dall’inviato a Londra
La President’s Room del Queen’s Club, che ogni anno si apre alla stampa giusto per la mezz’ora necessaria al sorteggio, è la versione intimidatoria del salotto di una prozia ricca. Un castello di piattini di porcellana, sandwich all’uovo e al salmone che guai a farli cadere sulle poltrone imbottite, dipinti appesi alla carta da parati decorata. La coppa gigantesca, classica, con i bracci ad anfora e tutti i nomi dei vincitori da due secoli fa ad oggi incisi sulla pancia argentata. E Nick Kyrgios sudato dentro una felpa dell’NBA, perché tra le tante cose che dobbiamo ancora capire del ragazzo almeno una è chiara: di far esclamare un indignato “oh, dear!” alla prozia non gliene frega proprio niente.
Quest’anno è lui il prescelto per presenziare alla cerimonia per stilare il tabellone degli Aegon Championships, il torneo ATP 500 di Londra che fa da nobile (e ricca) preparazione a Wimbledon. Il pezzo grosso tra i tornei della Lawn Tennis Association riaccoglie Andy Murray da campione in carica e prima testa di serie, come lo scorso anno, ma anche e soprattutto da numero uno al mondo. Unico nome già sul draw all’apertura delle grandi porte, allo scozzese viene sorteggiato al primo turno Aljaz Bedene. Il “britannico a metà” – gli sgradevoli risolini della sala dimostrano che Daniel Evans non è solo nel faticare ad accettare il cambio di nazionalità del ragazzo nato in Slovenia – fu avversario di Murray anche nella scorsa edizione, nel match che per quest’ultimo significò il primo derby da quello contro Tim Henman nel 2006 (!). Sotto di loro, per il probabile secondo turno del cinque volte campione a Palliser Road, vengono sorteggiati Sam Querrey e la wild card locale Edward Corrie, omaggiata di tale invito insieme a Thanasi Kokkinakis grazie al ritiro di Evans e all’ingresso nel cutoff di Kyle Edmund. Nel quarto di Murray si posizionano anche Muller e Tsonga, il quale affronterà Mannarino in un altro dei derby di primo turno.
A condividere la metà alta di tabellone con il re del ranking ATP c’è Marin Cilic, al quale difficilmente sarebbe potuta andare peggio nella sala del presidente. Il croato, testa di serie numero 4, viene estratto contro John Isner. Nel caso in cui dovesse bastonare più forte del tennista di Greensboro, l’urna gli riserva di affrontare uno tra Steve Johnson e il cerimoniere Kyrgios. Nick, che nelle ultime due edizioni ha esordito contro Stan Wawrinka e Milos Raonic, dice che a lui non cambia nulla, ma all’innocente signora che lo ha sorteggiato proprio lì non riserva il più tenero degli sguardi. Non sa ancora che verrà a soccorrerlo suo malgrado Jack Sock, che ritirandosi per un infortunio al ginocchio gli libera un posto da testa di serie contro Donald Young. La metà inferiore del tabellone a 32 (niente bye) ha come nomi di punta proprio Wawrinka e Raonic. Si aggiungono a loro Grigor Dimitrov, che qui fu campione nel 2014 ed esordirà contro Ryan Harrison, e Tomas Berdych, che “rischia di rischiare” già contro Steve Darcis. Lo svizzero e il canadese, secondo miglior giocatore su erba della scorsa stagione, apriranno il loro torneo rispettivamente contro Feliciano Lopez e Kokkinakis: nessuno dei quattro avrà sorriso nell’apprendere la notizia.
Ultimate le estrazioni dei numeri, lo spazzolamento della breakfast e persino una diretta Facebook – la spinta verso la modernità è ancor più potente della regina? – il buon Nick Kyrgios può andare a fare una doccia. La stampa si disperde tra i campi secondari, dove sono in corso le qualificazioni, e la doppia sala per i giornalisti ricavata da due campi di squash. Domani sarà ancora il turno dei tennisti di piccolo taglio e delle chiacchiere, ma da lunedì si farà sul serio nel Queen’s Club smontato e rimontato per la grande occasione. E occhio all’eventuale secondo nome imbarazzante: sulla coppa li incidono tutti quanti. Ma ne vale la pena, parola di Lleyton Glynn Hewitt e Andrew Stephen Roddick.