Next Gen Finals, Quinzi: "Sono carente sui punti importanti"

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Next Gen Finals, Quinzi: “Sono carente sui punti importanti”

MILANO- Andrey Rublev dopo la sconfitta con Chung: “Con queste regole la fortuna diventa un fattore determinante”. Denis Shapovalov: “Non vorrei essere al posto di Zverev”

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dai nostri inviati a Milano, Luca De Gaspari, Francesca Marino e Riccardo Sozzi

Alla fine di ogni match i giocatori attraversano il corridoio adiacente lo stadio per recarsi nella Mixed Zone, un’area adibita alle interviste a caldo. Questa zona è ubicata tra un campo di allenamento, il centrale e l’elegante lounge bar, caratterizzato da sedie e tavolini bianchi adagiati sulla moquette azzurra che riveste l’intero padiglione. A fare da cornice ai giocatori che raggiungono la “zona mista” sono gli innumerevoli fan muniti delle immancabili mega palline da tennis per autografi.

Appena uscito dal campo, Hyeon Chung si è avvicinato ai giornalisti con il consueto imbarazzo e ha rilasciato alcune dichiarazioni, sorpreso di aver già raggiunto la semifinale con una giornata d’anticipo. “Se avessi perso il terzo set sarebbe diventata una partita diversa. Penso di dover migliorare ancora molto sotto tutti i punti di vista, per questo ho anche un mental coach che mi segue“, ha ammesso il sud coreano, che ha ribadito: “Non mi aspettavo di vincere così bene le prime partite contro avversari di questo livello”. A seguire è arrivato lo sconfitto del match, Andrey Rublev, visibilmente deluso, ha mostrato di non gradire le nuove regole: “Con queste innovazioni è necessario mantenere la concentrazione su ogni punto, perché bastano pochi punti per decidere un set. Così tutti possono battere tutti dato che il risultato finale non sempre premia chi lavora duramente sul campo. La fortuna è troppo importante in questo contesto. Il ventenne russo è sembrato molto amareggiato per il risultato finale: “Se non avessi commesso due doppi falli sul 2 pari, probabilmente la partita sarebbe cambiata, ma è andata così”. 

Alla fine del match tra Shapovalov e Quinzi, i giocatori hanno cambiato location e sono passati dalla mixed zone alla sala conferenze. Il primo ad arrivare è stato il nostro Gianluigi, che ha disputato delle ottime performance con i più esperti Next Gen: “Anche se gli altri Next Gen sono miei coetanei, sono più esperti di me, loro giocano i Master 1000 e gli Slam, io sto facendo ancora i Challenger, è molto diverso. So che dovrei scendere di più a rete, ma loro giocano molto profondo e per questo è difficile farlo, in particolare Shapovalov ha un gioco molto vario, è difficile leggere il suo servizio e poi mi dà molto fastidio che è mancino, nonostante lo sia anch’io”. Ciò nonostante, l’azzurro ha dimostrato di potersi battere anche alla pari con i migliori under 21 del mondo: “È stata una incredibile esperienza per me, giocare con i migliori giovani del circuito. Sento di essere al loro livello, ma non è abbastanza, perché posso giocare ad un buon livello alcuni set, ma tutti i game è difficile. Non giocavo con questi ragazzi da qualche anno e l’ho fatto dopo due mesi dall’infortunio, ho detto al mio coach che volevo competere con loro”. Dunque si è rivisto un Quinzi in fiducia, così come lui stesso ha ammesso: “Dopo aver passato le qualificazioni tra gli italiani ero fiducioso che avrei fatto bene, poi è difficile, perché tutti gli altri giocano molto bene, ma penso che in un paio d’anni potrò essere a questo livello“. Il marchigiano ha concluso parlando dei suoi obiettivi futuri: “Per l’anno prossimo non penso alla classifica, mi auguro solo di non infortunarmi visto che quest’anno ho giocato solo una decina di tornei”.

L’ultimo ad arrivare in press conference è stato Denis Shapovalov, appena uscito dallo spogliatoio, si è presentato con infradito rigorosamente Nike, mostrandosi ai giornalisti cordiale e disponibile come sempre: “Oggi ho giocato veramente bene, sono stato in controllo e ho pure avuto diverse palle break nel terzo set, ma poi Quinzi ha giocato una volèe incredibile sul 40-40. Ha alzato il livello ed anche il pubblico è come impazzito. Ma sono rimasto lì, ho continuato a lottare e alla fine ho vinto”. Come Quinzi, anche Shapo mal sopporta i suoi compagni mancini: Giocare contro un mancino non è mai semplice perché ce ne sono pochi, la tattica da adottare è diversa, il servizio è diverso. Sapevo che col dritto potevo comandare il gioco e l’ho fatto quando ho potuto. Poi lui ha cominciato a giocarmi di più sul rovescio, ma quando ho avuto le mie chances me le sono prese”. “Sono naturalmente contento di essere qui e di far parte di questo gruppo di otto giocatori. È una vetrina internazionale e questo aiuta molto se vuoi farti conoscere ed anche per far conoscere questo sport in generale”, così il canadese ha sottolineato l’importanza dell’evento. Shapovalov si è mostrato come un ragazzo maturo, spigliato e sicuro di sé anche di fronte ai microfoni, tanto che alla domanda sul grande salto di qualità compiuto da Alexander Zverev, Denis ha risposto: Ora non vorrei essere numero tre del mondo. Il mio obiettivo della stagione era rientrare tra i primi 150 del mondo, ora sono in top 50. Ognuno segue la sua strada”.

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