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Lemon Bowl: trionfa il giordano Shelbayh. Vittorie di Nosei, Ngantcha, Urgesi e De Matteo
Il Lemon Bowl 2017 chiude i battenti con un’ultima giornata di freddo, vento e grande tennis, che ha consegnato alla storia del torneo otto nuovi campioni nelle categorie under 8, 10, 12 e 14

Abedallah Shelbayh, il Verdasco di Amman conquista Roma
Il mancino giordano Abedallah Shelbayh ha conquistato il titolo nella categoria under 14 maschile, superando in finale il pugliese Benito Massacri, testa di serie numero 1, con il netto punteggio di 6-1 6-2. “Alla quarta partecipazione al Lemon Bowl finalmente abbiamo portato a casa la coppa – racconta il papà allenatore -. Il livello quest’anno era molto alto e, a prescindere dalla vittoria, è stato molto importante per Abedallah potersi confrontare con alcuni dei migliori coetanei italiani. Il migliore? Sicuramente il romano Niccolò Ciavarella (vincitore lo scorso anno dell’under 12 maschile, ndr), che mio figlio ha battuto in due set lottati al secondo turno: è fortissimo, mi ha letteralmente impressionato”. “Amo giocare questo torneo – spiega Abedallah – perché l’atmosfera è magica, così come la città di Roma, e poiché mi diverte molto giocare sulla terra battuta, che in Giordania e in quasi tutta l’Asia non esiste…”. Nel femminile under 14 bellissima affermazione della pugliese Alessandra Simone (Tc Foggia), abile a imporsi 6-2 6-4 su Beatrice Ricci (Tc Pistoia). “Abbiamo giocato bene entrambe nonostante le condizioni climatiche avverse – racconta la foggiana – ma alla fine sono stata brava a chiudere un complicato secondo set. A chi mi ispiro? Ad Ana Ivanovic, anche se purtroppo si è appena ritirata…”.

Abedallah Shelbayh – Lemon Bowl 2017 (foto Biagio Milano)
Urgesi e Nosei conquistano l’under 12
I tabelloni under 12, sia al maschile che al femminile, sono stati di qualità eccelsa. I migliori d’Italia si sono confrontati sui campi del New Penta 2000 dando spettacolo dal primo all’ultimo 15. La finale maschile è stata la più equilibrata dell’intera giornata, che ha visto il ligure Giacomo Nosei (Ct Lerici) rimontare un set di svantaggio al bravo Federico Bondioli (Ct Dario Zavaglia) chiudendo con lo score di 6-7(9) 6-4 6-2. “Era la mia prima volta qui al Lemon Bowl – dichiara Nosei -, ma mi sono trovato molto bene. In finale sono stato bravo a non pensare alle occasioni sprecate nel primo set, visto che ho mancato molti set point. A chi mi ispiro? Non ho un vero e proprio idolo ma, se devo fare dei nomi, dico Roger Federer e Grigor Dimitrov”. Nel femminile Federica Urgesi (Ct Fano) si è presa la rivincita sulla romana Benedetta Sensi (Le Magnolie), che l’aveva sconfitta 7-6 7-6 ai recenti campionati italiani under 11. “Sono stata brava a recuperare in entrambi i set – spiega la Urgesi – perché mi sono ritrovata sotto 0-3 nel primo e 2-4 nel secondo, chiudendo però 6-4 7-5. Mi è piaciuto tantissimo il Lemon Bowl, soprattutto i bungalow del campeggio dove dormivamo. Un’esperienza nel complesso bellissima. La mia giocatrice preferita è Maria Sharapova, perché adoro il suo modo di stare in campo”.
Ngantcha e De Matteo campioni under 10
Yannick Ngantcha completa l’opera e porta a casa la coppa dei limoni nella categoria under 10. Padre camerunense, madre spagnola, ma nato a Fano, Ngantcha si allena al Centro Tennis Perugia con il maestro Romeo Lavoratori e, al Lemon Bowl, ha palesato una notevole completezza tecnica oltre a una grande forza mentale. In finale Ngantcha ha superato il talentuoso rumeno Yannick Alexandrescu con doppio 6-3. Nel femminile bellissima affermazione della napoletana Francesca De Matteo (Asd 2000), che ha battuto 6-2 6-2 Vanessa Fratila della Tennis School Empoli. “È stata una partita difficile – racconta la campana – perché il vento spostava tantissimo la palla. Ero un po’ tesa prima della finale poiché avevo visto giocare la mia avversaria e mi aveva ben impressionato. A chi mi ispiro? Senza dubbio a Simona Halep”. La famiglia De Matteo ha compiuto l’en plein grazie alla vittoria, nell’under 8 maschile, del fratellino minore Federico. Nel femminile successo di Alessia Chiriac del Tennis Club Parioli.

Yannick Ngantcha – Lemon Bowl 2017 (foto Biagio Milano)
Raduno FIT, un successo annunciato
La Federazione Italiana Tennis, in accordo con il Lemon Bowl, ha organizzato quest’anno durante il torneo un raduno dei 32 più forti classe 2004 e 2005 d’Italia. “I ragazzi si sono allenati tutti i giorni e hanno partecipato a un torneo importante come il Lemon Bowl – racconta il tecnico federale Massimo Valeri – apportando un’esperienza importante al proprio bagaglio tennistico. Si sono allenati con il vento e il freddo, hanno disputato un match ufficiale nel tardo pomeriggio e, a distanza di poche ore, sono nuovamente scesi in campo. Nel complesso il raduno al Lemon Bowl è stato molto positivo e, per quanto ci riguarda, l’esperienza è assolutamente da ripetere. Vorrei ringraziare infine il direttore del torneo Paolo Verna e il circolo New Penta 2000 nella figura di Tonino Sistelli, che ci hanno aiutato e supportato in ogni maniera possibile”.
Risultati:
Under 8
Federico De Matteo (Asd 2000) b. Luca Cosimi (Ostia Antica) 1-6 6-2 7-2
Alessia Chiriac (Tc Parioli) b. Milana Rasan-Buha (Croazia) 6-3 6-0
Under 10
Yannick Ngantcha Lliso (Ct Perugia) b. Yannick Alexandrescu (Romania) 6-3 6-3
Francesca De Matteo (Asd 2000) b. Vanessa Fratila (Empoli Ts) 6-2 6-2
Under 12
Giacomo Nosei (Ct Lerici) b. Federico Bondioli (Ct Dario Zavaglia) 6-7(9) 6-4 6-2
Federica Urgesi (Ct Fano) b. Benedetta Sensi (Le Magnolie) 6-4 7-5
Under 14
Abedallah Shelbayh (Giordania) b. Benito Massacri (Angiulli Bari) 6-1 6-2
Alessandra Simone (Tc Foggia) b. Beatrice Ricci (Tc Pistoia) 6-2 6-4
Tutte le informazioni, le foto e i commenti delle passate edizioni del torneo sono disponibili sul sito web ufficiale: www.lemonbowl.it
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WTA Miami: Kvitova, prima finale al Sunshine Double
Petra Kvitova vince in rimonta il primo set poi chiude di slancio il secondo sconfiggendo Sorana Cirstea. Per lei l’ostacolo Rybakina per tentare il ritorno in Top 10

(da Miami il nostro inviato)
[15] P. Kvitova b. S. Cirstea 7-5 6-4
Nella sua novantanovesima apparizione in un torneo WTA 1000 Petra Kvitova è riuscita a raggiungere la sua prima finale al Miami Open sconfiggendo in due set una delle giocatrici più calde di questo periodo di stagione, la rumena Sorana Cirstea.
Un irresistibile strappo tra la fine del primo set e l’inizio del secondo che le ha permesso di vincere sette giochi consecutivi ha deciso la partita in favore della ceca, che dopo aver iniziato il match sbagliando un po’ troppo alla ricerca di angoli molto accentuati, ha poi messo a fuoco il mirino ed è stata assolutamente irresistibile facendo letteralmente a brandelli la seconda dell’avversaria (2 punti su 13 per un 15% nel primo set, per poi chiudere con un globale 26% a fine match).
PRIMO SET – Inizio di partita molto equilibrato tra due giocatrici che si conoscono molto bene, essendosi incontrate già 10 volte in oltre un decennio a tutte le latitudini e su tutte le superfici. Kvitova provava a sfruttare le sue traiettorie mancine tagliando il campo con angoli molto acuti. La ceca arrivava per prima alla palla break, ma Cristea rispondeva alla situazione molto bene. Sul 3-2 era Cirstea che con tre splendide risposte vincenti (o quasi) si conquistava tre palle break, tutte però annullate da colpi lungolinea di Cirstea che mancavano il bersaglio. Sulla quarta però il suo rovescio incrociato finiva in corridoio concedendo il primo allungo alla rumena.
Kvitova continuava imperterrita a cercare gli angoli, ma la precisione le faceva difetto, e Cirstea, dopo che i suoi fan erano stati redarguiti dall’agente di Kvitova per aver fatto rumore tra la prima e la seconda di servizio, rimontava da 0-30 issandosi 5-2.
Nel game in quale Cirstea serviva per il set sul 5-3, Kvitova trovava tre splendidi colpi risalendo da 40-15 a palla break, ma mancava poi la risposta sul punto decisivo. Due punti più tardi le andava meglio, affondando il rovescio dell’avversaria con un lungolinea e recuperando il break di svantaggio per il 5-4.
Con un parziale di 13 punti a 1, Kvitova rivoltava il set come un calzino recuperando il break di svantaggio e mettendosi nella posizione di servire per il set sul 6-5. Anche per la ex campionessa di Wimbledon servire per il set non era una cosa banale: un doppio fallo e un gratuito da fondo la portavano 0-30, ma quattro punti consecutivi le consentivano di chiudere il parziale 7-5 dopo 58 minuti di gioco, 16 minuti più tardi rispetto ai set point avuti da Cirstea.
SECONDO SET – La furia di Kvitova non si arrestava anche nel secondo parziale: portava a sette i giochi consecutivi vinti sprintando subito sul 2-0. Petra sembrava incapace di sbagliare, tutti i suoi colpi finivano sulla riga, tanto da indispettire un po’ Cirstea che chiamava “il falco” per controllare il punto di rimbalzo della palla. Sullo 0-2 15-40, con due chance del secondo break, la rumena aveva un’impennata d’orgoglio e metteva a segno quattro vincenti per rimanere in scia dell’avversaria.
Da lì in poi però Kvitova diventava sempre meno trattabile sui suoi servizi, arrivava a servire per il match sul 5-4 quando sciupava il primo match point con un doppio fallo, ma sul secondo una micidiale curva mancina le consegnava la sua prima finale a Miami per tentare di conquistare il suo nono titolo WTA 1000.
Con questo risultato Kvitova è sicura di risalire almeno al n.11 del ranking WTA lunedì prossimo, e potrà rientrare nelle Top 10 in caso di vittoria del torneo. Nel match decisivo di sabato (ore 15 locali, le 21 in Italia), Kvitova affronterà Elena Rybakina, contro la quale ha disputato due incontri, peraltro piuttosto recentemente (a Ostrava a fine stagione nel 2022 e lo scorso gennaio ad Adelaide), portando a casa una vittoria nell’ultima occasione.
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Inizia la “Wild Card Challenge”: in palio posti in tabellone al Roland Garros per i tennisti americani
Continua la collaborazione fra USTA e FFT: verranno scelti un tennista e una tennista statunitensi in base ai punti ottenuti nelle prossime cinque settimane

Inizia lunedì 3 aprile la “Wild Card Challenge”: quattro settimane di tennis ATP e cinque di tennis WTA sulla terra battuta europea durante le quali sarà costituita una sorta di Race to Paris riservata ai soli tennisti americani, da cui sono esclusi coloro ammessi in tabellone direttamente o con il ranking protetto o sono in top 50 all’inizio della sfida. Colui e colei che avranno ottenuti più punti in classifica verranno premiati con una wild card per il secondo grande slam della stagione; In caso di arrivo a pari punti, otterrà la wild card il giocatore col miglior ranking la settimana immediatamente successiva alla scadenza delle quattro/cinque settimane.
Continua così la stretta collaborazione fra la federazione americana, la USTA, e quella francese, la FFT, che si ripeterà a parti invertite in occasione dello US Open. Tempo fino al 24 aprile (o al primo maggio), dunque, per ottenere in un massimo di tre eventi ATP o WTA il maggior numero di punti possibili. L’iniziativa va avanti dal 2012, e ha visto guadagnare un pass per il torneo a nomi ben noti: Shelby Rogers (2013), Frances Tiafoe (2015), ma anche Tommy Paul (nel 2019).
2022: Michael Mmoh (1R); Katie Volynets (2R)
2019: Tommy Paul (1R); Lauren Davis (2R)
2018: Noah Rubin (1R); Taylor Townsend (2R)
2017: Tennys Sandgren (1R); Amanda Anisimova (1R)
2016: Bjorn Fratangelo (2R); Taylor Townsend (2R)
2015: Frances Tiafoe (1R); Louisa Chirico (1R)
2014: Robby Ginepri (1R); Taylor Townsend (3R)
2013: Alex Kuznetsov (1R); Shelby Rogers (2R)
2012: Brian Baker (2R); Melanie Oudin (2R)
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Gael Monfils: “Spero di poter scendere in campo a Montecarlo”
Il francese ha dato aggiornamenti sulle sue condizioni dopo l’infortunio al polso

Gael Monfils sta lentamente facendo il suo ritorno sul circuito. A causa di un infortunio al piede, l’ormai trentaseienne francese era rimasto fermo per ben sette mesi, dagli ottavi di finale della Rogers Cup 2022 al recente Indian Wells.
Il rientro non è stato dei migliori: nel torneo che un anno fa l’aveva visto battere l’appena proclamato numero uno del mondo Daniil Medvedev, il francese ha racimolato soltanto quattro giochi contro l’australiano Jordan Thompson, giocatore esperto ma certamente alla portata di un Monfils anche solo in forma discreta. Gael si è allora spostato a Phoenix, quel prestigioso Challenger che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Matteo Berrettini. Come il romano, anche il francese ha trovato sulla sua strada il finalista Alexander Shevchenko, che in una settimana si è tolto una doppia prestigiosa soddisfazione nel battere entrambi.
Il momento più preoccupante del fallimentare sunshine double è stato tuttavia quello conclusivo: sceso in campo a Miami contro il connazionale Humbert (anche lui in una crisi, la sua quasi perenne) è stato costretto a ritirarsi dopo appena sei giochi, a causa di un nuovo infortunio, questa volta al polso. Molti allora, fra la stampa e gli addetti ai lavori, hanno cominciato ad interrogarsi sul prosieguo della carriera del francese.
Ma a spazzar via l’aria di ritiro che aleggiava da giorni ci ha pensato lo stesso Gael, con un articolo pubblicato sul suo blog personale. “Sì, è deludente” ha esordito il francese, “ma non è nemmeno una catastrofe”, e qui il riferimento al mondo giornalistico è esplicito: “Puoi dire che ho giocato male, che ho perso al mio ritorno, non preoccuparti. Ma non definirmi demoralizzato, finito o pronto a rinunciare solo per ottenere più clic2. Una reazione piccata, dunque, quella di Monfils, che ci ha tenuto a far sapere che è invece “entusiasta di essere tornato”.
Il francese ha inoltre aggiornato sulla situazione del nuovo infortunio: “Non è una lesione grave: è un’infiammazione, legata a un problema neuro-muscolare. Infiltrazioni, ultrasuoni e terapia TECAR dovrebbero rimediare.” Infine, le prospettive sul rientro in campo: “Con un po’ di fortuna, sarò in campo tra due settimane, a Montecarlo”.
Dunque Monfils non si sbilancia, ma risponde alle critiche e rilancia. Se la sua speranza di tornare sulla terra di Montecarlo si tramuterà in realtà tangibile lo scopriremo nelle prossime settimane.