Nadal chiude l'anno da numero uno ma Zverev lo manda a casa prima (Scanagatta). Nadal, la maledizione del Masters (Crivelli, Marcotti). Barazzutti: "È un'altra Davis ma vinciamola" (Grilli)

Rassegna stampa

Nadal chiude l’anno da numero uno ma Zverev lo manda a casa prima (Scanagatta). Nadal, la maledizione del Masters (Crivelli, Marcotti). Barazzutti: “È un’altra Davis ma vinciamola” (Grilli)

La rassegna stampa del 16 novembre 2019

Pubblicato

il

Nadal chiude l’anno da numero uno ma Zverev lo manda a casa prima (Ubaldo Scanagatta, Nazione-Carlino-Giorno)

LONDRA (Inghilterra) Rafa Nadal chiude l’anno in vetta alla classifica Atp ma incassa nello stesso giorno una brutta delusione: la vittoria di Zverev su Medvedev infatti lo elimina dalle semifinali che oggi vedranno opposti Federer e Tsitsipas alle 15 italiane e Zverev-Thiem alle 21. Nell’incontro serale di ieri Alexander ha battuto il russo Daniil Medvedev in due set con il punteggio di 6-4, 7-6 (4). Non ci sarà quindi oggi l’ennesima sfida, la n.41 della storia infinita in semifinale tra Nadal e Federer (26 duelli a 14 il bilancio favorevole allo spagnolo): la notizia arriva dopo che in un festival di luci, musiche e crepitio di applausi, il presidente uscente dell’ATP Chris Kermode gli ha consegnato il mega trofeo per il miglior tennista dell’anno. A 33 anni e mezzo Rafa, 2 slam vinti (Parigi e New York) e uno perso in finale (Melbourne), 2 masters 1000 (Roma e Montreal), è il più anziano n.1 dacchè esiste l’Atp (1973). «Se me l’avessero detto anni fa che a questa età sarei stato ancora il primo giocatore del mondo non ci avrei mai creduto!». Il premio gli era già toccato altre 4 volte (2008,2010, 2013, 2017). E sempre nel corso di uno dei pochi tornei finora mai vinto. Eguaglia i 5 “troni” di fine anno di Roger Federer e Nole Djokovic. Nole, 31 anni e mezzo 12 mesi fa, era stato re più anziano di Lendl e Agassi (29enni). In 16 anni dominati dal trio dal 2004, l’unico re “imbucato” è stato Andy Murray (2016). Però Pete Sampras aveva fatto meglio di tutti: king 6 anni di fila, 1993-1998! Rafa aveva da poco battuto al termine d’una aspra maratona di grandissima qualità (67 64 75, 2h e 52 minuti) Stefanos Tsitsipas, assai sportivo per aver lottato da gran guerriero pur sapendosi già qualificato per una semifinale. Non tutti, di certo non Lendl, l’avrebbero fatto. Sarà stanco oggi? «Sono giovane, sto bene, non credo che ne risentirò». Nadal per la 128ma volta in carriera era riuscito a vincere un match senza concedere una sola pallabreak: «Ho servito molto bene e questo mi ha permesso di essere molto più aggressivo e di venire molte volte a rete». Sono state addirittura 33 discese con 28 punti, numeri impensabili per il Nadal dei primi anni. Oggi si imbarcherà su un volo per Madrid dove, da lunedì decollerà la nuova Davis di… Piquè, nuovo formato, 18 nazioni divise in 6 gruppi e fra queste l’Italia di Berrettini, Fognini, Seppi e Bolelli. Rafa ieri sera doveva tifare Medvedev contro Zverev per chiudere il “gruppo Agassi” da n.1 (e sfidare oggi Federer, n. 2 del “gruppo Borg”). Ma è finito n. 3 dietro Tsitsipas n.1 (il greco ha vinto i suoi 2 match in 2 set) e Zverev n.2. Su www. Ubitennis.com interviste integrali di Nadal, Federer e gli altri.

Nadal, la maledizione del Masters (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Maledizione perenne. II Masters continua a turbare i sogni di Nadal, guerriero indomito che nell’ultimo torneo dell’anno è sempre costretto a rinfoderare la sciabola (solo due finali, perse, nel 2010 e nel 2013), o per la forza degli avversari o per le avverse condizioni atletiche. Anche stavolta ci era arrivato con i muscoli (dell’addome) doloranti e non gli sono bastate due partite all’altezza del suo blasone dopo la sconfitta d’acchito con Zverev per strappare un posto in semifinale, dove l’avrebbe atteso Federer. […] Rafa tuttavia si congeda non soltanto con il premio del primo posto in classifica, ma con gli applausi e i cuori palpitanti per una vittoria spettacolare contro Tsitsipas. Il greco, già qualificato, gioca con l’ambizione del campione, lotta e non si tira indietro, intasca il primo set ma alla fine è logorato dall’enorme rendimento al servizio del maiorchino, che non concede neppure una palla break per la 128′ volta in carriera: ogni volta che è successo, ha sempre vinto. Chapeau, comunque sia andata. Meglio uno Slam Sembra d’altronde uno scherzo del destino che Nadal abbia ricevuto come sempre la coppa di numero uno del mondo di fine stagione nel torneo a lui più ostico. Una sorta di splendida consolazione: «Certamente riconosco che è un traguardo speciale, lo raggiungi soltanto se sei stato costante per 11 mesi. Ma vincere uno Slam per me resta qualcosa di unico e di magico, perché quando ottieni il punto decisivo avverti subito l’emozione del successo: quest’anno, per esempio, trionfare agli Us Open è stato molto più che emozionante, soprattutto per il modo in cui ci sono arrivato, dopo una finale cosi combattuta». Due Major a lui, due a Djokovic, con Federer sconfitto da Nole all’ultimo atto di Wimbledon in una delle partite più appassionanti e palpitanti di sempre: da 15 anni, con l’eccezione dell’altro Fab Four Murray nel 2016, la vetta del ranking allo spirare della stagione è affare dei tre leggendari moschettieri. Non a caso Rafa ha raggiunto Roger e Novak (più Connors) a quota cinque (Sampras resta primatista con sei), in una sorta di abbraccio eterno con i rivali insieme ai quali sta segnando un’epoca mitica e irripetibile. L’ora del rimpianti Non solo: il satanasso maiorchino, a 33 anni, è il più vecchio di sempre ad aver centrato il traguardo e gli 11 anni trascorsi dalla prima volta rappresentano un record. Già, Nadal cominciò a prendersi il mondo nei 2008, quando esorcizzò il dominio di Federer sull’erba dei Championships e poi ci aggiunse l’oro olimpico a Pechino. «Tornando indietro, allora non avrei mai pensato di ritrovarmi qui a 33 anni a festeggiare un’altra volta. C’è tanto lavoro alle spalle, soprattutto nell’ombra, quello che non si vede, fatto di duri allenamenti quotidiani, dí sacrifici, di grande passione. Ma senza gli infortuni, avrei potuto finire l’anno al numero uno almeno un altro paio di volte: penso al 2012, fino al Roland Garros giocai probabilmente il miglior tennis della mia carriera, poi mi feci male a un ginocchio. E la cosa più frustrante è non poter combattere non per tua volontà». Infatti il Rafa ferito, agli altri record, aggiunge pure quello di essere il solo della storia ad aver riconquistato la vetta in quattro occasioni non consecutive, però gli sfregi del tempo adesso richiederanno scelte ponderate: «Rimanere numero uno non sarà il mio obiettivo principale, io voglio continuare a giocare il più a lungo possibile, perciò dovrò valutare un calendario che preservi la mia salute». Da qui all’eternità

Nadal fa un’altra magia, ma è fuori (Gabriele Marcotti, lI Corriere dello Sport)

Un’altra rimonta entusiasmante, un’altra battaglia feroce. Poco meno di tre ore per superare anche Stefano Tsitsipas e festeggiare nel migliore dei modi la fine dell’anno sul tetto del mondo. Ma il successo in serata di Alexander Zverev contro Daniil Medvedev nega a Rafael Nadal la meritata semifinale alle ATP Finals di Londra. Quella contro il talento greco resta così una vittoria bella quanto inutile, che rovina (in parte) la gioia per un altro Natale da n.1 del ranking mondiale. E’ la quinta volta che il campione di Manacor chiude la stagione davanti a tutti (2008, 2010, 2013, 2017), un record condiviso con Novak Djokovic, Roger Federer e Jimmy Connors. Epilogo scontato dell’ennesima annata eccezionale dello spagnolo: 53 match (7 le sconfitte), quattro i tornei vinti, compresi due Slam (Parigi e New York). La sconfitta di giovedì di Djokovic contro Federer gli aveva già assicurato la difesa del primo posto mondiale, che però ieri Nadal ha onorato con un’altra epica battaglia dopo quella vinta, mercoledì, contro il russo Daniil Medvedev. Già sicuro della qualificazione il greco Tsitsipas si aggiudica la prima frazione al tie-break, ma nei due set successivi, giocati da Nadal in maniera impeccabile (senza concedere una sola palle-break), il maiorchino trova due break chirurgici che gli consegnano il match. La speranza di rinnovare la rivalità contro Federer in semifinale dura però poche ore, il tempo perché Zverev battesse Medvedev in un’ora e 20′. II russo non lascia nulla, ma lo Zverev ritrovato di Londra è troppo per lui. […] «Non avrei mai pensato, con tutto quello che mi è capitato nel corso della mia camera, di ritrovarmi qui, a 33 anni e mezzo, con questa coppa in mano» le parole dello spagnolo, visibilmente commosso.

Barazzutti: “E’ un’altra Davis ma vinciamola” (Massimo Grilli, Il Corriere dello Sport)

Non mi piace il format della nuova Davis, che ne esce solo svilita. Scordatevi la Coppa che abbiamo tanto amato, i match lunghi tre giorni (se non finivano di lunedì), le Davis assegnate dopo una sfida drammatica magari tra due peones (chi si potrà mai dimenticare il trionfo francese sulla Svezia regalato da Boetsch,10-8 al quinto set su Kulti?), le 6 ore e 22 minuti servite a McEnroe per battere Wilander; Sampras che sviene subito dopo il match ball con Chesnovkov sulla terra di Mosca. […] Da lunedì si parte con un nuovo format, sette giorni di gare con 18 squadre (chi vince dovrà sostenere la bellezza di cinque incontri) e tutte le partite al meglio dei tre set. Ci sarà anche l’Italia del capitano Barazzutti, che con la vittoria nel match d’apertura su Fillol spianò la strada al trionfo azzurro in Cile, in quel benedetto 1976, e che dal 2001 guida dalla panchina le sorti del nostro team. «C’è grande voglia di chiudere bene un anno straordinario per il tennis italiano. Dopo tanti successi in singolare, una bella prova di squadra sarebbe il massimo» Due giocatori – Berrettini e Fognini – tra i primi 12 della dassifica, come solo la Spagna può vantare. Possiamo considerarci tra i favoriti? « Sicuramente puntiamo al massimo, possiamo e vogliamo sperare in un buon risultato. Però partiamo affrontando un girone non certo facile in una competizione che è un’incognita: così ristretta, con cinque partite da giocare in una settimana, conterà anche la condizione fisica, che alla fine della stagione non può essere al massimo». II Canada subito lunedì può darci fastidio. «Shapovalov e Auger-Aliassime – se quest’ultimo si sarà ripreso dagli ultimi acciacchi – sono due giocatori giovani e ambiziosi, molto pericolosi. Giocheranno sicuramente loro, adesso che Raonic si è tirato fuori. Dovremo dare subito il massimo». Gli Stati Uniti sono un gradino sotto? «Forse, ma sono tutti grandi battitori, cosa che su un campo veloce come quello di Madrid – si giocherà in altura, poi – può essere decisivo. Secondo me il capitano Fish punterà su Opelka, e poi su Fritz o Querrey». Berrettini vi ha raggiunto ieri da Londra, dopo una buona partecipazione alle Atp Finals. In che condizioni sarà tra due giorni? «Matteo ha avuto una stagione lunga e faticosa, per sua fortuna ha dovuto giocare tante partite… Però è arrivato a Madrid con grande fiducia e spero che sappia recuperare mentalmente». E Fognini? Ha avuto la migliore stagione della carriera, però le sue ultime dichiarazioni hanno sorpreso, lasciando un senso di incompiutezza. «Penso che Fabio sia dispiaciuto per la mancata qualificazione al Masters, che lui pensava fosse alla sua portata, sicuramente dopo Montecarlo non sono arrivati i risultati che si aspettava. Però si sta allenando bene in questi giorni, a Madrid giocherà con grandi motivazioni». Bolelli e Seppi si occuperanno del doppio, mentre Sonego, il quinto uomo, è reduce da una serie negativa (cinque sconfitte di fila al primo turno). «E’ vero, Lorenzo ha perso qualche partita di troppo ultimamente, però sempre contro avversari di buon livello. Anche lui è reduce da una ottima stagione, quarti di finale a Montecarlo e il torneo Atp vinto ad Antalya. E’ un ragazzo su cui possiamo contare». Pentito di non avere chiamato Sinner? ‘Jannik è l’Under 18 più forte del mondo, una risorsa fondamentale del nostro tennis del futuro prossimo, anche in chiave Coppa Davis. Per il resto l’ho già detto: ho parlato a suo tempo con lo staff del ragazzo, mi è stato risposto che il programma di Sinner prevedeva il torneo di Ortisei poi un periodo di riposo in vista della ripresa degli allenamenti, pensando a un 2020 che sarà sicuramente molto impegnativo per lui». Barazzutti e la Coppa Davis, una bella storia. «Ho amato questa competizione, che ti spingeva sempre a dare il meglio di te. Partite lunghissime, la spinta del pubblico, erano tre giorni interminabili. Ho amato ogni partita che ho fatto, ma certamente il trionfo in Cile, e poi la prima gara e l’ultima in maglia azzurra (rispettivamente nel 1972 contro l’Austria e nel 1984 contro la Gran Bretagna, ndr) hanno, anche a distanza di anni, un sapore particolare». Non le piace proprio, la nuova Coppa Davis? «Una formula così particolare, con 18 squadre al via e tanti incontri in pochi giorni, a mio parere impoverisce una manifestazione importante come la Coppa Davis. Con la formula tradizionale aveva il prestigio di un torneo del Grande Slam, così mi sembra più vicina a uno di categoria 250. Però è doveroso aggiungere una cosa». Certo, ci dica. «I tempi cambiano, anche nello sport, e noi dobbiamo accettare le novità. Per questo sono anche curioso di vedere all’opera questa formula e spero sinceramente in un successo della Coppa Davis, in termini di pubblico e di spettacolo». Però certe emozioni, e ci viene in mente la sua vittoria del 1979, per 7-5 al quinto set contro Lendl in un Foro Italico stracolmo, difficilmente si potranno rivivere nei prossimi giorni. «No, di quello sono sicuro. Non torneranno più».

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement