Il coach di Seppi: "Sinner è più avanti di Andreas"

Interviste

Il coach di Seppi: “Sinner è più avanti di Andreas”

Esclusiva intervista (testo più audio) con Massimo Sartori; il coach che, dopo Seppi, lo ha scoperto e portato al Piatti Tennis Center. Somiglianze e diversità caratteriali e tecniche fra i due atesini: “La loro forza è…”. Quando Rino Tommasi disse di Boris Becker, Pel di Carota come Sinner…

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Jannik Sinner - ATP Challenger Bergamo 2019 (foto Antonio Milesi)
 

Tutti entusiasti per Jannik Sinner, il ragazzone altoatesino di 17 anni dai capelli rossi – chi lo chiama Pel di Carota, chi “Turbo” – che ha vinto il challenger di Bergamo diventando il più giovane italiano di sempre a vincere un challenger e che, salendo a n.324 Atp da n.546 in 7 giorni, è anche il miglior classificato junior del mondo in questo momento.

Di lui, che si allena al Piatti Tennis Center di Bordighera da 4 anni, ho voluto parlare con Massimo Sartori che è notoriamente da sempre il coach di un altro tennista altoatesino, Andreas Seppi, e segue da 4 anni anche Sinner, chiedendogli di confrontare Yannik con il primo Seppi.

Prima di raccontarvi l’intervista voglio solo dirvi che a metà degli anni Ottanta, quando era salito sulla ribalta internazionale un giovanottone tedesco dai capelli rossicci, tale Boris Becker da Leimen, capace di trionfare a Wimbledon da outsider e under 18 (nel 1985, prima di fare il bis nel 1986 e il tris nel 1989), ricordo che con gli amici Tommasi e Clerici ci capitò più di una volta di uscirsene in questa lamentazione: “Ma, dannazione! Questo Becker non poteva nascere qualche centinaio di chilometri più giù, magari a Merano come il nostro caro e amato Beppino Merlo (uno dei primi tennisti capaci di giocare il rovescio a due mani, due volte semifinalista a Parigi nel ’55 e ’56 e finalista agli Internazionali d’Italia nel ’55 e nel ’57)?”.

Per carità, vincere il challenger di Bergamo – per quanto un challenger di tutto rispetto – non è certo come vincere Wimbledon, sebbene i tempi siano molto cambiati e oggi sia impensabile che uno Slam possa essere vinto da uno junior, come è accaduto a Becker, ma anche a Chang e Wilander (e a diverse ragazze, Graf, Sanchez, Hingis, Seles), mentre Sampras aveva già 19 anni quando nel ’90 vinse il suo primo US Open.

Tuttavia se tutti i media italiani hanno dedicato ampi spazi all’exploit del sedicenne Lorenzo Musetti per la sua vittoria all’Australian Open junior – che faceva seguito alla finale nell’US Open 2018 –  va riconosciuto il diverso valore tecnico di un successo in un Challenger come quello bergamasco.

L’INTERVISTA A SARTORI

Ho rintracciato Massimo Sartori al Piatti Tennis Center. E gli chiedo subito, prima di raccogliere un suo breve audio che trovate qui in alto:

Mi racconti qualcosa su questo Sinner e sulle eventuali somiglianze o discordanze con Seppi, visto che sono tutti e due di quelle parti… e hai a che fare con entrambi?
Ho individuato Jannik 4 anni fa, ho avuto la fortuna di incontrarlo un giorno che sono andato a Ortisei e ho giocato con lui. Ho parlato con il suo primo maestro importante Eddy Mayer che lavorava a Brunico con lui e con Spizzica, abbiamo cercato di farlo venire a Bordighera perché lo vedessimo noi tutti insieme, Riccardo Piatti, io e tutta l’equipe.

Ripensando ai grandi sportivi del Circo Bianco, sciatori di ieri e di oggi dell’Alto Adige e del Sud Tirolo, slalomisti e discesisti alla Thoeni, Stricker, Innerhofer, Plank, Rungaldier, Moelgg, Perathoner  (cito a memoria, magari alcuni sono… meno altoatesini di altri), beh, sarà magari uno stereotipo, però si è sempre diffusa la sensazione che da quelle parti nascessero sempre atleti seri, coscienziosi, determinati. Ma che distanze (anche geografiche) ci sono fra le aree di nascita e crescita di Andreas e Jannik?
Beh Jannik è un vero altoatesino, Andreas è più …un bassoatesino, fra Sesto di Valpusteria e Caldaro c’è un’ora e mezzo di macchina, ma tutte e due sciavano…poi hanno optato per il tennis…(e Andreas non se n’è certo pentito, è salito fino a n.18 del mondo, ha vinto tre tornei ATP e giocato finali in sei tornei, ha battuto quasi tutti i più forti tennisti del mondo, Federer, Nadal…guadagnato oltre 10 milioni di dollari di soli premi ufficiali, ndU).

So che papà è cuoco, mamma è cameriera, lavoravano in una baita e non sono mai stati appassionati di tennis. Quindi immagino che il nome Jannik, a parte che si scrive diversamente, non abbia nulla a che vedere con Yannick Noah…  
No no, dalle loro parti, a Vipiteno e dintorni, Jannik è un nome piuttosto comune, ricorrente. I genitori sono bravissima gente di una famiglia normale, il tennis lo conoscono e lo seguono poco. Jannik era molto portato anche per lo sci, siamo contenti che abbia scelto il tennis e che sia venuto a Bordighera con noi. Sta facendo un ottimo lavoro.

Somiglianze allora fra lui e il primo Seppi?
Due ragazzi molto indipendenti, semplici ma anche capaci di scegliere, di prendere decisioni concrete. Sanno quel che vogliono, sono forti di carattere, si fissano un obiettivo e danno il massimo per raggiungerlo. Prendono delle decisioni anche non facili per un ragazzo di 14 anni; decidere di mollare il proprio ambiente e la propria famiglia, venire a Bordighera non era una scelta così semplice e banale. Poi non si guardano all’indietro. Hanno scelto, vanno avanti. Le loro famiglie hanno la cultura dello sport e loro sono tipi solidi, determinati, non si incasinano con mille distrazioni. Sono entrambi alti quasi uguale, attorno al metro e 90, longilinei, quando sono soli fra loro parlano tedesco. In mezzo a noi no… Hanno entrambi la mentalità giusta per emergere e Andrea ce l’ha fatta, penso che anche Jannik ce la farà, ma sappiamo bene che il lavoro per arrivare è ancora lungo, richiederà almeno due o tre anni, anche se lui è più avanti rispetto a quel che era Andreas.

Andreas Seppi nella palestra del Piatti Tennis Center: il connubio Piatti-Sartori è un esempio meritorio in quanto a collaborazione tra tecnici (foto Gabriele Lupo)

Già, è più avanti per meriti e caratteristiche proprie o per altro?
Beh forse per tante cose messe insieme. Lui ha lavorato in questi quattro anni meglio di quanto potesse fare Andreas 20 anni fa. Anche noi oggi abbiamo molta più esperienza di quanto avessi io ai primi tempi con Andreas. Abbiamo al Piatti Center gente che conosce i più alti livelli, che ha lavorato coni numeri 2 e 3 del mondo, Ljubicic, Raonic, Coric (non dice Djokovic, che pure è stato per un periodo con Piatti, ndU), i vari Dalibor Sirola, Zimaglia. E poi lui ha avuto già la fortuna di potersi allenare con giocatori di grande livello. Non solo Seppi, non solo Coric e Raonic, che sono qui (insieme a diversi altri, fra cui Napolitano), ma anche giocatori che sono venuti qui per un giorno o più, come Federer, ma anche Djokovic, Berdych, Goffin, Dimitrov, entrambi i fratelli Zverev, Medvedev, perfino Agassi. Sai, qui con la vicinanza di Montecarlo è facile che ciò accada. Sono cose che stimolano, che aiutano a crescere! Anche per questo Jannik è più forte fisicamente di quanto lo fosse Andreas alla sua età. Anche rispetto a molti suoi coetanei è più robusto.

Tennisticamente, come tipo di gioco, che differenza c’è fra Andreas di cui sappiamo tutto e Jannik di cui non sappiamo granchè?
Andreas è sempre stato molto regolare da fondocampo, direi più attendista (come è vero! Ancora oggi lo rimproveriamo a volte di tardare a venire a rete a prendersi il punto! E lui lo sa benissimo; ndU), mentre Jannik è più aggressivo, serve molto forte, magari non a 215 km (come si è letto, ndU), tira forte, soprattutto di rovescio, attacca e ha una buona mano, anche a rete tocca bene le volée. Cambia molto il modo di spingere la palla, comunque come dicevo è ancora in formazione…

Ma ti ha stupito questo suo exploit a Bergamo?
No, o almeno non tanto direi. Forse ci aspettavamo che succedesse un po’ più  in là nel corso dell’anno, ma quest’anno sì. Magari che cominciasse vincendo un torneo più piccolo….

So che Riccardo non è mai stato troppo favorevole a spingere i suoi allievi a giocare i tornei junior, ha sempre preferito lanciarli subito nei tornei professionisti se li vedeva pronti. E’ successo così, mi pare, anche con Jannik che già nel 2018 aveva deciso di non frequentare gli junior per accelerare il processo di crescita. Ma giocherà qualche torneo junior?
Beh, ne dovremo parlare. Il suo coach è Andrea Volpini, abbiamo deciso di affiancarlo costantemente a Jannick (ex gruppo B di Poggibonsi, mio conterraneo Volpini, bravissimo ragazzo, buon lavoratore e molto preparato, si è occupato della Samsonova, un po’ di Moroni, per qualche sessione di Coric; ndU) e con lui tutti insieme decideremo che tipo di programmazione fare. Lui è già pronto per i livelli ATP, lo sapevamo prima di Bergamo, ma anche senza punti ITF con la classifica ATP potrà entrare in un torneo junior tipo Wimbledon o Roland Garros. Non siamo però sicuri di volerglieli far fare… mentre invece sul Bonfiglio siamo abbastanza decisi. Perché è importante anche giocare con la pressione addosso di dover vincere. In un challenger quella non ce l’aveva. L’ideale sarebbe quello di fargli fare un percorso tipo quello di Tsitsipas…” (progetto ambizioso! Oggi il greco che ha appena vinto il torneo di Marsiglia è n.11 del mondo…ndU).

Come ha fatto la famiglia di Jannik a potersi permettere di stare a Bordighera, a fruire di tutti i vostri servizi?
Riccardo e io abbiamo creduto molto in lui e nelle sue qualità…ma anche la FIT lo ha fatto. Gli ha dato un bel supporto, tutti in FIT direi, i tecnici, ma anche Binaghi… aver trovato situazioni economiche in tempi rapidi e già da tempo ha favorito la sua crescita, indubbiamente. Anche in questo per Seppi è stata inizialmente più dura.

Come vive al centro Jannik?
Da quest’anno vive da solo, lo aiuta a crescere, a responsabilizzarlo, ma lui lo è già molto. Non ha grilli per la testa…Ha sense of humour, è simpatico, al centro è amico di tutti, fuori di qui può apparire ancora un po’ timido ma è normale, i ragazzi di quelle parti sono spesso meno estroversi di quelli di altre regioni. Ora gioca il torneo di Trento, ITF da 25.000 dollari (al primo turno incontra il francese Albano Olivetti un francese che serve a 240 km orari!, ndU), avrà maggiori attenzioni su sé, sono tutte esperienze da fare. La vittoria di Bergamo al momento non deve cambiare la sua programmazione. Più in qua si vedrà.

Il 17enne Jannik Sinner, da quattro anni a Bordighera col team Piatti, è il più giovane italiano di sempre a vincere un Challenger (foto Antonio Milesi)

Bene, non posso far altro che ringraziare per la sua cortesia e disponibilità – come sempre – Massimo Sartori. E augurare a Jannik, che non ho ancora avuto occasione di incontrare personalmente – ma presto lo farò – i migliori successi, la miglior fortuna. Le buone premesse ci sono tutte.

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