da Rotterdam, il nostro inviato
DAL NUMERO 1 AL NUMERO 100 – Ancora non si è diradata l’euforia per lo storico traguardo di Roger Federer, che già si parla del suo prossimo probabile grande risultato. Lo svizzero, tornato al numero 1 dopo quasi sei anni e ufficialmente il più anziano di sempre sul trono, supera un ottimo Andreas Seppi in due set (6-3 7-6): è ancora imbattuto nel 2018, dopo il 20esimo titolo Slam a Melbourne quasi un mese fa. Giocherà domani contro Grigor Dimitrov, con cui è in vantaggio 6-0 nei confronti diretti, per ottenere il suo terzo trionfo in carriera a Rotterdam (2005 e 2012). Sarebbe il suo 97esimo titolo, nell finale numero 146, sempre più vicino alla cifra tonda. “Il centesimo titolo può definirsi un altro mio obiettivo, sarebbe un numero davvero particolare”: i 96 attuali lo pongono al secondo posto dietro i 109 di Connors. Lendl è ormai staccato a 94. In conferenza stampa Federer ha rivelato di tenere ancora aperta la porta del torneo di Dubai: deciderà in questi giorni.
DISTRATTO MA NON TROPPO – Tornare al numero uno avrebbe potuto distrarlo, come Federer stesso aveva ammesso in conferenza stampa dopo lo storico successo su Haase in quarti di finale. “Ma potrebbe anche farmi sentire definitivamente più libero, senza pressione”. In realtà né l’uno né l’altro. Federer gioca un incontro sottotono, sì, ma si illumina a sprazzi e trova soluzioni delle sue per gestire un Seppi ancora una volta mai domo. Durante l’allenamento mattutino coach Sartori aveva riconosciuto la stanchezza del suo pupillo, che di fatto è in viaggio addirittura dal 20 novembre: dopo la preparazione negli USA, direttamente Doha, poi Australia, Giappone per la Davis e Europa con Sofia e Rotterdam per le qualificazioni, senza tirare mai il fiato. Andreas, lucky loser dopo il forfeit di Tsonga, in campo è però tonico, adrenalinico e non si lascia mai sopraffare: è anzi il primo ad avere chance nel set d’apertura, salvo poi incartarsi sul più bello. “Ho giocato due brutti game nel primo set, e anche il tie-break del secondo potevo affrontarlo meglio. Non è andata male comunque, sono contento di aver trovato le energie, ero un po’ a corto ieri”. Ora il meritato riposo, il trattamento all’anca e la preparazione in vista del rientro sul rosso. Ci sarà per la Coppa Davis contro la Francia.
“VECCHIO, MOLTO VECCHIO” – Della top 10 di quel 2 febbraio 2004, Federer è rimasto l’unico giocatore ancora in attività: “Questo mi fa sentire vecchio, molto vecchio…”. È il quattordicesimo successo di Federer in quindici precedenti con Seppi: l’unica vittoria dell’azzurro arrivò nel celebre match di Australian Open 2015. Leggermente opaca la prestazione di Federer, che però dimostra una volta di più l’incredibile voglia di vincere, a prescindere da record e soddisfazioni. I ruggiti sui punti caldi sono emblema di una dedizione per il gioco fuori dal normale, ed è anche grazie a questa che allunga 5-1 nel tie-break del secondo set. Il dritto si conferma su buoni livelli, così come la condizione atletica. Prevedibilmente mediocre il tasso di concentrazione, testimoniato anche da volèe e approcci sbagliati non da lui, senza danni conseguenti. Scrollatasi di dosso la sbornia post numero uno, domani l’assalto al novantasettesimo titolo contro Grigor Dimitrov.
OCCHIO A GRIGOR – Il bulgaro approfitta infatti del ritiro di David Goffin, perseguitato dalla sfortuna. Già all’ultimo Roland Garros era scivolato su un telone procurandosi la frattura della caviglia; oggi ha invece rimediato un inverosimile incidente all’occhio sinistro, quando nel tentare una volée ha scentrato la palla, che gli è finita sul volto. Dopo pochi minuti di break, l’arbitro Moscarella ha decretato il ritiro. Dimitrov aveva portato a casa un primo set giocato su ritmi forsennati, ricco di scambi oltre i dieci colpi e continui cambi di diagonale, di livello altissimo. Goffin perde il servizio a metà del parziale accorciando troppo spesso le traiettorie, ma avrebbe anche la possibilità di rientrare: al momento di chiudere, Dimitrov si fa riprendere da 40-15, ma è bravo e coraggioso ad annullare due palle break in spinta e portarsi avanti, prima del fattaccio. Grisha raggiunge così la sua terza finale in carriera in un 500: 1-1 il bilancio, con vittoria ad Acapulco 2014 e insuccesso a Pechino nel 2016. Vinse il Queen’s quattro anni fa, quando ancora però non era un torneo di categoria. “Dopo la vittoria alle Finals dello scorso anno, il mio obiettivo era rimanere su quel livello. Non mentirò, l’inizio di quest’anno è stato tutt’altro che positivo e adesso sto cercando di riprendermi, quindi non mi pongo obiettivi particolari. Per il lungo termine, direi giocare meglio in uno Slam”. Le condizioni di Goffin sembrano stabili: nessun danno strutturale, ma va trattato del fluido all’interno dell’occhio.
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— doublefault28 (@doublefault28) February 17, 2018
SHARAPOVA! NON PROPRIO – Il nome di Maria Sharapova è circolato a gran voce nella Ahoy Arena in mattinata, suscitando più di qualche domanda. Non che ci si aspettasse un ritorno di fiamma con Dimitrov, l’arcano è stato svelato quando su uno dei campi dedicati agli allenamenti è apparso Sven Groenveld, coach di Masha e olandese di Haarlem (a meno di un’ora di auto da qui). L’ex coach, tra gli altri, di Ivanovic, Wozniacki e Haas è stato invitato dall’organizzazione del torneo per svolgere una clinic, una lezione/dimostrazione con il pubblico.
Risutati:
[1/WC] R. Federer b. [LL] A. Seppi 6-3 7-6(3)
[2] G. Dimitrov b. [4] D. Goffin 6-3 0-1 rit.