dal nostro inviato a Montpellier
“Sì, forse Andrey ha un solo modo di giocare, ma quel suo unico piano di gioco è davvero molto pericoloso. Dovrò stare molto attento e cercare di variare il ritmo per evitare il suo ‘bum bum bum’“. Su questa frase Jo Wilfried Tsonga sorride e prende a fare un inequivocabile gesto con la mano, con il quale vuole intendere l’incessante pressing da fondocampo che Rublev ha messo in pratica nelle prime due uscite all’Open Sud de France. E non soltanto lì, perché a vedere il russo in allenamento si fa fatica a credere che abbia chiara la differenza tra punti che valgono un 15 e punti che servono soltanto a prepararsi per quelli veri: Andrey è una tremenda macchina da vincenti, soprattutto con il dritto – e il servizio – ma nei momenti di maggior ispirazione anche con il rovescio, in ogni momento in cui imbraccia una racchetta.
Dall’esuberanza del russo Tsonga non pare però essere spaventato, dovendolo adesso affrontare nei quarti di finale a Montpellier dopo aver superato Nicolas Mahut in tre set. Anzi, accoglie con favore ed entusiasmo la sfida che gli si presenta davanti: “La nuova generazione dei russi è terribile, sono tutti molto forti. Ma sono motivato, mi piace giocare contro ragazzi così giovani“. Qualcuno è spaventato da quest’ondata di ragazzini, che come sottolineato da Nadal hanno in comune – se si eccettua forse il coreano Chung – una grande attitudine offensiva, nella quale a volte eccedono per l’incapacità di saper scegliere il momento migliore in cui attaccare. Tsonga sembrerebbe proprio di no: ha già affrontato una volta Tsitsipas (Rotterdam 2017, soffrendo per un set abbondante) e due volte Shapovalov, contro il quale ha dovuto vendicare a Melbourne la sconfitta di New York. Contro Rublev sarà una prima volta. Di quelle parecchio interessanti.