Fognini si butta via: «Lui presto leader, io imbarazzante» (Crivelli). Il rimpianto di Fabio: «Perché alle 12?» (Viggiani). Ha giocato l’alter ego negativo (Clerici). Thiem studia da n. 1: «Faticavo nei boschi, e non faccio diete» (Cocchi)

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Fognini si butta via: «Lui presto leader, io imbarazzante» (Crivelli). Il rimpianto di Fabio: «Perché alle 12?» (Viggiani). Ha giocato l’alter ego negativo (Clerici). Thiem studia da n. 1: «Faticavo nei boschi, e non faccio diete» (Cocchi)

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Fognini si butta via: “Lui presto leader, io imbarazzante” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Minuto dopo minuto aggrappati a una scintilla, un barlume, uno scambio vincente rigenerante, perché no un errore altrui: insomma, qualunque cambio di destino improvviso possa scuotere Fognini dal torpore che lo sta assediando fin dal riscaldamento. Attesa vana: dopo aver dominato il n. 1 del mondo Murray, negli ottavi Fabio si arena contro la gioventù di Sascha Zverev, in un match praticamente senza acuti, se non verso la fine del 2° set. Un passo indietro, una piccola delusione, ma forse anche una liberazione dopo un mese col cuore sempre a mille per l’emozione e la testa a Barcellona, da Flavia e dal bambino che sta per nascere: ora è finalmente salito su un aereo e vivrà nel calore della famiglia la gioia del lieto evento. Come già insegnava Newton, del resto, a un’azione corrisponde sempre una reazione: e così, se Fognini viaggia a scartamento ridotto, Zverev gioca per un’ora una partita quasi perfetta e sorprendente per maturità e solidità. Pochissimi errori, nessuna fretta e soprattutto nessuna concessione al nervosismo, nonostante i 9000 del Centrale e il sole a picco. Nel 1° set Zverev è ingiocabile al servizio, con bordate sempre sopra i 200 km orari, mentre Fabio fatica a caricare, a essere aggressivo, a prendergli il tempo, regalandogli per di più il break del 3-1 con un doppio fallo. Sascha continua a martellare e nel 2° set sale 4-0 e poi 5-2, prima dell’unico, comprensibile e minimo passaggio a vuoto, col primo break del ligure. Il Foro si rianima, il tifo torna a farsi sentire, ma già nel game successivo Fognini smarrisce di nuovo la bussola e si fa rimontare da 40-15 per consegnare il match al n. 17 del mondo: «Nel 2° set mi ha concesso qualche occasione — riconosce il ligure — e se l’avessi mandato a servire sul 5-4 e controvento, magari l’inerzia cambiava perché a quel punto stava soffrendo un po’ la tensione». Rammarico, amarezza, ma in fondo a una prestazione opaca, anche fiducia nel futuro: «Nel 1° set ha giocato molto bene lui. Io sono stato quasi imbarazzante e non sono riuscito mai a rispondere. Ma non recrimino, lui probabilmente è il futuro n. 1 al mondo». L’orario, poi, gli ha lasciato un po’ di mal di pancia: «C’era tanto vento e il campo era molto veloce, condizioni che agevolavano il mio avversario. Avrei preferito giocare di nuovo di sera, questo è poco ma sicuro, ma Zverev ha fatto tutto bene». Una polemichetta presto rientrata con la replica di Sergio Palmieri, direttore del torneo: «Da Fabio non è arrivata alcuna richiesta sull’ora di inizio e non ha sollevato alcuna obiezione dopo che è stata ufficializzata». Nonostante la seconda eliminazione in tre anni al 3 turno, il bilancio del futuro papà si apre al sorriso: «Sto giocando bene e sono ambizioso. Il pubblico mi ha sostenuto dall’inizio alla fine, nulla da dire. Ora penserò a Parigi, anche se tutto dipende da Flavia. Intanto corro a casa a vincere il mio trofeo più grande». Tanti auguri.

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Il rimpianto di Fabio: «Perché alle 12?» (Mario Viggiani, Corriere dello Sport)

«La mia sensazione della partita? Che lo rincorrevo per tutto il tempo… Mi ha regalato davvero poco, ha giocato molto bene. Il primo set è stato imbarazzante, non sono mai riuscito a rispondere. Nel secondo ho avuto qualche chance risalendo fino a 5-3 e poi sul 40-15 mi sarebbe piaciuto andare 5-4 e giocarmela con lui controvento, ma così non è andata. In ogni caso parliamo di un ragazzo che in prospettiva può diventare numero 1 del mondo e che è riuscito a farmi giocare male. Ora vado a casa, ma con un bilancio positivo: sto giocando bene e questo mi dà tranquillità e fiducia per il futuro. Provo sicuramente amarezza per la sconfitta, perché non mi sono espresso come contro Murray, ma di questo va dato merito al mio avversario». Fabio Fognini, a margine della sconfitta con Sascha Zverev, parla di «poche recriminazioni». Poi però aggiunge: «Ce n’è comunque una più delle altre, ma la tengo per me, sennò divento polemico». E alla fine, girandoci attorno, eccola che viene fuori. E non si tratta dell’arbitro Mohamed Lahyani, anche se l’unico vero episodio contestato ha determinato un “warning” per una palla finita altissima in tribuna e poi ricaduta sulla testa di uno spettatore, e una serie di espressioni pesanti rivolte allo stesso Lahyani. «L’arbitro ha fatto solo una cazzata (su un servizio di Zverev nel secondo game, sul vantaggio per Fabio, ma in tv il “falco” ha detto che Lahyani aveva visto giusto – ndr), il resto fa parte del gioco». Il riferimento è per l’orario della partita sul Centrale, fissata perle 12 in apertura della sessione diurna. «Le condizioni del campo, molto veloce per il forte vento, hanno favorito lui, è questa è la recriminazione più grande. Io, da unico giocatore italiano ancora in tabellone, avrei preferito giocare di sera (con campo umido – ndr) e invece ero qui a quest’ora». In molti avevamo pensato che fosse stato proprio Fognini a chiedere di giocare così presto, in modo magari da poter andare e tornare da Barcellona in caso di telefonata da parte della moglie Flavia Pennetta. «A Roma, se chiedi una cosa, fanno il contrario». Fabio ha fatto capire quindi di non aver chiesto di giocare in serata, perché tanto non sarebbe stato accontentato. Tuttavia Sergio Palmieri, direttore del torneo, ha fatto sapere che «gli orari e i campi delle partite vengono decisi di volta in volta in una riunione tra me, i rappresentanti di Atp e Wta e i rappresentanti delle televisioni. Io ascolto e valuto eventuali esigenze particolari, le proposte di giocatori e televisioni, poi dico sì o no. Da Fognini non è arrivata alcuna richiesta sull’orario dell’incontro con Zverev, né è arrivata alcuna obiezione dopo che l’orario è stato ufficializzato». Insomma, un po’ commedia delle parti. Decidete voi da quale parte stare.

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Ha giocato l’alter ego negativo (Gianni Clerici, La Repubblica)

Parlavo oggi pomeriggio con Denis Grozdanovitch, campione di Francia di squash e di paume, maestro di tennis, prima di divenire il miglior saggista francese. «Allora, cos’ha combinato Fognini?», mi ha chiesto. «Doveva essere il Fognini Fogna — ho risposto — la sua controfigura negativa. Lo ha detto anche quell’onest’uomo di suo papà al mio amico Stefano Meloccaro di Sky». «Cosa gli ha detto?». «Meloccaro ha chiesto se era la preoccupazione per la nascita del prossimo figlio che aveva condizionato la partita di Fabio sul Centrale e il Signor Fognini ha risposto “Di figli ce ne vorrebbero almeno otto”». «Si sbagliava», ha commentato Denis. «Ho appena scritto un libro chiamato “Le génie de la bêtise”, Il genio della stupidità, nel quale mi occupo di Flaubert, che sembra esser stato anche tra i tuoi coach». «Ho cercato di capirlo». «Il fatto che 5 anni di coesistenza hanno trasformato Bouvard e Pecuchet in Flaubert, o più esattamente Flaubert nei due, è un classico non solo dei libri. Bisognerebbe sapere cosa ne pensava Freud». «A Fognini capita ogni giorno, Denis», ho risposto. «Bisognerebbe solo conoscere qual è il giorno in cui addolcisce la palla, e quale l’avvelena, la manda sotto rete o fuori dalle righe. Io penso sia più facile scrivere. Perché nel tennis non puoi cancellare». Denis ha riso per poi affermare: «Infatti noi scriviamo, molto più facile. E auguri al prossimo papà, che abbia soltanto giorni felici, col suo piccino».

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Thiem studia da n. 1: «Faticavo nei boschi, e non faccio diete» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Muster lo ha già battezzato suo erede, il suo coach Bresnik lo sta forgiando anno dopo anno. Thiem, a 23 anni, è una certezza: 8 tornei in carriera, lo scorso anno ha vinto su tutte le superfici. In questa stagione ha conquistato sulla terra di Rio il primo titolo stagionale e nel 1000 di Madrid, la settimana scorsa, è arrivato in finale arrendendosi a un Nadal insaziabile. Ieri Dominic ha dovuto sudare più del previsto per battere il bombardiere americano Sam Querrey, salvandosi solo al tie break del terzo set. Oggi, per centrare la semifinale, troverà di nuovo Nadal che contro Sock ieri non ha dovuto faticare troppo. La certezza di questo periodo è che la terra rossa, ormai, sta diventando affar loro.

Ha vinto su tutte le superfici, ma sembra sempre più uno specialista della terra. C’è chi dice che sarà il prossimo Nadal.

Andiamoci piano. Mi piace giocare ovunque e sul rosso mi trovo particolarmente a mio agio, ma non mi considero uno specialista della terra, anche se ci sono cresciuto.

Di lei e di Zverev dicono che vi contenderete il n. 1.

Non mi vedo come tale, è un’affermazione troppo forte. Da quando esiste il ranking saranno stati una ventina i giocatori che hanno raggiunto la vetta, è un traguardo per pochi. Ovvio che tutti noi lavoriamo per questo e speriamo che accada, però non fa bene né vedersi come futuro leader mondiale, né pensarci troppo. Bisogna giocare torneo dopo torneo e fare il meglio.

Fa ancora gli allenamenti nei boschi?

È una cosa di tanto tempo fa. Ora niente più boschi o tronchi da sollevare; faccio cose normali, come tutti i colleghi. Da due a quattro ore al giorno tra campo e palestra a seconda se è una settimana in cui gioco un torneo oppure no.

Ultimamente vanno di moda i regimi alimentari specifici per gli sportivi, anche lei è maniaco dell’alimentazione?

Nel senso che mi piace mangiare. Scherzi a parte non faccio sacrifici particolari, cerco di mangiare cose sane, possibilmente integrali e biologiche, ma glutine e latticini fanno parte della mia alimentazione.

Dai 4 anni è cresciuto a pane e tennis: non si stanca mai di questa vita nomade?

Mi piace andare in giro, vedere posti. Certo quando torno a casa sto il più possibile con famiglia e amici e quando posso cerco di portarmi qualcuno ai tornei. Così mi sento a casa.

Nel 2016 è arrivato in semifinale al Roland Garros e quest’anno ci arriva ancora più in forma.

Meglio concentrarsi su Roma, visto quanto ho dovuto faticare contro Querrey. Parigi, lo ammetto, è la mia grande occasione, l’unico Slam sulla terra e dove ho fatto già bene. Naturalmente spero di ripetermi e perché no, magari fare meglio.

La terra cerca un altro re.

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