Berrettini: "Giocare solo grandi tornei è dura. Cemento? Preferisco ancora la terra"

Interviste

Berrettini: “Giocare solo grandi tornei è dura. Cemento? Preferisco ancora la terra”

DUBAI – Intervista a Matteo Berrettini, sconfitto al primo turno a Dubai: “Spero che non tutte le partite siano come quella di oggi!”. Il cemento sì, ma il primo amore è la terra: “Sono nato e cresciuto lì e mi muovo più facilmente”

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Matteo Berrettini (foto Adelchi Fioriti)
 

dal nostro inviato a Dubai

L’organizzazione del torneo aveva fissato l’appuntamento di Matteo Berrettini con la stampa immediatamente dopo la fine del suo match, ai bordi del campo numero 3 dell’impianto che ospita il
Dubai Tennis Championships. Ma lo scoramento per il risultato, e soprattutto per l’andamento che lo ha determinato, induce il tennista romano a chiedere gentilmente di rinviarlo di un paio di ore. Quando nel tardo pomeriggio Berrettini ci viene incontro, ha già metabolizzato una sconfitta che ancora brucia, cercando di analizzarla e capirne i motivi.

Con molta disponibilità e gentilezza si trattiene anche più dei normali tempi concessi ai media, nonostante il responsabile dell’ATP non sia troppo contento del fatto che ne stiamo abusando. Ne viene però fuori l’occasione per conoscere, direttamente dalla voce di Matteo, diverse valutazioni su quanto ha fatto e conoscere anche i suoi propositi per il futuro più prossimo.

Matteo ci dai per favore una tua analisi su questa partita? Sei molto rammaricato?
Ovviamente ho tanto rammarico per questa sconfitta: mi sentivo abbastanza in controllo, sopratutto fino a metà del secondo, quando lui ha alzato il livello del suo tennis. All’inizio Kudla era molto falloso e io servivo bene, ma se devo essere onesto i break li ho fatti anche perché mi aveva dato una mano lui. Va pure detto che oggi non era facile giocare, c’era tanto vento e mi sono un po’ disunito. Il rammarico è che due brutti game al servizio in tutta la partita mi siano costati addirittura la sconfitta: li ho pagati davvero a carissimo prezzo.

Nel terzo set sei molto sceso col rendimento del rovescio: un problema fisico o mentale?
Credo sia un problema mentale, non ero tanto stanco, la partita non è nemmeno durata tanto e non è stata caratterizzata da grandi scambi. Mi sono purtroppo disunito e innervosito: inevitabilmente, nei momenti di tensione, il rovescio è il colpo che mi viene a mancare. Non mi aspetto di fare vincenti con quel fondamentale, specie in giornate come quelle di oggi in cui ricevo un tipo di palla che mi infastidisce.

Sei soddisfatto di questi primi due mesi del 2019?
Direi di sì. Giocando solo grandi tornei, sento la differenza rispetto anche all’anno scorso, quando ancora giocavo qualche challenger. In quei tornei di livello minore c’erano partite tirate, per carità, ma magari anche situazioni e match in cui rifiatavo. Adesso devo sempre giocare a mille, altrimenti è molto  difficile stare dietro a questi ragazzi. Credo di avere giocato quest’anno sempre partite di buon livello. Ho qualche rammarico per oggi, per aver giocato senza quella particolare determinazione che mi piace avere e mi inorgoglisce quando metto in campo.

Matteo Berrettini – Sofia 2019 (foto Ivan Mrankov)

Ti piace questo torneo?
Sì, mi piace molto, è la prima volta per me e sono rimasto impressionato. L’organizzazione è ottima, ci viziano particolarmente: spero di tornare il prossimo anno. Apprezzo anche la comodità che l’hotel che ci ospita sia attaccato al circolo: mi fa tornare a quando ero ragazzino e giocavo i futures nei villaggi (ride, ndr). Quest’anno è andata maluccio qui, ma il tennis è uno sport molto particolare, si alternano primi turni a ottimi piazzamenti. Spero di ritrovare presto la brillantezza che mi piace avere in campo

Programmi per la stagione sulla terra: hai già definito la programmazione?
Non ancora del tutto. Giocherò tutti i tornei più grandi, Montecarlo, Roma e Madrid; per il resto dipende da come andranno le cose a Indian Wells e Miami, quante partite farò e quale sarà il dispendio psico-fisico che avrò in quella trasferta. Chiaramente non posso giocare tutte le settimane, a seconda di quanto sarà dispendioso valuteremo: probabilmente a breve mi iscriverò a qualche altro torneo e poi valuterò se andarci effettivamente.

Come consideri il tuo rendimento su superfici come quelle di Dubai?

Sono molto migliorato sul cemento, ma se devo essere sincero considero la terra rossa ancora la mia superficie preferita. Sono nato e cresciuto scivolando sulla terra: gli spostamenti, soprattutto, mi riescono molto più facilmente sul rosso. Però non posso non dire che sul veloce il servizio e il dritto già rendono tanto e mi fanno fare tanti punti.

Ti sei dato obiettivi per questo 2019?
L’obiettivo quest’anno è quello di fare il più possibile esperienza, sperando ovviamente che non significhi solo fare sempre partite come quella di oggi, altrimenti è dura! (ride ancora, ndr). Stiamo lavorando da qualche mese per farmi diventare un giocatore a 360 gradi, sotto l’aspetto mentale, tecnico e tattico. Sono giovane di età, ma soprattutto quanto a esperienza: diversi tennisti della mia età o anche più giovani hanno giocato molte più partite rispetto a me. Proprio da queste sconfitte devo imparare tanto, renderle utili a farmi diventare un tennista completo sotto ogni punto di vista. Si tratta di un lavoro che sono conscio richieda ancora un paio di anni per fare vedere appieno i suoi frutti.

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