ATP Sydney: fuori Thiem! Tempi duri per i Pabli

ATP

ATP Sydney: fuori Thiem! Tempi duri per i Pabli

SYDNEY – Conclusi i quarti di finale del 250 di Sydney. Prima semi in carriera per Kuznetsov ma non avrà Thiem, sorpreso da Evans. Muller continua a sognare il primo titolo, ritiro per Kohlschreiber

Pubblicato

il

 

dal nostro inviato a Sydney

Daniel contro Golia

Thiem da numero uno del tabellone cerca la sua prima semifinale a Sydney, dove l’anno scorso si era fermato al secondo turno costretto al ritiro contro Gilles Muller. L’austriaco si è detto felice di ritornare a Sydney ogni volta che può, finché rimane un 250. Il numero uno del tabellone ieri si è allenato dalle 17 alle 18, poi è stato in campo 140 minuti con Elias ed ha terminato intorno a mezzanotte, ma lo ha fatto apposta per ridurre i carichi di lavoro.

Thiem vince il sorteggio e sceglie di cominciare ricevendo, ma nei primi due game non c’è molto gioco con i due che faticano a trovare le misure in risposta. Uno scambio Truffautiano da 400 colpi o giù di lì accende la miccia all’inizio del terzo game, se lo aggiudica Evans che da buon cagnaccio sfida Dominator con le sue stesse armi: potenza fisica e miopia tattica. Thiem spazzola la riga con uno dei suoi magnifici rovesci e usa molto il dritto incrociato carico di spin per buttare il britannico fuori dal campo. Il margine d’errore dei rovesci di Thiem è minimo, passano spesso 5 centimetri sopra la rete, ma essendo tirati dai teloni han poco angolo. Evans però lo aiuta perdendosi per strada le prime, sulla palla break l’austriaco lo chiama a rete con uno slice malandrino e poi lo impallina in pieno ombelico con un rovescio che i contatori registrano avere una potenza di 1,21 Wawrinka. Break Thiem. Quando il motore del giovane di Wiener Neustadt entra in coppia sono dolori per chiunque sia dall’altra parte della rete, figuriamoci per Evans. Un paio di rovesci lungolinea di Dominic deviano le onde gravitazionali e sugli spalti è tripudio. Il numero 67 del mondo deve usare tutta la sua grinta per portare un gioco ai vantaggi e si aggrappa al servizio per issarsi sul 3-4 al termine di un altro lungo scambio da fondo. I giochi di servizio di Thiem corrono via veloci, mentre Evans suda ancora al nono gioco e su una sua seconda l’avversario entra dentro al campo costringendolo a uno scambio tutto in rincorsa. Sul set point Evans manda un rovescio in corridoio e Thiem si aggiudica il primo set 6-3. Il secondo set pare iniziare come era finito il primo, ma sul 40-15 Thiem si accorge che rischia seriamente di restare in campo meno di un’ora e mezza e rimedia. Commette due non forzati e poi è bravo Evans alla prima chance a costruirsi due bei punti chiusi a rete e ottenere un inatteso break.

Dominic perde fiducia, aumentano i non forzati e le trame del suo gioco si complicano più di quelle di un film di Nolan, mentre Evans con il suo atteggiamento un po’ tamarro che in Australia va per la maggiore si guadagna le simpatie del pubblico. Fronteggia una palla break piazzando una prima centrale con Thiem che subisce i colpi al corpo e anche alla mente, e persino il suo amato rovescio non ha l’efficacia supposta. Se non puoi saltare il rovescio, aggiralo, dice un vecchio saggio. Ma Thiem deve aver dato ascolto a un vecchio stolto perché gli schemi del suo gioco non variano e un suo rovescio steccato favorisce una palla break. La frittata è poi condita con uno smash alle ortiche, e Evans incredulo va sul 3-0 pesante. Il primo break è recuperato subito da Thiem, e al sesto gioco Evans si fa riprendere da 40-0, perde le staffe, scaglia una palla sul tetto dell’arena e in men che non si dica la situazione è di nuovo in parità. Partita che si reimmette sui binari tradizionali? Macché! L’alpino concede di nuovo il break, nel turno successivo l’inglese termina tutti i challenge ma tiene il servizio, e nel nono game un paio di volée errate e un dritto fuori di metri danno a Evans un primo set point. L’inglese deve pazientare ancora un game, ma nel decimo, pur con qualche difficoltà, chiude il set al quarto tentativo grazie a una volée lunga di Thiem. Uno a uno e palla al centro.

Nel terzo set il livello di gioco sale ancora, ma a fronte di alcuni bei punti sono i non forzati di Thiem a essere decisivi. C’è subito un break a favore di Evans e il game successivo è lottato, ma di nuovo a favore dell’inglese. L’austriaco a livello di colpi, come vuole il ranking, è superiore, ma non riesce a dare la spallata decisiva al match, anzi sbaglia sempre di più. L’educazione ricevuta da genitori, insegnanti e Bresnik gli impedisce di dare in escandescenze e spaccare racchette, ma dietro il suo aplomb si percepisce la frustrazione del farsi scivolare via un match nel quale sarebbe il giocatore migliore. Un altro break porta Evans nella stessa condizione del secondo set, ma stavolta Thiem ha esaurito l’animo pugnace, i suoi back non superano più la rete. Evans lascia scorrere i game in risposta concentrandosi sul proprio servizio e poco dopo le due ore di gioco alza le braccia al cielo celebrando un’insperata vittoria per 3-6 6-4 6-1, con ultimo break gentilmente concesso da un Thiem che vuole solo andare a fare la doccia. Evans domani sfiderà Kuznetsov nella semifinale che tutti gli organizzatori di tornei al mondo sognano. Qualcuno un giorno prenderà in braccio un nipotino e gli dirà “Sai caro, io una volta ho visto Babbo Natale a guida delle sue renne, un unicorno color arcobaleno e Thiem vincere un match in scioltezza”. Ma sono di quelle bugie che si raccontano ai bimbi per intrattenerli.

Gilles Gatsby, la pentola è ancora alla fine dell’arcobaleno

Nel primo match sul centrale il numero due del seeding Pablo Cuevas sfida Gilles Muller, ritenuto il favorito del torneo da tutti noi illusi idioti principi Myskin convinti che la bellezza salverà, se non il mondo, quantomeno il tennis. Gilles ha studiato alla Benneteau Academy come andare il più vicino a un titolo ATP senza mai vincerne. Cinque finali in carriera, nelle prime ha la scusante di essersi trovato di fronte Hewitt, Agassi e Roddick. Ma quella dell’anno scorso a Newport con Ivo Karlovic grida ancora vendetta, 3 match point sprecati e il più lungo tiebreak decisivo dell’era open perso 14-12.

Anche il gioco di Cuevas non è malaccio, uno fra i pochi monomani rimasti, capace di giostrare il rovescio eseguendolo anche con un raro blocco del movimento dopo il top, proponendo insidiosi chip lenti che cascano a pochi centimetri dalla riga; chip cui però non fa mai seguito un misero charge e allora sai che ti dico Pablo, credevo fosse classe invece era un calesse. Muller invece ha le movenze plastiche e cremose che il suo nome suggerisce, e si va sul sicuro che qualche sortita a rete con lui la si vedrà.

Fin dal principio Gilles chiamato a rete rivela le sue nobili origini, con finezze da finisseur che farebbero impallidire il miglior Jalabert. Non ricordo a memoria una volée sbagliata, a differenza di ieri dove ne ha gettate via tre facili in un solo game. Il sosia di Celentano ha una giornata di grazia in risposta, anche se Cuevas non è il servitore più insidioso in circolazione. Fin dal primo game per Pablo è mare forza dodici; sospiri pianti ed Uruguay risuonan per l’aere e Muller non converte ben 7 palle break. Si arriva così al tie e sette sono anche i set point in totale che il lussemburghese dovrà collezionare per avere ragione di un Cuevas mai domo e pronto ad annullarne settanta volte sette. A fine parziale lo score dei punti segna 46-42 per Muller ed è un meritato set in cascina. A inizio di secondo set il morale incide, il Mullergiato ora danza come un ballerinone, spumeggiante come Roberto con aggiunta di Bolle e con 24mila baci alla riga si prende un break che pare definitivo. Cuevas però è un pupazzo misirizzi, un ercolino sempre in piedi, e in un game dove Gilles fatica a trovare la prima pronto azzanna l’osso riportandosi in corsa. È un fuoco di paglia, al sesto game Muller ribrekka, Cuevas sparacchia una palla che sale al cielo ed è segno di resa, da lì in poi Muller non trema più e chiude 7-6 6-3 mettendo a referto 17 aces.

Il 33enne si qualifica quindi per la sua terza semifinale consecutiva qui a Sydney, nella speranza che questa sia la volta buona, dato che fu sconfitto nelle precedenti da Dimitrov e Troicki. Proprio il serbo è il suo avversario di domani e in palio non c’è solo una finale, ma anche il best ranking per il lussemburghese (in attesa dei risultati di Baghdatis a Auckland). Per non parlare di quel sogno di mettere finalmente un trofeo sulla mensola per un giocatore che davvero lo meriterebbe, e che continua a remare, barca contro corrente, risospinto senza posa nel passato.

Viktor e Kohli, essenza ed assenza del tennis

Non han giocato, Kohlschreiber ha la bua alla schiena.

Kuznetsov spedisce Busta a casa

Andrey Alexandrovich Kuznetsov pare il nome di un generale, o quantomeno di un pezzo grosso nel carisma e nel fisico. Invece il tenero Andrey è un lungo mingherlino, relativamente parlando, con una maledizione importante, quella dei quarti di finale: ne ha persi dieci su dieci, l’ultimo proprio contro il suo avversario di oggi, lo spagnolo Carreno Busta. Kuznetsov-Carreno è il match più atteso da tutti coloro che han dimenticato qualcosa di importante in macchina, così hanno un paio d’ore per andare a recuperarlo. Il match inizialmente programmato sul campo uno si infila sul centrale come il cacio nel caffellatte grazie allo slot lasciato libero da Kohlschreiber, che almeno un game poteva giocarlo per risparmiarci tutto ciò e da oggi ha diversi tifosi in meno.

Per la prima ora di gioco si vede in campo il Dottor Carreno. Implacabile nel primo set, chiuso 6-2 in un amen con un po’ di complicità del russo non proprio centratissimo. Nel secondo il suo avversario stringe i denti e fa anche vedere i muscoli con scambi prolungati sulla diagonale di dritto. Il numero di variazioni in questo match sulla roulette ha sfondo verde, ma abbiamo imparato a non fidarci del decimo game, dove arriva appunto Mister Busta: un paio di errori di dritto, una stecca (finalmente un po’ di varietà) e si palesano due set point per il russo. Il primo è annullato con un buon servizio, sul secondo Carreno pastrocchia, è fortunato a pizzicare la riga e forse Kuznetsov avrebbe dovuto chiamare un falco. Ma al terzo tentativo il nativo di Tula tira un potente passante di rovescio che lo spagnolo non controlla, e si va al terzo set.

Andrey procede sull’onda dell’entusiasmo e inizia a martellare sempre di più, sembra Luke contro papino nel Ritorno dello Jedi. Con un dritto lungolinea e poi un rovescio incrociato manda Carreno sui teloni. Lo spagnolo, impensabile fino a dieci minuti prima, perde per la seconda volta di fila il servizio. Pagherei per uno slice o un drop, ma quantomeno il braccio di ferro prolungato ora vede un giocatore prevalere, ed è a sorpresa il russo. Carreno fa sempre più fatica a contenere le accelerazioni del 25enne che sente soave l’effluvio della sua prima semifinale in carriera. Sale ad un livello successivo fino all’abiura di sé, tira un paio di ace sulla riga, sui quali il Mark Zuckerberg delle Asturie ci prova chiamando un falco; e subito dopo il taxi, perché Andrey Alexandrovich novello Bellerofonte ha finalmente trafitto la sua chimera spedendo Busta a Melbourne senza ricevuta di ritorno.

Kuznetsov accede così all’undicesimo tentativo ad una semifinale ATP. Era il giocatore in attività con più alto ranking a non esserci mai riuscito, così come Muller è il meglio piazzato fra chi non ha mai vinto un titolo (non sto alludendo a nulla…).

Risultati:

A. Kuznetsov b. [4] P. Carreno Busta 2-6 6-4 6-1
[3] V. Troicki b. [5] P. Kohlschreiber W/O
[6] G. Muller b. [2] P. Cuevas 7-6(5) 6-4
D. Evans b. [1] D. Thiem 3-6 6-4 6-1

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement