Miami Open 2019: la nuova sede vista (e promossa) da chi c'era

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Miami Open 2019: la nuova sede vista (e promossa) da chi c’era

Gran pubblico e atmosfera nei ground, un po’ meno nello stadio. Tanto da camminare, e parcheggi davvero troppo cari

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Andata in archivio la prima edizione del Miami Open nella nuova sede dell’Hard Rock Stadium, è giunto il momento di fare un primo bilancio: è valsa la pena traslocare dalla vecchia e gloriosa sede di Crandon Park al parcheggio dello stadio di Miami? L’impressione generale è stata decisamente positiva, anche se come era quasi scontato ci sono alcuni aspetti che potevano essere gestiti meglio e che certamente verranno migliorati nell’edizione 2020 la quale tuttavia rappresenterà una sfida logistica di non poco conto per l’organizzazione IMG. Infatti il 5 febbraio prossimo l’Hard Rock Stadium sarà la sede del 54° Superbowl, la finale del campionato di football NFL e quindi ci saranno poco più di sei settimane di tempo per smantellare tutta l’infrastruttura del Superbowl e preparare il campo centrale e tutte le strutture di supporto per il Miami Open che andrà in scena dal 23 marzo al 5 aprile.

L’impressione dall’interno dell’impianto è stata molto positiva per quel che riguarda i campi laterali e la “plaza”, mentre qualche perplessità in più ha suscitato il campo centrale costruito all’interno dello stadio.

La tribuna permanente “prestata” dalla struttura normalmente dedicata al football è risultata poco adatta alla visuale del tennis, data la sua scarsa pendenza che allontana molto le file arretrate dal campo e rende problematica la visuale: alcuni dei corrimani dei gradini di scorrimento, oltre alle strutture delle suite VIP, ostruivano la vista degli spettatori meno alti, tanto che parecchi biglietti nel “primo anello” erano venduti come “partially obstructed” su Ticketmaster. L’anello superiore dello stadio di football non aveva questo problema, ma i posti erano davvero lontani dal campo, quasi quanto i posti della ‘promenade’ nel gigantesco Arthur Ashe Stadium di Flushing Meadows.

I tre lati costruiti appositamente per il tennis erano invece più “convenzionali”, e la visuale da lì era decisamente migliore, ma il problema a quel punto diventava l’accesso ai posti ed ai servizi supplementari. Tutti i bar, i ristoranti e le toilette erano localizzati nell’edificio principale dello stadio, per cui tutti gli occupanti delle tribune costruite ad hoc potevano trovarsi a distanza considerevole da questi servizi, rendendo abbastanza caotici i primi game di una sessione. Le tribune semivuote che più volte hanno accolto anche Roger Federer all’inizio dei suoi match sono sicuramente spiegabili da motivi logistici e… alcoolici più che da scarsa affluenza e limitata affezione per il campione svizzero. Certo in quasi tutte le sessioni i posti vuoti erano piuttosto ben visibili: forse si trattava di biglietti omaggiati o forse messi a disposizione degli abbonati dei Dolphins (come è accaduto per tutti i posti premium), o magari gli spettatori hanno preferito rimanere ai tavolini dei bar. Fatto sta che quei posti vuoti sono un problema che andrà affrontato nella prossima edizione perché certamente il colpo d’occhio ne ha sofferto.

Tutt’altra impressione si è avuta nei ground: tanta gente ma mai folla da far fatica a camminare, grande abbondanza di concessioni e punti di ristoro, con parecchie alternative anche per chi voleva prendersi una pausa dal tennis. Grande atmosfera sul Grandstand, molto intimo e con ottima visuale da tutti i posti, non troppo abbondanti invece gli spalti per i campi laterali, che in occasione degli incontri più interessanti si riempivano molto velocemente rendendo molto difficile l’ingresso ai ritardatari. È certamente auspicabile un aumento della capienza per i campi laterali per permettere a più spettatori di godersi lo spettacolo. Ottime le tribune per i campi di allenamento e i punti di contatto tra fans e tennisti per i tanto agognati autografi e ‘selfie’.

Kevin Anderson sul Grandstand – Miami Open 2019 (foto Francesco Monesi)

La logistica esterna ha beneficiato dell’abbandono della sempre congestionata Rickenbacker Causeway e il trasferimento in un luogo circondato da strade alternative da ogni lato, oltre che servito dalle “Express Lanes” (le corsie preferenziali riservate a chi è disposto a pagare un apposito pedaggio invece di sciropparsi tutto il traffico) della Interstate 95. I parcheggi sono stati per certi versi una nota dolente: è vero, niente più navette necessarie per portare gli spettatori da un’isola all’altra, ma 40 dollari (35 euro) per chi non aveva prenotato oppure non disponeva del Sun Pass (il telepass della Florida) sembrano una cifra davvero elevata.

Per noi rappresentanti dei media, oltre alle distanze piuttosto elevate tra il campo centrale e i campi laterali (10-15 minuti per raggiungere il campo n.1, il più remoto di tutti), l’aspetto più sconveniente è stata la mancanza di televisori individuali in sala stampa per poter seguire gli incontri in contemporanea. La sala stampa, localizzata al terzo piano dello stadio, è la stessa utilizzata durante le partite NFL ed ha numerosi televisori alle pareti, ma nessuno controllabile direttamente dai giornalisti (bisognava chiedere di cambiare canale agli addetti, come alla Pensione Cesira di Cesenatico negli Anni ’80!) e troppo piccoli per offrire un supporto accettabile. Addirittura alcuni campi non avevano nemmeno un feed dedicato: era disponibile solo un canale multicampo con una finestra grande poco più di un telefono.

Altro aspetto molto seccante era la presenza della zona mista per parlare con i protagonisti (tranne i pochissimi che facevano conferenza stampa) nella pancia dello stadio, anche per match disputatisi su campi laterali. I giocatori avevano le golf cart per rientrare, noi no, quindi si era costretti a corse matte e disperatissime per non mancare i giocatori.

In conclusione, per essere la prima edizione si può certamente dare una sufficienza piena, se non qualcosa di più alla IMG per come ha saputo gestire il trasloco, sapendo che il prossimo anno sapranno fare meglio. D’altra parte hanno frantumato il record di presenze del torneo con 388.734 spettatori in 24 sessioni, ben 62.000 in più dell’edizione 2012 che deteneva il record precedente. Davanti a questi numeri, è difficile davvero obiettare qualcosa.

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