Va bene non essere abituati alla sconfitta; normale prendersela con il mondo di fronte alle avversità durante la complicata fase adolescenziale. Tuttavia ci sono, o meglio, ci dovrebbero essere dei limiti, specie in un ambiente, quello del college, che avrebbe tra le sue prerogative cardine quella di instradare l’individuo sulla via del rispetto del prossimo. Patrick Kypson ha compiuto diciott’anni a ottobre, è un prospetto tra i più luminosi del tennis statunitense e accanto a una proficua carriera scolastica ha già abbinato i primi passi nel circuito pro: ad oggi, è collocato alla posizione numero 772 del ranking ATP. Individuo dalle potenzialità sicuramente interessanti, Patrick lo scorso 7 gennaio è stato “firmato”, ci si perdoni l’orrendo anglicismo, da Texas A&M, la quarta università più grande degli Stati Uniti, e nei suoi primi quaranta giorni a College Station non aveva conosciuto l’onta della sconfitta.
Ma si sa, l’imbattibilità non è contemplata nell’universo della pallina, e Kypson ha dovuto ingoiare il boccone amaro in quel di Columbus, dove l’ateneo di Ohio State disputa le proprie partite casalinghe: a mettergli il bastone tra le ruote ha provveduto Jeffrey John Wolf, di un anno più grande e classifica non troppo dissimile (attualmente è 657 del ranking), che lo ha battuto senza riguardi. Kypson non l’ha presa bene: al momento di congratularsi con l’avversario a fine match, immortalato da alcuni spettatori esterrefatti, il giocatore nato a Durham, Carolina del Nord, ha pensato bene di espettorare sulla propria mano coprendola di saliva, in segno di sommo disprezzo verso un rivale presumibilmente ritenuto indegno. Per fortuna Wolf se n’è accorto per tempo e ha rifiutato la stretta, dirigendosi senza ulteriori cerimonie verso la sedia dell’arbitro.
Spitting in your hand before shaking your opponent’s is a new level of petty and embarrassing sportsmanship @AggieMTEN @12thMan @ITA_Tennis @NCAA pic.twitter.com/pVRxTOpy0k
— Rohith (@RKoneru1) February 10, 2018
Un gesto insolito e certamente deprecabile, peraltro subito stigmatizzato dal capo allenatore della squadra Steve Denton, il quale ha tenuto a sottolineare come Kypson sia stato punito in modo appropriato per la sua condotta, contraria all’etica della scuola di cui dev’essere onorato di far parte e soprattutto ai principi etici dello sport. “Non è stato un gesto commendevole – ha dichiarato Denton -, Patrick lo sa e ne è molto dispiaciuto. Farà di tutto per farsi perdonare dagli amici di Ohio State e noi lo aiuteremo a perseguire il suo obiettivo“. Poche ore dopo i fatti si sarebbe verificato l’increscioso episodio andato in scena a New York con deprecabile protagonista Ryan Harrison, accusato di aver rivolto frasi razziste al suo avversario Donald Young. “Pensavo fosse uno sport per gentiluomini”, ha twittato Young. Tempi duri per il bon ton della racchetta a stelle e strisce.