ATP Finals 2021: perché pensiamo che Torino possa vincere

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ATP Finals 2021: perché pensiamo che Torino possa vincere

I dettagli emergono alla spicciolata, le deadline continuamente spostate, ma ci sono diversi elementi di ottimismo. Li abbiamo raccolti in questo articolo

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Ignorando una dopo l’altra scadenze semi-ufficiali e dribblando (per ora) gli incidenti di percorso, Torino e l’ATP continuano ad aspettarsi a vicenda per assegnare le Finals nel quinquennio 2021-2025. Un motivo ci sarà. La sensazione è che ci sia una promessa, tra le righe, agevolata dalla congiuntura: se le garanzie economiche della candidatura piemontese non hanno ancora raggiunto il livello di solidità richiesta, tutti gli altri parametri (impianti, posizione geografica, gradimento dei giocatori) sembrano muoversi a favore del progetto italiano. Con una premessa da tenere sempre a mente: se Torino è ancora in corsa, si deve all‘incapacità da parte delle concorrenti di affondare il colpo quando le vulnerabilità della proposta italiana erano evidenti. Era appena metà febbraio quando sembrava già archiviato tutto l’ottimismo emerso dopo i sopralluoghi sul territorio dei vertici ATP: alla prima scadenza, il dossier italiano era poco più di una scatola di pregevole fattura, ma vuota al suo interno. Ma è proprio in quel momento che la partita si è riaperta.

DAL SOGNO QUASI SFUMATO ALLA ‘POLE POSITION’ – Nel momento in cui avrebbero potuto sbattere sul tavolo il peso dei loro argomenti, Londra, Manchester, Singapore e Tokyo non l’hanno fatto. Probabilmente non avrebbero chiuso i giochi in maniera definitiva, perché la linea del traguardo è stata più volte spostata in avanti. Ma il vantaggio della fuga sarebbe risultato difficile da recuperare. Non avendo subito il colpo di grazia, Torino è rimasta aggrappata alle sue certezze cercando di continuare a proporre la sua versione migliore. Senza mai scrollarsi di dosso le incertezze politiche ed economiche congenite dell’attuale quadro italiano, ma mostrando un’enorme buona volontà nel continuare a inseguire un sogno che può fare affidamento anche su solidi precedenti. In Italia sappiamo come allestire un grande evento, specie se si parla di tennis, in un contesto dalla bellezza superiore alla media. I dati e il peso specifico degli Internazionali (soprattutto) e delle Next-Gen ATP Finals sono lì a testimoniarlo e a spostare gli equilibri nel confronto tra le macchine organizzative.

LE RIVALI COME STANNO? – Non che la concorrenza sia di poco conto. Londra offre le certezze della O2 Arena e di un evento che funziona alla perfezione, ma che dopo undici anni (quelli che saranno passati dal debutto del 2009 al termine programmato del 2020) potrebbe necessitare di nuovi stimoli. Anche (non solo) economici: perché chi da anni porta avanti con successo la baracca delle Finals non sembra così convinto ad assecondare l’ATP che ha alzato l’asticella delle pretese. La capitale inglese – da quanto si apprende – accetterebbe al massimo di andare avanti alle condizioni attuali, senza incrementare il già ingente investimento. Manchester, probabilmente, è troppo vicina per rappresentare una ragionevole discontinuità. Anche se sarebbe l’unica altra città del lotto in cui le Finals porterebbero benefici di indotto rispetto al punto di partenza. Tokyo e Singapore non sembrano avere problemi – come era immaginabile – per ciò che riguarda le garanzie economiche di provenienza privata (e qui si guadagna punti), ma allo stesso tempo non brillano per attrattività geografica e logistica rispetto all’Europa. Nessuna è ancora fuori dai giochi, ma una griglia di partenza con Torino davanti a tutte le altre è in questo momento più che ragionevole.

UNA QUESTIONE ITALIANA Non ci si può esporre delineando certezze, anche perché in questa vicenda manca un presupposto fondamentale anche per noi operatori dell’informazione: le comunicazioni ufficiali. Non ne sono arrivate dall’ATP né dalla FIT che è decisamente sul pezzo, ma preferisce agire con discrezione. Non si può dire nell’ombra, perché altrimenti il presidente Binaghi – raccontano i ben informati dei palazzi romani – difficilmente avrebbe fatto sentire la sua presenza a Miami ai vertici ATP. Sempre dal punto di vista mediatico, è evidente come l’attenzione che la stampa italiana ha dedicato al tema sia stata nettamente superiore a quella dei media dei Paesi concorrenti. Ne abbiamo avuto conferma sul campo ai tornei del Sunshine Double, dove i nostri inviati hanno faticato a trovare sponda nei colleghi inglesi o asiatici su una questione che è sembrata per larghi tratti interessare all’Italia più che a chiunque altro.

COSA CHIEDE L’ATP – La lunga premessa ha un senso per inquadrare lo stato dell’arte. I tempi slittano ancora (si parla di venerdì, ma senza alcun riscontro ufficiale) perché l’ATP ha chiesto a Torino e ai suoi partner pubblici e privati di mettersi in regola sotto ogni punto di vista. Non è in discussione la presenza dei fondi, ma la loro modalità di erogazione. Come riportato su La Repubblica oggi in edicola, a firma di Jacopo Ricca, l’ultimo ostacolo è sorto sul riconoscimento del Credito Sportivo da parte dei vertici del tennis mondiale. Lo status di banca pubblica, scelta dal Governo per erogare la fideiussione da circa 78 milioni di euro a copertura del quinquennio, va a scontrarsi con alcuni requisiti formali richiesti per sbloccare la pratica. Non mancando la materia prima (i fondi), il problema pare risolvibile chiamando in causa – come si era già immaginato in una prima fase – un istituto di credito privato dal rating di prima fascia (si è pensato a BNL e a Intesa San Paolo, quest’ultima per contiguità territoriale) in grado di sbloccare le garanzie, poggiando sul decreto della presidenza del Consiglio che ha tenuto in vita la candidatura.

LE TEMPISTICHE DELL’EVENTUALE ANNUNCIO – Potrebbe essere questione di giorni, quelli che l’ATP sembra abbia voluto concedere agli italiani per l’integrazione di ogni aspetto burocratico. L’intervento da garante di una banca privata andrebbe così anche ad ammortizzare (se non ad annullare) il ventilato rischio di revocabilità dei finanziamenti in caso di mutazioni del quadro politico prevedibili da qui al 2021. Pur non essendoci conferme in tal senso, la FIT – per iniziativa di Binaghi, come svelato sempre dal quotidiano romano – avrebbe anche ottenuto la controfirma della neonata società “Sport e Salute” (evoluzione di CONI Servizi) ai contratti che andranno sottoscritti tra la stessa federazione e l’ATP. Si parla quindi di contratti, di un percorso per andare nero su bianco. Pur in assenza di certezze, stonerebbe se non ci fosse alla base una solida promessa.

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