Seppi, benedizione per Sinner: "Il futuro della Davis è lui" (Cocchi). Piqué difende la Coppa Davis e manda Federer in pensione (Semeraro). Djokovic e Murray, i Big non tradiscono (Palliggiano)

Rassegna stampa

Seppi, benedizione per Sinner: “Il futuro della Davis è lui” (Cocchi). Piqué difende la Coppa Davis e manda Federer in pensione (Semeraro). Djokovic e Murray, i Big non tradiscono (Palliggiano)

La rassegna stampa di giovedì 21 novembre 2019

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Seppi, benedizione per Sinner: “Il futuro della Davis è lui” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Non è ancora il momento della staffetta, del passaggio del testimone, ma uno sguardo al futuro prossimo di questa squadra di Davis si può già dare. Forze fresche unite a compagni esperti. Andreas Seppi compirà 36 anni a febbraio e questa settimana ha sofferto e tifato, si è allenato, nel caso avesse avuto bisogno di farsi trovare pronto. Lui è il ponte tra passato prossimo e futuro molto vicino, lui è il trait d’union tra l’esperienza e il nuovo che avanza. Altoatesino di Caldaro, Andreas Seppi è uno degli idoli di Jannik Sinner […] Andreas, che ha seguito la crescita di Sinner, anche se a distanza: «Da quando è andato a Bordighera non sono riuscito a vederlo, spesso però ci sentiamo, ci scambiamo messaggi». È stato proprio Massimo Sartori, storico allenatore di Seppi, a segnalare il ragazzino a Piatti: «Mi fa piacere che ci sia una continuità di tennisti che arrivano dalla nostra zona – dice Andreas -. E Jannik è il futuro. Non ci siamo allenati insieme molte volte, l’ultima è stata prima del torneo di Montecarlo e già lì avevo notato una grande miglioramento. È forte, e potrà migliorare ancora perché ha tanta voglia di crescere e un giorno potrà essere importante anche in azzurro, bisogna lasciarlo crescere e fare esperienza. È quello che sta facendo e molto in fretta». Questa Davis sul filo del rasoio Sinner l’ha seguita da lontano, senza vivere da dentro le pressioni di queste partite da dentro o fuori: «Ma al momento non mi sembra uno che si faccia prendere da ansie o pressione — chiude Andreas, che diventerà papà a marzo e a gennaio riprenderà da Doha la stagione proprio come Jannik —. È un ragazzo sereno e allegro, che impara in fretta». Il segreto per crescere è confrontarsi con i più forti, secondo il Maestro Andreas: «Sì, è l’unico modo. E lui già lo sta facendo, gioca tornei difficili, si allena con giocatori molto forti, da ognuno di loro e da ogni situazione riesce a portare a casa qualche informazione utile. È così che si diventa grandi» […]

Piqué difende la Coppa Davis e manda Federer in pensione (Stefano Semeraro, Stampa)

[…] Federer non è a Madrid in questi giorni per le Finals in sede unica. Ha sempre fatto sapere di non gradire il formato rivoluzionario e a parer suo poco rispettoso della storia della Coppa. Che peraltro, dopo averla vinta nel 2014, non ha più onorato neanche con la vecchia formula, lasciando affondare la Svizzera anche a febbraio nel primo turno di qualificazione. Piqué lo aveva invitato, Roger non si è degnato, preferendo un miliardario tour di esibizioni in Sud America. «Capisco le sue ragioni – ha spiegato Piqué al giornale Marca -. Federer ha già un suo torneo, la Laver Cup (mega-esibizione settembrina che da tre anni imita la Ryder Cup del golf, ndr). È uno spettacolo molto ben realizzato, posso immaginare che per lui sia in concorrenza con la Davis. Noi invece ci sentiamo diversi, perché il nostro torneo dura da 119 anni». Touché. Ma non è finita qua nonostante le critiche che gli sono piovute addosso in questi giorni per l’astrusità del formato, i buchi sugli spalti e gli orari folli. «Federer può pensare quello che vuole, noi andiamo avanti per la nostra strada, e comunque la Svizzera non si è qualificata. Se fosse andata diversamente, chissà… In ogni caso credo che invece di concentrarsi su un solo giocatore sia meglio pensare al futuro e al presente […]

Djokovic e Murray, i Big non tradiscono (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport)

Non c’è verso, i big non sbagliano. Meglio così, per una Davis entrata nel vivo e sempre più spettacolare. Anche il pubblico, dopo un inizio timido, sta lentamente riempiendo i tre campi della Caja Magica, sold out solo per la Spagna, ma con una discreta cornice anche durante gli altri match. Ha avuto un inizio un po’ difficile non tanto dal punto di vista tecnico, ma ambientale, poi si è ripreso alla grande Novak Djokovic, chiamato a ripetere, ma in team, l’impresa del maggio scorso, quando strappò a Nadal, con l’aiuto in semifinale di Tsitsipas, il Masters 1000 madrileno. Era terra, ora è sintetico, ma la sostanza non cambia: Nole ha stracciato in due set il giapponese Nishioka (6-1 6-2), secondo punto di una Serbia portatasi avanti con Krajinovic, che ha avuto la meglio su Sugita (6-2 6-4). La Serbia poi ha ottenuto il 3-0 grazie al doppio Tipsarevic/Troicki. Meglio di così, insomma, non poteva cominciare. «Dopo le Finals ho avuto tempo per recuperare e prepararmi come si deve. All’inizio mi sono dovuto ambientare sulla superficie e all’illuminazione, ma poi è andata bene – dice l’ex numero uno del mondo, scalzato recentemente da Nadal -. Per quanto riguarda il nuovo formato, credo fosse un sacrificio che andava fatto. Molti giocatori si lamentano solo perché non hanno la possibilità di giocare la Davis in casa. Anche a me dispiace non giocare in Serbia, ma è così e bisogna accettarlo. Sono però d’accordo sul fatto che qualcosa andava cambiato, rivoluzionato. Forse ci sarebbe voluta una via di mezzo: un torneo d’elite a 8 squadre con qualificazioni da svolgersi 2-3 settimane prima. Ma ripeto, sono assolutamente felice di tornare a giocare per la Serbia dopo due anni e mezzo in questa competizione: è un onore e un piacere». Come la Serbia, ottiene la sua prima vittoria anche la Gran Bretagna. Andy Murray, tornato in Davis dopo tre anni di assenza, vince con grande fatica in 2 ore e 55′ contro l’olandese Griekspoor; n.179 del mondo (6-7 6-4 7-6). Ha giocato, sorretto da un gran tifo, sul campo numero 3, quello più piccolo della Caja Magica con soli 1.500 posti e neanche tutti esauriti. È andato sotto 1-4 nel terzo set, ma si è ripreso. È andato sotto 1-4 anche nel tie break decisivo, poi ha tirato fuori i colpi del campione aggiudicandosi l’incontro. «Avevo detto che non mi sentivo in gran forma – si giustifica lo scozzese – e credo si sia visto. Sarò sincero: non credo di aver meritato di vincere questa partita» […]

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