La storica qualificazione alle Finals di Berrettini sulla stampa italiana (Scanagatta, Crivelli, Semeraro, Guerrini, Piccardi)

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La storica qualificazione alle Finals di Berrettini sulla stampa italiana (Scanagatta, Crivelli, Semeraro, Guerrini, Piccardi)

La rassegna stampa di sabato 2 novembre 2019

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Berrettini vola alle Finals (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Quarantuno anni dopo. Sì, un tennista italiano, Matteo Berrettini parteciperà al Masters di fine anno che riunirà a Londra (10-17 novembre) gli 8 migliori tennisti dell’anno. Un exploit straordinario per il ragazzo romano di 23 anni che a gennaio era solo n.54 Atp. Anche perdendo tutte le partite a Londra Matteo chiuderebbe l’anno da n. 8 del mondo. Pazzesco. Quarantuno anni fa era stato Corrado Barazzutti e 44 anni fa Adriano Panatta a giocare il torneo dei Maestri. Nessuno dei due vinse un match. Barazzutti al Madison Square Garden di New York perse 64 64 da Dibbs, 76 64 da Gottfried, 36 63 64 da Ramirez. Avevo visto perdere anche Panatta a Stoccolma nel 1975 al mio primo Masters: da Orantes 64 76, da Ashe 76 63, da Nastase 76 36 60. Gli otto a Londra saranno Nadal, Djokovic, Federer, Medvedev, Thiem, Tsitsipas, Zverev e Berrettini. Berrettini e il tennis italiano devono ringraziare Denis Shapovalov che ieri a Parigi-Bercy ha battuto 62 62 un irriconoscibile Gael Monfils, macerato dalla tensione e breakkato fin dall’inizio di ogni set. Sapeva che battendo il mancino canadese avrebbe scavalcato il nostro ragazzo e sarebbe andato lui a Londra da n. 8. Il tennis è lo sport del diavolo. I nervi spesso ti fregano. «Avrei preferito andare al Masters vincendo, piuttosto che per una sconfitta di Monfils… ma questo traguardo ormai inaspettato premia tutta una stagione», ha detto ancora incredulo Berrettini. Ancora non si conosce la composizione dei gruppi. Di certo il n.1 Nadal e il n.2 Djokovic staranno in gruppi diversi. E così anche il n.3 Federer e il n.4 Medvedev.

Tutto vero, Berrettini a Londra: «Prepariamoci allo show finale» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

A Londra c’è tutto ciò che questa vita possa offrire. A Londra, tra una settimana, ci sarà pure un ragazzo di Roma che in sette mesi, con la forza dell’umiltà e del talento, ha costruito mattone su mattone un’impresa storica. Berrettini vola alle Finals, il torneo che chiude l’anno e compendia il meglio della stagione, mettendo insieme gli otto Maestri che hanno illuminato il 2019. In cattedra, da ieri sera alle 20.42, è salito pure lui. Sono passati 41 anni da quando Barazzutti giocò il Masters 1978 a New York, ultimo azzurro prima di Matteo, e 44 dall’avventura di Panatta a Stoccolma nel 1975, viaggi prestigiosi che tuttavia si conclusero senza vittorie. A questo punto, sulle ali dell’entusiasmo, gli toccherà pure di spezzare la maledizione degli zero successi: sarebbe l’apoteosi che ti mette per sempre sui libri sacri dello sport. La qualificazione di Berrettini passava da un’eliminazione di Monfils nei quarti di Bercy, e a un passo dal sogno Gael si trova di fronte un satanasso canadese di sangue russo che lo inchioda alla riga di fondo senza dargli tregua e scampo, con una facilità di scambi e soluzioni da predestinato, come del resto era stato battezzato fin dalle prime apparizioni sul circuito: la versione migliore di Shapovalov, clamorosamente maturato sotto le mani di coach Youzhny, chiude la pratica 6-2 6-2 in 59 minuti, regalando a Matteo il pass dell’empireo. Denis, che a questo punto rinuncia alle Next Gen Finals di Milano da martedì, ha avuto un pensiero simpatico per l’italiano: «Adesso mi aspetto che mi mandi qualche bottiglia di buon vino, o almeno un regalo. Sono contento per lui, se l’è meritato». Matteo, dal canto suo, ha trattenuto il fiato e poi finalmente ha potuto sciogliere la tensione in un sorriso: «Qualche mese fa non avrei mai pensato di potermi qualificare, sono felicissimo di essere fra i migliori otto a Londra. È un’incredibile soddisfazione e la ricompensa per il favoloso lavoro che la mia squadra, la mia famiglia e chiaramente anch’io abbiamo fatto durante tutto l’arco dell’anno. Adesso prepariamoci allo show finale! Ci faremo trovare pronti». L’11 marzo, Matteo era numero 57 del mondo e stava maneggiando con qualche difficoltà l’approdo a una dimensione diversa e di qualità più elevata. Tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, perde quattro volte al primo turno (l’ultima a Montecarlo contro Dimitrov), ma è da quelle sconfitte che il cavallo di razza inizia un’altra gara: «Ha metabolizzato il momento negativo – ricorda ora l’allenatore – ed è ripartito con ancora più voglia e determinazione. Non si trattava di un problema tecnico, ma soprattutto mentale». […] Soprattutto, c’è la consapevolezza che i risultati degli ultimi sette mesi, sublimati dalla semifinale agli Us Open e poi nel Masters 1000 di Shanghai e ovviamente dal raggiungimento del traguardo londinese, non sono il frutto di un exploit fine a se stesso, bensì di un livello tecnico ormai da top player. […]

Bravo Berrettini, sei un Maestro! (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Il match che lo ha messo sull’aereo per le Atp Finals – i due set veloci veloci con cui Denis Shapovalov ha spento il sogno londinese di Gael Monfils – Matteo sostiene di averlo guardato, senza agitarsi troppo, in un ristorante di Montecarlo in compagnia di un amico. «E meno male che non c’è stata storia», se la ride (adesso) il suo coach Vincenzo Santopadre. «Così ora possiamo soffrire un po’ di più a Londra». «E’ un sogno», ammette papà Luca, ma è tutto vero: 41 anni dopo Corrado Barazzutti, e 44 dopo Adriano Panatta, Matteo Berrettini è fra gli otto maestri delle Atp Finals. Dal 10 novembre sarà alla 02 Arena insieme a Nadal, Djokovic, Federer, Medvedev, Thiem, Tsitsipas e Zverev. Roba da darsi i pizzicotti, considerando che il 2019 Matteo lo ha iniziato da numero 52 del mondo e lo finirà 44 posizioni più in alto, dopo aver vinto due tornei su due superfici diverse (terra a Budapest, erba a Stoccarda), raggiunto un’altra finale sul rosso a Monaco e giocato in totale otto semifinali, compresa quella da incorniciare agli Us Open. In mezzo qualche delusione, prima su tutte il flop a Wimbledon contro Federer in ottavi. Ma lui è uno che impara in fretta, e quel passo falso ha saputo prenderlo e usarlo per quello che era: un rito di passaggio. «Qualche mese fa non avrei mai pensato di potermi qualificare», confessa il diretto interessato. «Adesso sono felicissimo di essere fra i migliori 8 a Londra. È una soddisfazione incredibile, la ricompensa per il favoloso lavoro che la mia squadra, la mia famiglia, e chiaramente anch’io abbiamo fatto durante tutto l’anno. Adesso prepariamoci allo show finale: ci faremo trovare pronti». Matteo chiude l’anno almeno da numero 8 anche nel ranking Atp. Monfils era l’ultimo ostacolo, l’ultima botola piazzata alla fine di una stagione immensa. Caderci dentro, dopo che giovedì si erano chiuse le trappole di Wawrinka e De Minaur, sarebbe stata una beffa, anche se Matteo, prima e dopo la sconfitta parigina con Tsonga, giurava che «non sarebbe stato un dramma». Adesso tutto il suo staff può esplorare il lessico della felicità. «E’ la ciliegina su un’annata pazzesca – concorda Santopadre – un risultato e-sa-ge-rato. Ma vanno bene anche tutti gli altri aggettivi che vi vengono in mente…». […]

Vai Matteo, a Londra (Piero Guerrini, Tuttosport)

Sending. Spedendo. Una semplice parola in inglese con tre puntini di sospensione, scritta sulla telecamera da Dennis Shapovalov. Chissà se davvero il ventenne canadese pensasse all’aver spedito Matteo Berrettini alle Atp Finals di Londra. La storia a volte passa attraverso strani percorsi. Lo stesso Matteo ha detto dopo la sconfitta contro Tsonga «Avrei preferito qualificarmi sul campo». Ma di sicuro non avrà trattenuto la gioia per un traguardo che a inizio stagione forse soltanto il suo coach Vincenzo Santopadre e il suo staff potevano immaginare e lui sognare. Perché Berrettini riporta dopo 41 anni l’Italia alle Atp Finals, un tempo note come Masters. Inatteso quanto meritato, a capo di una stagione che lo porta al n.8 del mondo, uno tra i grandi. Per restarci, perché le qualità e i margini di miglioramento, l’applicazione mentale, la squadra intorno, garantiscono non si tratti di un episodio. Inatteso, perché a metà stagione si poteva sperare in Fabio Fognini, non in Matteo. Meritatissimo perché i numeri, i punti guadagnati in classifica, sono fatti inconfutabili. Berrettini ci arriva anche grazie a Shapovalov, che ieri si sarà guadagnato una schiera di tifosi italiani, prima di annunciare forfeit alle Next Gen Finals da lunedì a Milano (Fokina Davidovich al suo posto). Dennis ha preso a pallate nel quarto di finale parigino l’ultimo possibile rivale del romano: Gael Monfils. […] Berrettini a Londra si troverà in compagnia dei più grandi, di Nadal, Djokovic, Federer, poi Thiem. Matteo a fianco dei giovani aspiranti al ricambio. Dal 2009 non c’erano quattro Under 23 al vertice. E invece eccoli, Medvedev, Zverev (campione uscente, 22enne), e Tsitsipas. La sola possibilità di giocare tre gare almeno con i migliori non è soltanto iniezione di fiducia e di denaro sul conto di Matteo. E’ occasione di apprendimento e crescita, per un ragazzo trasformato dal timido schiaffeggiato da Federer a Wimbledon allo sconfitto da Nadal a Flushing Meadows. Altro approccio, altra convinzione. […]

Berrettini Maestro last minute: «Non vado a Londra da turista» (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Spettatore non pagante ma molto interessato, Matteo Berrettini riceve dall’avversario che aveva piegato in un rocambolesco match nei quarti di finale dell’Open Usa il via libera per Londra. Dopo 41 anni un tennista azzurro torna a qualificarsi per il prestigioso torneo di fine stagione, quel Rotary Club che nella storia ha cambiato nome (The Masters, Atp Tour World Championship, oggi Atp Finals), formula e città (da Tokyo ’70 a Londra 2020, poi dal 2021 prenderà casa per cinque anni a Torino), senza mai mutare pelle: i migliori 8 giocatori del mondo, divisi in due gironi, si sfidano per eleggere il maestro dei maestri. La strada per la 02 Arena di Londra (10-17 novembre) ieri passava ancora dalle ugge di Gael Monfils, talento irrequieto e incostante, vicinissimo a Berrettini nella Race che al Master 1000 di Parigi Bercy ha visto cadere strada facendo Bautista Agut, Goffin e Wawrinka, mentre Zverev agguantava il settimo biglietto della lotteria e a litigarsi l’ultimo posto rimanevano Berrettini sconfitto da Tsonga e proprio MonfiIs, costretto dall’aritmetica ad arrivare almeno in semifinale. Sopravvissuto per il rotto della cuffia all’ottavo con Albot, però, l’enfant du pays ha ceduto a corto di fiato ed energie al canadese Denis Shapovalov (6-2, 6-2), un biondino che da ieri ha qualche tifoso in più anche in Italia. Grazie alla sconfitta Matteo ha potuto così mantenere il suo esiguo vantaggio nella Race, garantendosi un ruolo da protagonista al Master, dove sennò sarebbe andato da riserva. «Avrei preferito qualificarmi senza dipendere da nessuno — ha sospirato Berrettini ieri sera —, ma solo due mesi fa questo traguardo sarebbe stato impensabile. Sono felice e non andrò a Londra per fare il turista: mi farò trovare pronto e all’altezza delle Finals. Intanto incasso questo riconoscimento per il buon lavoro fatto fino a qui». […]

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