Ultimi pensieri dal Foro

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Ultimi pensieri dal Foro

Vecchio e moderno si incontrano a Roma. Attraverso gli occhi di chi ha visto, o immaginato il cambiamento

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Una volta era quasi tutta campagna. Quantomeno abbastanza. Fino al 1931. Il Foro Italico fu inaugurato nel 1932 col nome di Foro Mussolini e pian piano completato nel dopoguerra. Nel 1935 vi si disputarono gli Internazionali d’Italia maschili di tennis per la prima volta. Le cinque edizioni prima di allora a Milano. Nel 1969 divenne un torneo professionistico. Queste le tappe fondamentali. Con alterne vicende e un paio di spostamenti di location, quali i femminili a Perugia, e una edizione nel 1961 a Torino per festeggiare l’Unità d’Italia, Foro Italico ed Internazionali di Italia di Tennis non si son mai lasciati come le coppie longeve dello spettacolo.

Il Foro Italico ha anche vissuto i fasti della Davis. Per anni è stato il tempio di Adriano Panatta. Il Campo Centrale meriterebbe avere il suo nome, ma l’Italia è sempre alla ricerca di eroi per accorgersi e rispettare quelli che ha. Porta un nome importante invece il Pietrangeli, già Stadio della Pallacorda. Si dice sia lo stadio del tennis più fascinoso del mondo, grazie a quello stile che affonda le radici nella storia antica e in una recente che ai suoi fasti si richiama. Seduti tra marmi di stile antico a pochi metri dai giocatori, spicca il contrasto con la navicella spaziale che sembra essere il nuovo Centrale. Distano pochi metri, a separarli fast foods di ogni specie. Un grosso Centro Commerciale dove si comprano trigliceridi. Dal Centrale vien fuori una musica tunz tunz. La storia di qua, il club vacanze di là. Volumi da rave. Il cambio campo. Lecito immaginare il pubblico impegnato a far trenini con i giocatori che urlano “su le mani” tra gavettoni e racchettoni. Il tributo alla modernità fa sempre tanto rumore.

Gente ovunque, file ovunque. Si sta come sui ponti di Venezia al sabato pomeriggio in primavera. Telefono alla mano si fotografa qualsiasi cosa. Dall’appassionato/giocatore di club dei tempi che furono dell’evento di nicchia, all’evento “social”, dove l’esserci e mostrarlo è più importante che capire perché si è e dove. Selfie ergo sum. C’è anche il tennis. Ovviamente tanto. Sold out il Centrale, eppure le cose migliori nei primi turni sono altrove. Curiosare tra i numerosi campi di allenamento per esempio, la vera novità delle ultime edizioni. I segreti della tecnica dei campioni a portata di mano. Pochi metri tra la quarta categoria e il cielo.

C’è calca davanti agli schermi vicino alla Next Gen Arena. Next Gen, il logo di una categoria “fake” per un evento inutilmente simpatico. Dallo schermo mandano le immagini del match di un italiano. Si tifa come in un derby. Il Centrale stracolmo. Musica, cori, urla. L’inferno, ma nessuno gli da questo nome. L’italiano vince. Ancora più in alto i c(u)ori. Musica impazzita. Germania 2006 è ancora tra noi. Nel 1987 si ebbe il coraggio di lamentarsi per il volume della musica degli U2 nella tappa romana del tour di “The Joshua Tree”. Il terremoto del Flaminio scrissero. Questo del Centrale ha connotazioni artistiche molto meno nobili, ma per una nazione fondata sul pallone, che un italiano vinca è ottimo motivo per crearne di nuovi.

Direzione campi secondari. Spalti non propriamente pieni. Grugniti, gemiti e pallate. Match femminile. Gesti in sequenza. Seriali. Su due campi adiacenti, qualche anno fa, si allenavano contemporaneamente le Loro Maestà Roger Federer e Serena Williams. Dallo stesso lato colpi in sincrono si sovrappongono. Medesima direzione. Serena tirava forse anche più forte, ma la palla di RF arrivava dall’altro lato molto prima. I segreti dell’anticipo e dell’importanza del prendere il tempo all’avversario. Zenone che gioca a tennis con Achille e la tartaruga e tutti insieme ridisegnano il paradosso. Su quel campo, un ventennio prima, c’era gente che ammirava le acrobazie di Noah e il rito del suo togliersi la maglia. Sorrisi di giubilo del pubblico femminile. Su uno dei nuovi campo di allenamento c’è Deliciano Lopez. Altro prototipo di bellezza, con in più le sue volée mancine e rovescio monomano. Bouchard, Ivanovic, Sharapova, Pennetta, Kournikova, Sabatini, Evert. Borg, Vilas, Noah,WIlander, Rafter, Moya, Lopez. Lo sport adora abbinare alla forza la bellezza. Gli eroi son tutti giovani e belli.

Il Foro ha sempre dispensato amore. Vilas, Gerulaitis, Noah, Sabatini, Agassi, Kurten, Martinez, Nadal, Federer, Sharapova. Manco a dirlo Panatta. A far sognare dopo di lui, Zugarelli in finale contro Gerulaitis, Errani contro Serena ed un Volandri che batte Federer e poi basta, mai quel “poi”, una vita intera. In mezzo tanti amori da un giorno per chi è stato eroe per un giorno. Un solo set vinto da un italiano, è sufficiente per parlare di un nuovo Top 10. Il canale televisivo tematico del tennis italiano lo certificherà usando il garbo e il fascino sbarazzino di una conduttrice di cui è semplice innamorarsi. Al cuor non si comanda e si da ragione.

Verso sera. Una volta il regno del Villaggio dell’ospitalità. Uomini della politica e dello spettacolo, dello sport e rampolli di famiglie che più famiglie non si può “in selvaggia parata”. TV tra i tavoli. Interviste. L’evento mondano del maggio romano. La “bella vita” di Fellini, una “grande bellezza” di Sorrentino. Il Marchese del Grillo è stato visto andar via da poco. Qui ora comanda Instagram. Il Foro Italico è cambiato e con esso i suoi abitanti, i suoi attori protagonisti. È cambiato l’immaginario e con esso gli odori, i colori. È cambiato il modo di vivere il tennis, di vestirlo, giocarlo. Si è adeguato allo spirito del mondo che viene, che sempre dura poco per poi passare e divenire sempre qualcos’altro. Ciclicamente.

Dal garbato “Panatta alla battuta” all’“incredibile! Ma cosa ha fatto?” urlato ad ogni 15 dall’indemoniato telecronista dal canale tematico TV del tennis italiano, anche le voci, i toni e lo stile dei commentatori, son cambiati. Per colpire di rovescio non basta più una mano ed esultare in faccia all’avversario anche al suo errore, fa molto fighter. Chi non ha tic gioca male. Si allenano anche quelli. Il pugnetto ad ogni 15 lo insegnano nelle scuole tennis così come il gesto per ordinare al raccattapalle di porgergli l’asciugamano. Igiene e rispetto, c’eravamo tanto amati. Son cambiati i suoni. Grugnire è obbligatorio, specie per i giocatori nati sul rosso che ne hanno più tempo. Si insegna in diverse lingue il verbo “andare” nella prima persona plurale. Urlato esortativo.

Fine giornata. Domani si chiama l’amico e lo si costringe a fare da sparring essendo certi di esser diventati tennisti migliori. I bambini giocheranno facendosi addosso la telecronaca, interpretando i propri idoli. I giornalisti han mandato già in stampa il pezzo e lo spettatore turista si avvia in qualche ristorante del centro tra una colonna antica ed uno stazionamento taxi. Ci si avvia verso l’uscita. Il frastuono tra i viali del Foro continua ad essere notevole. Chissà perché il moderno si annuncia sempre attraverso tanto rumore.

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