Anderson re dell'oltranza a Wimbledon: batte Isner in una semi storica

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Anderson re dell’oltranza a Wimbledon: batte Isner in una semi storica

LONDRA – Il sudafricano vince 26-24 al quinto la semifinale più lunga della storia di Wimbledon. Anderson (seconda finale Slam) contenderà il titolo a Djokovic o Nadal, che cominceranno direttamente sotto il tetto

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[8] K. Anderson b. [9] J. Isner 7-6(6) 6-7(5) 6-7(9) 6-4 26-24 (da Londra, il nostro inviato)

Dopo 6 ore e 36 minuti di gioco sul centrale di Wimbledon, al termine della seconda partita più lunga della storia dei Championships, il campo ha decretato il primo finalista dell’edizione 2018. Si tratta di Kevin Anderson, che come contro Federer trascina la partita a oltranza e vince un quinto set incredibile, bissando la vittoria ottenuta nei quarti di finale. Il sudafricano disputerà la seconda finale in uno Slam, la prima qui ai Championships, e da lunedì sarà almeno n.5 del mondo. Isner deve incassare una cocente delusione e può recriminare per qualche scelta tattica avventata, ma alla fine è stato il primo a cedere fisicamente. Per conoscere il nome dell’avversario di Anderson si dovrà attendere ancora: Nadal e Djokovic stanno per scendere in campo sul Centre Court direttamente sotto il tetto, con la concreta possibilità di non riuscire a concludere l’incontro oggi.

KEVIN NON SBAGLIA – Fin dall’inizio, è chiaro chi dei due sia più contratto. Kevin saltella cercando di sciogliere i muscoli tra un servizio e l’altro, fa il pugnetto e grida sul 15 pari del primo game; sono tutti espedienti per scaricare la tensione. Dall’altra parte John pare tranquillissimo, e questa differente attitudine produce i suoi frutti già nel terzo game, di ben 22 punti, in cui Anderson affronta e salva tre palle break non consecutive. In realtà le occasioni vengono fallite da Isner, che sulla prima e sulla seconda sbaglia due dritti non impossibili, sulla terza gli esce una volée. Ogni volta che si parte a scambiare l’impressione è quella di un margine significativo in favore dello statunitense, che come sempre al servizio è ingiocabile. Passato lo spavento, Kevin sembra entrare in ritmo a sua volta: ovviamente alla battuta piovono ace e vincenti anche per lui, è definitivamente iniziato il bombardamento da parte di entrambi. Sul 5-4 per Anderson, una seconda di Isner viene registrata a 202 kmh, ma poco dopo, un doppio fallo di John, che cerca ancora l’ace, gli costa il set-point contro (è l’ottava palla break che Isner concede in tutto il torneo): annullato con la seconda palla sparata a 208 kmh, roba da matti.

Pare proprio che John abbia deciso che non vuole che sia possibile rispondergli, piuttosto sbaglia lui. Non scende sotto i 194-195 kmh mai, nemmeno con le seconde. Si arriva così allo scontato tie-break, tanto scontato che i bookmaker oggi non ne quotavano la probabilità. Strepitoso sventaglio di dritto dal centro di Isner, ed è minibreak per lui nel quarto punto, ma Kevin si riscatta subito dopo con un gran passante in cross, siamo 4-4. Stanno giocando molto bene ora, apprezzabile un bel tocco a rete del sudafricano. 6-5 Isner, set point, bene Kevin in attacco, 7-6 Anderson, set point numero due, e dopo uno scambio di legnate da fondo, va in rete il dritto di John, e il primo set va in archivio, 7-6. Bravo Kevin, che dopo le incertezze iniziali ha elevato nettamente le percentuali e il livello in generale. 21 vincenti e soli 3 errori per lui (23 e 13 Isner), la differenza principale è nel numero dei gratuiti, 10 di meno. C’è voluta un’ora e tre minuti per il solo primo set, se la partita dovesse prolungarsi, potrebbe essere un problema per Nadal e Djokovic.

ZAMPATA FINALE DI JOHN – Un collega in tribuna stampa ci fa simpaticamente notare (si chiacchiera, tra un ace e l’altro, considerato quanto scarno è il gioco) che dal punto di vista dell’abbigliamento, questa semifinale è un derby tra marchi italiani: Lotto per Anderson contro Fila per Isner. Sarebbe stato meglio avere un connazionale con la racchetta, in campo, ma ci accontentiamo. Lo statunitense si fa sistemare una delle fascette protettive che ha sulle dita al cambio campo, e poi si ricomincia con il tiro al piattello. In questa fase, basta che una risposta vada in campo, e già partono gli “ooh” del pubblico. Non accade letteralmente nulla fino al 4-4, quando Kevin azzecca, tipo portiere su un rigore, una risposta incisiva di rovescio e si conquista palla break (seconda del match per lui, nona affrontata nell’intero torneo da Isner), ma John non gli dà scampo con la discesa a rete. Per quel poco di scambi che capita di vedere, Anderson ora è più solido ed equilibrato, Isner soffre dal lato del rovescio, ma tira molto più forte di dritto. Alla fine, siamo lì, in risposta pare un po’ meglio il sudafricano, ma certo non basta a brekkare. Inevitabilmente, eccoci al secondo tie-break. Due grandissime risposte consecutive di Isner, prima di dritto e poi di rovescio nel secondo e terzo punto, e ci sono subito 2 mini-break per lui. Data la situazione, bastano e avanzano, anche se Kevin ne recupera uno con un bel rovescio lungolinea: il 18esimo ace (16 per Kevin) poco dopo consegna il secondo set a John, sono passate 2 ore. Nessun break, 2 palle break Anderson, 3 Isner, 42 a 38 i vincenti per lo statunitense, il dato interessante sono gli appena 4 errori gratuiti di Kevin (20 per John), non sbaglia praticamente mai.

John Isner – Wimbledon 2018 (foto via Twitter, @Wimbledon)

BREAK E CONTRO-BREAK, UN AVVENIMENTO – Inizia il terzo set, si svuota la tribuna stampa, abbastanza comprensibile in effetti. Sul campo, continuano felicemente a impallinarsi a vicenda, fino al 4-3 per Anderson: qui un paio dritti sbagliati da Isner gli costano il 15-40, e due palle break consecutive. Sulla prima bella risposta di Kevin e arriva il primo break: la striscia di game di servizio consecutivi tenuti da John si ferma a 113 (record precedente qui, Sampras con 118, tra il terzo turno del 2000 e il secondo del 2001). Ma soprattutto, Anderson va a servire per il set sul 5-3. Incredibilmente, però, tocca a lui offrire subito palla del contro-break tirando lungo un colpo facile, e Isner con un bell’attacco di dritto e successiva volée recupera lo svantaggio. Che roba, dopo 31 turni di battuta quasi senza pericoli per chi serviva, uno scossone assolutamente inaspettato. Intorno a noi, giornalisti e spettatori si guardano perplessi, con l’espressione da “vabbè, ma allora ditelo!“. Inevitabile come le tasse, 10 minuti dopo arriva il tie-break.

Primo punto, steccata di dritto per Kevin, e mini-break concesso, ma nel terzo punto, gran risposta di dritto del sudafricano a rimettere a posto le cose. Un ottimo passante lungolinea di rovescio manda avanti Anderson 4-3 e servizio, immediata replica col dritto di Isner, 4-4. Strepitosa demi-volée di John, e poi altrettanto bella stop volley bassa, per andare 6-5, set-point. Lo annulla Kevin con la prima palla centrale, ma poi subisce la risposta d’incontro, e Isner va a servire sul 7-6. Qui, due gran passanti di Anderson, che con due punti in risposta annulla il set-point avversario e se ne conquista un secondo, incredibile. Ancora più incredibile il doppio fallo con cui lo spreca, che tie-break, siamo 8-8. Bel dritto Kevin, 9-8, terzo set-point, cancellato dalla bastonata esterna a 220 kmh abbondanti di John, 9-9. Si cambia campo, altra botta in mezzo ed è 10-9, terzo set-point per John che risponde profondo, trova l’errore di dritto di Anderson ma, cosa più importante, trova l’11-9 e il vantaggio di due set a uno. Sono passate 3 ore e 10 minuti, e siamo ancora ben lontani dalla conclusione.

REAZIONE ANDERSON – Dopo la pausa che si prendono entrambi, per ricaricare i fucili immagino, riprende il tiro al piattello. Nel quinto game, di colpo è ancora patatrac: forse distratto da un giusto “time violation“, Isner sul 40-40 subisce un bel passante e sulla palla break un’altrettanto buona risposta, cedendo il servizio. Ma esattamente come nel terzo parziale, si riscatta immediatamente, prendendosi il contro-break con un gran lungolinea di rovescio. La partita non vuole saperne di aprirsi, siamo 3-3. Sul 4-4, ancora un paio di incertezze in avanzamento di Isner gli costano ancora palla break, che Anderson trasforma passando benissimo con il rovescio diagonale, andando così a servire per il set sul 5-4. Kevin è attento, mette bene la prima palla, e sale 40-0, tre set point consecutivi. John è bravo ad annullarglieli tutti, complice anche una brutta steccata dell’avversario, ma alla fine la bastonata centrale di Anderson, alla quarta opportunità, manda il match al quinto set. Non so cosa stiano facendo in questo momento Nadal e Djokovic, ma di sicuro non sono contenti. Siamo a 3 ore e 41 di partita, certamente non bella o varia, ma molto emozionante in diversi momenti.

Kevin Anderson – Wimbledon 2018 (foto via Twitter, @Wimbledon)

LOTTA PUNTO A PUNTO – Adesso i due sembrano un po’ stanchi, e ovviamente meno reattivi in risposta, nessuno spiraglio per i ribattitori, si procede game dopo game con gli scambi ridotti al lumicino. Il rischio della maratona ora è concreto. Sul 5-5, nessuno è ancora arrivato a 30 sul servizio avversario, a meno di un deciso calo di uno dei due non si vede come uscirne. Ora sono 40 ace per Isner, 29 per Anderson, che non sarebbero nemmeno un’enormità, ma le pallate vincenti in battuta non si contano. Nel dodicesimo game, John azzecca una bella botta di dritto, va 15-30 sul servizio di Kevin, ma non oltre, 6-6. Con questa, contando le otto del match con Federer, sono 10 le volte che Anderson serve per salvare la partita con successo. Granitico a dire poco, solo complimenti per lui. Dall’altra parte, Isner continua a sua volta a martellare senza pause, ma viene ancora raggiunto, 7-7. Sullo 0-30, John tira su una volée di dritto difficilissima, ma poco dopo viene inchiodato dalla risposta di Anderson: prima palla break del set, è come un match-point, ma è bravissimo lo statunitense a mettere l’ace centrale. Due botte dopo, siamo 8-7 per lui, la patata bollente passa a Kevin. Che impassibile come una sfinge, tiene a zero, salvando la partita alla battuta per la dodicesima volta in questo torneo.

Bene ancora John, 9-8, poi un paio di begli scambi lo portano al 40-40, a due punti dalla vittoria. Ma ci vuole altro per il glaciale Anderson di questi Championships, che spara due servizi vincenti e pareggia 9-9. Sbaglia Isner da fondo, va 0-30, ed è lui stavolta a salvarsi con bravura a rete, per poi salire 10-9. Non fa una piega Kevin, e si prende il 10-10, due prestazioni di tale qualità mentale consecutive per il sudafricano, prima con Federer, ora con Isner, sono incredibili, da standing ovation davvero. Ancora 0-30 John nel ventunesimo game, e arriva il 30-40, secondo break-point per Anderson nel parziale. Attacca con coraggio Isner, stecca il rovescio Kevin, parità, poi gran servizio, bella rincorsa e passante, 11-10 per John. Adesso il centrale trattiene il respiro a ogni punto, atmosfera magnifica, scoccano in questo istante le 5 ore di gioco. L’incredibile Anderson pareggia 11-11, ha perso 8 punti al servizio in tutto in questo set (15 Isner), è una roccia. Lo è anche John, che sale 12-11, per Kevin non ci sono più aggettivi, ecco il 12-12. Avanti 13-12 Isner, ormai il gioco è letteralmente servizio e basta, se va dentro, ok, se arriva la risposta, pazienza, non ci si impegna più di tanto a rincorrere la pallina. 13 -13, siamo a 17 servizi tenuti per rimanere nel match (9 oggi) di Anderson, poi 14-13 per John. 14-14, poi 15-14 Isner, poi 15 -15, siamo contabili ormai in tribuna.

A OLTRANZA, FORSE TROPPO – 5 ore e mezza, il problema (e la critica al long-set), è che o Nadal e Djokovic si ammazzano per cinque-sei ore di fila anche loro, cosa impossibile perchè oltre le 23 qui non si può giocare, o il torneo di chiunque vinca questa semi è finito. L’US Open ha introdotto il tiebreak al quinto set nel 1970, ben 48 anni fa (Il primo match chiuso al tiebreak del quinto fu vinto dall’australiano Ruffels sul francese Rouyer). Van bene le tradizioni, ma quando è troppo è troppo. Nel frattempo, 16-15 Isner, ammirevoli i ragazzi in campo, Kevin tiene a zero, 16-16, bene per l’ennesima volta John, 17-16, poi 17-17. Ufficialmente, ora è la seconda partita più lunga della storia di Wimbledon, superata Querrey-Cilic di 5 ore e 31 minuti nel 2012. John stecca un dritto e va sotto 15-30, ne sbaglia largo un’altro ed è 15-40, terza e quarta palla break da affrontare per lui: soluzione, due ace di fila, roba da non credere (ed è record di ace a Wimbledon, siamo a 214, battuto Ivanisevic con i 212 del 2001).

Per la prima volta, l’atteggiamento di Kevin sembra un minimo demoralizzato, mentre va a cambiare campo sotto 18-17, e si può ben capirlo, le occasioni in questo infinito set le ha avute tutte lui. Ma è sovrumano nella concentrazione Anderson, tiene a zero, 18-18, ormai danno tutto concentrati al massimo in battuta, arriviamo al 20-19 Isner, poi al 20-20. Ovviamente, e non a caso anche quella volta c’era proprio lo statunitense di mezzo, diversi record risalenti al suo 70-68 al quinto qui nel 2010, campo 18, contro Nicolas Mahut, sono e rimarranno intoccabili, ma questa partita sta consolidando il secondo posto assoluto in parecchie statistiche. Sul 21-21, altro momento di pericolo per Isner, che recupera da 0-30, adesso la gente grida a ogni singola palla, comunque finisca il punto. Sempre in bilico lo statunitense, sul 22-22 di nuovo indietro 0-30, ma con grande personalità si salva ancora, 23-22.

Difficile dire, che dei due sia da ammirare di più, ai punti si farebbe preferire Anderson, ma anche John sta facendo una prestazione da rimanere a bocca aperta. 23-23, arriva l’ennesimo 0-30, quasi un’abitudine ormai per Isner, che come fosse nulla tira tre pallate e sale a 24. Sorride ai giocatori l’arbitro Marija Cicak, che non si è mossa dal seggiolone ormai da 6 ore e mezza abbondanti. Sul 24 pari, strepitoso Anderson: prima gran volée, e nel punto successivo, si rialza da terra dopo un ruzzolone, rimette in campo un dritto con la sinistra, e alla fine vince il punto. Viene ricompensato dallo 0-40, tre palle break consecutive: la seconda è quella buona (era la sesta avuta in questo set), viene giù lo stadio, Kevin va al servizio per chiudere in vantaggio 25-24. Sinceramente, lo meriterebbe. Non ha mai tremato in questo infinito set decisivo, non trema ora. Sale 40-15, e chiude al primo match point: chiude con 118 vincenti e appena 24 errori, un incredibile saldo di +94. Ovazione assordante del Centre Court, abbraccio e complimenti a Isner.

La speranza è che dopo due maratone terribili consecutive (6 ore e 36 oggi, 4 ore e 14 con Federer), sia capace di recuperare, e offrirci una partita contro chi vincerà tra Nadal e Djokovic. Difficile pensarlo, ma ormai con questo Kevin Anderson, alla seconda finale Slam, è inutile fare pronostici, possiamo solo applaudirlo, così come se lo merita Isner.
Non so cosa dire adesso, è stato durissimo giocare in queste condizioni, era giusto pareggiare, ma qualcuno doveva vincere, John è una persona eccezionale. Scusate se non sembro troppo felice, è che sono frastornato. Abbiamo giocato molto insieme e contro fin da junior con lui, incredibile finire a fare questa partita. Quando ho giocato con la sinistra? Beh, in quei momenti faresti qualsiasi cosa. Ma con mio padre a volte, da piccolo, mi allenavo con la sinistra, pazzesco che mi sia servito adesso. Come potrò recuperare per domenica? Non lo so, io penso che anche queste situazioni dovrebbero essere un segnale per mettere il tie-break in tutti i set degli Slam, non so davvero come potrà reagire il mio corpo, ma ci proverò“.

Kevin ha perfettamente ragione“, fa eco lo sconfitto John. “Non so come potrà recuperare le forze per domenica, è stato troppe ore in campo. Io mi sento malissimo, avrò bisogno di giorni per riprendermi. Chiunque vinca tra Nadal e Djokovic avrà un grosso vantaggio in finale“.

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