Laver Cup: una festa fra amici. Purché si vinca

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Laver Cup: una festa fra amici. Purché si vinca

Via alla manifestazione ideata da Roger Federer per onorare Rod Laver. John McEnroe: “Tutti sognano di vedere il doppio Federer-Rafa Nadal.” Mero maquillage per gli scettici, omaggio a un grandissimo campione per i romantici. E se fosse semplicemente un torneo da non perdere?

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Esibizione? I nomi non mancano: Roger Federer, Rafa Nadal, Tomas Berdych, Sascha Zverev, Marin Cilic, Dominic Thiem, sono quelli della squadra europea super-favorita agli ordini di Bjorn Borg. Ma Sam Querrey, John Isner, Denis Shapovalov Nick Kyrgios, Jack Sock e Frances Tiafoe che ha sostituito Juan Martin del Potro non sono gli ultimi arrivati. Tantomeno lo è capitan John McEnroe. “Stamattina mi sono svegliato alle 6 per potermi allenare. E se devo giocare un’esibizione, io non mi alleno”. Detta così, con timida franchezza, il fil rouge che cuce tutte le sue uscite pubbliche, la frase di Rafa Nadal farà forse cambiare idea almeno a una parte degli scettici. Quelli che considerano la Laver Cup una mera esibizione messa in piedi da un ufficio marketing di prim’ordine. A prescindere dallo schieramento di appartenenza, vi proponiamo un gioco. Alzi la mano chi non ha mai rinunciato a preziose ore di sonno, anche dopo una settimana sfibrante, pur di andare a quel concerto, per salire su quella cima. Per essere il primo di quella fila. Per, per, per. Per il solo gusto di soddisfare quella passionaccia. La propria.

E, allora, perché non credere al Federer devoto, che, avesse un solo gettone per azionare la macchina del tempo, lo userebbe per indietreggiare di una quarantina di anni. Quando il tennis e il mondo erano ai piedi di quell’angelo dalla faccia da poker, l’orso Björn, capitano del suo team in questa prima Laver Cup (che verrà ospitata ad anni alterni in Europa e nel Resto del Mondo, ovviamente). “Potessi mandare indietro l’orologio per un solo incontro con un grande campione del passato, sceglierei Borg”. Magari su quel famoso prato londinese?

Frasi di circostanza, si dirà. E, allora, vi proponiamo un altro quesito. Rovesciando completamente la prospettiva. Nessun inquadramento storico, riaccompagnamo pure gli hall of famer a Newport. E guardiamola, questa Laver Cup, dall’angolazione di chi pensa che Castore e Polluce abbiano fatto il loro tempo. E che questo 2017 anomalo sarà ricordato come un cameo esageratemente lungo, un’appropriazione indebita della loro ribalta. “Tutti i componenti del team Resto del Mondo possono battere Nadal”. Chi, se non quello sfrontato di Nick Kyrgios poteva rilasciare questa pacifica dichiarazione. E se qualcuno pensa che sia stato imbeccato da un suggeritore dietro le quinte, magari da Tony Godsick, il manager di Federer, in veste di Boncompagni con la sua Ambra australiana, non conosce la complessa personalità del tennista di Canberra. “La Laver Cup è molto più seria della Hopman Cup o dell’IPTL”, ha chiosato in uno sfoggio di diplomazia il buon Nick che Paul McNamee, ex organizzatore della appena derubricata competizione di inizio anno, mostra di non aver gradito: “Rosset si ruppe la mano dopo una finale”…

Infine, un ultimo argomento, proposto a dubbiosi e complottisti riuniti. Ma ce lo vedete John McEnroe ad accettare di buon grado la sconfitta del Team Word, da lui guidato? Contro il rivale di sempre, quello che gli ha fatto lo scherzo di ritirarsi proprio all’acme della loro rivalità? Allora invitatelo a casa per un tressette e aspettate che perda. E speriamo che casa sia assicurata contro gli atti vandalici. Sia come sia, il payoff che vincerà le perplessità residue è il seguente: “L’unica cosa che mi onora più di avere una coppa intitolata a me è l’onore di vedervi partecipare”. Se ve lo dice Rod Laver, titolare di un doppio Grand Slam, potete essere pure i Castore e Polluce del tennis. Ma vi tremeranno i polsi. E giocherete solo per onorare la storia.

 

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