Come un peso che non c'è più. Roger batte il passato?

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Come un peso che non c’è più. Roger batte il passato?

La differenza con tutti gli altri incontri tra Federer e Nadal. Una vittoria che va oltre i numeri e i record

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Probabilmente quando Roger Federer ha dichiarato che gli sarebbe bastato anche solo un pareggio contro Rafael Nadal, dall’alto della sua sportività, ha detto anche altro. Ha detto che forse, semplicemente, non avrebbe retto un’altra sconfitta. Sconfitta tra l’altro molto vicina durante il set decisivo. Sarebbe stata l’ennesima vittoria dell’iberico ai danni dello svizzero, facente parte di un copione scritto ormai molti anni addietro. Quel copione però Roger Federer domenica mattina ha fatto finta di non vederlo, per non leggerlo e interpretarlo ancora una volta (sì, inutile nascondersi). Ha preso il coraggio a due mani, o meglio nel rovescio, e si è trasformato in quello che non è mai stato contro Rafa: un lottatore coraggioso. Ha tirato ogni colpo respintogli dallo spagnolo con forza e coraggio e avrebbe potuto anche chiudere prima se Rafa non fosse stato quasi sempre perfetto sulle palle break; ma quello era pur sempre Nadal.

La grandezza di questo risultato sta dunque anche in questo, al di fuori dei numeri della rivalità tra Federer e Nadal, e anche al di là dei record circa il numero di Slam vinti. Quello di domenica mattina rimane un fatto epocale, arrivato grazie a un atteggiamento mai visto, anche se una singola partita non può cancellare tutti i precedenti tra i due. Durante il quinto set i due fuoriclasse hanno messo in scena un epico punto, il punto del match secondo molti. Lunghissimo. Come piace a Nadal. La zampata vincente però è stata dello svizzero che in allungo e in equilibrio precario ha messo la palla lungolinea, tagliando definitivamente fuori l’avversario.

Quel punto ha ricordato uno dei più belli dell’altra finale australiana tra Roger e Rafa, nel 2009, e quella volta, come dallo stesso copione citato prima, vinto da Nadal:

Un segno insomma e a definirlo tale forse non si sbaglia. Non ci si sbaglia perché in fin dei conti non è stato nemmeno l’unico. Come la vittoria sulla diagonale di sinistra, accaduta così prepotentemente forse solo durante la finale del Master 2010. Per il resto, presagi astrali a parte, parlano i numeri: 20 ace, 73 vincenti, 150 punti a 139 e persino i 57 gratuiti. Tutti, ma proprio tutti, dimostrano che la partita l’ha fatta lo svizzero, cosa per niente scontata nei precedenti dove era Nadal a mettere all’angolo (sinistro) Federer.

Ma di questo ne avrete già sentito parlare, vale lo stesso per i record, le classifiche e gli eventuali scenari che si aprono in questa stagione. Davvero innumerevoli. Quello che resta, o meglio che non c’è più, è un senso di incompletezza nella carriera di Federer. Paradossale, per certi versi, perché chi ha vinto 17 Slam e detiene gran parte dei primati della disciplina può ritenersi più che soddisfatto. Le occasioni però erano state molte e l’ultimo acuto mancava al Re da troppi anni, talmente tanti che era diventato quasi utopia. Mancava a tutti: tifosi, addetti ai lavori, occasionali, persino gli avversari pensavano che Federer meritasse ancora una volta tutto questo, che non dovesse accontentarsi delle standing ovation di tutto il mondo. Che dire, sono stati accontentati, quel peso adesso non c’è più anche se potrebbe venir fuori quello della nostalgia. Una finale così, una rivalità così, la rivedremo mai? Massimo rispetto per l’attuale numero uno Andy Murray e per il cannibale delle ultime stagione Novak Djokovic ma questi due, domenica mattina, hanno rimarcato l’abissale distanza che c’è tra di loro e chiunque altro provi a giocare a tennis. Il sogno sarebbe, perché no, rivederli di nuovo in una finale Slam in questa stagione. Magari a New York dove una finale tra i due non si è mai vista (unico Slam a non aver avuto il privilegio). Magari Federer si sentirebbe ancor più libero di quanto visto in Australia. Ma per sognare comunque c’è tempo e da oggi possiamo farlo senza pensare più a quanto sarebbe stato più giusto per la carriera di Federer. Questa vittoria, di fatto, ha cambiato molto, non è stata un semplice 17 che diventa 18; e non è cosa da poco. 

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