Roland Garros: Ashleigh Barty, regina di Francia e n. 2 del mondo

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Roland Garros: Ashleigh Barty, regina di Francia e n. 2 del mondo

PARIGI – Un assolo di Ashleigh Barty che domina Marketa Vondrousova e conquista il suo primo major. Prima Aussie a vincere al Roland Garros dopo la Court (1973) e a conquistare uno slam dopo la Stosur (US Open 2011)

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Ashleigh Barty - Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

[8] A. Barty b. M. Vondrousova 6-1 6-3 (da Parigi, la nostra inviata)

Aveva lasciato il tennis per il cricket. Poi, nel 2016, è tornata al suo primo amore ed è stata ricompensata. Ashleigh Barty (8 WTA), a 23 anni, solleva il suo primo trofeo slam battendo una delle grandi sorprese del torneo, la 19enne Marketa Vondrousova (51 WTA), 6-1 6-3 in 70 minuti. Barty è la nuova regina di Parigi ma anche d’Australia, essendo la prima tennista Aussie a vincere il French Open dopo Margaret Court (1973); è inoltre la prima australiana a conquistare un major dopo Samantha Stosur (US Open 2011). Trionfa nella finale slam più giovane da quella del Roland Garros 2008 quando Ana Ivanovic, 20enne, vinse il torneo contro la 22enne Dinara Safina.

Si tratta del loro terzo confronto diretto, il primo sulla terra rossa; per Barty è il 5 titolo in carriera – il quarto è arrivato a Miami quest’anno – e la 25esima vittoria a livello slam. Con il trionfo al Roland Garros, “Ash” diventa n. 2 del mondo e l’ultima australiana ad essere n. 2 fu Evonne Goolagong, nel 1976; l’ultima ad essere nella Top 5 fu la Stosur, nel 2012. È la sesta diversa tennista australiana a raggiungere la finale del Roland Garros nell’Era Open (Court, Gourlay, Goolagong, Turnbull e Stosur). È infine la tennista più vincente (finora) della stagione con 31 vittorie. È la 51esima vincitrice slam dell’Era Open. Niente da fare per Marketa Vondrousova, che non riesce mai ad entrare in partita, totalmente irretita dalle variazioni, dal tennis chirurgico e dalla mano sopraffina di Ashleigh. Disputa comunque un Roland Garros da sogno, con il grande merito di non aver perso neanche un set fino alla finale e, da lunedì, da n.51 entrerà nella Top 20 (n. 15 o 16 WTA).

LA PARTITA – Dopo l’interminabile semifinale tra Djokovic e Thiem, la finale femminile tra Ashleigh Barty e Marketa Vondrousova comincia con un’ora e mezza di ritardo. Nuovoloni grigi si alternano a squarci di cielo azzurro. La pioggia dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) concedere una tregua agli organizzatori del French Open. Ashleigh e Marketa cominciano subito ad alternare palle in spin e in slice, soprattutto l’australiana che, sin dai primi scambi, dimostra di avere il braccio saldo e di gestire molto meglio la tensione in un grande rendez-vous. La ceca sembra esitante e soprattutto va troppo spesso fuori misura. I primi tre game sono totale appannaggio di Barty che si allontana sul 3-0. Fa fatica Marketa ad entrare in partita. Rompe il ghiaccio sull’1-4 ma Barty è molto più lucida, dosando alla perfezione backspin e topspin, piazzando ad hoc lungolinea ed incrociati, padrona incontrastata del campo. Il primo set è suo, 6-1 in 28 minuti.

È un assolo di Barty, che continua a disegnare geometrie con grande savoir faire mentre, dall’altra parte della rete, Vondrousova non riesce a liberarsi dal tennis ordinato e velenoso dell’avversaria. La ceca rompe il ghiaccio nel secondo ma “Ash” continua a veleggiare verso il primo successo slam, salendo 3-1. Palle corte deliziose e micidiali, variazioni da fondo e ricerca degli angoli spiazzano totalmente Marketa che non riesce a trovare il bandolo della matassa per impensierire la tennista Aussie, che avanza ancora sul 4-2. Marketa tenta comunque di rimanere a galla, scambiando a più non posso e procurandosi tre palle del 4-5; ma oggi Barty è troppo forte per lei.

Continua ad attaccare, sempre in spinta e centrata. Al primo e unico matchpoint il Roland Garros è suo. Ashleigh Barty vince 6-1 6-3 il suo primo major e, da lunedì, sarà n. 2 del mondo. È la prima tennista Aussie a trionfare a Porte d’Auteuil dopo Margaret Court (1973) e la prima a vincere un major dopo Samantha Stosur (US Open 2011). Una prestazione perfetta, senza sbavature. Potente al servizio, Barty ha messo a segno nel torneo ben 38 ace (3 nella finale). Contro Vondrousova, su 20 discese a rete ha conquistato 15 punti e ha messo a segno ben 27 winner a fronte dei soli 10 dell’avversaria. I 26 gratuiti, del resto, rivelano la costante ricerca del punto. Ma quanto sarà contenta ‘Ash’ di aver rinunciato al cricket per tornare al tennis?

Certo, sono un po’ triste perché ho perso” ammette Vondrousova, “ma sono state due settimane fantastiche. Ho la mia famiglia qui ed è sempre meraviglioso per me“. Cosa è stato nel tennis di Barty che non ha permesso a Marketa di fare il proprio gioco? “È stata troppo forte oggi, penso abbia giocato un tennis fantastico e non ho avuto molte chance. Sì, credo mi abbia dato una lezione oggi“. E le smorzate della ceca? “Era ventoso ma lei non mi ha permesso di esprimere il mio gioco”. Un momento indimenticabile di queste due settimane? “Mi ricordo il matchpoint con Martic perché c’era nervosismo ma l’ho vissuto intensamente. Ma anche la semifinale, perché ero sotto 3-5 in entrambi i set. Ho lottato in tutti i match e sono fiera di me. Dopo queste due settimane, penso che le persone ricorderanno di me il mio spirito combattivo e le smorzate“.

In che cosa consiste ora il Barty Party? “È per tutti gli australiani” ha detto una raggiante Ashleigh ai giornalisti, “per noi è una festa ma non solo per queste due settimane ma anche per questi ultimi due o tre anni, per me stessa e per il mio team. Ho un gruppo straordinario intorno a me, di persone autentiche e sincere. È una cosa incredibile. Non mi sarei mai sognata di essere un giorno seduta qui, al French Open, con questo trofeo. O meglio, certo, abbiamo sogni e obiettivi quando siamo bambini, ma tutto ciò è incredibile”.  

Alcuni anni fa ‘Ash’ si prende una pausa dal tennis e si dedica al cricket. Nel 2016 però ritorna: “Non ho mai chiuso la porta al tennis. Avevo bisogno di fare un passo indietro, di vivere una vita normale perché quella da tennista non è una vita normale. Penso di aver avuto bisogno di crescere come persona, di maturare. Ho lasciato la porta aperta alle varie opzioni ed è stato un percorso che mi ha riportata al tennis. Ma ero sempre impegnata nel tennis, ogni giorno, col mio coach Jim. Palleggiavo e lui mi guidava. Poi mi sono mancate le gare, l’emozione della battaglia in campo con l’avversaria, le emozioni della vittoria ma anche quelle della sconfitta“.

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