Nadal, la tregua è finita (Semeraro). Berrettini guerriero. Ma cede a Edmund (Gazzetta)

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Nadal, la tregua è finita (Semeraro). Berrettini guerriero. Ma cede a Edmund (Gazzetta)

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Nadal, la tregua è finita (Stefano Semeraro, Gazzetta dello Sport)

Fino al Masters 1000 di Parigi-Bercy, che inizia il 29 ottobre, Rafa Nadal e Novak Djokovic si marcheranno come due pistard in una gara di velocità: muovendosi, paradossalmente, il meno possibile. Studiandosi a distanza, spiandosi di sottecchi. Preparando lo sprint finale sul rettilineo agonistico che porta dalla cava sotterranea di Bercy alla 02 Arena di Londra, dove a inizio novembre il tennis chiuderà alla grande la stagione dei tornei con le Atp Finals. Certo, a un mese dalla fine l’aritmetica concede ad altri la possibilità teorica di infilarsi nella volata – Federer e Del Potro su tutti – ma nella sostanza si tratta di una lotta a due. Le due Nemesi di Federer che con entrambi ha un record negativo negli scontri diretti, i duellanti che più volte si sono incontrati nella storia del tennis Open: 52 sfide, 27 a 25 per il serbo, che a differenza del rivale tornerà in campo già a Shanghai, scattando in anticipo, la prossima settimana. Il surplace di Rafa Nadal è iniziato dopo la semifinale persa per ritiro contro Del Potro agli US Open, ai primi di settembre. Per curarsi il ginocchio dolorante ha deciso di saltare tutta la tournée asiatica e rientrare – toccando ferro – in Francia. Del resto è il numero 1 anche nella Race, la classifica che somma solo i risultati dell’anno in corso e a fine stagione si sovrappone perfettamente al ranking mondiale. Punta a restarci fino alla fine, Rafa, e diventare così il quarto della storia a chiudere per cinque volte da Number One: Sampras ci è riuscito sei volte, una più di Connors e Federer. Parte favorito, anche se con l’handicap delle cartilagini friabili. E deve guardarsi dalla rimonta del Djoker. Nole ha iniziato l’anno con la catena scesa e le gambe molli; dopo il Roland Garros però non ha sbagliato nulla, uscendo dal gruppo come una freccia. Vittoria a Wimbledon, a Cincinnati, agli US Open. Oggi nella Race ha poco più di 1000 punti di distacco dal rivale: 6445 punti contro 7480, Del Potro segue a 5000 e Federer a 4800. In ballo ce ne sono 1000 sia a Shanghai sia a Bercy, e chi vince le Finals senza perdere neppure una partita ne porta a casa 1500. In totale fanno 3500, senza contare i “punticini”, spesso preziosi, che si possono raggranellare non tanto negli ultimi Atp 250 (Mosca Anversa, Stoccolma), ma nei due 500 che rimangono, Vienna e Basilea. Anche Djokovic può diventare per la quinta volta re di fine anno. Vincendo a Pechino e a Shanghai fra l’altro avrebbe potuto sorpassare Nadal già a metà ottobre, ma ha preferito saltare il torneo della capitale cinese, dove in passato aveva trionfato sei volte, per riposarsi e ricaricare le pile a Belgrado, nella sua rana. «Spero che Belgrado mi porti fortuna – ha spiegato – Ho deciso con il mio team di restate qui più a lungo per prepararmi in vista di Shanghai. Il n. 1 a fine anno? È una possibilità aperta. Devo vedere se a Vienna o a Basilea mi offriranno una wild card, e se io deciderò di accettarla. Ma prima di tutto devo giocare bene a Shanghai». Insomma, Nole l’Inseguitore è li che si bilancia sulla sella, studia il momento, la traiettoria giusta in attesa dell’ultimo giro di pista. Sono due anni che non siede sul trono – l’ultima volta fu il 31 ottobre 2016. Dopo lunghi mesi di crisi e dubbi, l’occhio è tornato feroce, la gamba perfetta… [SEGUE].


Berrettini guerriero. Ma cede a Edmund (ri.cr., Gazzetta dello Sport)

Questione di dettagli. Matteo Berrettini dovrà rinviare l’ingresso tra i primi 50, ma la sconfitta di Pechino con il numero 16 del mondo Edmund conferma la nuova dimensione dell’allievo di Santopadre, che è quella di un giocatore ormai in grado di stare al livello dei più forti. Il britannico, reduce da qualche ombra dopo un avvio di stagione fulminante, deve infatti tornare a esprimere un tennis superiore per piegare l’azzurro (autore di 10 ace) in due ore e 49 minuti, al termine di una battaglia decisa sostanzialmente da un paio di punti nel terzo set. Unica nota negativa per Matteo, la difficoltà prolungata a essere incisivo con il rovescio, in particolare in risposta. Oggi giocano i due italiani rimasti, Cecchinato con Fucsovics e Fognini con Rublev (diretta dei due match su Supertennis dalle 8.30). Intanto, con il successo su Khachanov, Del Potro diventa il quarto qualificato al Masters di fine anno dopo Nadal, Federer e Djokovic: sarà la sua quinta partecipazione, la prima dal 2013, per lui che è stato finalista sconfitto (da Davydenko) nel 2009. Stagione già finita invece per il finalista londinese dell’anno scorso, Goffin, fermato da un problema al gomito destro: ora precipiterà oltre il 15° posto, con Fognini virtualmente 12°… [SEGUE].

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