Non sono d’accordo con Fognini su Pietrangeli, Isner, Serena. Su Court...

Editoriali del Direttore

Non sono d’accordo con Fognini su Pietrangeli, Isner, Serena. Su Court…

PARIGI – Regna troppa ipocrisia nel mondo del tennis. Esempi a bizzeffe. La piaga del politically correct. Scommetto che…

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da Parigi, il Direttore

Nicola Pietrangeli – Mister Coppa Davis

Giornata abbastanza poco interessante. Salvo la suspence creata da Klizan con Murray, con lo slovacco avanti 5-2 0-30 nel quarto, quindi a due punti dal quinto set, non ho vissuto memorabili emozioni. Ho seguito con simpatia i disperati tentativi di Lorenzi, che forse ha perso per la prima volta un match in tre set senza avere sbagliato 7 palle. Sei infatti gli errori gratuiti. Certo non è facile farne tanti di gratuiti contro tipi alla John Isner che tirano solo bombarde, di servizio come di dritto. Il tempo di sbagliare in uno scambio non te lo danno, semplicemente perché gli scambi sono pochissimi. Il povero – si fa per dire eh –  Isner gode (e anche qui si fa per dire) di stampa…ingrata. Tutti parlano sempre e soltanto dei suoi 2 metri e 11, del suo match vinto 70-68 contro Mahut nel 2010, dei suoi aces che è il primo dato che effettivamente viene spontaneo citare, come se fosse colpa sua aver imparato a servire meglio degli altri. Certo che è stato super-avvantaggiato dall’altezza, però sapeste quanti giocatori alti ho visto servire malissimo! Non è il caso di usare quest’avverbio per il servizio di Stefano Napolitano, alto un metro e 96, però è significativo che lui abbia detto l’altro giorno: “Devo assolutamente migliorare la battuta”. Ovvio che tutto è relativo. Ma quando scrivo di stampa ingrata per Isner è perché non mi pare giusto che di lui non si scriva anche che è un ottimo giocatore, che ha un gran bel dritto, che per l’altezza che ha si muove molto meglio di tanti pivot, che uno che fa semifinale a Roma – non un secolo ma una settimana fa – che batte Federer in Coppa Davis e in Svizzera, che trascina al quinto set Rafa Nadal nel suo regno del Roland Garros, non può essere un giocatore “che sa solo servire”.

In conclusione contro questo signor giocatore – che poi le sue partite, così spezzettate, prive di ritmo e di scambi prolungati, possano anche risultare noiose è un altro paio di maniche – Lorenzi ha fatto quel che poteva. Ha conquistato solo due palle break, sul finire del terzo set, gli sono piombate giù addosso, anzi lontano, un paio di noci di cocco e… che ci poteva fare? È uscito dal match con dignità ed onore. Con Kachanov che ha battuto un Berdych sempre meno convinto che il tennis sia il suo futuro – di soddisfazioni Tomas se ne è cavate tante, prima ancora di convolare a giuste nozze con la bellissima Ester Satorova, altro che Perdych… lo avessimo avuto noi in Italia sarebbe un eroe, con una finale a Wimbledon e due Coppe Davis vinte –  Isner farà un’altra battaglia di aces, primi servizi e drittoni. E noi controlleremo certamente quanti aces ha fatto, più che quanti recuperi è riuscito a fare nonostante quella stazza certamente ingombrante. Dal derby Fognini- Seppi non mi aspettavo nulla di diverso da quel che è successo. Le quote (quotidiane eh…) del nostro sponsor Bet 365 – ragazzi io ve lo devo ricordare, così come mi devo ricordare che un sito sopravvive grazie ai suoi sponsor, se vi dà fastidio mi scuso ma proseguo – dicevano che una vittoria di Fognini era pagata a 1,40 la posta mentre quella di Seppi a 3. Anche una questione di convinzione, oltre che anagrafica e di condizione di forma. Il neo papà ha vinto tranquillamente, tre set, e ora con Wawrinka sa di aver ben poco da perdere… ma anche di averlo battuto una volta a Acapulco. Ok, ci ha perso altre due sulla terra rossa, ma se dovessimo guardare solo i confronti diretti Fognini partirebbe troppo spesso battuto… e invece non lo è mai del tutto.

Pietrangeli ha avuto… l’ardire di dichiarare recentemente (leggete il pezzo di Garofalo) che Fognini gioca bene un giorno sì e uno no. Tesi estrema ma non del tutto campata in aria. Fognini se la deve essere legata al dito per ribattere “Pietrangeli? Il suo non era vero tennis”. Per me Fognini ha preso una cantonata. Né la prima né l’ultima, conoscendone il carattere. Che poi tutti gli sport si siano evoluti e che, come ho detto nel video, oggi Bolt farebbe polpette di Berruti e Mennea, non significa che questi due fossero dei marciatori anziché dei velocisti di grandissima classe e talento. Soprattutto era sbagliato dire che ai tempi di Pietrangeli i tennisti non erano professionisti. Il tennis non era open, è vero, e Pietrangeli aveva rifiutato il passaggio al professionismo quando Jack Kramer gli aveva già firmato l’assegno, ma di fatto Nicola giocava a tennis lautamente pagato, dagli organizzatori dei tornei con quelli che allora erano “sottobanco”, dalla federtennis italiana che non voleva perdere il n.1 della formazione di Coppa Davis, da organizzatori di esibizioni che chiamavano rimborsi spese gli ingaggi. Insomma, anche se magari certi rivali di Pietrangeli si allenavano con maggior intensità e professionalità perché lui si fidava molto del proprio talento e allora poteva permetterselo (in parte eh…), non si può dire che quello giocato con le racchetta di legno non era tennis. Lo era come sarà tennis quello che si giocherà nel 2050 quando un sosia di Fognini dirà che Fognini e Seppi non erano tennisti ma comprimari di un altro sport. Pietrangeli non era Federer, ma sulla terra battuta valeva i primi al mondo, se è vero che ha battuto anche Rod Laver (considerato un possibile rivale di Roger nell’Olimpo dei GOAT) e i migliori dell’epoca. Ken Rosewall (che nel primo anno di Laver Pro nel 1963, lo incontrò in una sessantina di match battendolo sempre tranne che due o tre occasioni: cito a memoria e questi numeri non sono controllati, perdonatemi) disse una volta di lui che se tutti i migliori giocatori fossero naufragati in una isola deserta e non avessero potuto giocare a tennis per qualche mese e poi si fosse disputato un torneo… ”Nicola lo avrebbe vinto di sicuro”.

Insomma l’affermazione di Fognini è quella di chi non ha studiato abbastanza la storia del tennis e che, comunque, ne ha poco rispetto. Gli auguro che i suoi nipoti ne abbiano di più quando parleranno della sua epoca e dei suoi risultati. Se pensate al rispetto che invece un certo Roger Federer ha sempre manifestato nei confronti dei grandi australiani, Laver, Rosewall, Hoad, Newcombe, capirete meglio la differenza. Vorrei qui affrontare anche un paio di altri argomenti. Quello dei due pesi e due misure, quando ci si scaglia contro certe frasi di Ilie Nastase e si finge di dimenticare quelle pronunciate da Serena Williams nei confronti dei quella giudice di linea cui avrebbe voluto cacciare una palla in bocca pronunciando epiteti irriferibili, ma noti. Nastase ha sbagliato, ma meno di lei. Solo che Serena è una campionessa che nessuno poteva snobbare cui nessuno, tornei, sponsor (vedi caso Sharapova) avrebbe rinunciato a cuor leggero. Invece di Nastase, ex tennista di una settantina d’anni, chissenefrega? E allora niente accredito a Parigi, niente Royal Box a Wimbledon. Mentre Serena ha pagato una multa di cui probabilmente non s’è nemmeno accorta (ricorderete voi i dettagli), ha continuato a giocare US OPEN e altri tornei come se nulla fosse. Le regole non sono uguali per tutti. I giornalisti devono firmare moduli di accredito nei quali si proibisce loro di promuovere le scommesse… in tornei nei quali fra gli sponsor principali ci sono società di scommesse. E allora? Volete sapere come finirà il caso Margaret Court, a prescindere dal fatto che abbia detto cose oggi assolutamente politically incorrect e discutibilissime?

Andrà a finire, che sull’onda delle proteste per quelle che erano comunque opinioni, l’Australian Open – con gli organizzatori magari pressati da qualche sponsor che riterrà pubblicamente di non doversi associare ad un torneo che ha un campo con il nome “sputtanato” (la parola è grossa, lo so, ma la pressione mediatica e dei social che pure rappresentano la minoranza urlante) – toglierà il nome di Margaret Court al terzo campo principale di Melbourne Park. Basterà che lo chieda Jacob’s Creek, che promuove i suoi vini australiani e se qualcuno ci si ubriaca chissenefrega, oppure la KIA, o qualche altro sponsor, e vedrete se i promoter australiani non si dimenticheranno che la Court ha vinto 24 Slam, 11 in Australia, ed è stata una grande campionessa di tennis che ha espresso sue opinioni in tutt’altro campo che quello da tennis. Che le opinioni siano discutibili, magari pure esecrabili, l’ho già detto. Ma che questo c’entri con il tennis giocato, onorato e vinto,  mi pare che non dovrebbe c’entrare per nulla. Ma il politically correct, una delle più grandi piaghe del secolo per mascherare provvedimenti spesso ipocriti, avrà fatto un’altra vittima. Anche la Court, che a mio avviso ha pieno diritto di esprimere le sue opinioni – proprio oggi in tempo di social dove tutti esprimono pareri su tutto da supertuttologi – ha più di 70 anni, come Nastase, e quindi poiché il business e la facciata (ma quale faccia?) sono business e facciata, scommetto – anche se di questo neppure Bet365 dà le quote – che al prossimo Australian Open non vedrò più la Margaret Court Arena, per la gran gioia di troppe lobby che, consentitemi, mi piacciono pochissimo.

In aggiornamento, perché per una sera vorrei andare a mangiare…

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