da Parigi, il nostro inviato
[4] R. Nadal b. [6] D. Thiem 6-3 6-4 6-0
Resta solo Stan Wawrinka tra Rafa Nadal e il decimo trionfo a Parigi. Dominic Thiem non crea nessuna apprensione allo spagnolo che centra la decima finale al Roland Garros (solo Federer a Wimbledon e Tilden agli US Open avevano raggiunto dieci finali nello stesso major), la ventiduesima in uno slam e domenica cercherà di imprimere ancor di più il suo nome nella storia del torneo e di questo sport. A differenza di quanto accaduto nella prima semifinale non c’è mai stata partita, troppo remissivo e falloso Thiem, lontanissimo parente non solo di quello ammirato a Roma – gli slam sono un’altra cosa – ma anche di quello apprezzato fin qui nel torneo nel quale, lo si ricorda, non aveva ancora perso un solo set. E così basta un Nadal poco più che sufficiente per sbrigare rapidamente la pratica, con il pubblico sì felice per il suo beniamino ma che si aspettava un po’ più di spettacolo.
La partita
Nadal e Thiem giocano il primo punto alle 18.06 quando ancora il pubblico che ha acquistato il biglietto per la seconda semifinale non ha preso il proprio posto. Il deflusso degli spettatori del match tra Wawrinka e Murray durato oltre 4 ore e mezza ha intasato completamente i viali del Roland Garros e il dubbio che serpeggia in tribuna stampa è: riusciranno i nostri eroi a terminare il match in giornata?
Il break in apertura di primo set illude Thiem, che approfitta di un Nadal insolitamente falloso ed uscito freddo dai blocchi di partenza. È un falso allarme però, il maiorchino guadagna sempre più campo spingendo Thiem dalle parti dei teloni e da lì si fa fatica a dare fastidio a Rafa. L’austriaco perde due volte di fila il servizio, Nadal dopo gli stenti iniziali (concede palle break nei primi tre giochi al servizio) diventa ingiocabile nei game di battuta e in 43 minuti il primo parziale è nel ricco carniere da caccia del nove volte campione. Manolo Santana, trionfatore qui nel 1961 e nel 1964 approva in tribuna mentre ancora gli spettatori entrano allo stadio ad ogni cambio di campo.
Il copione del secondo parziale è pressoché analogo: Nadal scivola 15-40 nel secondo gioco ma si salva da campione con quattro prime neanche fosse Karlovic, palle a Thiem e break inesorabile al dodicesimo punto con Rafa che aizza la folla con il solito gancio mancino levato al cielo finalmente limpido dello Chatrier. Sembra di assistere ad un film già visto da queste parti e Thiem dimostra di non aver studiato molto bene ad esempio i match persi da Roger Federer su questo campo quando si ostinava nel braccio di ferro da fondocampo. L’aggravante è che l’austriaco gioca quattro metri dietro la riga di fondo e Rafa può manovrare serenamente con il diritto e concludere anche con il rovescio. Lo spagnolo veleggia senza alcun problema nei suoi game di battuta senza dannarsi l’anima in quelli di risposta ed il 6-4 è la serena e scontata conclusione. Difficile immaginare cosa passi nella testa di un irriconoscibile Thiem al cambio campo, ma Rafa ha perso solo una volta negli Slam avanti 2-0 (contro il nostro Fognini agli Us Open 2015) e dunque occorre qualcosa di molto vicino al miracolo sportivo.
Il break in apertura di terzo set toglie ogni dubbio al riguardo con lo Chatrier che accenna a qualche ingeneroso fischio all’indirizzo dell’inerme austriaco. Finisce malissimo per Dominator (ehm…) che becca il bagel finale senza mostrare un minimo di reazione. Borg aveva perso 27 game per giungere in finale nel 1978, Rafa ne ha persi solo due in più, ma comunque sei in meno dei 35 che aveva perso nel 2012. Numeri che non dovrebbero spaventare l’indomito Wawrinka, uomo delle finali. Sperando che almeno la finale domenica non deluda le aspettative.