Rabbia Nadal, Madrid è alle spalle: "Il record non mi interessa"

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Rabbia Nadal, Madrid è alle spalle: “Il record non mi interessa”

ROMA – “Quando vinco non parlo della settimana precedente. Quando perdo nemmeno”. Rafa ai limiti della supponenza: ma è un campanello d’allarme per tutti gli altri

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da Roma, il nostro inviato

Ogni singola risposta è severa, ogni parola misurata ma dura. Rafael Nadal si presenta alla stampa di Roma apparentemente svogliato, sbadigliante, eppure il suo atteggiamento trasmette una sola sensazione. Rabbia. Madrid in un modo o nell’altro lo ha infastidito: la sconfitta davanti al pubblico di casa, ancor più di un match giocato male contro un avversario che solo poche settimane fa aveva piallato, lasciandogli due giochi. “Avrei dovuto giocare meglio. Ma è lo sport, non posso certo vincerle tutte. Quando vinco non parlo della settimana precedente, quando perdo nemmeno. Ho già dimenticato Madrid”. Sa bene cosa non è andato, sa ancora meglio cosa deve fare per migliorarsi. “Perdere è parte dello sport. Ogni settimana perdono tutti tranne uno”. Insomma basta parlare di ieri, si pensa già a oggi e domani. Ogni domanda è accolta con una smorfia, quasi a lasciare intendere che sono proposte banali, inutili, non incalzanti. In buona parte avrebbe anche ragione, ma le sue repliche sono ai limiti della supponenza. Rafa freme, preferirebbe mille volte stare in campo a sudare sotto il sole, che in questi primi pomeriggi quando c’è, picchia.

A Madrid si è interrotta la striscia record di cinquanta set vinti sulla stessa superficie, con la quale ha superato McEnroe (49, sintetico indoor). “Non mi interessa dei record, né aver perso mi causerà più pressione. Ma avete idea di come funzioni lo sport? Di solito è perdere spesso che mette pressione, quando si vince si è più sereni. Certo sarebbe stato meglio arrivare a Parigi senza nemmeno una sconfitta, che domande”. Dopo l’infortunio, Rafa è tornato a macinare terra e avversari, con gli undicesimi trionfi a Montecarlo e Barcellona. “E settimana scorsa ho fatto quarti, non mi sembra male”. Ha perso contro Thiem, con il quale si allena praticamente ogni settimana quando sono impegnati in tornei. Qualcuno glielo fa notare, il suo sopracciglio si alza a dismisura: “Che significa, che tre settimane fa ho vinto perché gli avevo sottratto qualche segreto, e stavolta è stato più bravo lui a capire qualcosa di me in allenamento? Ho solo giocato peggio di lui, rispetto a Montecarlo le condizioni erano molto diverse”.

A Madrid la palla viaggia veloce a causa dell’altura, Montecarlo è la più lenta in assoluto: “È anche la più simile a Parigi. Roma è una via di mezzo direi”. E a proposito di Parigi, come affronterà gli Internazionali? Saranno un test per provare l’assalto all’Undecima al Roland Garros? “Sono qui per giocare. E provare a vincere. Non ho mai considerato un torneo la preparazione di un altro, ho sempre affrontato ogni evento con la stessa determinazione, perché sono tutti molto importanti. Vincere sette volte qui lo dimostra”. Gelido, quasi aggressivo, impaziente. Di andare via e di lavorare in campo. Arrabbiato come raramente si vede. E tutti gli altri sono avvisati.

 

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