Shapovalov: "Presto le gerarchie del tennis cambieranno"

Interviste

Shapovalov: “Presto le gerarchie del tennis cambieranno”

US Open, Denis dopo la vittoria contro Edmund: “È una fase di transizione. Da piccolo colpivo il rovescio con due mani. Mio padre e mia madre mi suggerirono di staccarne una”

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Prima che Edmund si ritirasse, si può dire che tu non stessi giocando bene come negli incontri precedenti? Stavi faticando un po’?
Sicuramente. Stava giocando bene, aveva vinto il primo set. Ho comunque alzato il livello nel secondo set e mantenuto la calma, sapendo che avrei avuto le mie chance e avrei capitalizzato al momento giusto. Sono contento di come sia andata, a parte il suo infortunio.

Hai sempre giocato il rovescio a una mano?
È andata cosi: da piccolo, diciamo verso i 5/6 anni, colpivo istintivamente aiutandomi con la seconda mano. Poi mio padre e mia madre hanno parlato un po’ fra di loro e mi hanno suggerito di staccarne una. Da quel giorno ho sempre avuto un rovescio monomano. Quando ero piccolo era un po’ complesso. Molti dicono che quando sei giovane non hai abbastanza forza per poterti permettere di non usare l’altra mano. Per me invece è sempre stato un colpo naturale tanto che ora si è trasformato in una delle mie armi migliori.

Parliamo di opportunità per i NextGen in questo torneo, non solo rispetto ai problemi di salute altrui, ma sulla base dei risultati.
Beh, sicuramente il tabellone si è aperto e con ciò giocatori come me o Rublev, che sta giocando bene, hanno la possibilità di non scontrarsi nei primi turni contro gente del calibro di Andy o Novak – ma Roger è qui, tanto per dire. Ovviamente, le circostanze aiutano.

È passato del tempo da quando un giocatore della tua età ha fatto parecchia strada a Flushing Meadows. Sta accadendo più in fretta di quanto ti aspettassi o dentro di te pensavi di essere in grado di andare così in fondo?
A inizio settimana ho dovuto superare lo scoglio delle qualificazioni. Come ho detto in altre interviste, non sai mai come andrà a finire. Ho avuto Denis Kudla nel primo turno, giocatore che aveva raggiunto il secondo o il terzo turno delle qualificazioni a Wimbledon (il terzo, ndt) e non è stato facile. Di sicuro, non mi aspettavo questi risultati. Credevo di poter fare bene, ma ad essere onesto tutto in questa stagione è avvenuto molto rapidamente. Il mio obiettivo era entrare nei primi 150 per la fine dell’anno. E ora essere un top 50 sembra fattibile!

Come reggi le aspettative generate da match come quello contro Tsonga? Cosa fai in attesa dell’incontro successivo?
È difficile. Provo a seguire la mia routine, ovviamente. Ho visto un paio di set del match di Rafa ieri. Ma tutto è così rapido. Dopo l’incontro la fase di recupero, l’impegno con la stampa. E dopo, badare al proprio corpo, mangiare bene, riposare. Il giorno dopo, ricomincia l’allenamento. In sostanza, c’è molta programmazione e poco tempo libero. Ovviamente, quando ne ho la possibilità, cerco di vedere gli altri giocatori.

Cosa pensi dell’impatto che state avendo voi NextGen in questo US Open?
Stiamo sicuramente avendo un impatto. Voglio dire, anche Rublev che deve ancora giocare (oggi contro Dzumhur, ndt) sta facendo molto bene. Così come molti altri. Credo che nell’arco di uno o due anni molto cambierà nelle gerarchie del tennis. Ci sono molti giovani e molti veterani al momento. Una sorta di fase di transizione, ricca di talenti che si faranno notare a breve.

Traduzione di Andrea Ciocci

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