Parla Ubaldo: Djokovic e le verità "interessate". Davis e Olimpiadi: non condivido [AUDIO]

Editoriali del Direttore

Parla Ubaldo: Djokovic e le verità “interessate”. Davis e Olimpiadi: non condivido [AUDIO]

Novak Djokovic sponsorizza la formula del Masters ATP perfino per i Giochi Olimpici. E sulla Davis rivoluzione… alla meno. In tutto. Qui ha anche qualche ragione

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Ne scrivo qui, benchè non si possano certo chiamare davvero novità sensazionali quelle che ha detto Novak Djokovic al termine del suo match di esibizione con Goffin. Credo, o quantomeno spero, che sul sito ci sia o ci sarà la sua intervista.

Per inciso: non faccio fatica a credere che a Novak piaccia questa formula! Dal 2012 qui vince sempre lui, e quando gli tocca un’esibizione come quella di oggi intasca 179.000 dollari che non fanno schifo neppure a un milionario per un’oretta di gioco…mentre Goffin si mette in tasca 100.000 dollari per una figura che potevo fare anch’io (magari non oggi, ma 8 lustri fa).

Che poi Novak vorrebbe introdurre la formula del Round Robin anche alle Olimpiadi, perchè così anche chi perde al primo turno (come è successo a lui a Rio con del Potro) ha una seconda chance, è roba da contestare vivacemente con tutte le forze. E’ del tutto anti-olimpico!

Chi perde in tutte altre discipline individuali va a casa. Anche se è il campione del mondo, anche se perde nelle batterie del nuoto, dei cento metri. Fra gli atleti americani non c’è rispetto per il blasone quanto per il verdetto del campo ancor prima delle Olimpiadi: se il recordman del mondo perde nei Trials USA , resta a casa. Alle Olimpiadi non ci va neppure. Perchè mai il tennis dovrebbe costituire eccezione? Per certi sport che “vivono” ogni quattro anni non si concedono prove di riserva a gente che tutto ha sacrificato per quattro sghei, e per il tennis dove i grandi campioni guadagnano cifre mirabolanti settimana dopo settimana, invece i top-player vorrebbero che per loro si facesse eccezione? Veramente all’egoismo non c’è mai fine.

Djokovic, come forse tutti i suoi colleghi che magari non parlano così chiaro perchè non sono top-3 o top 5, vorrebbe invece sempre la rete di salvataggio, spacciandola come una cosa da farsi nell’interesse del pubblico, degli spettatori “che vogliono poter vedere un atleta anche due o tre volte”.

Non sarà mica per caso Cicero pro domo sua, il nostro amico Nole? Che va apprezzato solo per il fatto che ha il coraggio (impudenza?) di dire cose che altri tennisti pensano ma non dicano (più furbetti).

Oggi che avrà pensato ognuno di quegli spettatori che aveva acquistato mesi fa, e a caro prezzo, il biglietto per il giovedì pomeriggio alla 02 Arena?

E’ stato davvero irritante assistere al “non-match” messo in scena dal duo Djokovic-Goffin, con il belga che ha suo malgrado dimostrato chiaramente quanto sia difficile entrare a freddo contro un giocatore che ha già giocato due partite (ed è il n.2 del mondo ancora in lizza per ridiventare n.1) senza aver saputo fino a 20 ore prima se avrebbe dovuto scendere in campo al mattino, alla sera, o mai. Senza quindi mai essersi potuto allenare di conseguenza, prendere certi ritimi, di allenamento, di alimentazione. E dovendo affrontare un Djokovic, non pizza e fichi, un Djokovic che si è riscaldato appena in un ben remunerato allenamento.

Mah, ci credo che ai giocatori questa formula piaccia. Possono vincere il torneo anche perdendo due volte. Volete mettere la minor pressione? Loro che di pressione ne parlano sempre come di un peso quasi insopportabile, poveri milionari.

E ora secondo argomento.

Vi invito a vedere ed ascoltare nei prossimi giorni le video-interviste che ho realizzato in queste ore poco interessanti ai colleghi argentini in relazione alla prossima finale di Coppa Davis, in programma la prossima settimana a Zagabria fra Croazia e Argentina.

Vi consiglio di farlo per capire anche come un Paese, l’Argentina, viva la Coppa Davis come un momento di grande orgoglio nazionale, e con un approccio completamente diverso da quello che Djokovic – e a suo dire quasi tutti i top-players – mostrano di avere.

Djokovic, come un po’ tutta l’ATP, è schierato per una Davis che occupi sempre meno weekend, una Davis concentrata su due giorni di gare, sulla distanza dei due set su tre, su magari soltanto due singolari e un doppio…insomma sull’esigenza di far presto e andar via. Magari per guadagnare soldi da un’altra parte.

Djokovic inoltre è a favore di una Davis che si concluda in sede unica con più squadre.

Mah, per molti Paesi, tipo l’Argentina e non solo, non avrebbe più senso chiamarla coppa Davis. Ciò considerato l’argomento è stato qui su Ubitennis già parecchie volte dibattuto – non dico che Djokovic abbia torto su tutta la linea, qualcosa la condivido, qualche cambiamento oggi va fatto – ma finchè le cose non cambiano di una virgola è sempre giusto riaprire il dibattito.

A me pare che quel che a nessuno sembra importare sia il verdetto finale.

Cioè dell due l’una: la Davis dovrebbe vincerla la squadra più forte del mondo, e rappresentativa della base tennistica di un Paese, oppure siamo ancora rimasti al 1900 quando Dwight Davis si recò nella gioielleria di Shreve&Crump&Low di Boston ad ordinare la bowl poi chiamata Davis Cup, quella che i francesi ribattezzarono impropriamente “saladier” e gli italiani ancora peggio, insalatiera?

Un giocatore e mezzo che vincono una Davis, come è accaduto l’anno scorso alla Gran Bretagna di un Murray intero e di un mezzo Murray, o come a Borg nel ’75 con al fianco un improbabile Ove Bengtsson, tennista modestissimo, è più segno di grande fascino o di grande decadenza?

Voi dite la vostra.

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