Federer piange per Peter Carter: "Spero che sia orgoglioso di me"

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Federer piange per Peter Carter: “Spero che sia orgoglioso di me”

Intervistato dalla CNN in Australia, Roger ricorda il suo primo coach australiano morto nel 2002: il campionissimo non riesce a trattenere la commozione

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Roger Federer è arrivato a Melbourne per tentare l’assalto al suo terzo Australian Open consecutivo, il settimo della sua leggendaria carriera. L’intervista di benvenuto della CNN che di solito offre banali domande sulle possibilità di vittoria o sul suo possibile ritiro a breve, si è trasformata in un momento di rara intensità emotiva quando l’intervistatrice ha scavato nel passato ricordando Peter Carter, australiano di Adelaide, e primo allenatore dello svizzero fin da quando Roger aveva appena 10 anni.

Carter, che ha formato tennisticamente il giocatore straordinario che vediamo da più di 20 anni sui campi di tutto il mondo, morì il 1° agosto 2002 a pochi giorni dal suo trentottesimo compleanno, in un incidente stradale durante la sua luna di miele in Sudafrica. 

Inizialmente Federer ha ricordato gli inizi con l’arrivo di Carter a Basilea all’Old Boys Tennis Club e della rivalità a distanza con il suo grande amico Darren Cahill, che contemporaneamente a lui stava “crescendo” un altro futuro grande campione in Australia: Lleyton Hewitt, con cui Roger si sfidò continuamente a livello giovanile e poi 27 volte sul circuito maggiore.

A quel punto gli viene ricordato come essendo morto nel 2002, Carter non avesse mai potuto vedere lo sbocciare del fuoriclasse che conosciamo, dato che il suo primo titolo dello Slam fu vinto da Roger l’anno successivo a Wimbledon“Che cosa pensi che penserebbe lui vedendoti oggi qui con 20 titoli del Grande Slam?”. Federer si blocca e abbassa la testa per nascondere le lacrime, quindi con la voce rotta dall’emozione dice a bassa voce: “Spero che sia orgoglioso di me. Credo che lui non volesse che sprecassi il mio talento, la sua morte mi ha svegliato, ho cominciato ad allenarmi molto duramente”.

Poi Roger aggiunge: “Voglio solo dire che ho avuto la  fortuna di conoscere e scegliere le persone giuste, i coach giusti al momento giusto. Certo li ho scelti io ma ho avuto anche tanta fortuna”. C’è da essere certi che Peter Carter non possa che essere orgoglioso del suo ragazzo. Un modello assoluto dentro e fuori dal rettangolo di gioco, non solo e non tanto per le vittorie o i trofei.

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