Ritorni. I grandi ritorni hanno salvato un 2017 tennistico altrimenti piuttosto sfortunato e i ritorni si spera che colorino e scuotano il 2018 appena inaugurato. I segnali però non sono dei più incoraggianti. Murray ha scelto di sottoporsi ad un intervento chirurgico per far tacere la propria anca malandata; Djokovic ha timidamente rimesso piede in campo per qualche esibizione, ma il gomito fa male e non si può chiedergli la luna; lo stesso Nadal è ancora alle prese con il ginocchio che infiniti dolori gli ha addotto nel corso della carriera; Raonic appare tremendamente involuto e Nishikori è ancora ai box. C’è un altro nome però nella lista dei lungodegenti che preoccupa gli appassionati e che merita di essere rammentato: quello di Stan Wawrinka. Anche il campione di Losanna ha dovuto affrontare un infortunio rognoso al ginocchio ed è atterrato in Australia ancora pieno di dubbi sulla sua effettiva partecipazione al primo Slam dell’anno. Nella sua conferenza stampa pre-torneo però le incertezze sono state dissipate: Stan scenderà in campo.
La prima domanda posta dai giornalisti è tanto ovvia quanto fondamentale: “Bentornato Stan, come stai?“. “Sono qui, quindi mi sento bene” ha risposto il tre volte campione Slam. “È stata molto dura rientrare a giocare, ma mi sento meglio e sto lentamente arrivando al punto che mi sono prefissato“. Da queste parole traspare la consapevolezza di dover affrontare un percorso lungo per ritornare al top. La stessa serenità con cui parla della difficile decisione di prendere il volo per Melbourne, pur non avendo la certezza di poter competere. “È stata una decisione dell’ultimo minuto quella di venire qui, ma penso che sia stata la scelta corretta dopo molti mesi passati a casa. Sono molto contento di questa settimana e per me è stato importante essere messo nuovamente sotto pressione, allenarmi di più e contro i migliori del circuito. So di non essere al livello che desidero e che la strada sarà lunga, ma sono felice di come sta reagendo il ginocchio“. Riguardo alle sue possibilità di andare avanti nel torneo, Stan risponde con pragmatico realismo, perché sa che già la semplice partecipazione è una grande vittoria e che tutto quello che raccoglierà sul plexicushion australiano andrà a costituire il primo di una lunga serie di passi verso la condizione di un tempo. “Devo ancora lavorare molto sul mio fisico e sul mio tennis per essere al massimo. So che devo prendermi il mio tempo e sono preparato mentalmente per questo“.
Dal presente al passato, il pensiero corre al periodo di stop forzato e sulle difficoltà psicologiche che lo hanno portato anche a pensare addirittura al ritiro. “Ero preoccupatissimo, perché ho passato otto settimane con le stampelle e la riabilitazione è iniziata semplicemente camminando. È sempre complicato quando sei ad alto livello e ti infortuni. Puoi essere veramente provato mentalmente e sentirti solo”. A complicare ulteriormente la situazione è stato l’addio di Magnus Norman, uno dei principali artefici del successo di Stan The Man. Forse per la prima volta dopo la separazione, dal muro del politically correct filtra la tristezza e il dolore per una scelta evidentemente non condivisa e sfortunata nelle tempistiche. “Era un periodo difficilissimo ed è stata dura sentire che lui voleva smettere proprio in quel momento. Quando sei in difficoltà vuoi che quelli che ti conoscono meglio, ti stiano vicini e si stringano attorno a te. Per me Magnus era un coach, ma anche un amico e forse anche più vicino di un amico. È stata dura sapere che non sarebbe ripartito con me, ma ero più triste che arrabbiato. Gli sarò per sempre grato per il lavoro fatto insieme, ma certamente non è stato il momento migliore per dire basta“. Sulla ricerca di un nuovo allenatore Wawrinka è evasivo. Sa che le priorità per il momento sono altre. “Per ora sto lavorando con Yannick (Fattebert, ndr) che è con me già da 4/5 anni. Mi sto guardando intorno e sto pensando, ma ho troppe cose per la testa al momento. Devo concentrarmi sul ginocchio e sugli allenamenti“.
Insomma voglia di rimettersi in gioco e consapevolezza del duro lavoro che lo attende sembrano essere i punti cardine da cui ripartire. La speranza è di vedere ancora Stan sui palcoscenici più importanti, con l’indice alla tempia, a lottare per i trofei che contano davvero. E se non sarà così basterà il poter ammirare ancora quel rovescio fatato e lo sguardo perso nel vuoto dell’ennesimo avversario lasciato di sasso.