da New York, il nostro inviato
La cosa fantastica dell’essere a uno Slam o a un Masters 1000 durante i primi giorni di gare, e anche dopo averne coperti così tanti, per anni, non mi ci abituerò mai, è che letteralmente ovunque tu ti giri c’è qualcosa di tecnicamente interessantissimo da osservare, o da cui imparare. I giocatori e le giocatrici sono praticamente ancora tutti presenti, si allenano in continuazione, è una specie di luna-park, una Disneyland del tennis. Ieri mattina mi sono presentato a Flushing Meadows di buon’ora, poco dopo le nove ero già in sala stampa, sapendo che per via del caldo tremendo previsto per la giornata sarebbe stato difficile che si svolgessero training nelle ore più afose. Ma avevo sottostimato la canicola, e l’attenzione dei campioni a non prosciugare troppe energie. Sta di fatto che il mio giro tra i campi è stato totalmente infruttuoso, qualcuno che faceva stretching all’ombra delle siepi, un paio di junior, e solamente i giocatori che avevano i match programmati dopo ora di pranzo che svolgevano dei cauti warm-up, giusto per mettersi in palla.
Medvedev palleggiava a tre all’ora, Wawrinka era già andato via, qualche doppista faceva schemi da posizioni prefissate per non stancarsi, poca “trippa per gatti” insomma. Finché non ho girato l’angolo del campo 11, laterale alla “South Plaza” antistante all’Arthur Ashe, ho visto e salutato Riccardo Piatti (il GOAT dei coach, o quantomeno in top-3 per me), e ovviamente mi sono fermato a osservare Borna Coric. Il croato, siamo sinceri, non è un tennista spettacolare o esaltante, il suo tennis è fatto di tanta sostanza, regolarità, potenza e pressione da fondocampo, pochi fronzoli, difficile vederlo realizzare “numeri” da highlights (per lo stratosferico livello di cui parliamo, s’intende, Borna è un fenomeno assoluto come chiunque sia qui a giocarsela nel torneo più grande del mondo). In particolare, fino a qualche anno fa il croato soffriva di una certa macchinosità dal lato del dritto, la preparazione era complessa, ampia, soprattutto poco fluida, il che gli procurava qualche difficoltà se attaccato con palle veloci dal lato destro. Quest’anno Coric è al best-ranking di n°20 ATP, ha vinto Halle battendo Federer (e a Indian Wells c’è mancato poco, in semifinale), insomma, i miglioramenti sono evidenti. E ho potuto osservarli bene. Andiamo quindi a fare un po’ di vera e propria scuola tennis in compagnia di Borna.
Qui sopra, l’inizio della preparazione del dritto, su una palla profonda e veloce, proprio il tipo di situazione di cui parlavamo prima, in cui un backswing troppo macchinoso può creare problemi e costringere il giocatore a indietreggiare perdendo campo. La prima parte dell’ovale è perfettamente circolare, ottima.
Qui sopra, possiamo vedere bene che la pallata che Borna sta affrontando si è stampata esattamente sulla riga di fondo, il braccio-racchetta ha però concluso la preparazione, molto rapidamente, ed è pronto per il movimento a colpire. Tacco dell’attrezzo che punta la palla, affondo dell’appoggio in semi-open stance (postura semi-affiancata) molto ben portato.
Qui sopra, la sequenza dell’impatto, e l’accompagnamento finale a tergicristallo (windshield-wiper), ineccepibile tecnicamente. La rapidità della sbracciata, permessa dall’ovalizzazione molto più fluida di una volta, se riguardate le immagini vedete bene che descrive un’ellisse senza alcun momento di “inerzia zero”, scorre dall’inizio alla fine, e permette a Borna di non andare mai fuori equilibrio. L’impatto avviene indietro rispetto all’ideale, all’altezza dei fianchi, ma la velocità del movimento consente al croato di mantenersi sempre ben centrale, con trasferimento del peso comunque portato in avanti anche se come abbiamo visto la palla gli ha rimbalzato a meno di un metro dai piedi. Bravissimo, davvero da imitare.
Qui sopra, Borna va ad aggredire una palla in avanzamento, è strepitosa la precisione del cross-step che esegue contemporaneamente all’ovalizzazione che parte con la racchetta rivolta in avanti, insieme a una perfetta rotazione del busto-spalle. Un inizio di esecuzione bellissima per coordinazione e soprattutto indipendenza tra azione delle braccia e dei piedi.
Qui sopra, in alto si completa il posizionamento, con il deciso appoggio del piede sinistro, avanzato, e una postura neutral stance (affiancata) da manuale. Ricordiamo che il dritto moderno con impugnatura western si colpisce di norma frontale, a meno che non si sia in fase di spostamento in avanti, in quel caso se possibile la palla va sempre e comunque affrontata mettendosi di fianco. La dimostrazione che ci offre Borna è impeccabile.
Qui sopra, le fasi di impatto e accompagnamento finale, possiamo notare come il contatto tra piatto corde e palla avviene almeno mezzo metro più avanti rispetto al dritto precedente, che era un colpo in contenimento. Nulla da dire, l’insieme del movimento è splendido, si percepisce bene anche dalle immagini statiche il dinamismo e la proiezione in avanti, guardate che bello il follow-through (che completa un 360° pieno con la testa della racchetta) e la postura dei piedi, un gesto di fluidità impressionante. Bravo, bravissimo Borna. In conclusione, complimenti a Coric e complimentissimi a Piatti, il lavoro tecnico si vede e se ne vedono anche i frutti.
Quando si vuole studiare bene la dinamica di un’esecuzione, in senso didattico e scolastico, ovvero trasferibile e imitabile, non ha molto senso andare a prendere come esempi i colpi dei fenomeni che li tirano in modo straordinario, ma totalmente istintivo, e spesso pieno di personalismi. Il talento non si può insegnare. Lasciate perdere i dritti di Federer e del Potro, guardate piuttosto le esecuzioni di chi quel colpo non se lo porta “dalla culla”, ma ci ha lavorato per anni limando i difetti uno a uno, fino a ottenere un colpo di livello top mondiale. Come Borna, per esempio. Che ringraziamo per la magnifica lezione, e ora via, tutti in campo a ovalizzare belli fluidi, accelerando il finale fino a oltre la spalla opposta, con gli appoggi stabili e precisi, e i passi di avvicinamento leggeri e rapidi. Il dritto così (magari alla metà della velocità, ok), lo possono fare tutti, se si allenano bene e con costanza. Perché non provarci?