Interviste
Claudio Mezzadri: “Federer ha la voglia di un ragazzino. Wawrinka non guarirà mai”
BASILEA – Esclusiva Ubitennis. “Roger ha la voglia di un teenager, dobbiamo solo vedere come risponderà il suo corpo. Tennis svizzero in difficoltà, Wawrinka soffre la pressione. Zverev il miglior prospetto”

Prima di tutto una panoramica sul torneo, cosa ne pensi?
Io sono arrivato un po’ tardi, solo al sabato. Questo è il torneo più importante in Svizzera, sempre un grande successo, un grande evento sempre organizzato molto bene. Mancava Federer, gli organizzatori ovviamente speravano che Wawrinka arrivasse in finale, ma secondo me abbiamo visto bellissime partite. Zverev ha fatto vedere un tennis d’altri tempi, divertente, vario e intelligente, manca al circuito questo stile. Ripeto mancava Federer, ormai molti tornei si reggono sulle sue spalle, specialmente Basilea, lui abitava proprio dietro l’angolo a Munchenstein.
A proposito della presenza-assenza di Federer, Wawrinka ha dato l’impressione di sentire la pressione di essere il numero uno di Svizzera, magari senza esserlo per i tifosi. Ha giocato solo partite al terzo set, perdendo in quarti da favorito contro Zverev.
Questa è una cosa storica per Stan, quando gioca in casa fa fatica a trovare le sensazioni giuste, addirittura a divertirsi. Come se fosse un meccanismo suo che non riesce a combattere: non è tanto il fatto di essere favorito o meno, numero uno, è proprio una sua questione interiore che lo fa soffrire. Anche quest’anno a Basilea, tutte partite al terzo, qualitativamente mediocri o non al suo livello. A trent’anni è ancora così, non credo potrà cambiare.
Al primo turno Wawrinka ha vinto soffrendo il derby contro Chiudinelli. Abbiamo visto Bossel in doppio, Laaksonen in singolare, ma il futuro del tennis svizzero sembra davvero poco roseo.
Anche in passato si diceva così, poi in un modo o nell’altro viene fuori qualcuno. Negli ultimi quindici anni la Svizzera è stata abbastanza viziata, Federer e Wawrinka, la Hingis, Lasek, Rosset, mi ci metto pure io. Il movimento giovanile non sembra prospettare rimpiazzi, nemmeno al livello di top 20: si lavora comunque molto bene come Federazione, i programmi sono molto validi, i giovani giocano. Ma da lì a diventare dei campioni ne passa. Ripeto però, sembra non ci sia nessuno poi magari all’improvviso esplode qualcuno.
Argomento giovani: Sascha Zverev è in top 20, ma per arrivare davvero al top serve uno step importante specialmente a livello mentale. Si parla spesso di Kyrgios, che sembra essere ad un passo dall’esplosione definitiva e poi magare esplode nel senso negativo del termine. Tu cosa pensi? Se rifletti sul tuo approccio da junior, quali sono gli ostacoli maggiori, quali i nuovi per i giovani di adesso?
Ti dirò, gli ostacoli sono sempre gli stessi. Il tennis si è evoluto per tecnica, materiali, campi, ma i requisiti per il salto di qualità non sono variati: talento certo, ma è una questione di personalità. Gli scalini da superare si devono affrontare con consapevolezza, costanza, intelligenza. Zverev è il miglior prospetto, ma deve proseguire affrontando step dopo step, dimostrando di avere il carattere. Lui è un ragazzo molto positivo, un vincente, ma quando poi inizi ad andare in campo da favorito cambierà già il suo approccio.
Pensi che l’elemento familiare possa incidere sul successo di un giovane? Kyrgios non sembra avere la solidità della famiglia di Federer, la rigidità di Judy Murray o Toni Nadal.
Importantissima, assolutamente. Il talento deve essere supportato da una stabilità educativa che costruisca la personalità di un ragazzo. il DNA incide ovviamente, ma poi l’educazione tiene in riga, ti abitua. Io ho giocato contro il padre di Zverev, in Davis nel 1987: era ancora membro della URSS. Si vedeva che tipo di rigidità vivesse, ed è stato bravo a trasmetterla ai suoi figli. Certo è stato fortunato che si siano appassionati al tennis entrambi.
L’ultima domanda, banale ma magari tu puoi darci un punto di vista nuovo: Federer ha chiuso in anticipo la sua stagione, parteciperà alla IPTL e ripartirà nel 2017. Tu come pensi tornerà?
Roger ha ancora la voglia di un ragazzino, è incredibile. Togliergli i tornei, le partite, lo devasta. Lui è nato per competere, per confrontarsi con gli altri. Ha una voglia matta di continuare, e sembra assurda come cosa considerando quante partite ha già giocato. L’unica incognita è il suo fisico, dobbiamo solo aspettare di vederlo in tornei veri per vedere come il suo corpo risponderà.
Flash
Ljudmila Samsonova: “Una parte di me è sempre italiana” [ESCLUSIVA]
Da speranza azzurra ad allieva di Pizzorno e finalista Mille con (senza) bandiera russa: Ljudmila “Ljuda” Samsonova è già stata molte cose, e questo, forse, è solo l’inizio

Essere chiamati al doppio turno nella giornata conclusiva di un 1000 è certo un avvenimento quantomeno inusuale: e infatti a Montreal, uscita vincitrice da un match combattuto con la testa di serie numero tre, Elena Rybakina, Ljudmila Samsonova, russa, ventiquattro anni, è costretta ad arrendersi poche ore dopo a Jessica Pegula, racimolando un solo game alla sua prima finale 1000 (“fa male rendersi conto che agli organizzatori non importi nulla di noi tennisti”, ha dichiarato a margine dell’incontro).
Un torneo in cui, in fila, “Ljuda” aveva eliminato la testa di serie numero due (Sabalenka), la dodici (Bencic), e la tre (appunto Rybakina) prima di arrendersi alla quarta forza del seeding. Il lunedì 14 agosto, Ljudmila si “accontenta” della posizione numero dodici, suo best ranking. Una classifica costruita nel tempo, da quel 2013 in cui, per la prima volta, scese in campo da professionista.
Probabilmente, il momento della svolta è stata l’estate scorsa, quella del 2022: fra Washington e Tokyo, passando per Cleveland, Samsonova si porta a casa tre tornei, due 500 e un 250. Se diamo uno sguardo alle sue principali affermazioni, è facile notare una particolare predilezione per il nord America. “Entrambe le volte che sono arrivata negli Stati Uniti in quel periodo avevo la testa libera: ho come resettato da zero il periodo precedente. È forse per la mia leggerezza in quel periodo che sono venuti fuori i risultati migliori.”
Samsonova, che mentre scriviamo è numero ventidue del mondo, si trova ora a dover confermare i risultati raggiunti, iniziando dalla difesa del titolo di Tokyo. Ora, però, riavvolgiamo un po’ il nastro.
“A casa non puoi non praticare un minimo di sport” sorride Ljuda: Samsonova proviene da Olenegorsk, una cittadina della Russia europea settentrionale, dell’Oblast di Murmansk. Insomma, il polo nord non è poi così distante. Tuttavia, lo sport è arrivato fin lassù, peraltro con ottimi risultati: il padre è stato campione europeo di Ping-pong, il nonno uno sciatore. “Penso di essere stata comunque fortunata ad essere una bambina dotata per lo sport; la mia famiglia mi ha trasmesso tanto anche in quest’ambito.”
Ljudmila, però, ci risponde in italiano fluente. Fa un certo effetto apprendere come Samsonova abbia vissuto diciotto anni in Italia, e si sia sentita, in tutta la sua giovinezza, una tennista azzurra. Al compimento dei diciotto anni, avrebbe dovuto ricevere il passaporto italiano. Ciò, tuttavia, non è avvenuto, ed oggi gareggia per la Russia (o meglio, gareggiava, ora è tennisticamente “apolide” a causa della guerra in Ucraina). A quanto pare, l’ostacolo sarebbe stato la mancanza di un “reddito certo”, carenza che avrebbe impedito alla Federazione di assegnarle il passaporto. Ljudmila, insomma, avrebbe dovuto trovarsi un altro lavoro: una condizione spesso non richiesta da molte altre federazioni nel mondo. Da quel 2017 sono passati sei anni, e Ljudmila oggi si sente “metà e metà: ho una parte di me a cui l’Italia, quando sono via, mancherà sempre, e un’altra che è invece molto legata alle origini; essendo cresciuta in una famiglia che ha sempre tenuto molto a mantenere le tradizioni e la lingua mi sento di far parte anche di quel mondo.”
La carriera di Samsonova ha dunque preso davvero il via da quel momento; solamente due anni fa, tuttavia (era il luglio 2021) Ljuda era appena entrata in top 100, e ancora non si delineava l’exploit che l’avrebbe portata alle vette della classifica mondiale. “È stato il coraggio a permettermi di fare il decisivo salto in avanti. Il coraggio che ho avuto nel fare determinate scelte, a credere sempre in me stessa nonostante prendessi batoste in continuazione, anche da parte di chi mi fidavo: è stata la mia determinazione a farmi arrivare qui, più di tutto il resto.”
Un forte legame con l’Italia Ljudmila l’ha, comunque, indubbiamente preservato: il suo coach è Danilo Pizzorno, torinese che ha acquisito una grande importanza nel panorama italiano e internazionale per il suo utilizzo metodico e “scientifico” della videoanalisi. “Penso che Danilo, oltre ad essere il miglior coach WTA, sia anche e soprattutto una bellissima persona; dopo le esperienze che ho vissuto, cerco di guardare prima al lato umano e poi a quello professionale.”
Un circuito, quello WTA, che solo recentemente sembra incamminarsi verso una sorta di stabilità ai vertici, con il dominio di Iga Swiatek (interrotto ora da Aryna Sabalenka). Nel confronto con quello maschile, che ha vissuto di un triumvirato (ad eccezione, forse, di un effimero quadrumviro) per oltre vent’anni, non tutti vedono l’incertezza femminile come un qualcosa di positivo per la WTA. “Io invece credo che sia un bene – ci dice Ljudmila -. In questo modo c’è posto per più giocatrici: il livello si è alzato e chiunque può ambire a fare grandi cose.”
L’incertezza non è solamente tennistica: dal febbraio 2022, la guerra fredda, le cui fiamme pensavamo definitivamente spente da anni, si è riaccesa e porta con sé il pericolo di scatenare un grande incendio. Il primo focolare si è acceso in Ucraina, a causa dell’invasione russa. Come sempre, lo sport non può considerarsi del tutto scisso dalla realtà che lo circonda. È forse per quella chiamata di Hitler che il barone Von Cramm perse quella finale di Wimbledon. Riguardo a quale sia il suo ruolo in certi contesti, comunque, il dibattito è aperto e certo di non facile risoluzione.
La situazione è indubbiamente controversa: le atlete russe e bielorusse non possono più giocare sotto la loro bandiera, le loro nazionali non possono più partecipare alle competizioni internazionali. “Lo sport può mandare certi messaggi – dice Ljuda, che oltre ad essere russa è vissuta, lo ricordiamo, diciotto anni in Italia –, ma non credo possa avere un vero impatto, cambiare ciò che avviene nel mondo.”
Ljudmila ha solo ventiquattro anni; eppure ha già vissuto molto, fra l’Italia, il Polo nord e il tennis professionistico. Forse, però, il meglio deve ancora arrivare. “Il mio desiderio per il futuro è essere una persona felice e realizzata: nessun premio o classifica può essere tanto importante quanto lo stare veramente bene con sé stessi.”
Di Ljudmila “Ljuda” Samsonova, nativa di Olenegorsk, il cuore diviso fra Russia e Italia, sentiremo – non c’è dubbio – ancora parlare.
ATP
Laver Cup, McEnroe dopo il trionfo del Team World: “Ci aspettavamo di vincere e ci siamo riusciti”
Applausi e grande entuasiasmo nella conferenza stampa del Resto del Mondo. Tiafoe invita McEnroe a restare Capitano ancora a lungo, Fritz spiega l’importanza di una competizione di questo genere

In principio furono quattro sconfitte: quattro sconfitte su quattro per il Team World. Così era iniziata la storia della Laver Cup e dopo il 14-1 firmato dall’Europa a Boston nel 2021 (in quella che rimane l’ultima vittoria dei ‘blu’) era legittimo chiedersi se il Resto del Mondo sarebbe mai stato all’altezza e dunque in grado di creare un’alternanza nell’albo d’oro della competizione. A distanza di due anni, molto è cambiato e la situazione si è ribaltata: a Vancouver anche l’Europa ha provato il sapore della disfatta. Il trionfo del Team World non è mai stato in discussione, forse già da quando le convocazioni sono diventate definitive.
D’altro canto, però, i favori del pronostico potevano rappresentare l’insidia più grande per una squadra comunque giovane e con alcuni esordienti come Shelton e Cerundolo. Se l’anno scorso gli occhi erano puntati altrove vista la presenza contemporanea di Federer, Nadal, Djokovic e Murray e il ritiro annunciato di Roger, in questa occasione “le aspettative erano molto più alte” – come dice capitan McEnroe – ma tutti sono riusciti a gestire al meglio la pressione, dominando in lungo e in largo. E allora, nella conferenza stampa conclusiva che ha assunto in più momenti i tratti di una vera e propria festa (soprattutto grazie al contributo del sempre pimpante Tiafoe), non poteva mancare un commento più colorito degli altri – ovviamente di Johnny Mac – che non tradurremo ma che riassume bene l’andamento di questa sesta edizione della Laver Cup: “We kicked some ass, baby”.
“A nome del Team World, sono orgoglioso di questi ragazzi. Abbiamo riunito un grande gruppo di giovani e di ragazzi più esperti che erano già stati in squadra. Tutti hanno giocato bene. È stata una settimana fantastica. Stiamo già pensando all’anno prossimo, perché vincere è molto meglio che perdere. Abbiamo faticato i primi anni, ma ora abbiamo assaporato il gusto della vittoria ed è una bella sensazione. Spero di aver portato energia e passione. Credo molto in questo evento e questo spirito va coltivato”. Così ha proseguito la leggenda americana, invitata da Tiafoe a restare a lungo sulla panchina del Resto del Mondo, in sala stampa prima di lasciare la parola ai suoi giocatori.
D: Mi rivolgo al rookie [Shelton, ndr]. Puoi parlarci un po’ delle tue emozioni, visto quanto sei riuscito a fare nonostante la tua giovane età?
SHELTON: Questa settimana è stata pazzesca. Mi è piaciuto molto giocare per il Team World. Giocare per Johnny Mac è stato fantastico. Mi sono davvero goduto questo weekend, essere scelto per questa squadra è stato un sogno. Portare punti per il team è qualcosa che non avrei mai immaginato. Apprezzo molto la fiducia che i capitani hanno riposto in me, e aver contribuito alla vittoria finale è una sensazione fantastica.
D: Domanda per Felix [Aliassime, ndr]. All’inizio della settimana hai parlato molto di aspettative, di tutto ciò che hai affrontato in questa stagione con il tuo gioco e con l’infortunio. Cosa significa per te questa esperienza, nel tuo Paese e con il tuo livello di gioco che si è alzato. Quanto sei soddisfatto?
AUGER-ALIASSIME: Ogni volta che gioco per una squadra, mi sento davvero bene. Naturalmente mi sono divertito molto. Il circuito può diventare, giocando sempre in singolo, un po’ solitario a volte, e avere dei compagni di squadra e vincere di squadra è davvero speciale per me. È bello tornare un anno dopo, dopo quello che abbiamo fatto a Londra, e vincere qui a Vancouver. È quello che volevamo una settimana fa, quando siamo arrivati. Ci siamo impegnati, abbiamo affrontato la sfida e l’abbiamo realizzata. È stato un grande momento per me.
D: Francisco [Cerundolo, ndr], anche tu sei un esordiente… puoi parlarci dell’esperienza e dell’unione che si è creata con gli altri ragazzi?
CERUNDOLO: Sono davvero felice di essere stato parte della squadra e di aver portato un punto. Voglio ringraziare John, Patrick e tutti i ragazzi, perché sono l’unico non nordamericano ma mi hanno fatto sentire uno di loro fin dal primo giorno. È stata un’esperienza davvero positiva per me e mi sono divertito molto. Spero che i ragazzi abbiano apprezzato me e l’Argentina!
D: Visto che tutti vi state divertendo molto, qualcuno può condividere una storia da dietro le quinte di questa settimana che riassuma il grande senso di spirito di squadra che avete sviluppato tra di voi?
EUBANKS: Direi che il legame che si crea nello spogliatoio è probabilmente una delle cose più belle. Dopo che i ragazzi fanno il riscaldamento, entrano nello spogliatoio e Frances si mette in modalità DJ. Altri giocatori fanno richieste specifiche. Ben e Fritz ascoltano Central Cee prima di entrare in campo e in generale credo che condividere quei momenti sia un’esperienza che unisce. Gli spogliatoi sono piuttosto piccoli e siamo tanti ragazzi che stanno in compagnia e che cercano di viverla a pieno: che si tratti di caricarci a vicenda prima di scendere in campo, di dare tutta la fiducia di cui ha bisogno chi sta per giocare, di chiedere se hai bisogno che prenda la tua racchetta dall’incordatore, se hai bisogno di asciugamani, tutte queste piccole cose. Penso che questi momenti saranno probabilmente quelli che ricorderò di più, proprio perché si è tutti così vicini e si riesce davvero a vedere la personalità dell’altro e a godersi l’un l’altro.
D: Taylor [Fritz, ndr], parlaci un po’ della pressione che si prova a giocare in questo ambiente. Si ha l’impressione che ci sia molto sostegno da parte dei compagni di squadra, è divertente, ma dicci quanto sia effettivamente stressante in campo.
FRITZ: Beh, è diverso giocare con la sensazione di essere i favoriti rispetto a quanto è avvenuto negli anni precedenti, quando affrontavamo tutti i migliori giocatori del mondo come l’anno scorso. C’è più pressione. Abbiamo fatto molto bene nella prima e nella seconda giornata ma con questo format basta poco perché la situazione si ribalti nell’ultima giornata, se si perdono un paio di partite. Ma il livello di tutti i membri della squadra durante la settimana è stato incredibile. Tutti si sono presentati e hanno giocato al meglio delle loro possibilità. È diverso rispetto a quando vinci un torneo nel circuito. In questo caso si vince e si può festeggiare con altri ragazzi, con i tuoi amici più stretto. Ci si può divertire molto di più. Questo è l’aspetto più importante di questi eventi di squadra: bisogna goderseli al massimo perché non ci sono molte situazioni come questa in cui si può festeggiare in gruppo.
D: Congratulazioni. John [McEnroe, ndr], tornando alla vittoria dell’anno scorso, penso che ti venga in mente il volto di Felix per il modo in cui ha giocato e per come ha chiuso i conti. Ben [Shelton, ndr] ha coniato l’espressione “Laver Cup Felix” ieri sera. E quest’anno? Quali momenti iconici ricorderete? Quale volto ti verrà in mente per questa edizione?
MCENROE: Tutti i giocatori che avevamo, riserve comprese, hanno fatto al massimo quello che dovevano e hanno creato un bellissimo mix. È stato un vero lavoro di gruppo. Sapevamo di avere una grande possibilità e ovviamente eravamo più convinti dopo la vittoria dell’anno scorso. Ci aspettavamo davvero di vincere questa volta. Gli altri anni non eravamo così sicuri. Quindi è una sensazione bellissima. Tutti meritano il titolo di MVP. Vincere non stanca mai, ovviamente. L’anno scorso è stato incredibile con il ritiro di Roger e la presenza anche di Rafa, Nole e Andy, e siamo riusciti a superare una sfida complicatissima. Quest’anno le nostre aspettative erano molto più alte e credo che i giocatori stessi mi abbiano aiutato a vincere. Io ho fatto molto poco. Ma è stato fantastico essere là fuori e tutti noi abbiamo portato intensità, divertimento ed energia.
evidenza
Laver Cup, il capitano di Team Europe Borg: “I ragazzi hanno dato il 100%, l’anno prossimo riporteremo la Coppa in Europa”
Il vice capitano Enqvist: “Sia io che Bjorn siamo molto, molto orgogliosi di questo gruppo. Hanno trovato subito il giusto spirito della Laver Cup. È stato stupefacente”

IL MODERATORE: Grazie a tutti per esservi uniti a noi e per il vostro tempo. Bjorn, forse inizieremo con te. Le cose non sono andate per il verso giusto questa settimana, ma sono sicuro che ci saranno molti aspetti positivi da trarre da questa settimana mentre rifletti e poi guardi avanti in ottica Berlino. Dicci i tuoi pensieri a riguardo.
CAPITANO BJORN BORG: Beh, come ho detto prima, è stata una buona settimana per noi, allenandoci e incontrandoci, lo spirito di squadra, tutto. Abbiamo dato il 100%. Il Team World ha giocato un tennis incredibile. Hanno giocato davvero bene ogni singola partita. Naturalmente siamo tutti molto delusi, perché non ci saremmo mai aspettati di perdere così tanto con questo punteggio. Cosa puoi dire? Hanno giocato un buon tennis. Guardando a Berlino l’anno prossimo, sarà l’anno prossimo. Stiamo parlando di quest’anno qui proprio adesso. Siamo delusi, ovviamente. Ma hanno giocato davvero bene a tennis. Cosa posso dire?
D. Bjorn, volevo chiederti, ovviamente come giocatore hai avuto le tue sconfitte in passato, non molte. Cosa senti di consigliare a questi ragazzi mentre attraversano giorni difficili, forse tenere la testa alta?
CAPITANO BJORN BORG: Beh, lo spirito di squadra è molto buono. Voglio dire, restiamo uniti. Abbiamo passato molto tempo insieme. Parliamo molto. Il gruppo parla molto tra loro. Diamo consigli, cosa fare e cosa non fare. La prossima settimana sarà un torneo diverso per tutti questi ragazzi, ma qui in questo momento, come squadra, volevamo fare davvero bene. Ma siamo ancora seduti qui, tutti noi, di buon umore, in un certo senso, ma siamo tutti delusi. Hanno altro da fare in futuro e l’obiettivo è fare bene il resto dell’anno.
E’ molto difficile spiegare cosa fare e cosa non fare. Hanno un torneo la prossima settimana, tutti questi ragazzi. Purtroppo queste cose sono successe durante la Laver Cup. Non ci saremmo mai aspettati di perdere, qual è stato il punteggio, 13-2? Ma l’abbiamo fatto. Continuo a dire che hanno giocato davvero bene a tennis, il Team World. Congratulazioni, bella giocata. Ci sarà un’altra Laver Cup l’anno prossimo a Berlino, in Europa. Sarà completamente diverso. E’ il nostro campo di casa. Non vediamo l’ora.
D. Bjorn, perdere quelle partite il primo giorno vi ha messo sotto pressione, entrando in partita con un deficit così grande nonostante i punti fossero inferiori nella giornata di apertura?
CAPITANO BJORN BORG: No, penso che anche venerdì sia stato un punto da vincere. Penso che tutti abbiano giocato un buon tennis qui. Ma sfortunatamente non abbiamo vinto i punti chiave e abbiamo perso molti punti importanti nelle partite. Se fosse andata diversamente, forse il punteggio sarebbe stato diverso. Sono felice con la mia squadra. Sono felice con questi ragazzi. Si sono presi molte responsabilità per fare quello che dovevano fare. Hanno dato il 100%, tutti questi ragazzi. Non ci sono lamentele in questo senso.
D. Ovviamente è una squadra in divenire. Ci sono aspetti positivi che puoi trarre da questa settimana in termini di costruzione per il futuro? Riflettendo su ciò che hai detto a Londra l’anno scorso: Bene, ti concederò un altro anno, sei pronto per diventare Capitano dell’Europa l’anno prossimo?
CAPITANO BJORN BORG: La cosa positiva di questa squadra è che abbiamo un buon spirito. Da sempre in Team Europe siamo una squadra molto affiatata. Ci divertiamo molto insieme in campo e fuori dal campo. Penso che sia molto importante per una squadra (sorride). Anche se siamo seduti qui, siamo tutti molto delusi, ma abbiamo passato una settimana fantastica insieme. Purtroppo abbiamo perso. Ma penso che sia importante, e per me come capitano, è davvero importante riunire la squadra e divertirci. Certo, vuoi vincere. Tutti odiano perdere. Per quanto riguarda, sì, sarò a Berlino l’anno prossimo. SÌ.
Q. Questo è per Arthur, Hubert, Alejandro e Gael. Questa è la vostra prima Laver Cup, potete condividere qualcosa della settimana e della vostra esperienza?
ARTHUR FILS: Beh, sono davvero felice. È stata una bella settimana con i ragazzi. Sfortunatamente non abbiamo vinto, ma il motel era carino e abbiamo passato dei momenti fantastici. Sì, è stato bello.
HUBERT HURKACZ: Sì, sicuramente, sì. Iniziare la partita e prima, ritrovarsi con i ragazzi con cui di solito giochiamo uno contro l’altro è stata un’esperienza fantastica ed è stato davvero fantastico sostenersi a vicenda. Avere Bjorn, avere Thomas con noi qui è stato un enorme, enorme onore, un’enorme possibilità anche per noi di condividere dei grandi momenti. Abbiamo avuto un grande spirito di squadra e stiamo gareggiando al meglio delle nostre possibilità. Quindi è stata davvero, davvero una grande opportunità per imparare molto.
ALEJANDRO DAVIDOVICH FOKINA: Dico tutto allo stesso modo. (Risata.)
GAEL MONFILS: Ritwitta. Copia incolla. (Risata.) Hanno detto praticamente tutto. Per me è stato semplicemente un evento diverso a cui non giocavo da così tanto tempo. È stato davvero bello. Molto diverso da quello che ci si aspettava in un certo senso, più stanchezza, perché la Coppa Davis, stavo dicendo a Thomas in realtà, la Coppa Davis è molto faticosa, ma, sai, questa settimana è stato lo stesso. Penso che abbiamo avuto allenamenti duri e giornate lunghe, perché ci sono più partite. È stata un’esperienza diversa e sicuramente faticosa.
Sono rimasto stupito dalla forma fisica di quei ragazzi, perché sono piuttosto vecchio e posso vedere che onestamente la seconda sessione è stata un po’ più dura a livello fisico. Vedere Frances parlare in quel modo e poi tornare in campo significa essere fisicamente una bestia. Hubi, quando dice di voler giocare in singolo e in doppio uno dopo l’altro, è pazzesco. Per tutto il tempo diceva: Oh, forse vado negli spogliatoi. E io dicevo: Oh, sto bene. Sto bene. E il bambino corre ovunque. Voglio dire, è un grande evento, ma devi essere pronto fisicamente. Mi sentivo come se quelle due squadre, quei giovani, fossero fantastici. È stato bello da vedere.
D. Hubert, Andrey, è stata una partita davvero emozionante oggi. Non è andata come volevate, ma è stato davvero divertente da guardare. Potete parlare un po’ della partita e dei rimpianti, del rammarico che avete avuto?
HUBERT HURKACZ: E’ stato divertente giocare con Andrey. Oggi ha giocato un tennis davvero fantastico. Colpire la palla così forte rendeva tutto più facile a rete. Penso che entrambi abbiamo giocato bene. Avevamo tutti i nostri giochi di servizio. Abbiamo avuto alcune opportunità, alcuni breakpoint che non sono andati a nostro favore. E’ stata una partita molto combattuta, davvero combattuta, e, sai, hanno tirato fuori alcuni buoni colpi in momenti sfortunati per noi.
ANDREY RUBLEV: Penso che abbiamo giocato un doppio davvero, davvero fantastico con Hubi. Si trattava solo di piccoli dettagli che non andavano per il verso giusto. Questo è tutto. Perché abbiamo avuto due palle break nel primo set, e poi abbiamo avuto un paio di scambi in cui abbiamo fatto tutto bene e tutti abbiamo sbagliato qualcosa o loro hanno giocato davvero bene. Poi per due volte al tiebreak ci siamo ritrovati con un mini break e non siamo riusciti a gestirlo. Si trattava solo di piccoli dettagli, ma penso che nel complesso abbiamo giocato un ottimo doppio oggi.
D. Thomas, sei coinvolto nella Laver Cup dal 2017. Hai vissuto tutti i successi, i bassi e gli alti. Potresti parlarci un po’ anche di Berlino l’anno prossimo, dal tuo punto di vista su cosa ci vorrà per riportare la Coppa nelle tue mani, nelle mani della squadra?
THOMAS ENQVIST: Vorrei brevemente fare riferimento anche a ciò che ha detto Bjorn, che penso sia molto vero. Sia io che Bjorn siamo molto, molto orgogliosi di questo gruppo. Penso che fin dall’inizio si siano uniti e abbiano mostrato il vero spirito della Laver Cup, giocatori che si riuniscono quando solitamente sono concorrenti nel tour. Trovano subito il giusto spirito della Laver Cup. È stato stupefacente. Hanno lavorato duro in allenamento.
Erano disponibili a tutto ciò che chiedevamo loro di fare. In campo, anche quando le cose non sono andate come volevamo, hanno mantenuto alta l’energia fino in fondo. Anche stamattina: sapevamo che dovevamo vincere tutte le partite e non c’è stato nessun calo di energia. In realtà sono molto orgoglioso del gruppo. Questo è lo sport. A volte bisogna ammettere che l’avversario è leggermente migliore, e lo era. Quindi dobbiamo congratularci, come ha detto Bjorn, con il Team World questa volta. Ovviamente aspetto con ansia Berlino.
CAPITANO BJORN BORG: Una cosa. Riporteremo sicuramente la Coppa. Rimarrà in Europa l’anno prossimo.
ANDREY RUBLEV: Ogni anno. Ovviamente uno degli anni accadrà. (Risata.)
Q. Casper, le esigenze del tour sono davvero difficili per tutti voi, e mi chiedo cosa fareste per migliorare la Laver Cup, come magari la sua programmazione? Dopo averlo affrontato, cosa ti piacerebbe vedere realizzato in futuro?
CASPER RUUD: Domanda difficile. Penso che sia un formato fantastico e ci ho giocato tre volte. Due delle volte in cui ho giocato sono state forse in un certo senso un po’ sfortunate, con un solo doppio deciso domenica. Il pubblico non è riuscito a vedere un singolo dopo o qualcosa del genere, quindi non è nelle mie mani decidere quale sarà il formato. Ma l’anno scorso a Londra è stato fantastico sotto molti aspetti perché c’erano tanti grandi giocatori, una formazione fantastica e si è arrivati quasi all’ultima partita. Quando ho guardato in TV la prima edizione, è stato così emozionante, perché Roger ha giocato un paio di volte la partita finale della domenica e l’ha vinta per il Team Europe.
Sono passati un paio d’anni senza giocare l’ultima partita in singolo, ma non lo so. È una grande iniziativa. Io, come appassionato di golf, ho guardato la Ryder Cup per tutta la mia infanzia, ed è fantastico per il tennis avere questo evento. Saremo ansiosi. L’ unica cosa positiva per noi in questo fine settimana è stata che abbiamo segnato almeno un punto in più rispetto al Mondiale quando li abbiamo sconfitti. (Risate.) Quindi due punti sono molto meglio di uno. (Sorridente.) È stato un fine settimana davvero divertente, stare con tutti i ragazzi, e spero di poter tornare in squadra l’anno prossimo per Berlino a lottare tutti insieme.