I record d’affluenza al Foro: è tutta salute o sono corse al ribasso?

Editoriali del Direttore

I record d’affluenza al Foro: è tutta salute o sono corse al ribasso?

ROMA – I numeri non garantiscono qualità. Quei 30.000 al Foro hanno visto tutto?

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L’ormai nota agenzia “Rimbalzi fiacchi” segnala record d’affluenza al Foro Italico, per oltre 208.000 spettatori, e record di visite anche per Ubitennis segnalatami da Google Analytics. Legittimo esultare, da ambo le parti. Legittimo anche porsi qualche dubbio però. Tutta quella transumanza, quei bivacchi sui prati, tutte quelle scolaresche in vacanza, tutta quella confusione, è certo il prezzo che si paga alla maggiore diffusione di questo sport fra grandi e piccini che non distinguevano una pallina da tennis da una di ping-pong, però fermandomi a parlare con tanti ragazzi mi sono reso conto che una gran parte di loro era lì per godersi la bellezza indubbia del posto, una giornata diversa, ma del tennis in sé gliene importava pochissimo. Allo stesso modo io mi accorgo dal livello dei commenti che arrivano a Ubitennis, che sì ho molti più utenti di una volta, ma anche che la loro qualità di veri appassionati non è la stessa di quando erano meno. Quindi ok rallegriamoci tutti per l’incremento dei numeri, che dovrebbero significare aumento di interesse verso questo sport, quantomeno di conoscenza, forse addirittura di scoperta, ma non crediamo di aver vinto la vera battaglia della popolarità. La massa è come una piena, porta giù di tutto e di più, anche materiali sgradevoli.

Ieri sera sono uscito dal Foro e mi sono imbattuto e decine di migliaia di tifosi juventini festanti per la conquista della Coppa Italia, dopo che i fuochi d’artificio avevano perforato i timpani delle povere Muguruza e Ostapenko che cercavano disperatamente la concentrazione, così come l’avevano cercata con gran fatica nel tardo pomeriggio i protagonisti del match più interessante della giornata, Thiem e Cuevas, sul cui capo ha sorvolato incessantemente un elicottero della polizia i cui piloti non potevano, in realtà, non essere che grandissimi appassionati di tennis. Il rumore delle pale sovrastava la voce dell’arbitro. Ma parlavo delle tifoserie calcistiche…beh rispetto a quelle stiamo molto meglio, non siamo ancora… masse così sviluppate e meno male, mi sento di dire in barba a tutti i record d’affluenza e di contatti. Faccio harakiri insomma. Riguardo invece ai fuochi d’artificio celebrativi m’è sovvenuto che in Australia nel giorno dell’Australia’s Day – il 26 gennaio – per 10 minuti sospendevano addirittura i match in corso. Ultimamente li hanno trasferiti più lontani da Melbourne Park.

*****Mi chiedo quanti dei 30.000 spettatori che varcano i cancelli del Foro vedano davvero tennis competitivo giocato. A Wimbledon anche fanno entrare circa 30.000/35.000 spettatori al giorno ma lo spazio è molto ma molto più ampio, i campi sono 17, il centrale ha una capienza intorno ai 15.000 posti, il n.1 mi pare 11.500, il 2 4.000, il 3 2500. All’US Open 23.200 nell’Arthur Ashe Stadium, 10.500 nell’Armstrong, 6.000 nel Grand Stand. Insomma dei 30.000 che varcano i tornelli del Foro Italico se il Centrale ha una capienza di 10.000 spettatori e spiccioli, il Pietrangeli meno di 4.000, il Next Gen sui 2.500, gli altri 15.000 dove vanno, che vedono?

E se, come è accaduto ieri, si incappa in una giornata in cui il solo Nishikori-Ferrer si rivela match godibile perché Almagro si ritira dopo 3 games e dà via libera a Nadal che mostra grande comprensione per chi ha pagato il biglietto e improvvisa una seduta di allenamento con uno sparring partner di fortuna, dopo di che la Kerber gioca una partita orribile cedendo dieci games a fila da 4-2 con la estone Kontaveit, dove si riversano quei 10.000 delusi? Per carità, per fortuna non capita tutti i giorni, ma non mi pare che nell’occasione la direzione del torneo si sia mostrata pronta e reattiva. Possibile che non si potesse spostare nessun altro match sul centrale? Mah. Fatto sta che sui viali interni dell’impianto non si circolava e il casino era enorme. Altro che grandi  silenzi e gesti bianchi. Faceva anche un caldo africano… se ne sono giovati i gestori di bibite ghiacciate. Ma chi ha bevuto molto l’ha poi scontata: quasi ovunque le toilettes dei… non VIP (very important pig, come li chiama Gianni Clerici) erano assolutamente infrequentabili. Colpa dell’inciviltà di molti presenti non avvezzi a lasciare quei luoghi come amerebbero trovarli, in parte, ma anche di troppi pochi inservienti addetti alle pulizie. Un monito alla CONI Servizi che ha fatto peraltro grandi cose per rendere sempre più gradevole la cornice paesaggistica.

***** Non cito più le lamentele dei colleghi stranieri della stampa, perché è noioso, però almeno l’acqua dovrebbe essere portata più spesso, in giornate come quella di ieri. Particolarmente innervositi gli inglesi e c’è da capirli: Murray che prende una batosta che levati da Fognini, Edmund che soccombe di fronte a del Potro il quale poi dice di preferire l’erba alla terra rossa. Barry Flatman del Sunday Times, arrivato a Roma martedì sera, temeva quasi di dover ripartire. Si può dire che sia arrivato dopo la musica, se non fosse che sul centrale suonano la musica a tutta palla, quando sul Pietrangeli si vorrebbe giocare in santa pace.

***** Non ho capito perché sul “Next Gen” abbiano programmato il match Thiem-Cuevas: era il migliore della giornata. Ma ho trovato spiritosa la scelta di mandare sempre sul “Next Gen” Venus Williams con i suoi 37 anni. Venne qui per la prima volta nel 1998. Sono passati solo 19 anni… quanti gli anni di un “Next Gen”… ah, ecco svelato il mistero.

***** Intanto i risultati della giornata indicano come nessun risultato sia ormai attendibile. E non solo perchè i due numeri uno del mondo hanno fatto figuracce imbarazzanti – stavo per scrivere che deve essere la sindrome del n.1, ma poi m’è venuto in mente che anche i numeri due non sono messi bene –  ma perché quel che è accaduto una o due settimane fa si rovescia puntualmente: Wawrinka aveva perso da Paire a Madrid e si prende la rivincita, idem la Halep con la Siegemund che gioca più smorzate che fondamentali profondi e che l’aveva battuta a Stoccarda. Posso dirvi come la penso? Secondo me la Halep sulla terra battuta non dovrebbe perdere mai. Se accade è perchè si batte da sola.

***** Fino alle 20,15 non esce il nuovo orario. Forse si voleva evitare di sbagliarlo come 24 ore prima. O forse si volevano ricevere notizie da Barcellona. Ma quando nasce sto benedetto figliolo? O figliola? Già, firmando sulla telecamera quel “Nina manca poco” i non “Fogninomani” hanno interpretato che fosse in arrivo una bambolina dal nome già annunciato. Mica potevano sapere che Fabio chiama affettuosamente Nina la sua Flavia? Il sesso dell’erede loro non hanno voluto saperlo. Come ha dimostrato contro Murray, a Fognini piacciono le sorprese. E quelle piacciono anche a noi. Capiamo, d’altronde, che se si verificassero più spesso, non sarebbero più tali.

***** Da una discussione fra i nostri lettori ho preso spunto per osservare che in un tennis sempre più popolato da giganti – ieri nella player lounge sono quasi passato sotto alle gambe di John Isner – e da fucilieri che al servizio sparano cannon-balls, per fortuna ci sono anche i Nishikori e i Fognini. Gente che invece di correre danza, che ha i piedi di Nureyev, che disdegna la potenza pura e privilegia le traiettorie. Che risponde meglio di quanto serve. Nishikori con un’intelligenza tattica certamente innata ma altrettanto certamente favorita dall’assistenza di Michelino Chang, Fognini con un istinto che Franco Davin fatica a circoscrivere senza snaturare. A proposito di Davin… l’attuale coach di Fognini, ex coach di del Potro fra i tanti, ha raccontato che finalmente Sergio Palmieri due anni fa gli avrebbe confessato di essere stato lui a spegnere le luci dei riflettori sul Centrale quando il suo “assistito” John McEnroe aveva perso il primo set contro di lui. Beh, per preservare McEnroe nel torneo Palmieri avrebbe fatto questo e altro. Tornando a Fognini e Nishikori, brevilinei agilissimi, è inutile chiedersi che cosa sarebbe diventato Fognini se avesse avuto la testa di Kei, anziché la “sua capoccia”, così l’ha definita lui stesso, dimostrandosi consapevole dei suoi limiti e per una volta anche maturo nell’esprimere le sue sensazioni con discorsi compiuti – ma anche dove sarebbe salito Nishikori se avesse avuto il tocco del Fognini in giornata di vena. Come tecnica pura però il giapponesino che sul campo non ride mai, ma fuori invece sì, è secondo a pochi. Sono curioso di vedere come se la caverà, adesso che il polso sembra ok, nel match inedito per la terra rossa contro del Potro, che anche lui dice di avere il polso ok  e le due vittorie su Dimitrov e Edmund parrebbero confermarlo. Mica devono fare braccio di ferro. Evitate la battutaccia che sarà un duello fra uomini di polso. Però più diversi di così loro due non potrebbero essere e non solo fisicamente. Uno servizio e dritto, l’altro risposta e rovescio. Bel contrasto di stili. Chi vincerà troverà Djokovic, sempre che Bautista Agut, già liberatosi di Carreno Busta – il primo è n.20 ATP, il secondo n.21, come si fa a dire che il ranking non conta? –  non dimostri che Djokovic è proprio giù, sia o non sia anche responsabilità del guru Pepe Imaz.

***** Anche se ci saranno diversi match che mi intrigano, Goffin-Cilic peso leggero contro peso massimo e viene sempre più spontaneo tifare per Davide contro Golia, mentre fra Berdych e Raonic vorrei capire chi si sbilancerà a favore dell’uno o dell’altro, è chiaro che il match clou è quello che dovrebbe vedere in campo all’insolito orario di mezzogiorno – un mezzogiorno di fuoco in stile western – Fognini contro il number one della Next Gen, Sascha Zverev, bravo quanto ormai sicuro di sé. Gli ho chiesto se non ritenesse d’essere più forte su erba e cemento piuttosto che sulla terra rossa, giusto per incrinare un po’ la sua fiducia, e m’ha risposto più o meno…d’esser forte ugualmente su tutte le superfici. “Sulla terra rossa ho vinto il torneo di Monaco e fatto i quarti a Madrid, sull’erba ho battuto Federer, sul cemento ho vinto due tornei…” ha tenuto a precisare il tedesco-russo n.17 del mondo… Insomma non gli ho incrinato un bel nulla. Sul perché di questo strano orario ho scritto il mio pensiero già ieri sera, non appena è stato finalmente diramato. È chiaro che quell’orario è legato allo squillare del telefono della sala parto di Barcellona. Alcuni si saranno sorpresi per l’orario in cui è stato programmato il match di Fabio Fognini contro Sascha Zverev. Io no. Martedì sera Fabio aveva detto che il tempo per il nascituro sarebbe scaduto teoricamente venerdì. Mattina? Nella notte fra giovedì e venerdì? Nessuno può saperlo, ovviamente. Programmando il match alle 14 Fabio potrà partire subito dopo la conclusione. Se avrà perso potrà restare a Barcellona per tutto il temo necessario. Se invece avesse vinto potrebbe partire ugualmente (per i coniugi Pennetta noleggiare un aereo privato non dovrebbe essere un problema, hanno guadagnato di soli premi una ventina di milioni di dollari) e restare a Barcellona fino al pomeriggio di venerdì, perché qua lo farebbero giocare soltanto venerdì sera. Vi segnalo l’articolo che ho scritto sulla bella storia di Andrei Pavel quando per assistere al parto di sua  moglie Simone si sobbarcò un anda e rianda di 16 ore in auto fra Parigi e la città tedesca dove risiedeva la clinica di maternità.

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