servizio per vincere il secondo set. Dopodiché, ho esclusivamente pensato a cambiarmi i vestiti, fare una piccola pausa in bagno per poi ritornare provando a ricominciare da dove lasciato. Nei primi due game del terzo set mi sembrava tutto identico, poi invece ho notato negli ultimi due punti del secondo game che ha iniziato a fare movimenti strani e non consueti con la mano. In seguito ancora, quando ho vinto l’ultimo punto del secondo game l’ho visto piegarsi in due e ho capito che si trattasse di crampi. È stato allora che l’ho notato davvero. Prima non me n’ero accorto perché ero totalmente concentrato nel colpire bene la palla, e vedevo che lui si muoveva alla grande, quindi non ho percepito in campo negli scambi che stesse già accadendo qualcosa alla fine del secondo set“.
D. Sappiamo che ami i record. Domenica giocherai la tua 34esima finale del Grande Slam, tante quante ne ha disputati Chris Evert. Ovviamente giocherai per conquistare il tuo 23° Grande Slam. Ma, inoltre, potresti anche diventare il primo uomo con tre vittorie in ogni prova Slam. Mi chiedo quale tra tutti questi traguardi, e ne ho dimenticati molti altri, sia il più stimolante per te da provare ad ottenere?
Novak Djokovic: “Naturalmente sono molto orgoglioso di tutti i miei successi passati, ma cerco sempre di rimanere sul presente e vivere appieno il momento. So che il mio lavoro qui a Parigi quest’anno non è ancora finito, ho un’altra partita. Ovviamente quella odierna è stata certamente una grande vittoria, considerate anche le circostanze decisamente strane, specialmente nel terzo e nel quarto. Ma una vittoria è sempre una vittoria. L’ho già dichiarato molte volte quest’anno che durante la stagione della terra battuta, il Roland Garros fosse il torneo dove volessi raggiungere il mio picco di rendimento e dove avrei voluto giocare il mio miglior tennis. E questo processo di avvicinamento mi ha messo in una posizione davvero ideale per vincere un altro torneo del Grande Slam. Questo è fondamentalmente ciò che mi spinge ancora quando mi sveglio la mattina e penso alla stagione o ai prossimi obiettivi. I Grandi Slam sono ciò che mi motiva e stimola di più in assoluto. Ho vinto il primo Slam dell’anno e ora sono in finale nel secondo, quindi non potrei chiedere di più. Per quanto riguarda tutti i record che sono in gioco, ribadisco, è indubbiamente lusinghiero, è fantastico, ma come sia ho bisogno di vincere ancora una partita per assicurarmi quei primati. Quindi so perfettamente cosa devo fare e su che cosa debbo concentrarmi. Con il mio team siamo solamente focalizzati sulla finale. Stiamo già pensando ai prossimi avversari nella speranza di ottenere il titolo“.
D. Questa potrebbe essere una domanda per domenica, ma dato tutto ciò che hai appena detto e su quali aspetti in questo momento la tua mente è focalizzata, te lo domando ora. Ti viene sempre chiesto dell’eventuale 23° Slam e quanto sia motivante quel numero per te, ma mi chiedo se pure l’impresa di poter provare a completare ol Grande Slam ti baleni in qualche meandro della tua testa.
Novak Djokovic: “Il Grande Slam è davvero lontano da poter raggiungere. Ma forse non sarà così lontano se dovessi vincere domenica, vediamo. Comunque, in questo momento, non ci sto minimamente pensando. Il mio unico cruccio è cercare di vincere un altro titolo Slam e oramai ci sono così vicino perché conosco la sensazione quando si arriva a questa fase così avanzata del torneo. Ho avuto questa sensazione parecchie volte nella mia carriera. Quindi so come devo gestire me stesso, le mie emozioni, la mia giornata domani e dopo domani con le routine del caso per affrontare la finali nel miglior modo possibile. Giocherò contro qualcuno che è già stato in una finale Major, Ruud o Zverev (quando Nole si è presentato ai microfoni della stampa la seconda semifinale era ancora in corsa, alla fine a spuntarla è stato il norvegese, ndr) ma nessuno dei due ha mai vinto un titolo. Perciò ancora una volta l’esperienza sarà dalla mia parte, ma essa non vince le partite. Adesso devo soltanto pensare a recuperare bene e prepararmi per un’altra lunga battaglia. Se dovessi vincere la finale, allora parleremo di storia (sorridendo)”.
D. 23 Slam, sarebbe un sogno per te detenere questo record in solitaria. In passato sei andato vicinissimo a completare il Grande Slam, in quella circostanza avvertisti molta pressione. Questa volta potresti vincere il 23° titolo, avvertirai più pressione su di te domenica.
Novak Djokovic: “La pressione è sempre stata sulle mie spalle, quindi non sarà una situazione diversa da quello che affronto normalmente. Fa parte del mio sport, della mia vita, di tutto ciò che faccio. Penso che avere pressione sia un privilegio, ma è anche un’inesauribile fonte di motivazione. Un grandissimo stimolo per giocare bene e arrivare al meglio domenica. Prima del torneo, come ho affermato a più riprese, ho dichiarato che il Roland Garros essendo uno Slam fosse il torneo più importante per me su questa superficie. Quindi mi sono preparato a puntino in modo tale da essere in questa posizione, pronto per questa battaglia, pronto per vincere un altro titolo del Grande Slam. Spero di giocare al mio miglior livello di tennis domenica. L’unica cosa che posso dire ora è che sono molto concentrato. La storia è sempre stata qualcosa che ha aleggiato su di me, ma sono molto felice di essere in questa posizione e scrivere la storia di questo sport. Ora però sto solo pensando a vincere la prossima partita“.
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Roland Garros, Alcaraz sulla sconfitta contro Djokovic: “È stata la tensione a causarmi i crampi”
Tranquillo con tutti tranne uno, Carlo Alcaraz perde contro Novak Djokovic nella semifinale del torneo francese e saluta Parigi con una tensione inaspettata: era troppa già prima del match

Non c’è niente che basti per sentirsi all’altezza di Novak Djokovic durante la semifinale di uno Slam. Neanche essere n.1 al mondo. Lo ha dimostrato Carlos Alcaraz che, in 3h15’ di gioco, ha ceduto al serbo il posto nella finale del Roland Garros. Una partita inattesa, giocata realmente solo per due set: tra la fine del secondo e l’inizio del terzo il ventenne spagnolo ha iniziato ad avere crampi su tutto il corpo, causati dalla tensione che lui stesso ha ammesso di aver avuto già da prima di scendere in campo. Di seguito le sue parole nell’intervista post partita.
D. Carlitos, sfortuna. Puoi dirci cosa è successo all’inizio del terzo set?
Alcaraz: “È stata davvero dura per me. Sono dispiaciuto che sia successo in questa partita, per le emozioni con cui ci sono arrivato e perché mi sentivo bene fisicamente. I crampi tra la fine del secondo set e l’inizio del terzo sono stati davvero un dispiacere. Ma sono cose che succedono e bisogna affrontarle”.
D. Puoi descrivere la sensazione esatta che hai avuto? Che poi ha attraversato il tuo corpo, non solo la gamba. Quanto è stato doloroso?
Alcaraz: “Il primo e il secondo set sono stati molto, molto intensi, e ho iniziato ad avere crampi al braccio. All’inizio del terzo set ho iniziato ad avere crampi a ogni parte del corpo, non solo alle gambe. Anche alle braccia. È stato davvero difficile per me muovermi nel terzo set. Nel quarto set ho avuto una piccola possibilità, ma è stata davvero dura. Tutto il mio corpo aveva iniziato ad accusare i crampi”.
D. Sai perché è successo? Pensi che possa essere stata la tensione di giocare una partita così importante, o potresti non aver mangiato e bevuto bene? Hai idea del perché sia successo?
Alcaraz: “Sì, è successo per via della tensione. La tensione della partita. Ho iniziato il match molto nervoso. La tensione del primo set, poi del secondo: sono stati due set molto pesanti. Scambi davvero buoni, scambi difficili, smorzate, scatti, una combinazione di molte cose. Ma il problema principale è stata la tensione che ho avuto”.
D. Pensi che sia qualcosa da cui puoi imparare?
Alcaraz: “Devi imparare da questo tipo di partite, da questo genere di esperienze. Certo che prendo lezione da questa partita. Mi impegnerò affinché non succeda di nuovo nei prossimi match”.
D. Hai mai avuto problemi di crampi prima? Se no, quanto sei rimasto stupito dal fatto di averli avuti?
Alcaraz: “Sì, ho già avuto i crampi durante le partite, ma non a questo livello. Per esempio contro Stefanos Tsitsipas nel 2021 agli US Open ho avuto dei crampi ma, ripeto, non di questa entità. Ho imparato da quella partita, da quell’esperienza, e farò lo stesso stavolta”.
D. Hai giocato quei tre match da cinque set agli US Open e li hai vinti tutti e sono arrivati molto, molto tardi. Hai detto che i crampi di oggi hanno molto a che fare con la tensione, anche con il fatto che c’era Novak Djokovic dall’altra parte della rete?
Alcaraz: “Probabilmente (sorride). Non è facile giocare contro Novak, si sa. Una leggenda del nostro sport. Se qualcuno dicesse di entrare in campo contro Novak senza tensione, mentirebbe. Giocando una semifinale di un Grande Slam di tensione ne hai già molta ovviamente, ma diventa ancora di più se affronti Novak. È la verità. La prossima volta che affronterò Novak spero di essere diverso, ma la tensione ci sarà comunque”.
D. Sfortuna oggi. È quanto di più stressante tu abbia mai percepito su un campo da tennis?
Alcaraz: “Forse (sorride). È stata davvero dura per me oggi. Non ho mai sentito la tensione che ho provato in questa partita”.
D. Novak ovviamente ha molta esperienza. È uscito dal campo per circa sei, sette minuti dopo il secondo set e ti ha fatto aspettare per riprendere. Pensi che forse con più esperienza avresti dovuto lasciare il campo anche tu dopo un secondo set così epico?
Alcaraz: “Dopo il secondo set? Non lo so. Si è trovato in quella situazione più volte, più di me. Quindi penso che comunque affronti meglio di me certi momenti. Non credo che a causare i crampi sia stata l’attesa dopo il secondo set. O almeno credo. Se ha preso la pausa bagno avrà avuto i suoi motivi. Non dirò altro su questo”.
Marianna Piacente