Ormai manca poco, giusto qualche ora. Quando in Italia sarà l’alba, gli Stati Uniti conosceranno il nome del loro prossimo Presidente. Nell’incertezza di questi giorni privati dei rassicuranti ancorché spesso fallaci sondaggi si rincorrono le indiscrezioni più disparate, ma il silenzio elettorale produce un rumore sempre più assordante mano a mano che l’Election Day entra nel vivo. Come hanno vissuto l’avvicinamento al voto gli elettori che ci interessano più da vicino?
All’interno del mondo del tennis pare essersi formata una maggioranza piuttosto netta: dipendesse dagli eroi della racchetta, sarebbe Hillary Clinton a entrare trionfante alla Casa Bianca. John McEnroe, solitamente incline a esternare opinioni tranchant specie quando l’argomento è sensibile, ha ostentato seri dubbi a riguardo, ma pare voglia indirizzare il proprio consenso alla candidata democratica. “Penso che Clinton e Trump non siano i due nomi migliori possibili ma alla fine voterò Hillary, anche se Trump possiede campi da golf migliori“, ha scherzato The Genius, seguito dal fratello Pat. Più convinte della loro scelta altre due leggende del tennis a stelle e strisce come Billie Jean King e Martina Navratilova, entrambe impegnate da diverso tempo in una campagna elettorale decisamente attiva e risolute nel conferire il proprio endorsement alla ex first lady. La prima delle due le aveva addirittura dato attivamente il proprio appoggio nei caucus dell’Iowa nei primi mesi del 2016, venendo però anticipata da Andre Agassi di addirittura… nove anni! Nel novembre del 2007 il Kid di Las Vegas aveva parlato dal palco di un rally a sostegno della candidatura di Hillary per le elezioni dell’anno successivo, tenutosi nella sua città natale.
Molto più distratti i giocatori contemporanei, peraltro in larga maggioranza impegnati a godersi il mare della off season, anche se non mancano i nomi “politicizzati”. Tra le ragazze più attive c’è Nicole Gibbs, la quale, da fervente democratica, è da diverso tempo impegnata in una diatriba a mezzo social con il collega John Isner, simpatizzante repubblicano. E chissà come l’ha presa il padre del bombardiere di Greensboro Bob, candidato democratico per il congresso nel tredicesimo distretto del North Carolina lo scorso maggio (con tanto di cartelli in giardino). Astenuta Serena Williams: tirata per la giacca dai papaveri di entrambi gli schieramenti, la ex numero uno WTA ha addotto motivi religiosi per giustificare la sua probabilissima assenza ai seggi: i testimoni di Geova, infatti, assecondano un precetto che impedisce loro di interferire in qualsiasi questione attinente alla sfera della politica. Con buona pace del vicino di casa Donald Trump. Sia lui sia la minore delle Williams infatti risiedono a Palm Beach, in Florida, e “everyone there kind of knows each other”.
Tacciono i giovanissimi, evidentemente disinteressati alla cosa pubblica e tace pure la sorpresa di Wimbledon Sam Querrey, definito in tempi non sospetti “il Donald Trump del tennis” per aver assunto uno stagista che si occupasse al suo posto dell’attrezzatura e dei biglietti aerei. Stesso paragone, ma con meno lusinghiere motivazioni, è toccato anche al Jimmy Connors. C’è da pensare che Jimbo non se la sia presa, tuttavia, visti i fotomontaggi non proprio di buon gusto che ha retwittato, sui quali campeggia l’hashtag #AnybodyButClinton. Grande scetticismo invece da parte di Brad Gilbert, l’ex tennista ed allenatore, che lamenta l’assenza di alternative credibili ai due candidati ad occupare Studio Ovale e preferisce evitarne i debate, per dedicarsi alla visione di serie televisive. Anche Andy Roddick liquida i confronti in diretta TV a modo suo, commentandoli in tempo reale su Periscope armato di pulsante rosso “bullshit”.
E se Donald Young si limita a pubblicare una propria foto dal seggio elettorale, senza tuttavia specificare la propria preferenza, tra i suoi colleghi c’è addirittura chi si è proposto come quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti. Più o meno. Oltre agli originali mini-programmi elettorali di Taylor Fritz, Ryan Harrison e Bob e Mike Bryan – dal “porta il tuo cane in ufficio” al football ogni giorno della settimana – c’è stata infatti la lunga campagna per portare Jack Sock alla Casa Bianca. Mesi di video a metà tra la parodia e la pubblicità per la Babolat, che gli ha messo in mano un kit da tennis a stelle e strisce, terminati con la rinuncia alla corsa alla pochi giorni dal voto. Per tornare a pensare al tennis, ad essere un eroe americano lì nel suo campo. Perché come commenta la saggia Navratilova: “A differenza della politica, nello sport non puoi dire ‘Ho vinto!’ quando hai perso“.
(hanno collaborato Raoul Ruberti e Alessandro Stella)