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Quando un bambino fa il mental coach

Un commovente episodio ha coinvolto la tennista britannica Emily Webley-Smith e un giovanissimo ball boy di nome Spencer durante le qualificazioni per l’ITF di Lexington

Last updated: 01/08/2019 17:37
By Redazione Published 01/08/2019
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4 Min Read

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In “Oliver Twist,” l’omonimo (e francamente inerte) protagonista pensa, nelle parole del narratore onnisciente: “Per il resto della sua vita, Oliver Twist ricorda ogni singola parola di benedizione pronunciata da un altro bambino, perché quella parola si ergeva straordinariamente dal persistente sconforto che lo circondava”. E in maniera non dissimile si deve essere sentita la britannica Emily Webley-Smith durante il suo secondo match di qualificazione nel combined di Lexington, in Kentucky (ITF da 60.000 dollari), tanto da condividere l’episodio su Instagram. L’account Twitter ufficiale dell’ITF ha poi deciso di riprendere la storia sotto forma di thread.

https://www.instagram.com/p/B0mTF20gJWq/?igshid=1lhqq76eqzjly

La trentacinquenne, terza nel seeding delle qualificazioni e N. 517 del ranking WTA, stava giocando contro la statunitense Shatoo Mohammad. Vinto il primo set 6-4, era sotto per 6-5 nel secondo parziale, quando la pioggia, che di certo non lesina di presenziare nell’est degli USA durante questo periodo dell’anno, ha interrotto le operazioni. Come molti tennisti, Webley-Smith deve aver percepito l’interruzione come particolarmente nefasta. Sentiva di essere lì lì dal perdere il set e, molto probabilmente, la partita.

Sconfortata, aveva sotterrato il volto nell’asciugamano, quando Spencer, ball boy di 9 anni che la stava riparando, le ha detto: “Spero che tu sappia di essere una grande tennista”. Folgorata dalle parole del bambino, la britannica lo ha ringraziato, quasi in lacrime, prima che Spencer, all’annuncio di ripresa del gioco da parte del giudice di sedia, aggiungesse: “Puoi vincere”.

Stando alle parole della Webley-Smith, lo sguardo di Spencer era talmente diretto che non si sarebbe potuta esimere dalla vittoria anche volendo: servizio tenuto e tie-break vinto a 3, qualificazione in tasca.

EMILY – Nativa di Bristol, best ranking di 240 in singolare, ha passato l’interezza della sua carriera nei circuiti ITF. Non ha la fortuna, se di fortuna si può parlare, di far parte del novero di tenniste albioniche che si affacciano sul tour principale – via wild card – quasi esclusivamente durante la stagione erbacea.

Webley-Smith ha poi perso nettamente (6-1 6-2) il match di primo turno con un’altra statunitense, la testa di serie N. 2 Ann Li, ma è ancora in gioco nel doppio, dove è a sua volta deuteragonista del seeding, in coppia con la giapponese Junri Namigata, assieme alla quale ha vinto il match d’esordio addirittura con due bagel. Chissà che le parole di Spencer non diventino un talismano per il quinto titolo ITF di doppio del 2019.

Di certo però le rimarranno le tre lezioni che ha scritto di aver appreso dal ball boy: primo, un briciolo di positività porta lontano, anche quando sembra la cosa più dura da provare; secondo, la percezione di non essere bravi abbastanza è puramente solipsistica, perché per un occhio esterno lei era abbastanza forte da cavarsi d’impaccio, e a ragione; terzo, che ogni azione ha un impatto, e che il nostro atteggiamento non deve mai smettere di essere un esempio per chi ci sta attorno. Niente da aggiungere, se non che è confortante sapere che la gentilezza senza secondi fini praticata da Spencer può esistere anche laddove gli atleti e le atlete lottano letteralmente per sopravvivere.

Tommaso Villa


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TAGGED:ballboyEmily Webley-Smith
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